One-Shot

     -Ahhh, Hermit! Un bagno nella Spa dell'Edens era proprio ciò che ci voleva per distendere i muscoli- Holy stiracchiò le braccia verso l'alto, i lunghi boccoli vola sobbalzavano, mentre lei e l'androide al suo fianco percorrevano quel corridoio che divideva in due l'area adibita a dormitorio. Arrivarono davanti a una porta e i suoi occhi d'ametista si socchiusero lentamente -Sono arrivata-
-Immagino che da oggi questa sarà la tua cabina- Hermit poggiò la schiena di fianco al telaio metallico della porta, le braccia incrociate e i vispi occhi azzurri che la scrutavano con interesse.
Il suo stomaco si strinse in un nodo -Il governo non ha più nulla da offrirmi. Nascondevano tra i loro ranghi la persona che ha causato la morte di mia sorella, non posso più fidarmi di loro- a quel ricordo, le sue mani tremavano ancora. Il disappunto e la frustrazione condivano ogni sillaba formulata dalle sue labbra.
-Lo capisco. Non dev'essere stato facile accettare che uno dei tuoi colleghi più importanti ti ha usato per i suoi scopi, ma sei sicura che entrare nell'Edens Zero sia la scelta giusta? Non ti costringeremo a restare, ma non so quanto unirti a noi solo per ripicca verso il governo convenga-
-Non è solo per questo...- istintivamente si toccò la spalla destra e sentì uno strano calore vibrarle fin sotto la pelle -Per tutta la vita ho cercato di usare il mio corpo per farmi accettare dagli altri. Ho ingannato molti uomini. Mi sono lasciata reificare. Ho ritenuto miei amici qualcuno a cui non importava davvero il mio bene. Qui però ho trovato delle persone che sono riuscite a vedere qualcosa in me che andasse ben oltre la scollatura dei miei vestiti. Hermit, se ho avuto la forza di salire su Steel Sorceer, devo ringraziare te. Poi lui...- s'interruppe.
Hermit sogghignò maliziosa -"Lui"? Cara Holy, di chi ti stai riferendo?-
Si strinse il braccio con più forza, un lieve accenno di rosa tinse il bianco delle sue gote -Nessuno. Mi è scappato-
L'altra ragazza si arricciò una ciocca di capelli intorno al dito. Lunghi fili azzurri, ancora pregni del profumo di quei fiori che galleggiavano nell'acqua della spa, scorrevano come se liquide sulla sua pelle diafana -Sicura di non esserti rivolta a qualcuno in particolare?-
-Se me lo stai chiedendo per Weisz, puoi stare tranquilla. Non sono interessata in lui-
-Questo lo so- sospirò tranquilla -Tu sei troppo per quel provolone. Sono io che ho degli standard molto bassi, temo-
-Quel ragazzo ti farà penare molto- ridacchiò lievemente Holy, poi scosse la testa e cercò di ricomporsi -Scusa se ho provato a stuzzicarti flirtando con lui davanti a te-
L'azzurro degli occhi di Hermit si adombrò -Tu non centri nulla, è stato lui ad attaccarsi a te. Anzi, ti vorrei chiedere scusa per il modo in cui si è comportato. Immagino che sia dura avere quotidianamente a che fare con tipi come lui per una persona che ha trascorso tutto quello che hai trascorso tu-
-Ed è anche per questo che non penso riuscirei mai a uscirci insieme. Non è essere venerata per la mia bellezza quelli che cerco da un uomo...- la sua voce era morbida, soffice come il rosa di un piumino per la cipria. L'iride d'ametista sembrò più profonda quando spostò il suo sguardo sulla spalla.
Hermit annuì -Allora spero che questo ragazzo misterioso ti possa dare ciò che stai cercando. Anche se...- sorrise -Credo di aver capito di chi tu stessi parlando. È testardo e ha un carattere difficile, ma penso possa riuscirci. Beh, buona fortuna con lui- si girò di spalle e le fece un cenno con la mano. Me due code basse che sfioravano il pavimento con le loro punte verdi, mentre lei cominciava ad andarsene.
-Tsk! Non è a me che serve la fortuna in amore- ribatté in tono di sfida, ma Hermit scosse le spalle e il soffio della sua risata fu l'ultima cosa che Holy sentì prima che lei andasse via -Non mi serve né la fortuna né l'amore...- si girò verso la sua cabina, digitò qualcosa sul pannello di controllo posto vicino all'entrata e un fruscio accompagnò il movimento delle porte di metallo che si spalancarono meccanicamente davanti a lei. Accese le luci e guardò quella che per molto tempo sarebbe stata la sua stanza. Le pareti erano delle placche di metallo color pesca saldate tra loro, poste sopra un pavimento viola. Era la prima volta che entrava là dentro dopo aver deciso di unirsi all'equipaggio, la stanza aveva un aspetto alquanto anonimo. Il suo letto era contro la parete davanti all'ingresso, le lenzuola perfettamente ripiegate emanavano un leggero profumo di lavanda. Nell'armadio c'erano i pochi vestiti che si era portata per la missione, mentre sulla scrivania posta al lato della porta notò un piccolo rettangolo di carta.
-E quello cosa ci fa lì?- si avvicinò lentamente al tavolino, prese il bigliettino tra due dita e lo lesse a voce alta -"Incontriamoci nella Edens Kitchen alle otto in punto. Devo ancora farti provare la mia salsiccia"- sussultò, gli occhi spalancati mentre scorrevano sulla firma in fondo al foglio -Ma questo è di Jinn! Aspetta, salsiccia?-
"Vuoi provare la mia salsiccia?"
"Sai, io ho un talento nel cucinare le salsicce. Visto che sei qui, potrei fartelo provare"
Quelle parole picchiettarono nelle sue orecchie come un martello che batteva sul ferro ancora caldo. E come ferro sotto un martello, a quelle si sentì tremare.
"Fartelo provare?"
     Cosa di preciso?
     Era stata la prima cosa che le aveva detto, la prima proposta che le aveva fatto quando si erano incontrati nella cucina della nave. Non era il primo ragazzo che le diceva una cosa del genere, non sarebbe stato l'ultimo, ma averle sentite da lui dava a quelle parole un suono differente.
Era più caldo.
Più famigliare.
     Guardò l'orologio da muro esposto sulla parete vicina al letto e notò che mancava solo un quarto d'ora alle otto -Dev'essere entrato mentre ero alla Spa con Hermit- rimuginò Holy. Aprì un'anta dell'armadio e scrutò la sua immagine riflessa. Occhio viola striato dal tratto sottile delle ciglia d'inchiostro che illuminavano il suo viso da succube. L'arco delle sue labbra gonfio e arrossato dal freddo. Il suo fisico sembrava una clessidra, con quelle spalle larghe e i fianchi sinuosi. La scollatura a V del suo abito era tanto profonda da riuscire appena a reggerle il seno abbondante. Le spalle erano coperte da una mantellina nera ornata con del merletto bianco, sotto il quale ricadevano due lunghe maniche a campana ornate con delle rose bianche. Un lungo squarcio al lato sinistro della gonna esponeva le gambe affusolate.
     Era la personificazione del peccato e della tentazione.
     Era una mela che tutti anelavano di mordere nonostante la sua letalità fosse ben nota.
     Come sarebbe stato assaggiare Jinn?
     Lasciarsi assaggiare da lui?
     Provò a immaginarlo. Sentì il cigolio metallico delle porte della cucina che si spalancavano dinnanzi a lei, lui che l'aspettava sotto una coltre fatta di oscurità. Occhi rossi come lune di sangue che illuminavano la notte. I capelli simili a fili d'erba raccolti in una coda alta. "Sei venuta" le avrebbe detto.
    Holy avrebbe sogghignato e sarebbe avanzata verso di lui a passo deciso "Sembravi confidare molto nella tue... doti. Quindi mi sono chiesta perché non provare"
     "Sono sicuro che ti piacerà" un fruscio avrebbe accompagnato le sue parole, quello del mantello nero che scivolava dalle sue spalle per gravare lentamente al suolo, accompagnato poi dal tessuto attillato della sua maglietta. Nell'oscurità di quel luogo sarebbe riuscita a vedergli il petto nudo solo per poco prima che in un impeto di passione le loro labbra si unissero e si scontrassero nel più impetuosi dei baci.
Voleva sentire la durezza dei suoi muscoli sotto i polpastrelli.
Voleva tastare la differenza tra i lembi della sua pelle meccanica e quella umana.
Voleva immergersi ancora nel calore che il tocco ruvido della sua mano le infondeva nella pelle.
Le loro labbra si sarebbero cercate, le loro lingue si sarebbero lambite e vezzeggiate, mentre il barlume emesso dalle stelle avrebbe colorato di viola e blu lo spazio che scorreva dalle ampie finestrate della nave. A quel punto avrebbe posato le mani sulle sue spalle e lo avrebbe spinto a indietreggiare fino a farlo sedere sulla superficie del tavolo più vicino. Holy riuscì a immaginare il suo respiro affannato, l'occhio destro coperto dalla frangia mentre quello sinistro la guardava illanguidito da una lussuria ubriacante. E lei stava tra le sue gambe, pronta ad assaggiare di più. Pronta ad avere di più. Avrebbe fatto scivolare le dita candida sull'elastico dei suoi pantaloni per poi cambiare idea all'ultimo e stringerlo in un abbraccio che lui avrebbe ricambiato.
Si soffermò su quell'ultima immagine.
Una stretta morbida che le avrebbe infuso pace e sicurezza, nella quale si sarebbe abbandonata per ore, cullata dal fruscio del suo respiro caldo, mentre le note fresche del suo profumo la sommergevano come folate di vento in una tempesta.
E lei si sentì felice all'idea di lasciarsi sommergere.
-Assaggiare quella salsiccia non dev'essere poi così male- si disse sorridendo. Incrinò lievemente la testata e parte della sua frangetta si scompose Vedere il bianco candido della sua fronte attraverso uno squarcio di quel velo viola la fece sobbalzare. Il suo cuore saltò un battito. Le lunghe dita affusolate accorsero a risistemare il ciuffo, rimodellarlo con cura prima di salire sul cerchietto simile ad ali nere che gli incorniciava i lati della testa per assicurarsi che fosse dritto. Scorse di nuovo la sua immagine allo specchio, ma si concentrò questa volta sul suo viso. Un senso di vuoto le appesantì il cuore e un freddo che poteva sentire solo lei la costrinse a chiudersi tra le braccia -Mi accetterà davvero?- si voltò verso l'orologio e improvvisamente indossare i suoi abiti quotidiani la fece sentire nuda.

Arrivò davanti all'Edens Kitchen con il cuore che le batteva in gola. Le sue mani tremavano in un modo in cui non erano mai tremate prima. Dopo anni di missioni nelle quali aveva dovuto usare la sua avvenenza per sedurre coloro che avrebbe poi tradito, lui era la prima persona per la quale aveva sviluppato dei sentimenti seri. Sentimenti che lei conosceva bene, che toglievano la ragione a chi li provava e che aveva sfruttato per molto tempo. La spaventavano. L'amore che conosceva lei era un gioco malato in cui chi lo prova voleva solo abbandonarsi alla persona dalla quale era attratta, lasciando a quella dama spietata tutto il controllo. E quando stringeva tra le sue dita guantate di velluto una nuova preda che su di lei non aveva controllo, finiva per uccidere prima il suo spirito affinché non avesse più la forza di abbandonarla e poi la sua carne per sottolineare che fosse divenuta una sua proprietà.
Abbandonarsi, ma sapere di non potersi fidare alla persona alla quale ci si vuole abbandonare.
Era questo il suo problema con l'amore.
Il viola chiaro dell'occhio scoperto tremulo mentre registrava il movimento della porta che si apriva davanti a lei. Le luci della mensa erano spente. Il buio celava i tavoli come ampie tovaglie nere, riportandole alla mente la fantasia che si era fatta sul loro incontro. Avanzò di qualche passo, il ticchettio dei suoi tacchi a spillo che riecheggiava sulle placche metalliche del pavimento.
Strizzò le palpebre.
Lì dentro non c'era nessuno...
~Ha cambiato idea?~ deglutì a vuoto, poi scosse la testa.
Non poteva averle dato buca.
Nessuno lo aveva mai fatto.
E Holy sentiva che lui non sarebbe stato il primo.
Allora ci provò <<Jinn, sei qui?>> provò a chiamarlo.
Nessuno rispose.
Secondi di gelo.
Holy si sentiva dilaniata tra la parte di lei che desiderava accendere la luce per cercarlo personalmente, e quella che non voleva muoversi. Sperava ancora di vederlo emergere dal buio, sentire le sue braccia stringerla da dietro e darle quel tepore che tanto disperatamente stava cercando.
Questo era il buio.
Era sia fascino, sia solitudine.
Cercando in essa una delle due cose, si rischiava di trovare l'altra.
La luce invece chiariva e cancellava tutto.
E per questo le lampadine si accesero all'improvviso. Timori e fantasie vennero entrambi infranti dalla realtà <<Holy, sono qui>> Jinn fece sbucare la testa oltre una porta della cucina. I lunghi capelli verdi erano raccolti in una coda alta, parte del ciuffo che solitamente gli copriva l'occhio destro gli ricadeva sulla punta del naso.
Delusa e rincuorata al contempo, gli sorrise -Sono forse in anticipo?-
-Sei puntuale- disse senza uscire dalla stanza.
Holy lo guardò con sospetto -Scusa, che cosa ci fai lì?-
-Stavo tirando fuori la salsiccia- rispose lui con naturalezza -Dammi un attimo che arrivo-
-Tirando fuori la salsiccia?- poi lui chiuse di nuovo la porta e scomparì dalla sua visuale. Un lieve sogghigno sollevò quell'alone di rosa che le stava imporporando le guance -Non pensavo che il caro fratellone fosse tanto diretto in queste cose...- si avvicinò alla porta, ma quando le sue dita furono sul punto di lasciarsi pizzicare dal freddo metallico della maniglia, l'anta si spalancò e Jinn progredì a passo spedito verso uno dei tavoli della cucina.
Indossava una giacca da cuoco a doppiopetto nera dall'orlo bianco, un paio di pantaloni scuri e un grembiule immacolato stretto alla vita. Un caldo effluvio di spezie e carne ben cotta aleggiava intorno a lui, mentre posava sulla superficie di polimero azzurro chiaro un piatto ancora fumante. Nella mano destra stringeva una tovaglietta di tessuto bianco arrotolata in un fagotto. Si apprestò a distenderla e ad apparecchiare le posate che stringeva al suo interno. Le dita candide di Jinn si muovevano sul tavolo rapidamente, le sue iridi rosse e dense come sangue seguivano ogni movimento con attenzione.
Holy si concesse di spiarlo un po'. Le maniche della giacca arrotolate sul gomito lasciavano scorgere le giunture metalliche delle sue forti braccia da cyborg. Aveva un viso efebo, indurito solo dalle cicatrici della pelle sintetica che rigavano le sue guance. Il taglio degli occhi affilato sopra un piccolo naso all'insù.
Tratti morbidi e tratti duri.
Pelle umana e pelle sintetica.
Atteggiamento calmo e potere tempestoso.
Ali d'angelo e una lunga lista di peccati alle spalle.
Jinn sollevò il capo, un'espressione neutrale sul viso mentre la fissava -È pronto-
-Pronto?- guardò il piatto che aveva disposto sulla tovaglietta. Una salsiccia lunga e sottile stava inondando la stanza con i suoi aromi. Holy dischiuse le labbra ~Stava parlando di una salsiccia vera?~ il suo cuore tremò. Sentì come se le sue guance avessero cominciato a sciogliersi sotto il bacio rosso e caldo della commozione -L-Lo hai fatto per me?- avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo per aver frainteso così tanto, ma non si sentiva delusa. Anzi, quello provava ancora una volta quanto pure le sue intenzioni fossero.
Era un piccolo gesto, eppure era bastato a spezzarle la voce e a lusingarla.
-Consideralo il mio regalo di benvenuto- Holy notò un ghigno privo di malizia sollevare le sue labbra, cosa fece sorridere pure lei. Lo vide spostarsi verso l'angolo vivande della mensa, afferrare un enorme braccale di vetro e riempirlo con la birra prima di tornare da lei -Vuoi?-
Lo guardò negli occhi intensamente. Fece risalire le dita gelide sul dorso della sua mano in una carezza lenta prima di afferrare il bicchiere e bere un lungo sorso di schiuma e soffiare sulle sue labbra: -Sono più da vino, ma se sei tu a offrirmela credo che accetterò comunque- ancheggiò verso il posto che aveva apparecchiato per lei. I lunghi boccoli viola che aleggiavano dietro il suo capo con una leggerezza che li faceva sembrare fatti di vapore. Spiò Jinn incrociare le braccia per poi appoggiare la sua schiena al muro, e decise di stuzzicarlo un po' -Ho conosciuto gli chef più rinomati del Gran Shiki Cosmo. Non pensi sia un po' semplice come piatto per una palato come il mio?-
Lui scosse la testa-È la mia specialità. Se non confidassi in questo piatto, non ti avrei chiesto di provarlo-
Holy sorseggiò un altro po' di birra -Uhm... il caro fratellone confida molto nei suoi piatti. Va bene, vorrà dire che lo assaggerò- afferrò la forchetta e il coltello, assaporò a lungo il profumo che quella salsiccia emanava prima di affondare la lama nella carne e sorprendersi di quanto morbida al taglio fosse.
-Sai...- sussurrò Jinn.
La forchetta di Holy sprofondò in un pezzo di carne e lo addentò lentamente. Il fiato le si mozzò in gola. Come acqua in un bicchiere di vetro appena caduto, il sapore della salsiccia esplose sulla sua lingua in una vampata di sapori e aromi al quale era stata aggiunta una lieve nota di piccante. Le sue labbra tremarono ~Cos'è questo piatto?~
-Il pianeta dal quale provengo non ha una grande tradizione culinaria, ma se c'è un cibo che è importante per noi, sono proprio le salsicce- continuò -Noi conserviamo in casa le migliori salsicce che abbiamo per darle a una persona speciale. Qualcuno che...- si sfregò il collo -Fa parte della famiglia-
-F-Famiglia...?- il galateo non voleva si parlasse con la bocca piena, ma non potè farne a meno. Le sue mani cominciarono a vibrare, deboli e infreddolite mentre stringevano le posate in una morsa fievole. Inevitabilmente finì a ripensare al tempo trascorso insieme all'equipaggio. Il bagno fatto con le ragazze, il tour della nave, il pranzo in cui aveva cucinato per Shiki e gli altri, il giro nella dressing room... aveva fatto quelle cose solo per la missione. Aveva venduto il suo corpo ancora e ripensarci le lasciava delle emozioni contrastanti. I membri dell'equipaggio l'avevano accettata, ma solo perché era riuscita a sedurli proprio come era riuscita a sedurre tutti gli altri. Però non poteva più permetterselo. Non voleva più farsi spogliare per compiacere qualcun altro, ma... uhm... quando vedeva la famiglia dell'Edens Zero interagire tra loro, notava nei loro occhi che l'affetto che nutrivano l'uno verso l'altro era profondo e sincero.
Ne era gelosa...
Inoltre, tra loro c'erano persone che non si erano fermate solo a questo. Ripensò a come Hermit l'avesse spinta a superare i suoi timori, a come Kleene si fosse tanto preoccupata per lei da chiedere a suo fratello di supportarla, a come Jinn l'avesse accettata nonostante tutti i dubbi che un mercenario con anni di crimini alle spalle poteva avere su una generalessa dell'Unione interstellare.
Incantata da quel sapore, dalle emozioni che le regalava, Holy ingoiò il pezzo di salsiccia e ne addentò subito un altro.
Si era preoccupato per lei, le aveva preso la spalla e l'aveva fatta desistere dall'impulso d'inseguire Cure e morire dentro Crow pur di ottenere la sua vendetta. Il modo in cui l'aveva stretta l'aveva fatta sentire al caldo, sicura... era questo che si provava ad avere una famiglia?
Aveva il sapore di un piatto fatto in casa, ma lavorato con la minuzia di un chef esperto.
Holy masticò lentamente la carne che aveva in bocca. Una lacrima le rigò la guancia, seguita subito da un'altra. Jinn lo notò e preoccupato chiese: -Hey, stai bene?-
Per non mostrarsi così vulnerabile davanti a lui, si asciugò il viso con il dorso di una mano e cercò di ricomporsi -L-La salsiccia è un po' piccante. Cosa contiene?-
-Contiene un 25% di carne di maiale selvatico di Foresta, un 75% di mucca Bluegardeniana, qualche spezia e un pizzico di sale pregiato di RedCave- le spiegò -Cosa ne pensi?-
-Sono ingredienti molto pregati. Il sale di Rad Cave è uno dei più preziosi sul mercato e se sbagliate le dosi anche solo di poco, potrebbe rovinare l'intera portata, soprattutto quando viene accostata a un tipo di carne già sapida di suo come quella selvatica. La mucca Bluegardeniana però dona una nota più dolce che lega ogni sapore di questa portata, dal più selvatico al più raffinato. Le spezie sono state usate bene, rendendo il piatto abbastanza piccante da far formicolare la lingua, ma senza risultare troppo doloroso. La presentazione è un po' triste e penso che avresti dovuto aggiungere qualcosa di contorno per enfatizzare ancora di più i sapori della carne oltre alla birra, che comunque l'accompagna bene. Per esser stato fatto da un cuoco amatoriale non è immangiabile, ma...- la sua voce si spezzò ancora, le lacrime ripresero a scivolarle sul viso, mentre lei cercava disperatamente di reprimerle. La testa chinata per non farsi vedere.
-Holy...- Jinn si avvicinò al tavolo. I loro occhi s'incontrarono comunque e i loro sguardi si fusero in un mare di sangue che rifletteva i raggi morbidi di una luna viola.
Lei aspirò profondamente, le labbra piegate in un sorriso tremante e la voce fioca quando dichiarò alla fine: -...ma è comunque la salsiccia più buona che io abbia mai mangiato-
-La salsiccia più buona, eh? Tsk!- sorrise scuotendo il capo -Vorrà dire che dovrò lavorare affinché diventi il piatto più buono che tu abbia mai mangiato- sollevò una mano e le accarezzò la testa. Non la vide arrossire, ma sentì i muscoli di Holy irrigidissi sotto il suo tocco mentre la superava per dirigersi verso l'ingresso della cucina -Benvenuta in famiglia, Holy-
Sentire il palmo di lui sfilarsi dal suo capo la fece sussultare. Si girò di scatto -Te ne stai andando?-
Jinn si fermò e incrinò la testa di lato -Sì, perché? Tu vorresti che io restassi qui?-
Holy si morse un labbro. Avrebbe voluto dirgli di sì, ma essere tanto onesta con lui riguardo ai suoi sentimenti la metteva a disagio. Prese il boccale di birra che le aveva portato e schermò il suo imbarazzo con uno sguardo malizioso -Sai, una cosa comune in ogni parte del Gran Shiki Cosmo è che bere alcolici da soli è ritenuto qualcosa di molto triste. Sei proprio sicuro che bicchierino con me non vuoi fartelo?-
-Non lo so...- si sfregò la fronte -Kleene s'intrufola spesso in camera mia. E se avesse bisogno di me, ma non mi trovasse?-
-Tua sorella è grande- lo intimò -Non c'è bisogno che tu le faccia da padre. Inoltre, c'è un intera nave piena di persone al quale potrebbe chiedere aiuto nel caso le servisse. Penso che ti perdonerà un piccolo... ritardo sul coprifuoco-
Le labbra di Jinn si dischiusero appena. Guardò il portone della cucina spalancato alle sue spalle, Holy che lo scrutava tentatrice, sorseggiando un po' di birra dal suo bicchiere. Sbuffò e si sedette di fianco a lei -Beh, sei appena arrivata. Credo di non poterti proprio dire di no-
-Bravo, fratellone- soffiò sulle sue labbra. Il viso sporto verso il suo e la mano con il boccale proteso verso di lui.
Jinn lo prese e ne bevve un lungo sorso. Sentì quel liquido marrone scuro scivolargli giù per la gola, un sapore dolce dal retrogusto più deciso che frizzava sulla sua lingua -Anche per le bevande, la Edens Kitchen è fornita con prodotti di altissima qualità-
Le dita di Holy risalirono sulle sue. Piccole scosse di piacere la pervasero al contatto con la sua pelle. Raccolse il sottile manico di vetro in una mano e si riprese il boccale -Ah. Ah. Non ti ho detto di berlo tutto- lo stuzzicò. Con l'indice gli toccò la coppa delle labbra e lasciva bevve un sorso di birra nel punto esatto in cui lui aveva posato la bocca. Sentiva il tepore del suo respiro, la sua pelle morbida sotto un polpastrello -E così sei più un tipo da birra che da vino, eh?- tracciò il percorso della sua depressione, la commensura orale e il bordo vermiglio prima di ritrarre la mano e continuare la sua salsiccia
-In realtà preferisco il caffè- assaporare un altro centellino sorridendo -Ma non credo di amarlo abbastanza da berlo a quest'ora. In realtà, non assumo alcolici tanto spesso-
Incrinò il cipiglio -Come mai? Non ti piacciono?-
-No, non è per questo- biascicò smuovendo la mano lievemente. Le iridi di fuoco fisse su quelle onde marrone scuro che si frastagliavano contro le mura di vetro del bicchiere -Immagino che tu sappia del mio passato su Guilts, vero?-
-Non so tutti i dettagli, ma le informazioni che girano al governo sul tuo conto sono queste: Il tuo vero nome è Kris, discendi dall'un tempo facoltosa famiglia Rutherford, uno scienziato al quale i tuoi genitori hanno tolto il finanziamento ti ha amputato gli arti, tua sorella ha contratto una malattia mentale dopo esser stata costretta ad assistere alla scena, siete divenuti debitori di Drakken, ti sei trasferito a Guilts, hai frequentato il Dojo Skymech, sin da giovanissimo hai lavorato come mercenario per molti mandati con il fine di raccogliere informazioni sulla famosa Sister dell'Edens Zero, sei stato raggirato da un'androide che si fingeva lei, l'hai uccisa, sei tornato a lavorare per Drakken, l'hai tradito dopo aver scoperto che stava assorbendo la vita di tua sorella e adesso sei un membro della Edens Zero. Ho dimenticato qualcosa?-
-No, anzi, al governo sapete fin troppe cose sul mio conto. È inquietante...- sospirò -Comunque, sì. Ho trascorso gran parte della mia vita su quel pianeta di merda. Lì dileggiavano la criminalità e l'alcolismo. Sin da piccolo ho potuto assistere a come l'acquavite rovinasse le persone negli ammazzatoi. L'idea di finire come loro mi ha sempre repulso molto...-
-Però non sei astemio-
Scosse la testa -A Belial Gore, Drakken mi diede poche dritte su come sopravvivere a Guilts. Nascondi il tuo corpo, non dare troppa confidenza a nessuno, impara a combattere da solo... una di queste era proprio di sviluppare una buona resistenza alle droghe e all'alcol. Su Guilts se non sei ricco e potente, la tua volontà non conta. Lì non puoi pretendere di avere un consenso, devi far prevalere il fatto che tu ce lo abbia. E devi farlo con la forza-
-È orribile...- mormorò Holy. Lo sguardo tremante e la gola secca.
-Già...- le sue labbra schioccarono dopo aver bevuto ancora -Sono felice di sapere che la Guilts che conoscevo io non esiste più. D'altronde, cosa di buono sarebbe mai potuto uscire fuori dalla peggiore bocca dell'inferno?-
-Tu-
Jinn sgranò gli occhi -Come?-
-Sei cresciuto a Guilts, ma non ti reputo una brutta persona- dichiarò lei seria, l'occhio puntato sul pezzo di carne trafitto dalla forchetta -Ti sei portato sulle spalle la malattia della dolce Kleene, i debiti da ripagare e il trauma di essere diventato un O-Tech. Ed eri solo un bambino rimasto orfano. È ammirabile-
-No...- un sorriso dolce sulle sue labbra, il tono gelido della sua voce sciolto in una melodia più leggera e melanconica -La verità è che io ho sempre sempre saputo cosa fosse giusto e cosa sbagliato, ma ho comunque sporcato le mie mani con rapimenti, ladrocini, minacce e omicidi vari. Non sono un angelo, non lo sono mai stato-
-Non avevi altra scelta-
-Ma l'ho fatto comunque- replicò severo -Il dottor Müller ha torturato Hermit, ucciso i miei genitori, torturato me e mia sorella, però da una parte mi fa pena. Era malato. A differenza mia, lui non sapeva cosa fosse giusto e cosa no. Seguiva solo degli impulsi. Non lo sto giustificando, sia chiaro. Sto solo dicendo che sono peggio. Io ho sempre avuto coscienza dei miei crimini, ma li ho compiuti comunque-
Holy ingoiò ancora -Anche noi Interstellar abbiamo ucciso. Questo farebbe di tutti noi delle brutte persone? No, ci sono casi e casi-
Lui scosse le spalle -Non vedo differenze tra un mercenario che uccide per il proprio tornaconto e un poliziotto che uccide senza dare al cadavere un giusto processo-
-La legge stabilisce che in qualsiasi circostanza, noi generali dell'Unione Interstellare siamo autorizzati a uccidere se ciò é ritenuto necessario. Se lo stabilisce il governo, come facciamo ad essere cattivi?-
-Entrambi abbiamo ucciso perché lo ritenevamo la cosa più giusta da fare, ma tu eri autorizzata a farlo e io no- voce impassibile che soffiava brina. Parole ben calibrate, capaci di affondare nella carne come coltelli, scandite con cura dal suo ritmo lento e penetrante -In compenso, ogni crimine che ho commesso è segnato nella mia fedina penale e potrei essere processato per quello, ma a voi nessuno può mettere in discussione. Se tu uccidessi qualcuno per pura antipatia personale, le tue azioni non verrebbero mai giudicate-
Lei chinò il capo -H-Hai ragione, ma...-
-Questo rivela molte ombre del governo- riflesse lui, le labbra rigide e l'occhio destro velato da un ciuffo di capelli -Condannare chi uccide con la morte e sentirsi legittimato a farlo-
-Creare del male per far sembrare il bene più brillante- ripetere le parole di Cure le provocò una fitta allo stomaco -È sempre stata una bugia-
     -Holy...- la voce di Jinn uscì roca, un sussurro.
     Ciocche viola le incorniciavano il viso di porcellana. Le rose bianche che adornavano le sue maniche erano smorte, accartocciate sulla superficie del tavolo come fiori appassiti -Ero solo una ragazzina che aveva appena scoperto come usare il suo Ether Gear quando uccisi per la prima volta- gli confessò -Ero diventata una recluta del governo e dovevo frequentare la scuola dell'Unione Interstellare. All'epoca non avevo molti amici, dovevo elaborare quanto accaduto su Swan e ho finito per chiudermi in me stessa. Uno dei miei insegnante era un robot, nella sua materia non eccellevo particolarmente e non riuscivo a seguire le sue lezioni senza vedere in lui Deadend Crow. Viso squadrato, capelli corti e naso dritto. Non imponente come lui, ma l'aspetto fisico era solo una delle cose che li accomunava-
    Jinn si morse il labbro -Cazzo...-
    -Hai capito dove stavo per arrivare, vero?- il battito del suo cuore accelerò. L'ombra del coltello che stringeva in una mano era stesa sulla salsiccia nel piatto. Sembrava tanto affilata quella tenebra da poter recidere la carne -Un giorno mi chiese di fermarmi in classe per ripassare dei concetti che non avevo capito bene. Io non volevo farlo. La somiglianza mi faceva nutrire nei suoi confronti la stessa paura e la stessa rabbia che covavo per Deadend Crow, ma era comunque un mio insegnante, fino ad allora non mi aveva fatto nulla di male e per non complicare la mia permanenza nell'Unione Interstellare dovevo fare ciò che lui mi chiedeva di fare...- ricordava ancora la scena, il sudore che le impregnava i palmi in quel momento. Le unghie che sprofondavano nelle bretelle dello zainetto di pelle. La gonna nera che non arrivava a coprirle le ginocchia. La camicia bianca perfettamente abbottonata -La prima cosa che quell'uomo fece fu chiudere la porta a chiave, poi mi chiese di avvicinarmi a lui e io obbedii- le loro sedie erano posizionate dietro alla cattedra, lei cercò di non distogliere lo sguardo dall'eserciziario per non dover guardare il suo insegnante. La sua matita continuava a lasciare tracce di grafite sul foglio. Poi il robot le fece notare un errore, e quando la piccola Holy ebbe distolto lo sguardo, lui ne aveva approfittato per accarezzarle una coscia. Pelle morbida di bambina che scorreva sotto le sue dita, bollente come l'aria che le imperlava la fronte di sudore. Non riusciva più a respirare. L'afa e il disgusto le bloccavano la gola. Il nervosismo le fece risalire il vomito -Cominciò a toccarmi. Mi ordinò di sedermi sulle sue gambe così che lui potesse prestare più attenzione mentre io risolvevo gli esercizi-
     -E tu glielo hai negato- constatò -Come ha reagito?-
     Lo sguardo di Holy era vacuo -Non la prese bene...- ricordava il gelo del suo tocco, la mano metallica che  percorreva il ponte della sua gola prima di afferrarle quel fiocco rosso che le stringeva il colletto della camicia per strapparglielo via. I bordi d'oro che ornavano le strisce bianche stampate sul tessuto rilucevano nell'oscurità del pavimento. Le labbra del professore premettero con veemenza contro la sua bocca, mentre con una mano le sfregava l'inguine contro la sua volontà. Un disgusto crescente, la paura che spezzava ogni suo ansito. Il caldo le stritolava il collo fino a impedirle di respirare, eppure quello che sentiva lei erano solo brividi di gelo. Le gambe non la reggevano più in piedi -Voleva violentarmi. Io cercai di sfuggirgli, ma lui riuscì a mettermi le mani addosso. In quel momento non ci vidi più. Attivai il mio Ether Gear e gli sciolsi le gambe- ogni istante di quella scena era rimasto impresso nella sua mente. Il calore del Melt che le scorreva nel braccio e si condensava in acido corrosivo tra le sue dita. Quel robot che scalpitava per il dolore. Il borbottio delle sue ginocchia che si gonfiavano come brufoli ripieni di pus per poi disintegrargli gli arti inferiori, quando esplosero in una rovente sostanza dal colore bianchiccio -Riuscii ad allontanarmi e a sciogliere la maniglia della porta. Sarei potuta scappare. Ci sarebbero state delle conseguenza per aver aggredito un insegnante, ma lui era un robot, le sue gambe erano sostituibili e se avessi spiegato la situazione, forse non mi avrebbero cacciata dall'Unione Interstellare. Avrei potuto terminare la questione lì, però...- le parole le morirono in gola. Voleva fidarsi di Jinn, voleva farlo davvero. Era disposta a mettere a nudo una parte di lei più intima di quella che esponeva di solito, ma erano ricordi dolorosi da ricordare e aveva bisogno di tempo. Tempo che sapeva, lui avrebbe potuto darle.
     -Lo hai ucciso- biascicò lento, con la voce atona e un viso indecifrabile -Lo hai visto inerme e ti sei fatta prendere dalla rabbia- nonostante le sue parole, non sembrava starla giudicando. Analizzava la situazione con pazienza, cercando di capire cosa Holy stesse provando nel raccontargliela.
     -Già...- lui l'aveva letta alla perfezione. La Holy bambina avrebbe potuto aprire quella porta e scappare, ma sapere quell'uomo che aveva provato a molestarla privo di difese, sciolse tutta la paura che aveva in corpo. E senza quella, la sua rabbia crebbe. Denunciarlo non sarebbe bastato a placarla. Togliere le gambe a una creatura che poteva ricostruirle non sarebbe mai stato come togliere le gambe a un uomo. Lui non avrebbe perso nulla d'importante. Lui non avrebbe mai scontato la sua pena. Lui non avrebbe mai sofferto abbastanza da soddisfare la sua sete di vendetta -Mi chiese pietà. Mi disse che non lo avrebbe fatto più. Io però non gli credetti- doveva esser sembrata priva di emozioni quando aveva riattivato il suo Ether Gear davanti agli occhi dell'insegnante. Linee simili e circuiti elettronici che le illuminavano gli arti. Un rivolo di saliva che le colava dall'angolo della bocca come prova della molestia subita. Quella rabbia fu l'ultima cosa che il robot vide prima che lei si piegasse verso di lui, gli sfiorasse la fronte e lo guardasse morire, gelida in quel pomeriggio d'estate. Aveva sbagliato a chiederle pietà, perché la ragazzina che aveva davanti a sé sembrava il demone più candido che fosse risalito sulla terra -È stato in quel momento che mi sono resa conto di quanto appagante uccidere qualcuno fosse-
     Il sopracciglio di Jinn s'inarcò -L'Unione Interstellare come ha reagito? Incolpare una bambina per esser stata molestata dal suo insegnante sarebbe troppo anche per quegli stronzi del governo, ma l'eccesso di autodifesa è un crimine-
     Holy si strinse tra le spalle -Sai, gli Oracion Seis dovevano esclusivamente concentrarsi sulle proprie mansioni, ma ce n'era uno passava spesso del tempo nella scuola dell'Unione per vedere come stava procedendo l'addestramento delle nuove reclute. La porta dell'aula si aprì e mi ritrovai Cure alle mie spalle. Gli raccontai tutto, cosciente dei rischi che avrei corso. Lui però mi disse che non dovevo preoccuparmi, che lui avrebbe insabbiato tutta la faccenda, che il professore si meritava ciò che gli avevo fatto e che se davvero persone che si comportavano così m'infastidivano al punto da volerle morte, allora avrei solo dovuto guadagnare il potere necessario per poter decidere sulle loro vite senza che nessuno mi dicesse niente. All'epoca credetti che lui fosse cosciente del mio desiderio di sconfiggere Crow e mi volesse spingere a realizzare il mio sogno, ma la macchinazione che c'era dietro era ben più contorta...- le sue labbra tremavano. La frangetta le velava il viso, lasciando scorgere appena tutta l'ansia, la rabbia e la tristezza che si annidava nel suo sguardo.
Jinn però lo noto. Si accorse del suo turbamento, con la mano sinistra le strinse la spalla e avvicinò il viso al suo -Anch'io ero solo un bambino quando uccisi la mia prima persona- le confessò -Successe a Guilts, durante un esame al Dojo ninja-
-Dimmi di più- lo esortò lei -Cosa ti ha spinto a farlo?-
Lui sollevò la mano destra e osservò come fluidamente si muovevano le sue dita di metallo -Si trattava di un esame da svolgere in due. Il pericolo della missione era considerevole per il nostro livello-
     L'occhio di Holy percorse le linee metalliche sulle sue braccia come se incantata -Chi era il ragazzo con cui eri in coppia?-
     Un sospiro gli dischiuse le labbra -Uno troppo debole per sopravvivere a Guilts- aveva usato delle parole dure, ma erano le uniche che li venivano quando pensava a quel bambino. Pelle slavata. Capelli secchi, di un biondo etereo come luce. Due occhi azzurri che lo fissavano implorante, mentre si stringeva al petto due mani tanto magre da sembrare ramoscelli secchi, e la neve danzava leggera davanti al suo viso emaciato. "Troppo debole per stare qui" è ciò che aveva pensato Jinn al terzo giorno della missione, quando vangando nel bosco della prova, quel ragazzino gli aveva detto di aver freddo. Lui non aveva risposto a quella lamentela, si era limitato a stringere la lama rossa dei suoi occhi per poi voltare il capo con fare seccato -I suoi genitori lo avevano venduto a uno schiavista di bambini. Una volta tradotto su Guilts, dovette vivere con lui per un po' di mesi, ma riuscì a scappare. Aveva trovato rifugio al dojo Skymech. Prima della missione non mi aveva mai parlerò e anche durante l'esame per i primi giorni rimase in silenzio. Non era forte come Callum, ma almeno lui mi obbediva senza contestare-
      -Callum?- domandò lei smarrita.
      -Ah, è vero che tu non lo conosci...- Jinn si strinse tra la protesi -Callum è stato il mio primo amico, l'unica persona di Guilts ad avermi trattato veramente con umanità- confessò lentamente, una nota di amarezza a incrinargli la voce di ghiaccio -Almeno, prima che mi abbandonasse pure lui. Ma non gliene faccio proprio una colpa, anch'io me ne sarei andato da Guilts se il lavoro e la "Missione Sister" non me lo avessero impedito-
     -Capisco...- si morse un labbro.
      Le ombre ottenebravano il volto di Jinn come se tessute in un velo -Per completare quell'esame, noi saremmo dovuti riuscire a sopravvivere nel bosco per una settimana e tornare indietro- una lanterna a olio, qualche fiammifero, una bussola, un sacchetto di hyourougan, del sale e poco altro. Questo conteneva il suo zaino. Ricordava bene quell'esame, una lenta tortura che giorno dopo giorno diventava sempre più logorante. Era inverno, la selvaggina non si aggirava nel bosco e quel freddo penetrante li pungeva la pelle con tanta insistenza che lui avrebbe temuto di perdere le dita se solo le avesse avute ancora -Il primo giorno dell'esame fummo bendati, legati e abbandonati nel bosco dai nostri maestri. Non ci avevano dato dei coltelli o qualcosa con cui liberarci, ma al dojo avevamo appreso l'Hojōjutsu. Per un ninja sciogliere dei nodi non dev'essere un problema, e quando le tue mani possono staccarsi dal corpo, la difficoltà diminuisce drasticamente-
     Holy lo studiò incuriosita -Hojōjutsu?-
     -Una tecnica per legare i prigionieri e classificarli in base all'importanza sociale e alla gravità dei crimini commessi-
Sollevò un sopracciglio, le sue labbra incrinate in un ghigno libertino -Questo è interessante-
Il soffio di una risata fece vacillare l'espressione seria di Jinn -Sì, è anche un ottimo modo per potenziare l'Ether Gear di una persona. Il maestro Xenolith della scuola Magimech usa un sistema simile-
     ~Non ha capito dove volevo arrivare~ pensò Holy rammaricata, seppure non del tutto sorpresa.
-Comunque, nei primi due giorni ci fu calma piatta. Faceva freddo, era inverno, ma riuscimmo comunque ad allestire un rifugio e procacciare del cibo- ricordava ancora quel grosso masso piantato nel terreno sul quale avevano posato una parete di foglie e ramoscelli secchi. Il suo compagno si era impegnato molto a costruirlo. Un lavoro che Jinn ritenne da poco, ma che aveva lasciato quel bambino contento come se avesse raggiunto il più alto degli obiettivi -Collaborare fu difficile. Il vento del mio compagno non era forte come il mio. Se io potevo spaccare la pietra, lui non riusciva neppure a recidere il legno- non poteva lasciargli affrontare il bosco. Da solo sarebbe stato indifeso, con lui sarebbe stato un peso morto. Allora Jinn cercò una zona che sembrasse abbastanza sicura, gli disse di non allontanarsi troppo e gli affidò compiti semplici, come raccogliere dei ramoscelli secchi, essiccare il cibo e purificare l'acqua. Lui che andava a cacciare mentre il suo compagno si prendeva cura del rifugio, in attesa che arrivasse la sera, lui ritornasse e cominciasse a cuocere la poca cerne cacciata. Per i primi due giorni riuscirono a seguire questo piano, ma poi... -La mattina del terzo giorno fu particolarmente grigia. Ci sarebbero state delle precipitazioni a breve e non sapevamo per quanto sarebbero durate, quindi prendemmo la decisione di raccogliere della legna secca e cercare un rifugio più resistente- qualche ramoscello nello zaino e i restanti sottobraccio. Camminarono tra le fronde dei pini, graffiati dai loro aghi. La terra era dura sotto i piedi stanchi. Il sudore sembrava congelarsi sulla la loro pelle, ma era tutta un illusione di quel gelo penetrante. Una goccia cadde dalla sua tempia, accompagnata al suolo da un fiocco di cristallo. Jinn aveva continuato a progredire incurante del meteo, ma il bambino che lo stava accompagnando gli afferrò un lembo del mantello di feltro. Occhi azzurri che su quello sfondo grigio sembravano più luminosi nonostante lo sguardo preoccupato. I capelli simili a pagliuzze, ingemmati di neve. Gli disse che aveva freddo. Prima di allora non aveva trovato il coraggio di parlargli e dopo esserci riuscito, la risposta che ebbe in cambio fu il silenzio -Durante un giro di perlustrazione ero riuscito a individuare una caverna, ma valutato il rischio e l'inutilità di esplorarla, mi ci ero tenuto lontano. Non sarei tornato lì se non avesse cominciato a fioccare. Per evitare che la legna si bagnasse, dovemmo chiuderci là dentro- non era mai riuscito a dimenticare il modo in cui quel ragazzino tremava tra quelle rocce. Il respiro che si addensava in nebbia. Il rosso del suo viso -Sistemammo le nostre cose, ma dopo aver allestito il fuoco per riscaldarci, la luce del focolare illuminò qualcosa-
-Il motivo per cui non volevi entrare nella caverna?- azzardò Holy a domandare.
Lo sguardo di Jinn era fitto e insondabile, nelle sue orecchie metalliche risuonava solo il boato di un ruggito -Uno dei possibili. Eravamo in pieno periodo di letargo e gli animali selvatici diventano pericolosi quando invadi il loro territorio. Inoltre, alcuni hanno un sonno molto leggero- zanne affilate. Manto bruno. Braccia robuste. I suoi occhi erano iniettati di sangue, mentre si reggeva in piedi davanti ai loro occhi sgranati -Ci ritrovammo davanti a un orso di Guilts, una specie molto più forte e aggressiva di quella comune- una zampata e la creatura si ritrovò davanti al bambino.
L'odore acre della paura impregnò l'aria.
Il mondo si riempì di sangue.
Holy contrasse la mascella -Com'è possibile che i vostri insegnanti abbiano approvato un esame simile?-
Lui era ghiaccio -Sopravvivere nell'anti-società di Guilts era più difficile di sopravvivere a questa prova. Probabilmente, morire facendola ti avrebbe soltanto salvato da una fine ben peggiore-
-Incredibile...-
-In tutti i modi possibili, quel luogo voleva insegnarti che la vita non ha alcun valore e tu meriti solo di soffrire- chiuse gli occhi ~Eppure, quel bambino l'ho protetto fino a quando l'ho potuto~ rammentava il tremolio delle sue gambe quando si era parato davanti all'orso e con un taglio della mano lo aveva squartato da parte a parte. Il fruscio di una lama di vento tanto tagliente da affettare il metallo che accompagnava il rumore di carne lacerata. Un verso straziato fu l'ultima cosa che quella bestia gridò, mentre il suo sangue schizzava in aria come lapilli di un vulcano -Ho ucciso l'orso- affermò lapidario.
Lo sguardo di Holy era sorpreso -Quindi è stato l'orso la tua prima vittima?-
Jinn scosse la testa -No. Avevo già ucciso altri animali in passato, pure in quella stessa missione ne avevo cacciati un po'. Questa è la storia di come ho ucciso una persona per la prima volta ed è solo iniziata- la storia di un altro dei passi compiuti verso quell'oblio di sole ombre ed estraniazione che la sua vita fino a tre anni fa era diventata -Dal quarto giorno la situazione cominciò a diventare più drastica...- dopo aver abbattuto l'orso, Jinn lo aveva scuoiato con un sasso affilato per fare una coperta con la sua pelliccia. La nevicata leggera di quella mattina si era trasformata in bufera. Smuoveva le fronde degli alberi, allontana la selvaggina e riempiva tutta l'aria aspirando rigido inverno. Le pareti della grotta riuscivano a ripararli dal vento, ma il gelo entrava comunque, impregnando la loro pelle nonostante fuoco che li stringeva a sé come una madre di lupo con la propria prole. Faceva tanto freddo che Jinn temette sarebbe morto non appena avrebbe chiuso gli occhi. Badare che il respiro del suo compagno fosse stabile durante il suo turno di guardia e risvegliarsi diverse volte durante il suo turno di riposo fu la prima delle torture psicologiche che in quella caverna fu costretto a subire -Non sapevo quando avrebbe smesso di nevicare, ma già avevo intuito che sarebbe stato meglio razionare le provviste- e in aggiunta a tutte le complicazioni che quella situazione comportava, il bambino si era ammalato.
Era così gracile...
Mentalmente e fisicamente troppo fragile per Guilts.
Gli faceva male la testa, starnutiva finché la gola glielo permetteva e non aveva la forza di reggersi in piedi. Guance rosse e calde, mentre la fame gli divorava lo stomaco, le palpebre sottili gli gravavano verso il basso. Il cibo e la legna per il fuoco erano limitati. Se si fosse ammalato pure Jinn, sarebbero morti in quella grotta entrambi, ma non riuscì proprio a ignorare i lamenti del bambino. Gli rimase vicino e ascoltò con attenzione ogni pensiero gli vagasse per la mente. Fantasie irrealizzabili, racconti tediosi, mugolati che sapevano di morte... ascoltò ogni dettaglio della sua vita senza dire una parola
"Sono sempre stato di salute cagionevole. Alla mamma non interessava molto curarmi, ero stato un errore e non aveva i soldi per prendersi cura di me. Ho dovuto imparare a riconoscere le piante medicinali e a farmi delle medicine da solo, sai?" gli aveva confidato in uno dei suoi deliri.
"Nella casa alla quale sono stato venduto, i bambini schiavizzati si raccontavano una leggenda. Mi hanno detto che nei luoghi più oscuri e spaventosi dell'universo si nascondono gli angeli, creature scese dal paradiso per risicare la propria vita agli altri. Se mai dovessi incontrarne uno, chiedigli di ucciderti. Lui lo farà senza dire nulla per poi stringerti la mano e accompagnarti in paradiso..." un'altra follia.
-Gli orsi sono grandi e corpulenti, quello che hai ucciso vi sarebbe dovuto bastare quantomeno per l'intera settimana-
Jinn sbuffò -La carne degli orsi di Guilts contiene delle tossine che non la rende commestibile. Avevamo a disposizione solo delle erbe e la selvaggina che avevo cacciato nei giorni precedenti- la sua fortuna fu che il bambino conosceva bene le proprietà mediche delle piante e riuscì a farsi dire i passaggi per preparare qualche unguento che alleviasse gli effetti della malattia. Non sarebbero bastati per guarirlo, Jinn lo sapeva, ma fece comunque quanto più possibile per migliorare la situazione. Indipendentemente dalla valutazione che avrebbe ottenuto, completare la missione da solo sarebbe stato per lui come fallirla. E anche se lasciarlo morire sarebbe stato più facile, preferì mettersi di fianco a lui e assecondare ogni sua richiesta come se pagato per farlo -Questa situazione continuò per il quinto giorno...- il suo compagno tossiva di continuo. La fronte calda contrastava con il freddo pungente dell'aria. Anche se lui diceva di non avere fame, Jinn temeva che fargli saltare anche un solo pasto lo avrebbe indebolito troppo per sopravvivere. Gli diede carne ed erbe tre volte al giorno, bruciando così gran parte delle provviste che aveva programmato di razionare. Non sapendo quando sarebbero potuti uscire di nuovo, si concesse solo di consumare il sacchetto di hyourougan che i loro maestri gli avevano messo nel kit di sopravvivenza. Erano piccole sfere nutritive al vago sentore di cannella di cui trenta pillole bastavano a sfamare un ninja per un intero giorno. Se li fece bastare per diverso tempo, tutto quello trascorso nella grotta. Con lo scorrere delle ore si sentì lo stomaco attorcigliarsi, il ronzio dei suoi brontolii inondargli le orecchie, accompagnato dal suono degli starnuti del suo compagno.
Avere sonno, ma essere troppo vicini alla morte per dormire.
Il rifiuto del cibo pur di sopravvivere.
Essere vicini a un fuoco, eppure tremare di freddo.
Erano tutte torture atte a estraniare una persona dal suo corpo. Credere di non avere valore era una delle prime regole per sopravvivere a Guilts -...E il sesto- la sera di quel giorno la ricordava come qualcosa d'intangibile. Era una memoria cristallina, eppure si sentiva così lontano dal se stesso del passato da non essere certo di quale fosse stato il suo stato d'animo reale.
Il vento ancora soffiava neve contro le rocce della grotta.
La luce rosso-dorata del focolare ondeggiava sulla loro pelle.
Jinn stava pestando le poche erbe rimaste con un mortaio improvvisati, quando vide il bambino rigirarsi sotto la pelliccia d'orso e osservarlo con un'espressione vacua. Sapeva che stava facendo tutto quello per lui, nonostante fosse incerto del perché. Jinn avrebbe vissuto meglio se fosse morto, dunque, perché sforzarsi tanto per qualcuno di così debole? Una risposta ce l'aveva.
Forse intontito delle ultime linee di febbre, il bambino aveva sollevato il capo e fievole gli aveva chiesto: "Sei un angelo, per caso?".
Quella domanda parve a Jinn tanto sciocca da avergli tolto il desiderio di rispondergli. Lo aveva ignorato ed era andato avanti a pestare le erbe -Il settimo giorno, la tempesta era finita e con sé ogni divieto sul cibo. Eravamo vicini alla fine della missione. L'ultima tappa era quella di trovare il punto di raccolta indicato dalla bussola che ci avevano dato i nostri maestri. Era un macchinario programmato ad attivarsi soltanto all'ultimo giorno e puntare verso il luogo che avremmo dovuto raggiungere per completare la prova-
     -E poi?- Holy poggiò la mano sulla sua -Che cos'è successo?-
     -Abbiamo attraversato il bosco- i loro stivali sprofondavano in una poltiglia bianca e umidiccia. Il vento era ancora forte. I rami degli alberi erano incrinati dal peso della neve come schiene di schiavi costretti a trasportare dei macigni sulla groppa. Quel gelo penetrante li tingeva il naso di rosso.
Jinn passò vicino a un tronco, assorto nei suoi pensieri.
     Il bambino era ancora affaticato a causa della malattia, ma la febbre era scesa e lui sembrava essere guarito. Ciò rincuorò Jinn. Era una magagna in meno da gestire in quel lento inferno di malattie, freddo e digiuno. La sua lucidità mentale era offuscata dalla stanchezza. Le viscere si stringevano e contorcevano contro le sue ossa, rilasciandogli veleno in tutto il corpo.
Aveva sofferto così tanto nei giorni precedenti da non essere più sicuro se il dolore delle vesciche spuntate sotto alluci e minoli fosse vero o solo suggestione.
Se il motivo del suo mal di pancia fosse un pugno che aveva scordato di aver ricevuto o la fame accumulata nei giorni precedenti.
Se quel fastidioso liquido che gli scorreva sulle tempie fosse ghiaccio sciolto o cefalea da freddo.
Si sarebbe sfregato la fronte per alleviare un po' il dolore, ma la paura di toccarla e scoprire che fosse calda gli bloccava le articolazioni. Non aveva né il tempo né le forze di ammalarsi. Doveva sopravvivere e completare la prova. Doveva dimostrare di poter camminare nell'oscurità di quel mondo dissacrato. Doveva resistere abbastanza a lungo da poter trovare Sister e salvare Kleene.
Doveva farlo per lei.
     Uno scricchiolio ruppe il silenzio.
     Le sue iridi sembrarono ingrandirsi come gocce di sangue che si spandevano in macchie dopo essersi infrante al suolo. Vide il tronco della pianta muoversi verso di lui, mattoni di neve crollare da uno spesso muro bianco e una zolla di terra sollevarsi insieme alle radici.
     Non riuscì a capire.
     -L'albero mi crollò addosso- disse privo di slanci emotivi -Ma il mio compagno riuscì a spingermi via appena in tempo- la pressione di due piccole mani sulla sua schiena fu l'unica cosa che riuscì a elaborare prima di sentirsi le ginocchia zuppe e il viso immerso nella neve. La trance in cui era caduto fu interrotta da un grido di dolore -Mi salvò, ma il tronco finì per schiacciargli le gambe e rimase paralizzato- la prima cosa che Jinn vide non appena alzato da terra fu la scena raccapricciante di quel bambino schiacciato sulla neve con il fusto dell'albero che gli gravava sul corpo dalle cosce in giù. Dalle sue labbra vibravano pigolii di dolori, mentre le sue dita si stringevano in pugni.
-Perché ti ha salvato?- domandò Holy.
-Perché...?- Quando gli chiese perché avesse fatto una cosa tanto stupida, la voce di Jinn uscì con veemenza, incrinata da una preoccupazione che dal suono sembrava più simile alla rabbia. Il bambino cercò la forza per mostrargli un sorriso gremito di dolore e starnutì -Quel moccioso era uno stupido- le rispose semplicemente. guardò Holy negli occhi, la vide dischiudere le labbra e si rinchiuse di nuovo in quel ricordo passato prima che lei potesse chiederle altro -Comunque, usai il mio Ether Gear per distruggere il tronco e liberarlo, ma le sue gambe ormai non funzionavano più- se fossero riusciti a tornare al dojo, i loro maestri gli avrebbero amputato gli arti inferiori per sostituirlo con un paio di protesi. Si sarebbe dovuto abituare a un corpo non completamente suo, ma su Guilts quello rappresentava il minore dei male. Aveva ancora una chance. Dunque Jinn lasciò il suo zainetto, si caricò il bambino sulle spalle e proseguì verso la base. Non aveva le forze per trascinare qualcun altro, ma lui gli aveva appena salvato la vita, quindi il diritto di lamentarsi gli era stato revocato.
Ubbidienza.
Zitto e camminare.
Era questo che gli era stato insegnato.
Strascicò i piedi sotto quelle fronde scure per minuti interi, mentre il vento soffiava neve sui suoi capelli di rovi verdi. L'ululato dell'aria portava all'oriente e loro dovevano seguirlo. Gli animali tacevano in modo tombale. I muscoli metallici di Jinn bruciavano, avviluppati da fumo che si fondeva con la condensa dei loro respiri. Gli sembrò di aver preso il posto di quegli alberi che prima gli erano sembrati tanto miserabili mentre s'ingobbivano per reggere la neve.
"Sei caldo" sentì il bambino mormorare.
Distratto da quelle parole, non notò la radice di un albero coperta dalla neve. Quando sollevò il piede, la punta dello stivale ci sbatté contro, facendogli perdere l'equilibrio e gravare al suolo. Si ritrovò ancora per terra, con il naso immerso nella neve. Il suo compagno gli stringeva la schiena con forza, ma quella di un figlio avvinghiato alla madre in un ultimo abbraccio prima dell'addio. Jinn affondò le mani nel terreno per rialzarsi, ma cadde di nuovo, trascinato dal peso del ragazzino.
   "Kris, è finita" gli aveva detto, prima di aiutarsi con i gomiti per scivolargli giù dalla schiena e accucciarsi contro la corteccia di una betulla spoglia. Quando Jinn lo aiutò a sedersi, lui gli afferrò un braccio come per intimarlo di non fare niente "Le tue protesi non dovrebbero riscaldarsi in questo modo. Stai sprecando più energie del dovuto a causa mia. E non solo adesso, ma dall'inizio della missione. Forse sarebbe meglio farla finita qui" seppur offuscata dal freddo e dal dolore, la sua voce aveva comunque un suono morbido.
Troppo morbido per Guilts.
   "Uccidimi. Hai raggiunto il tuo limite. Almeno così uno dei due ce la farà"
    "Vivremo entrambi" era l'unica cosa che gli aveva detto. Si avvicinò per rimetterselo sulla schiena, ma il bambino scosse la testa non appena gli mise una mano sotto l'ascella.
     "Sappiamo entrambi che è una bugia. Hai quasi raggiunto il limite. Inoltre, anche se ce la facessimo entrambi, poi che cosa accadrebbe? Mi taglierebbero gli arti, diventerei un O-Tech e comincerebbero a trattare me come trattano te. Essere conosciuto come "Ragazzo robot"... io potrei sopportarlo?- scosse la testa -Penso che per sopportare tutto questo così stoicamente, tu sia molto più forte di quanto io potrei mai mirare ad essere. E anche se riuscissi a ignorare tutti quelli che mi daranno della macchina, finita la scuola cosa ne sarà di me? Tu sei un portento con lo Skymech, ma io? Se superassi quest'esame, il merito sarebbe soltanto tuo. Non che io creda di sopravvivere alle prossime missioni, ma una volta completato l'addestramento saremmo costretti a farci strada tra la società di Guilts. Vivremo in un pianeta di psicopatici, diventeremo mercenari e ci macchieremo le mani di ogni crimine immaginabile. So cosa si prova a stare nella parte della vittima e non avrei il cuore di diventare un carnefice. Mi manca la cattiveria. Io non ho possibilità di sopravvivenza qui. Quindi, te le chiederò per favore, qui e adesso- un'ombra velava l'azzurro dei suoi occhi. La sua espressione quella di chi si sentiva già morto mentre costringeva gli angoli delle sue labbra a sorridere un'ultima volta "Ti prego, uccidimi. Così almeno tu potrai completare l'esame e io potrò consolarmi del fatto che a uccidermi sia stato..."
     -Un angelo...- Jinn chiuse le palpebre -Pensava che io fossi un angelo e mi ha chiesto di ucciderlo. Quella proposta era per per me molto conveniente. Non poteva più camminare, quindi per l'esito della missione sarebbe stato solo un peso-
     -Hai accettato...- non una domanda, bensì un'affermazione.
      -Era la scelta migliore- il piccolo Jinn aveva sollevato una mano e senza dire una parola, con gli occhi rossi privi di vita, tagliato l'aria in una lama di vento. Uno squarcio attraversò il corpo del suo compagno da parte a parte.
Nessun grido.
Nessun rumore, se non quello delle sue carni che venivano lacerate.
E lì, visto di profilo, lo zampillo di sangue uscito schizzò su Kris, gli macchiò la faccia e sembrò stendersi dietro la sua schiena come le ali di un angelo. Aveva sbagliato a chiedergli pietà, perché il ragazzino che aveva davanti a sé sembrava l'angelo più oscuro che fosse caduto sulla terra -È stato in quel momento che mi sono reso conto di quanto facile uccidere qualcuno fosse- non lo aveva ucciso per pietà o compassione, né per rabbia o vendetta. Gli aveva semplicemente tolto la vita e lo aveva fatto senza provare niente. Vedere il cadavere del bambino sorridere non gli trasmetteva nessun sentimento, mentre una nuova consapevolezza affiorava in lui. Per la prima volta, Jinn si accorse di quanto poco la vita umana valesse.
Rinnegare la propria.
Sacrificarla per chiunque.
Rovinare quella di qualcun altro.
Realizzare l'inutilità di qualcosa di così facile da buttare fu il primo passo che Kris verso un mondo di sole ombre. Il mondo al quale lo stavano preparando. Il mondo di Guilts...
     Holy si strinse tra le spalle -Jinn...- il suo respiro ero lento e affannato -Perché mi sembra che tu non abbia detto tutta la verità?-
      -Finita la missione, dovetti fare il resoconto della settimana agli esaminatori- asserì -Ti ho raccontato ciò che ho detto a loro-
-Ah...-
-Alla notizia della morte del mio compagno, gli esaminatori rimasero indifferenti. Non che ciò mi avesse stupito troppo, d'altronde quell'esame era stato pensato per eliminare chiunque non fosse forte abbastanza per sopravvivere a Guilts. Metà della mia classe morì e l'altra fu l'ombra di quella che era stata fino a quel momento. Nessuno mi diede più del ragazzo robot da quel momento, ma nemmeno questa cosa riuscì a stupirmi particolarmente. Una volta vista la morte da vicino, quale folle si sarebbe avvicinato allo psicopatico che aveva ammazzato uno al quale doveva la vita?-
Un sorriso fievole sollevò le labbra di Holy. La stretta delle sue dita si sciolse -Ho capito. La verità è che stai raccontando la storia in questo modo solo per far vedere lui come l'eroe della storia. Ci tieni proprio a farti passare per il frigido bastardo, eh?-
Sollevò il cipiglio -Come?-
-Hai fatto lo stesso con me, d'altronde. Prima ero solo una missione, ti avrebbe dato fastidio lasciarmi morire e nulla più, poi però hai dimostrato che sotto sotto ci tenevi davvero a me. E credo che sia andata così anche per Shiki. Mi sono fatto dire qualcosa sul tuo conto da Hermit, da quello che mi ha raccontato ho cercato di farmi un'idea di che rapporto potessi avere con gli altri membri della nave. Arrivato qui, prima ti sarai detto che saresti rimasto solo per guarire tua sorella, che poi ve ne sareste andati via, ma in verità stavi già accettando l'idea che stringere la mano che Shiki ti aveva teso, tanto male non era. E adesso è il tuo capitano. Ti fidi di lui e accontenteresti ogni suo desiderio se te lo chiedesse-
-È normale- la apostrofò facendo sventolare la mano -Un mercenario fa quello che il suo capo gli dice di fare-
-Capo che ti ha comprato con l'amicizia- lo punzecchiò -E prima ancora che tu te ne accorgessi, probabilmente. Cerchi di distaccarti dalle persone che ti circondano, il che immagino sia normale quando sei cresciuto in un mondo così crudele, eppure, la verità è che ti basta davvero poco per affezionarti a qualcuno. E tu questo lo odi-
Mandò giù un grumo di saliva -Holy...-
Le lunghe sopracciglia di lei erano tanto vicine da rigarle gli occhi di nero -Non ce la vedo una persona fedele come te uccidere a cuor leggero qualcuno che gli ha salvato la vita solo perché la scelta più comoda da fare. Se lo hai giustiziato, devi averlo fatto per il suo bene-
Jinn consertò le braccia -Perché ne sei tanto sicura?-
       -Perché te lo leggo negli occhi- era brava a studiare le persone, anche quelle dai caratteri più difficili. Nonostante il tono piatto della sua voce, le emozioni contrastanti che infuriavano nell'anima di quel ragazzo erano evidenti -E questa cosa non mi fa onore. Io ho ucciso per vendetta, tu come grazia-
     -Questa è stata solo un eccezione. Io ho ucciso molte persone solo perché incaricato di farlo-
     Lei si sfregò un braccio -Senza mai reputarlo giusto. Solo perché costretto. Io invece ho sempre avuto scelta e sono sempre stata scusata...- la sua voce era fievole mentre gli parlava. Il governo nascondeva molte ombre. Aveva commesso molti crimini che poi erano stati dimenticati per il solo fatto che loro rappresentavano la giustizia. Ma era solo una cosa simbolica, priva di alcun significato morale. Cure creava il male per far esistere il bene. Jaguar era un crimine. Lei e James si erano arruolati per puro e semplice desiderio di vendetta. Cosa c'era di nobile e virtuoso in tutto questo?
  Le pupille del ragazzo davanti a lei si dilatarono lentamente -Senti, Holy. Io non so se uno di noi due sia davvero una brava persona, non so nemmeno se le brave persone esistono davvero, ma non m'importa- cercò di rassicurarla -Ho commesso troppi errori per schifare i tuoi, qualunque questi siano-
Lo sguardo di Holy si addolcì. Ciocche viola che le incorniciavano il viso di porcellana. Prese la forchetta e in un ultimo boccone finì l'ultimo pezzo di salsiccia rimastole nel piatto -Posso farlo- asserì seria.
Lui sbatté le palpebre -Cosa?-
-Posso accettare gli errori che tu hai commesso- disse decisa -Ma lo farò solo se tu accetterai i miei-
    -Mi chiedi solo questo?- sorrise beffardo. La sua voce sembrò improvvisamente più leggera -Se non lo avessi già fatto, pensi che ti riterrei un membro della mia famiglia?-
     -J-Jinn...-
     Posò un gomito sul tavolo e avvicinò il viso al suo, mentre la superficie di polimero azzurri tremolava per l'impatto -Abbiamo fatto entrambi del male, ma unendoci per la stessa causa, ossia fare di questo universo un posto meno orrendo, potremmo allontanarci dalle persone che eravamo un tempo-
     Due frasi e la seducente Femme Fatal che c'era in lei soccombette in un mare di rossore -Lo faremo insieme?-
     -Insieme-
     Colta dall'emozione, Holy avvicinò le labbra alle sue per baciarlo. Lui era rimasto immobile e un brivido le percorse le braccia quando si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra, sento il suo fiato caldo vezzeggiare le guance. Loro due. Insieme. Era una prospettiva che le piaceva molto. Lui che riusciva a scrutarla dentro, con quegli occhi così vispi da andare oltre ogni apparenza. Due. Che sapevano essere velenose come bacche d'abro e dolci come lamponi.
Due.
Perfetti.
Già...
Perfetti...
-No...- voltò la testa di scatto. Non se la sentiva di farlo, non senza la certezza che lui l'avrebbe accettata in ogni caso. Quel ragazzo era importante per lei, perderlo le avrebbe spezzato il cuore.
Jinn le toccò una spalla preoccupato -Ehy, tutto bene?-
Lei lo fissò a lungo, poi annuì -Jinn, c'è una cosa che non ti ho detto...-
-È grave?-
-No, a meno che non sia tu a ritenerlo un problema- si accarezzò la frangetta -La verità è che io non sono perfetta come tutti credono...-
-Beh, mi sembra ovvio-
-Io...- Holy si bloccò, un'espressione indispettita corrugò la sua fronte -Parlavo del mio aspetto, in realtà. Ho un difetto fisico che non mostro mai a nessuno-
Le dita metalliche di Jinn si contrassero istintivamente -Un difetto fisico?-
Il cuore cominciò a batterle in gola -Prometti che se te lo faccio vedere, mi accetterai comunque?-
-Mi credi il tipo di persona che ti giudicherebbe per questo?-
-No, però m'imbarazza...-
Una lunga ciocca di capelli verde chiaro gli ricadde sul viso e lui si apprestò a sistemarla -Non sei costretta a farlo. Voglio solo che tu ti senta a tuo agio-
-Sì, ma farlo è qualcosa che voglio io. E lo farò- si portò una mano sulla frangetta e la scostò di lato lentamente -Durante il Blood Atmos Day, un detrito mi finì nell'occhio sinistro, accecandolo completamente. Adesso le mie palpebre sono incollate, non potrei aprirlo nemmeno se volessi-
Le spalle di Jinn s'irrigidirono -Ti manca l'occhio? Era di questo che si trattava?-
Lei annuì -Non appena qualcuno lo scopre, comincia a trattarmi in modo differente. Le persone in genere non sono molto attratte da chi è stato deturpato. Questo diventa un problema soprattutto quando la bellezza è una delle poche cose che hai...-
-Holy...- Jinn si alzò in piedi di scatto e le prese il polso in una mano -Vieni con me-
-Che cosa?- sgranò l'occhio mentre lui la trascinava verso l'uscita -Dove mi stai portando?-
Le porte della Edens Kitchen si chiusero alle loro spalle accompagnate da un cigolio metallico, ma lui lo ignorò, continuando per il corridoio -In camera mia-
~In camera sua?~ Holy avvampò. Tutte le fantasie che si era fatta su loro due avvinghiati insieme cominciarono a riaffiorare nella sua mente, mentre lui la conduceva verso i dormitori. Sorrise. C'era ancora una possibilità.

     La stanza di Jinn era grande quanto la sua, ma più decorata. Le lenzuola erano di un bianco immacolato  e non presentavano alcuna grinza. Dall'anta socchiusa dell'armadio si scorgevano una fila di vestiti scuri appesi con cura su delle grucce, ordinati per colore. Sulle parete erano esposte alcune fotografie, la maggior perte ritraenti lui in compagnia di sua sorella. Vicino a una libreria che copriva quasi l'intera parete, una scrivania di vetro dalle gambe d'acciaio rappresentava l'unica cosa in disordine all'interno di quella stanza. Era ricoperta di giornali, riviste scientifiche e numeri di cucina già scartabellati ~È questo che fa il fratellone nel suo tempo libero?~ sorrise dolcemente. Ce lo vedeva, lì, con la schiena appoggiata sulla pelle soffice della sedia da scrivania e gli occhi rossi che scorrevano attentamente sulle lettere stampate.
-Holy...- la chiamò con voce penetrante.
-Jinn?- il freddo le pizzicò la pelle quando lui sciolse la mano dal suo polso. Le scariche elettriche che il suo tocco scatenava in lei la fece fremere. Indietreggiò lentamente, un passo, due... poi sentì il bordo del letto premere contro il suo tallone e si sedette su quelle lenzuola dal profumo di bucato. Le labbra vermigliate dal rossetto dischiuse e l'occhio sinistro che lo guardava liquido -Perché mi hai portato in camera tua?- chiese, immaginando già la risposta.
-Per questo...- la porta della stanza si chiuse alle sue spalle. La luce bianca del corridoio scomparve alle spalle di quella silhouette nera per venir poi colorata dall'illuminazione artificiale. Jinn si tolse le scarpe, sciolse il nodo del suo grembiule, lo fece scivolare per terra e le sue dita accorsero a slacciare le due file di bottoni che stringevano la casacca da cuoco. Sotto la luce fievole delle lampadine, Holy potè ammirare ogni cicatrice, ogni muscolo del suo fisico scultoreo. Pure i suoi pantaloni scivolarono al suolo e lei deglutì a vuoto mentre lui si avvicinava a passo felpato - Tutto -1 e 40%-
     Sbattè gli occhi -Come?-
Jinn la studiò serio -È l'umanità che rimane a entrambi. Tutto -1 per te che hai perso solo un occhio. 40% a me che sono un O-Tech- le spiegò in tono grave, rigido nella sua posizione eretta -Se un solo occhio rappresenta un problema, io cosa dovrei essere per te?-
-I-Io...- sollevò una mano a mezz'aria, non sapendo cosa dire e non riuscendo a distogliere lo sguardo. Poteva vedere il taglio netto che recideva la sua spalla, le placche di metallo che gli segnavano i fianchi, i muscoli della gamba che si contraevano insieme a quelli delle protesi legate al suo polpaccio.
Era il sublime.
Meraviglioso e spaventoso come solo la natura poteva essere.
Natura di cui lui apparteneva solo in parte, nonostante incarnasse il vento.
-Se vuoi puoi toccarmi- le disse Jinn, sedendosi accanto a lei -Per me non è un problema-
-Davvero?-
Lo fissò a lungo, cercando nel suo sguardo da rapace una piccola traccia di rimostranza che però non esisteva. Incantata da quel corpo di marmo e titanio, Holy avvicinò le dita al suo collo, ma si fermò quando lo sentì dire: -Non è nulla a cui non sono abituato-
-Abituato a cosa?- si ritrasse lei di scatto, il suo cuore perse un battito -Ti hanno toccato molte persone?-
-Un bambino solo e inesperto si trasferisce in un pianeta pieno di criminali e cerca informazioni per curare la sorellina malata. È disposto a tutto pur di guarirla. Secondo te quanto in basso può prostrarsi pur di raggiungere il suo scopo?-
-Hai venduto il tuo corpo...- non era disgusta, solo... stupita. Sembrava troppo fiero, troppo stoico per chinarsi in quel modo.
Lui piegò la testa di lato, le ciocche che sfuggivano dalla sua frangetta gli vezzeggiavano il collo come per ripercorrere il confine tra la sua pelle umana e quella artificiale -Hai fatto lo stesso quando lavoravi per il governo, solo che tu avevi il controllo e io dovevo solo subire. Inoltre, io non ho venduto niente- continuò pragmatico -Dopo essersi legato a un datore di lavoro, un mercenario di Guilts appartiene a lui di diritto. Il capo può fare qualsiasi cosa vuole con il corpo del suo prezzolato e lui non ha il diritto di contestarlo-
Holy strinse il lenzuolo con forza -Non sapevo che tu fossi stato violentato in quel modo-
-Non è proprio una violenza- sospirò lui -Si trattava di lavoro. Io ero cosciente dei rischi, lo sono sempre stato. Prima di partire, Drakken mi disse di restare sempre coperto, ciò non serviva solo per essere meno riconoscibile, ma anche per apparire quanto meno desiderabili possibile. Su Guilts non importava che tu fossi un adulto o un bambino, un uomo o una donna. Lì il Super Io delle persone era quasi del tutto inesistente, tanto infimo che bastava vedere qualcosa che scatenasse delle pulsazioni per sentirsi legittimati ad averla-
-E qualcuno ha voluto te...- il freddo le cinse le spalle con le sue mani raggrinzite. Sollevò la testa e specchiò il suo occhio mortificato in quelle iridi dal colore e l'intensità dell'inferno -Mi dispiace-
Lui scosse le spalle -È quello che un mercenario di Guilts fa-
Holy si sfregò il collo -Però, tu hai mai voluto che qualcuno di loro ti toccasse?-
-Ciò è irrilevante. Pur di curare mia sorella, ero disposto a tutto, pure a farmi usare, picchiare, umiliare, abusare... tanto, che valore vuoi che abbia questo corpo mezzo distrutto in confronto alla salute di Kleene?- un sorriso amaro increspò il suo viso. La sua voce piatta cercava di coprire il rancore, l'onta, la tristezza e la frustrazione che ha dovuto nascondere per tutti quegli anni.
-Posso capirti- dichiarò Holy seria -Pur di vendicare mia sorella, ho mostrato il mio corpo a chiunque, ho tradito, ho manipolato e non me ne sono pentita. Quello che ho fatto l'ho sempre fatto per avere il controllo su qualcuno, ma mai perché lo volessi io o perché avessi trovato una persona alla quale affidare la parte più fragile di me. Tanto, che valore vuoi che abbia un bel corpo quando non hai altro da offrire?-
-Pensi di non avere altro da offrire?- mormorò incredulo. Scosse la testa per poi sbuffare -Tsk! Che cazzata...-
Lei sussultò -Come, scusa?-
-Sarai pure una libertina testarda e impulsiva di cui è difficile fidarsi- Proruppe Jinn -Ma vorresti farmi credere che una donna forte e indipendente come te, capace di comandare un robot da combattimento, conquistarsi le simpatie dei nemici e affrontare a viso aperto il trauma della sua infanzia, non abbia nulla di meglio da offrire se non delle belle forme?-
Le gambe di Holy tremarono. Quelle parole le avevano mozzato il fiato e fatto sentire le gote diventare vermiglio -Pensi questo di me?- lo guardò, ma quel suo silenzio lungo e penetrante bastò affinché lei capisse quanto lui credesse in ciò che le stava dicendo. Questo la fece trasalire -E tu vorresti davvero farmi credere che il tuo corpo non ha alcun valore?-
Cheto, Jinn le puntò il sguardo suo da rapace.
-Mi hai detto che potevo toccarti, ma tu vuoi che ti tocchi?-
-Non è importante-
-Invece lo è- insistette Holy, scendendo dal letto.
Lui si scostò il ciuffo dalla fronte -Perché ti sei alzata?-
-Per una volta voglio essere io ad abbassare le mie difese con qualcuno, e quindi...- si tolse il cerchietto, slacciò la mantella dalle sue spalle, abbassò la zip dell'abito e con in lento fruscio di stoffe lasciò quel tessuto rosso scivolare sulla sua pelle rivelando il seno nudo e le mutande di pizzo nero. La luce del lampadario evidenziava le sue forme, fianchi e spalle larghe che il suo vitino stretto metteva in risalto. Lo sguardo di Jinn cadde erroneamente sul suo petto prima di voltare la testa di scatto. Quella ragazza aveva il corpo di una creatura eterea. Gambe lunghe e affusolate. Sedere tanto grande che sembrava quasi non starci in quel pezzo d'intimo. Ventre piatto come il petalo di un giglio. Seno florido, che lui avrebbe potuto ammirare in tutta la sua nuda bellezza se fosse stato anche solo un po' più simile a Weisz. Per quel ragazzo trovarsi in una situazione del genere sarebbe stata la realizzazione di un sogno, ma per lui...
Per lui era diverso...
Holy posò le mani sulle sue guance e lo costrinse a guardarla negli occhi -Voglio che pure tu mi tocchi-
-Perché?- chiese solo. Non riusciva a ignorare gli ardenti impulsi che lei gli faceva scattare. Non poteva. Si sentiva la vena giugulare pulsare contro il collo, il calore del respiro di quella ragazza lambirgli le gote, facendolo deglutire a vuoto.
-Io ho sempre usato il mio corpo per avere il controllo sugli altri. Il tuo corpo ha i segni di chi ha avuto il controllo su di te. Se tu vuoi fidarti di me mostrandomi le tue cicatrici, io mi fiderò di te mostrandomi vulnerabile come a nessuno mi sono mostrata mai- allargò il pollice e gli sfiorò l'angolo del labbro con tanta delicatezza quanta quella della sua voce nel dirgli quelle parole.
Jinn sentì qualcosa tremolargli all'altezza dello sterno. Era rovente, una sensazione tra il dolore e il piacere al quale non sapeva dare nome -Holy...- era stata la prima persona a proporgli una cosa del genere. Davvero si fidava al punto di mettersi a nudo davanti a lui? Rimase incantato dal modo in cui la luce filtrava attraverso il suo occhio, illuminandolo come se fatto di vetro, nonostante le pupille dilatate riempissero di nero quel viola così contraddittorio, calmo e passionale al contempo, come un amore sano e duraturo.
Era la donna più bella del Gran Shiki Cosmos.
O almeno così dicevano.
Seppur avesse sempre riconosciuto il suo fascino, quella era la prima volta che Jinn se ne sentiva rapito veramente. E non perché aveva un corpo perfetto. No. A lui non interessavano le cose legate alla carne, e che fosse nuda davanti a lui gli sarebbe stato indifferente in qualsiasi altro contesto, ma lì... lei lo era perché lo stava accettando. Gli stava offrendo fiducia in cambio di quella che lui le stava riponendo. Stava cercando il consenso da parte di quello che, sia fisicamente, sia emotivamente, era solo un cumulo di rottami.
Questo l'aveva disarmato.
-Kris...- sentirsi chiamato da lei con il suo vero nome lo fece palpitare -Lo vuoi?-
-Lo voglio-
Holy sorrise. Le sue dita scivolarono lentamente da quelle guance di pelle sintetica per accarezzare le linee che gli tracciavano il collo. Sentirgli la spalla fremere sotto il suo tocco fece venire dei brividi anche a lei -Stai bene?-
-Quella zona è un po' sensibile-
     -Oh, capisco...- si arrestò -E qui?- fece scorrere i polpastrelli sul suo torace, su ogni rilievo che solcava il suo addome. Erano come venature incise nel marmo. La differenza tra la parte umana e quella robotica era quasi impercettibile al tatto, svelata solo dal calore piacevole del sangue che non fluiva nelle protesi. Fece passare un dito tra la fila dei suoi addominali, ammaliata dalla perfezione di quel corpo da angelo caduto, così divino e così impuro al contempo, costellato di peccati e ferite. Ammirava con un'espressione licenziosa il modo in cui i suoi muscoli le guizzavano sotto i polpastrelli, mentre lui cominciava ad avvertire il fuoco di quelle carezze scendergli più in basso
     Non lasciò trasparire nulla -Puoi continuare- si limitò a dire.
     Un ciuffo ricadde sul viso di Holy e Jinn si apprestò a scostarlo con il dorso di una mano. Lei la colse tra le sue, la posò sul suo ginocchio e gli fece vagare le dita su un sentiero fatto di pensieri depravati che da lì esplorava la tenerezza delle sue cosce per poi fargli palpare la rotondità di quel sedere ancora coperto dal pizzo nero -E questo ti piace, caro fratellone?- domandò, spostandogli la mano sul fianco.
"Caro fratellone" due parole che gli fecero sentire il bisogno di stringere le cosce.
     -Holy...- Jinn trasse indietro la mano. Il fievole formicolio che frizzava sul suo palmo salì verso l'alto come un fulmine ascendente. Si sentiva le gote umide, pungolate da un ardore simile a quello del sangue delle sue vittime quando gli guizzava sulla pelle dopo averle ferite.
     Era qualcosa che conosceva bene.
     -Toccami- ordinò, o forse supplicò lei -In qualsiasi modo. Stasera puoi farmi quello che vuoi-
     Un sorriso amaro gli riempì le labbra -Non sono abituato a queste cose. Ho bisogno di tempo per sciogliermi un po', però posso provare...- le raccolse una ciocca di capelli per arrotolarsela intorno a un dito. Erano lunghe onde colorate che rilucevano sulla sua carnagione smorta. Jinn sentì qualcosa di freddo pizzicargli l'indice e aggrottò la fronte -Le punte sono umide-
-Sono stata alla Spa prima di venire da te- sussurrò Holy, dissoluta come mille promesse fatte da un diavolo dell'inferno. Tracciò con le unghie dei cerchi invisibili sui suoi bicipiti, poi gli pigiò la punta del naso -Temo di non averli asciugati bene come credevo-
-Alla Spa?- avvicinò un po' la testa, il suo naso affondò in quella nube di fili viola e ne aspirò la fragranza di fiori freschi e bacche -Profumano...-
Holy strinse le mani dietro la sua schiena, posò la fronte sulla sua spalla e spinse il petto contro il suo per approfondire l'abbraccio -Vuoi che ti tocchi. Con che parte del corpo non è importante, vero?- gli soffiò sull'orecchio. Un calore lo pervase. Jinn non riuscì a trattenere un ansito quando la sentì sfregare le lebbra sulla sua spalla.
La prese per la vita e con un lieve strattone la mise in ginocchio sul bordo del letto, con le gambe divaricate intorno alle sue. I lunghi boccoli di seta le ricadevano sul seno morbido, schiacciato contro la durezza del suo torace tonico -H-Holy...- risalì roca la voce di Jinn. Sospirò. Sentire quelle labbra aprirsi e chiudersi sulle sue cicatrici gli fece ribollire il sangue di eccitazione. Serrò i palmi sulla sua schiena e tracciò l'arco che da sopra il suo sedere arrivava fino all'avambraccio, tamburellando le dita metalliche contro la sua pelle dall'intenso profumo di bagnoschiuma. La solleticò un paio di volte prima di tornare indietro, seguendo le orme delle sue stasse carezze ruvide.
     Gli sembrava di lambire l'argento.
     Pelle così chiara da sembrare luna, eppure così liscia al tatto. Quella ragazza era dotata di una bellezza venusta, tanto accecante da non poter essere nulla di morale, tanto perfetta da non poter essere nulla di santo.
     Il suo nome mentiva.
     A chi si fosse chiesto che suono avesse la tentazione, la risposta l'avrebbe ritrovata solo nella melodia della sua voce.
     Eppure...
     Holy si sedette meglio sulle sue cosce, avvolse le gambe intorno ai fianchi di Jinn e aspirò profondamente contro la sua pelle -Possiamo restare così per un po', per favore?-
     Lui rimase in silenzio, spiazzato dall'innocenza quasi infantile della sua richiesta. Quella ragazza era lo scandalo fatta persona, eppure gli stava mostrando il suo lato debole. E anche a costo di dare a qualcuno che conosceva da così poco tutte le armi per distruggerla psicologicamente e sentimentalmente, sapevano entrambi che non si sarebbe tirata indietro. Chiudere gli occhi e dire che pure lui bramava avvinghiarsi a lei fino a lasciare che il loro reciproco desiderio di essere accettato cancellasse ogni tormento, era ciò che voleva veramente.
     Lo desiderava tanto, ma...
     No.
     Non riuscì a parlare. Spinse la nuca di Holy per farle posare il viso nell'incavo del suo collo, l'altra mano le resse un fianco e lo accarezzò con una premura che solo lui poteva riservarle. Le sue attenzioni erano pane appena sfornato. Tocchi soffici, accesi da un affetto sincero che sapeva di casa. Jinn non disse nulle, si limitò a mostrare in quel modo che, sì, potevano stare così per tutto il tempo che voleva.
Holy però non capì. Sollevò la testa e gli rivolse uno sguardo fioco. L'occhio tremava incastonato ai suoi, come un bambino che cercava rassicurazioni dopo aver visto i genitori morire nel più tragico dei modi -Kris...- mormorò un'altra volta -Posso toccare ogni parte di te, giusto?- nonostante l'allusione nelle parole da lei pronunciate, la sua voce era fievole, satura delle incertezze che solo quel ragazzo dal viso di ghiaccio le faceva avere. Si fissarono a lungo, senza proferir parola, cullati dal tepore dei loro respiri che si fondevano in quella fredda stanza, poi Holy calò le palpebre e lo baciò.
     Così.
     Lasciandolo senza fiato.
     Jinn non si sentì più il letto sotto il sedere. Il suo viso avvampò. Rimase immobile, spiazzato da quel gesto. Holy lo stava baciando. Le sue labbra erano umide e morbide, due soffici lembi di seta che si strusciavano sulle sue più asciutte.
     Respingerla.
     Accettarla.
     Poteva fare solo due cose in quel momento e nessuna delle due scelte sarebbe stata priva di conseguenze. Accogliere quel fuoco che stava sciogliendo la coltre di ghiaccio atta a proteggere il suo Io, o cedere all'Es e a ogni istinto che negli anni aveva deciso di reprimere? Era strano, ma lui che aveva sempre vissuto di ragione, slegato da ogni tipo di affetto, si stava lasciando divorare dagli impulsi. Conosceva Holy da troppo poco. Frequentare lei si sarebbe potuto rivelare come innamorarsi una Femme Fatal che prima gli si sarebbe avvicinato in un suo momento di grande splendore, poi gli avrebbe voltato le spalle non appena qualcun altro le avrebbe offerto più di quanto lui sarebbe stato disposto a darle. Sarebbe decaduto senza che lei dicesse nulla riguardo alle angherie al quale quel qualcun altro che aveva scelto gli avrebbe fatto soggiacere. In quello stato di miseria in cui tutto ciò che un tempo aveva valore aveva improvvisamente perso ogni ragione di esistere, si sarebbe dovuto rialzare da solo, avrebbe dovuto ritrovare l'orgoglio perduto e solo quando lo avrebbe fatto, lei sarebbe ritornata. Lo avrebbe sedotto senza nemmeno provarci e lui sarebbe cascato ancora una volta al suo fascino disumano. L'avrebbe amata con tutto il suo cuore. Si sarebbe unito a lei, si sarebbero detti entrambi disposto a combattere la stessa guerra mano nella mano. Lui l'avrebbe difesa a ogni costo. Avrebbe risolto ogni suo problema, per poi ritrovarsi tradito ancora una volta e spezzato in più parti. Con una come Holy che fino a poco tempo prima faceva parte del Governo, il rischio c'era. La logica gli diceva che non avrebbe dovuto confidare che le cose tra loro sarebbero andate in modo troppo diverso da quello che aveva immaginato. Avrebbe dovuto sottrarsi da quel bacio, ignorare le parole di un cuore ingenuo che gli suggeriva di fidarsi, fermare tutto prima che varcassero il punto di non ritorno, ma un vuoto gli inghiottiva lo stomaco alla sola idea di farlo.
Era un dolore lancinante.
Voleva andare oltre.
Abbandonò dunque ogni inibizione, ogni pensiero razionale e la baciò con lo stesso trasporto di un uragano che distruggeva ogni cosa. La tormenta spazzò via ogni pensiero. Come tempesta, assalì le labbra di quella tentatrice in un impeto passionale.
-K-Kris...- ansimò Holy con un sorriso fievole.
-Questo cambierà tutto-
     -Vuoi... fermarti?-
     La mano di Jinn le risalì il fianco, la fronte poggiò contro la sua -Vuoi che continui?- i suoi occhi erano calmi e profondi, il desiderio che si poteva scorgere era immerso in un fondale ricolmo d'affetto.
     Era un affetto sincero.
     Un affetto con cui nessuno l'aveva mai guardata prima...
     Si baciarono ancora, più coinvolti di prima. Holy sentì la sua lingua penetrarle le labbra, il suo sapore inondarle le papille. Gli prese la testa tra due mani e affondò meglio che potè in quel piccolo gioco di lingue che fuggivano, si strusciavano e si cercavano per poi scappare di nuovo, come due focosi amanti che potevano vedersi solo di notte per consumare i loro corpi e i loro spiriti in un rapporto impossibile.
       Jinn si staccò, a corto di fiato, e lei approfitto di quel momento per spostare le labbra sulla sua guancia. Lambì il percorso della sua mascella e scese più in basso, sul suo collo, che martoriò di baci. Quel ragazzo era una foresta rigogliosa, mentre lei era stata per ogni suo amante veleno che scorreva nelle radici, plastica che s'incastrava nella gola degli animali, sole che prosciugava l'acqua.
     Era incendio che divorava ogni cosa...
     E come tale, di quel giovane così corrotto, così puro, non avrebbe lasciato nulla.
     Assaggiò il sapore che quella pelle metallica aveva sulla la sua lingua, la vezzeggiò con il naso, cominciò a mordicchiarla... tirò indietro la testa e notò che il suo collo era ancora bianco, immacolato come se lei non lo avesse mai sfiorato. Infastidita da quel candore, succhiò avidamente la zona vicino alla sua vena giugulare e affondò i denti. Un fremito di eccitazione la scosse, sentendo le corde vocali di lui vibrare in un gemito.
     -H-Holy!- chiuse gli occhi e con uno strappo la staccò dal suo collo. Tremò davanti al suo sguardo confuso, il respiro infranto in tanti piccoli ansiti mentre cerca di riprendere fiato -Mi dispiace dirtelo, ma anche se la mia parte robotica non si arrossa, io sento dolore comunque-
    -Oh...- distolse lo sguardo imbarazzata -N-Non lo sapevo-
    Jinn sbuffò. Incrinò il collo di lato, con una mano le avvicinò il viso sulla giuntura tra spalla e collo. Lì, proprio sulla sua pelle umana -Prova qui-
     Un piccolo sorriso le sollevò le guance tinte di vermiglio -Qui?- gli diede un bacio. Sulle labbra sentì il calore del sangue che gli riscaldava la carne, il battito accelerato del suo suo cuore. Dalla base del collo, la mano destra di Jinn le accarezzò tutta la schiena in delle carezze circolari prima d'infilarsi nelle sue mutande e prenderle il sedere tra le dita, mentre quelle della destra le accarezzavano i capelli. Holy gemette, il calore del suo toccò la pervase -Sì, Kris... continua così- mordicchiò la sua spalla, succhiò con bramosia quella porzione di pelle dura e ci soffiò sopra per stimolare la zona che aveva inumidito, prima di addentarla ancora una volta.
-Ah!- gemette Jinn, la sua voce incrinata dal piacere. Affondò i polpastrelli nel suo sedere morbido e lo strizzò un paio di volte, incantato dalla sua leggerezza, dal modo in cui quella carne voluttuosa gli gravava prima sul mignolo e poi tutte le altre dita della mano, quando lo palpava, fino ad arrivare all'indice. Aprì il palmo e le accarezzò tutta la curvatura del gluteo con lentezza estenuante prima di risalire le forme voluttuose dei suoi fianchi e fermarsi sulle costole, poco sotto al seno, lasciando che una scia di fuoco incendiasse un lato dal suo perfetto corpo a clessidra -Così... Anf! C-Così ti piace?- le domandò in tono gutturale. I suoi muscoli erano contratti. Lava gli fluiva nelle vene al posto del sangue, bruciandogli l'aria nella gola.
-Sì...- mugolò Holy, mentre lui gli sfiorava il bordo di un capezzolo con la punta dell'indice.
     Jinn si distese. Avrebbe voluto smettere di parlare, lasciare che l'istinto lo guidasse e affondare in quel corpo tentatore con tutto ciò che poteva offrirle. Ma, anche provandoci, sapeva che non sarebbe riuscito ad essere così brutale. Non poteva fingere disinteresse verso ciò che sentiva lei in quel momento, e saperla così cupida gli faceva venire voglia di osare di più.
Di darle di più.
Di aprirsi di più.
     Il rosso sanguigno dei suoi occhi sembrò addensarsi. Spostò la mano con la quale le stava reggendo la nuca sotto il suo mento, due dita per sollevarle il viso e ammirò la sua espressione increspata dalla voluttà. L'occhio era umido, socchiuso. Il rosso febbricitante delle sue guance le rendeva simile a un frutto proibito. Le invitanti labbra carnose dischiuse appena appena, erano rese lucide dai riflessi del rossetto. Era uno spettacolo pericoloso, una mela che gli avrebbe negato il paradiso per sempre se solo addentata. Jinn non riuscì più a contenersi e la baciò.
La baciò.
La baciò ancora.
E ancora e ancora, mentre la sua mano destra si decideva a stringere quella collinetta rosa sulla quale stava indugiando tanto, per sfregarle un capezzolo tra due dite. Mordere quelle labbra pregne di trucco come per toglierglielo. Pizzicò il bottoncino sensibile sul suo seno e lo tirò, attento a non farle male. Era già turgido, duro sotto il suo tocco ruvido. Jinn fece sprofondare quattro dita nella carne morbida del suo seno, la strinse, spinse il pollice sulla punta per poi muoverlo in dei massaggi circolari. Scariche di piacere attraversarono il corpo di Holy, che non ebbe il tempo di scostarsi per riprendere fiato poiché si ritrovò subito la lingua di Jinn infilata nella bocca.
     Il vento che le toglieva l'aria.
     Che piacevole controsenso...
     Non riusciva quasi a respirare, ma mai avrebbe voluto che lui s'interrompesse. Quel bacio era travolgente, la furia di un vento che non aveva ululato per troppo tempo. Un vento che nessuno conosceva. Un vento che lei aveva risvegliato. Quella tempesta era una sua scoperta, qualcosa che solo lei poteva scatenare e che solo su di lei quello specialista del Wind Rage aveva fatto infuriare. Le loro lingue vorticavano in un uragano di emozioni, s'intrecciavano tra loro con disperazione, forse spaventate che la tormenta li separasse. Holy gettò le mani dietro al suo collo e lo baciò con ancora più fervore, mentre le sue dita andavano a sciogliere il nodo del suo elastico per capelli, decise a infilarsi in quella selva spettinata che gli arrivava fin sotto le spalle. Sentì Jinn pizzicarle il capezzolo con più forza, abbastanza da farle impregnare il pizzo nero delle mutande con i suoi umori. Gli afferrò due ciocche di capelli e le strattonò per fargli capire quanto lui la stesse eccitando in quel momento. Sciolse le gambe dai suoi fianchi e senza smettere di baciarlo, piantò le ginocchia intorno a una sua gamba e strofinò l'intimità sulla sua cosce scolpita.
-Sei così bagnata...- era una semplice constatazione, ma con quella voce rauca e i capelli scarmigliati che gli coprivano l'occhio destro, Jinn sembrava un uomo selvaggio intento a reclamare l'effetto che aveva su di lei. Detta da qualsiasi altro uomo, quella frase avrebbe fatto alzare gli occhi di Holy al cielo, ma il suo caro ninja spaziale lo stava facendo con un'innocenza tale da intenerirla.
-Piccolo indizio...- sogghignò lei -Questa volta non c'entra nulla la Edens Spa- fece scorrere un dito lungo il ponte del suo collo e gli risalì il mento, per poi deviare sulle guance. Sentì le mani metalliche di quel ragazzo ferrarsi sulla sua vita, tenerla stretta, forse per paura che in quella posizione potesse sbilanciarsi troppo. Lei ne approfittò per baciarlo ancora, assuefatta dal modo in cui le loro labbra si univano a ogni piccola effusione. Era cioccolato al peperoncino. Riusciva a sentire il contrasto tra la dolcezza del suo affetto e il cocente impeto della sua passione. Il piccante non era un sapore, ma un dolore che creava la dipendenza. Era come il sesso nell'amore, qualcosa che non poteva sostituire tutte le complicazioni di quei sentimenti, ma che poteva accompagnarne anche gli aromi più delicati.
Jinn scese sul suo collo, una lunga scia di morsi e baci che da lì proseguiva verso il basso, passando con la lingua sulla sua clavicola e terminando nell'incavo tra i seni. Cominciò a leccarlo, succhiare la sua carne morbida e grattare con i denti, facendo gemere Holy di piacere. Lui amava il suono della sua voce impregnata dalla libidine. Così penetrante, così sensuale, su sposava bene con l'ululato del vento che tanto ricercava. Un ruggito libero capace di ostacolare tutto, da ogni più fievole brusio al più forte dei tuoni.
Voleva sentirlo ancora.
Voleva farla stare bene.
Le circondò la vita con un braccio, la mano destra cominciò a palpeggiarle la coppa che non aveva toccato ancora, mentre raccoglieva il capezzolo dell'altra tra le labbra. Lo titillò con la punta della lingua e ne succhiò bramosamente la pelle dura, avido dei gemiti di Holy che urlavano il suo nome impudicamente. Il sangue gli scorreva rapido nelle vene. L'eccitazione saliva. Lambì quel bocciolo rosa, mentre cercava di raccoglierle il suo seno in un palmo. Gli avevano costruito delle mani enormi, dita tanto lunghe e spesse da sembrare artigli, ma non riusciva comunque a stringerlo nella sua interezza. Gli tremava nella mano. Era soffice come mollica di pane bianco che lui poteva stringere e modellare tra le sue dita.
      -Qualcuno qui... Anf! Sembra... Anf! Starsi divertendo- ghignò Holy, a corto di fiato, mentre sentiva qualcosa spingere contro la sua coscia. Il suo corpo era in estasi. Farsi toccare da quel peccatore la faceva sentire leggera, una piuma che si muoveva nel vento. I suoi baci, le sue carezze, i suoi morsi. Ogni attenzione che le dava accendeva i suoi sensi. Il suo cuore palpitava e la gola secca chiedeva di esser dissetata con altra passione.
     -Cosa?- Jinn abbassò lo sguardo e un sibilo gli fece stringere i denti quanto Holy allargò un po' la gamba per sfregare il ginocchio sulla sua erezione ben gonfia -Oh, Santa Mother!- si bloccò. La mano congelata sul suo seno. La schiena rigida. I boxer gli erano diventati improvvisamente più stretti. Sembrava che tutto il calore del suo corpo fosse scivolato nel suo inguine come fuoco liquido, mentre il pene gli pulsava contro la stoffa attillata in un gioco di piacere che sfociava quasi nel dolore.
     Fece per stringere le gambe, ma lei allargò la coscia ancora un po', si sedette sul suo rigonfiamento e cominciò a muoversi avanti e indietro. Le loro intimità cozzarono attraverso il tessuto e scosse di piacere si propagarono sotto la loro pelle, facendoli palpitare i sensi -Ugh! Sei così duro...- lo provocò, ben conscia di cosa dire a un uomo per fargli perdere il senno -Mi eccita l'idea di sentirti così rigido sotto di me, per me e dentro di me-
-N-Non dire...-
-Che cosa? Quanto ti vorrei?- premette il seno sui suoi addominali senza smettere di far ondeggiare i fianchi sul suo bacino. Sollevò una mano. Con tre dita partì dalla tempia che i capelli lasciavano scoperta e gli accarezzò il viso -Sei tutto rosso. Sei sicuro di stare bene, caro fratellone? Ti fa male qualcosa? Posso darti piacere in qualche modo?-
     -C-Cazzo...- Jinn si morse il labbro con forza.
     Holy avvampò sentendo la pressione crescere rapidamente contro le sue piccole labbra. Tre secondi d'immobilità, poi i suoi occhi si assottigliarono, gli angoli delle labbra stirati in un volto gremito di cattive intenzioni -Oh, il caro fratellone ha delle perversioni un po' particolari- gli leccò l'orecchio. La sua mano scese sulla sua V -Hai detto che ti fa male qui, eh? Tranquillo, caro fratellone, mi prenderò cura io di te...-
     Il sangue gli fece formicolare le gote -Non volevo dire...-
    -Shhh...- lo azzittì premendo le labbra sulle sue. Lui non obbiettò. Lasciò che quella sirena dal viso di perla gli baciasse il ponte del collo, i pettorali ben definiti. Holy scese dalle sue gambe e s'inginocchiò davanti al lato del letto, proseguendo a lambire le collinette dure dei suoi addominali. Fermò la bocca sul centro dei suoi boxer neri. Da lì alzò gli occhi per vedere l'espressione di lui, ottenebrata dal piacere, mentre si contorceva per lei. Vederlo lui, così duro eppure così fragile, in quello stato, la eccitava in modo quasi morboso. Mosse le labbra sulla sua asta stretta nel tessuto dell'intimo, mimando parole di cui solo lei conosceva il significato. Allusioni e richieste carnali che incontravano promesse e frasi d'affetto, mentre il sangue che gli pulsava tra le gambe continuava a torturarlo. A farlo gemere sommessamente. Holy prese l'elastico per capelli di Jinn dall'angolo del letto nel quale lo aveva gettato e raccolse la sua fluente chioma viola in una crocchia morbida -Oh! Ti fa ancora male, fratellone? Lasciami controllare meglio...-
     -Ti stai divertendo, eh?- sbuffò.
     -Sì, sei così carino quando ti offendi- gli abbassò i boxer facendoli scivolare sulle sue gambe in una lentezza estenuante, il tessuto gli si arricciò sulle caviglie, mentre lo sguardo lussurioso di Holy scemava in uno attonito. Aveva le labbra spalancate. Non era certo la prima volta che andava a letto con qualcuno, ma non si aspettava che Jinn fosse tanto dotato. La sua torreggiante erezione svettava verso di lei in una tacita sfida che la spronava a continuare. Fece scorrere un dito su tutta la sua lunghezza e si fermò premendo i pollici sulla punta della sua cappella ~Mi ci starà in bocca?~
     Un rumore metallico riecheggiò nella stanza, quando i talloni di Jinn sbatterono contro il lato del letto in uno spasmo indotto dal piacere. Affondò le dita nel materasso e cercando di non lasciarsi offuscare dalla libidine riuscì a scrutare parte del turbamento di Holy -T-Tutto bene?-
    Lei lo rassicurò con un sorriso -Sì, non preoccuparti-
     -Non devi continuare se non te la senti-
     -Io?- scosse la testa. Ancora le sembravano strane tutte le attenzione che le stava dando -Tsk! Dovrei essere io a chiederlo a te-
     Jinn incrinò il cipiglio, ma quando dischiuse le labbra per parlare, lei gli afferrò il cazzo in una mano e cominciò a muoversi sull'asta, mentre con il pollice stimolava un testicolo. I palmi gli scivolarono sulle lenzuola e dovette reggersi sui gomiti per non cadere all'indietro -H-Holy!-
     -Tutto bene, fratellone?- lo provocò, mentre le dita continuavano a pompare la sua erezione e lui ansimava così tanto da non riuscire più a parlare. Accortasi dell'effetto che aveva, gli sollevò il membro, umettò le labbra e le posò sul glande. Lui boccheggiò quando la sentì baciargli la punta della cappella per poi risalire e leccare la sua virilità con una lentezza estenuante.
-Più... più veloce, per favore!- la implorò, cosa che aveva fatto solo un'altra volta in vita sua, da quando il piccolo Kris Rutherford era diventato Jinn. Lui, dall'aria sempre così fiera e stoica, si sentì in imbarazzo ad esprimere i suoi desideri a voce alta. Anche se, a dire il vero, ciò che lo mortificava maggiormente era la consapevolezza che sentirsi così vulnerabile con lei era in qualche modo liberatorio.
Nessuno da dover compiacere.
Nessuno da dover proteggere.
C'erano solo loro e le loro fragilità.
-Così ti piace di più, caro fratellone?- Holy prese il suo pene in bocca e comincio a succhiarne la carne, piacevolmente sorpresa che quella parte non fosse rifatta. A differenza delle forti braccia metalliche, quella era tutta roba sua, cosa che ne rendeva più lodevoli le dimensioni.
-Ah! Sì... oh, Holy! Sì!- strepitò senza pudore, nudo come con nessuno mai, vittima delle fitte che gli si concentravano nel basso ventre. Sentiva il calore della sua bocca stringergli l'erezione dolorante, la sua lingua sfregargli velocemente l'asta per poi scendere sulla cappella e tornare indietro. Preso dal momento, Jinn pressò il bacino contro il suo viso seguendo il ritmo delle sue aspirate. Fece tuffare le dita nella sua folta chioma viola e le spinse la nuca per aiutarla ad andare più in fondo. Lei non disse nulla, continuò a succhiare con più trasporto di prima, a tastare la giuntura tra l'elsa e la lunga lama affilata, divertita dall'effetto che aveva su di lui. La sapidità della sua pelle le riempiva la bocca, mentre il profumo del bagnoschiuma alle erbe le invadeva i sensi. Sembrava di mangiare della selvaggina, un'avvenente cacciatrice che assaporava la carne del più fiero dei lupi. Era meraviglioso anche con quel corpo rattoppato. La lunga frangia verde gli copriva un occhio e l'altro era fuso dalla lascivia -S-Sto... Anf! Anf! Per venire- riuscì a dire Jinn. Le lasciò andare la testa e Holy ebbe appena il tempo portare le labbra sulla giuntura tra l'asta e il grande prima che lui le venisse in bocca.
Rimase immobile per qualche istante, poi dilatò la gola e si sbrigò a ingoiare tutto quell'abbondante liquido bianco prima che le si riversasse sul seno. Aveva un sapore dolce, quasi fruttato, ma con una lieve punta di salato ad armonizzare il tutto. Mandò giù senza lamentarsi. L'erezione di Jinn vibrava nella sua bocca, il piacere che scuoteva lui arrivò fino a lei, facendo bruciare i tessuti del suo cuore nell'ardore di una passione tanto divampante da divorare entrambi.
-H-Holy!- gemette lui, un ultimo ululato mentre il suo orgasmo si spegneva. Le braccia non lo ressero più e quando le vide sfilarsi il membro dalle labbra, ricadde sul materasso. Respirò profondamente e si stropicciò le mani sugli occhi.
-Kris?- deglutì. Vedendolo steso in quel modo, Holy si sedette di fianco a lui. Le lunghe dita bianche andarono ad accarezzargli lo stomaco con premura e preoccupazione -Come ti senti?-
-Distrutto, imbarazzato e...- un sorriso increspò le sue labbra -Non appagato del tutto- afferrò le sue spalle, le stese la schiena sul letto e con un piccolo scatto si ritrovò su di lei. Le ginocchia piantate intorno ai suoi fianchi. I lunghi capelli verdi che ricadevano sul viso di lei. Gli avambracci a contornarle la testa per non gravarle addosso.
Silenzio.
L'elettricità tra loro aleggiava ancora.
Per lunghissimi secondi, forse minuti, si guardarono senza che uno dei due proferisse parola. Poi Jinn si alzò dal letto, con i muscoli delle gambe che gli tremavano ancora per l'orgasmo appena avuto. Fece pochi passi e crollò contro una parete della stanza.
Holy sussultò -Ce la fai?-
Lui annuì cercando di riprendere stabilità -Non pensavo mi avresti ridotto così male in così poco- la stuzzicò -Però, adesso è arrivato il mio turno di ricambiare il favore...- strascicò i piedi verso un piccolo pannello incastonato tra le placche metalliche della parete. Pigiò qualche pulsante e corrugò la fronte -Uhm... Weisz ha detto che dovrebbe trovarsi in questo menù...-
-Cosa stai facendo?- mugolò Holy, impaziente di continuare.
-Prendo un preservativo- si grattò la tempia. Il pannello ruggì un ronzio metallico e dietro alla porticina del macchinario cadde una bustina argentata.
-Devi per forza? Prendo la pillola- provò a dirgli, ma lui la guardò in tralice. Assottigliati, i suoi occhi rossi e minacciosi sembravano coltelli impregnati di sangue, cosa che fece venire a Holy un brivido.
Cielo!
Non l'aveva mai guardata in quel modo...
-Scusa, non ci tengo a contrarre l'AIDS-
-Ehy!-
-Non che io pensi tu ce l'abbia, certo- continuò, senza sbilanciare il suo tono neutrale -Ma fare sesso non protetto con un Ex-mercenario di Guilts conviene poco anche a te. Inoltre, la pillola non è un metodo infallibile-
Holy sbuffò -In effetti...- non sapeva bene cosa dire. Voleva sentire il suo sesso turgido affondare dentro di lei, le sue pareti calde avvolgerlo come aveva fatto con la bocca, ma lui aveva ragione. La pillola del giorno aveva una percentuale di prevenzione dell'85% e non proteggeva dalle malattie sessualmente trasmissibili. Sarebbe potuto uscire prima di arrivare, ma avrebbero sporcato le lenzuola, era un metodo poco sicuro e l'idea di separarsi proprio al momento dell'orgasmo non la entusiasmava molto
Jinn avanzò verso di lei, bella come una venere mentre fissava il candore delle lenzuola con espressione attonita. Un sorriso affettuoso gli arricciò le labbra, protese una mano in direzione del suo viso e si posò sulla fronte -È solo per prevenzione. Però, se ci tieni tanto, un giorno lo potremmo fare anche senza-
Lo sguardo di Holy s'illuminò. Il suo cuore perse un battito, ma cercò di nascondere tutto l'entusiasmo nella sua solita espressione da seduttrice. Cinse le braccia intorno al suo collo e gli fece sentire la durezza dei suoi capezzoli schiacciandogli il seno sul petto -È una promessa?-
Soffiò una risata -Tsk! Chiamala come ti pare- spostò la mano dalla sua fronte alla guancia in una lenta carezza. Gli occhi straripanti di tenerezza che dovette chiudere per baciarla ancora.
Lentamente.
Per minuti interi.
Più dolce di prima.
Le sue dita andarono a sfilarle l'elastico per capelli. Una carezza morbida e potè saggiarne di nuovo la morbidezza con i polpastrelli. Adorava quella chioma di seta, i suoi boccoli ancora vaporosi nonostante tutte le carezze che le aveva dato.
-Kris, mi fai impazzire-
-Non abbastanza...- le afferrò i fianchi. Si stese sul letto e con una piccola spinta la mise a carponi su di lui. Lei fece un piccolo verso di stupore, un gridolino acuto che Jinn fermò baciandola. Lei ricambiò con piacere, travolta da quella tempesta di sentimenti e impulsi carnali che il suo bell'O-Tech riusciva a scatenare. Gli mordicchiò il labbro inferiore e strusciò l'addome contro il suo. Scosse di piacere li percorsero tutto il corpo. Le loro lingue continuavano a intrecciarsi, mentre sentiva le sue dita metalliche accarezzarle le spalle. Pressò il braccio destro sulla sua schiena per tenerla bassa, la mano sinistra percorse tutta la spina dorsale fino ad arrivarle al sedere. Continuò a divorargli le labbra, le abbassò le mutandine di pizzo soffice e tornò a strizzarle una natica.
La pelle che frizzava sotto i suoi palmi.
I sensi inebriati dall'erotismo dei suoi tocchi.
Era completamente in balia di quel giovane, schiava di sentimenti che davano a lui lo stesso potere che lei aveva avuto su molti uomini in passato. Sentiva che in quello stato, assetata delle sue attenzioni, le avrebbe potuto ordinarle qualsiasi cosa e lei lo avrebbe fatto. Aveva un potere immenso tra le sue mani, eppure Holy sapeva bene che se gli avesse affidato il suo cuore, lui se ne sarebbe preso cura con tutto l'affetto che aveva. Non lo avrebbe mai usato per ferirla, di questo ne era certa.
Le dita di Jinn scesero più in basso, fino a raggiungere da dietro la sua intimità. Una scossa di piacere la fece irrigidire. Ritrasse la testa. I muscoli contratti, mentre la stringeva a sé. L'eccitazione in quegli occhi rossi si adombrò -È troppo presto?-
-No- gli sorrise -Non aspettavo altro da tutta la sera-
-Holy...-
-Continua, Kris!- pigolò -P-Per favore!-
Il suo petto si sollevò in un sospiro. Il nervosismo gli scemò lentamente -Dimmi se così va bene- fece scorrere il bordo dell'indice sulla sua intimità, con il pollice presse sull'estremità bassa dell'inguine. Era così bagnata che sarebbe potuto affondare in lei senza il bisogno di alcun preliminare. Sentì il suo respiro solleticargli il collo, la testa di lei che gli giaceva su una spalla mentre ansimava di piacere.
Era una lenta tortura, lui che calcava le dita tra le sue pieghe andando avanti e indietro. Avanti e indietro. E avanti e indietro, senza l'intenzione di penetrarla -Non... non continui?-
-Continuare cosa? finse innocenza -Cosa vuoi che faccia?-
-Non ti facevo così... Ah!- gemette sentendolo premere tra le sue pieghe per un istante -Sadico bastardo...-
-Sadico?- le baciò la spalla -No. Vendicativo- i suoi denti cominciarono a scavarle la pelle con dei piccoli morsi. Le labbra impegnate a succhiare quella pelle dal sentore di sale. Con il pollice le sfregò il monte di venere, lo pizzicò tra due dita e poi scivolò suoi contorni delle grandi labbra -Che cosa vuoi, cara sorellona?-
Holy incurvò la schiena per il piacere. Il viso rosso, imperlato di sudore -Vedo che impari in fretta- strinse i denti. La morse con più forza e una fitta frastornante le fece vibrare il basso ventre, già martoriato dal gioco delle sue dita. Gli rivolse uno sguardo di sfida. L'occhio viola e illanguidito, ma debordante di eccitazione -Però non sei l'unico che può divertirsi a questo gioco...- sollevò il sedere, fece scendere una mano e gli afferrò il sesso ancora ammorbido dal precedente orgasmo -...Caro fratellone-
Jinn strinse gli occhi -D-Di nuovo?-
Aumentò la morsa con più veemenza. Poche strofinate e la sua erezione era di nuovo turgida sotto il suo palmo -Sei già così duro...- frusciò, la voce impregnata di lussuria -Deve proprio piacerti farti masturbare da me-
-Cazzo...- digrignò i denti. Le gambe gli tremavano ancora. Con Holy sapeva bene di non aver scampo. Non era vergine, ma l'esperienza che aveva non era nulla in confronto alla sua. Anche al culmine di un orgasmo, quella succube sarebbe stata abbastanza abile da farlo venire prima di lei. Nonostante la sua alta resistenza. Senza sforzarsi troppo. Con un solo gesto.
Perché lei sapeva agire.
Perché lui aveva solo subito.
Erano due tipi di esperienza differenti.
Sospirò e pur di vederla vacillare decise di accontentarla in parte. Portò un dito nel suo orifizio e affondò, prima lentamente e poi con una spinta più decisa. Le sue pareti calde lo avvolsero completamente, mente usciva ed entrava rapidamente e lei massaggiava gli il solco tra la corona e il glande alla stessa velocità.
     Un rivolo di sudore le inumidì una tempia -Hai ceduto in fretta, non è ve... Ah! Kris!- gemette Holy, senza ritegno. Le aveva toccato un punto particolarmente sensibile. Sentì un piacere accecante devastarla, il suo corpo tremare, mentre apriva meglio le gambe e ondeggiava con foga il bacino contro la sua mano per spingerlo meglio dentro di sé.
     -Ti piace qui?- le domandò, anche se sicuro della risposta. Tanto sicuro da osare di più, infondere più pressione contro le sue pareti bagnate infilando un altro dito e deliziarsi del verso strozzato che le trasaliva dalla gola a ogni piccolo impulsò che le sue falangi le davano.
-Oh, Mother!- si morse un labbro per cercare di attenuare il piacere. Doveva resistere all'impulso travolgente di afferrargli il viso e dirgli tutto ciò che voleva lui le facesse in quel frangente. Lo avrebbe lasciato vincere, e lei non voleva. Non così presto, almeno. Fece un tondino con pollice e indice, lo strinse sulla metà dell'asta e cominciò a muovere la mano come se quello che stava stringendo fosse un tappo da svitare. Un sorriso le riempì le labbra quando lo sentì grugnire di piacere -Così ti piace, vero? Sì, lo so... posso portarti al culmine, farti godere come nessuno farà mai. Devi solo...- provò a dire qualcosa, ma lui fu più veloce e la chetò con un bacio.
Il barlume della lampada illuminava i loro corpi d'argento. Era come gocce di luna che scivolavano sui loro corpi per rivelare ogni piccola ferita. Tutte quante, esterne o interne che queste fossero, mentre i loro corpi si strusciavano, imperlati di sudore.
Jinn le mordicchiò la depressione prima di far scivolare la fronte sulla sua -Chiedermelo- continuò la frase per lei. Sì... lei. Lei che lo fissava ansimante. Le labbra inumidite. L'occhio viola velato da una cupola di vetro satinato.
    -K-Kris- sentì il vento caldo delle sue emozioni sostituire l'aria normale. Era soffocante, doloroso da respirare, eppure...
     Eppure...
Ohhh, se le piaceva.
     Sollevò la schiena quando all'indice e al medio dentro di lei si aggiunse anche l'anulare. Mantenendo un ritmo frenetico, le dita di Jinn sprofondarono nella sua intimità morbida e la divaricarono con degli slanci energici. Fermò l'altro braccio intorno alla sua vita per sedersi meglio sotto di lei. I loro sguardi che vibravano di concupiscenza. I respiri che si fondevano in un nugolo di desideri non espressi. Vedendolo sotto di lei in quel modo, Holy diminuì il vigore dei suoi massaggi, allungò una mano e gli tastò un bicipite. Era bellissimo, un ragazzo dal viso  efebico indurito da uno sguardo serio e cicatrici che lo laceravano fin dentro l'anima. Santo e dannato allo stesso tempo. Occhi di sangue sciolti sul suo viso annebbiato -Guardati...- pronunciò, ubriaca dal piacere -Umano? O-Tech? Non m'importa. Kris, tu sei perfetto così come sei-
     -Holy?- ansimò. La mano di lei gli risalì il braccio e gli scostò una ciocca di capelli, facendogli chiudere un occhio.
     -Per favore- sussurrò -Ti voglio-
     Un sorriso deformato dal piacere gli distorse le labbra, il suo respiro si fece più pesante -Lo hai detto...- sporse il viso in avanti e la baciò ancora. Sapori dolci e delicati incontravano altri più decisi e speziati nella sua bocca, mentre le loro lingue continuavano a struggersi come i corpi nudi di due giovani che consumavano una liaison nel silenzio di una foresta, avvolti dai profumi della natura che dilatava la loro percezione con odori e forme antiche quanto la passione stessa, mentre a spiarli c'era solo quella stessa luna che tesseva una tela di argento per loro e tutti gli altri amanti che si sarebbero allontanati con il sorgere del sole.
     Jinn fece scivolare le dita fuori dalla sua intimità, lasciando che lei gli si sedesse davanti. Allungò una mano verso il preservativo che aveva lasciato sul comodino, ma la Holy lo fermò -Aspetta-
      -Avevamo detto...-
     -Però...- prese la piccola bustina argentata e la scartò con i denti -Non vuoi che te lo metta io?-
     -Beh, se ci tieni tanto...- aveva il romanticismo di un sasso e il viso rosso d'imbarazzo. Posò due mani intorno al cuscino dietro di lui per darsi stabilità e divaricò le ginocchia. La sua erezione pulsante svettava come l'albero di una bandiera. Gli occhi rossi la squadravano famelici.
    Aveva tanta voglia quanta ne aveva lei.
    Con la mano sinistra gli massaggiò la giuntura tra il pene e l'inguine, mentre con la destra gli posava il centro del preservativo sulla cappella. Lo divaricò con due dita per poi srotolarlo lungo tutta la sua durezza. Pizzicò l'anello di plastica per farlo salire fino al punto che stava stuzzicando. Il suo sguardo bramoso risalì fino al volto del suo caro Fratellone -Possiamo procedere?-
       -Vogliamo procedere?- e bastò un ghigno smaliziato affinché tutto fosse chiaro. L'aiutò a sistemarsi sul suo bacino, con una piccola spinta e penetrò dentro di lei.
    La sua voce strozzata da un gemito.
    Il calore della sua intimità bagnata era un velo di lava che gli avvolgeva il sesso turgido inguantato dal preservativo.
     Holy sfruttò la sua posizione per decidere il ritmo da seguire. Una direttrice d'orchestra che con i suoi slanci muoveva ogni suono, tessendo la trama di una melodia tanto gentile, tanto dissoluta. I loro gemiti erano note che riecheggiavano tra le pareti della stanza. Lui seguiva ogni suo tacito ordine come il più virtuoso dei violinisti, con il suo lungo archetto che affondava e rientrava.
     Affondava e rientrava.
     Affondava e rientrava.
     La sua velocità era perfetta. Seguiva le spinte della ragazza con cui stava giacendo impiegando altrettanta frenesia. Voleva scoprire ogni parte di lei, incunearsi fino a scomparire. Le loro differenze non sarebbero esistite più, lasciando solo spazio a un sentimento al quale non riusciva a dare nome. Era più profondo della passione, ma ancora troppo acerbo per essere amore. Non che in quel momento penarci gli interessasse. C'era un solo nome al quale voleva dedicare tutte le sue attenzioni in quel momento. Un solo nome che voleva pronunciare. E lo fece -Holy!-
     -K-Kris...- ansimò, con la frangetta viola attaccata sulla fronte madida di sudore. posò la testa sul suo sterno e lo strinse forte a sé. Chiuse gli occhi sentendolo ricambiare, chiudendola in un abbraccio. Aveva delle braccia così grandi e forti... le copriva la schiena senza permettere al freddo di pizzicarle la pelle accaldata dall'eccitazione.
     Continuarono per altri sette minuti con quelle spinte e quei baci, prima di chiamarsi un ultima volta. L'orgasmo tremolò in loro come la fiammella di una candela ed esplose come benzina al fuoco.
Vennero insieme.
     Il preservativo raccolse tutto.
     Rimasero avvinghiati ancora per un po' a godersi il calore dei loro corpi uniti pure dopo aver raggiunto l'acme. Jinn si sentì il cuore più leggero, come se essere arrivato fin lì lo avesse liberato da un peso. I colori freddi della sua stanza non gli erano mai parsi tanto brillanti prima.
Il suo cuore era stato strappato via alla luce, legato con dei nastri d'ombra che per anni gli avevano impedito di dare valore alla vita.
Trattandolo come un umano, Callum fu il primo a togliergli una benda.
Sgravandolo dal peso della sua malattia, Kleene fu la seconda.
Insegnandogli cos'a fosse l'amicizia, Shiki fu il terzo.
Mostrandogli che pure lui aveva il diritto di aprirsi all'amore, Holy fu la quarta.
Sentì un senso di gelo pervaderlo quando la sentì sfilarsi da lui e prendere delle salviette umidificate dalla superficie del comodino. La squadrò in modo confuso, il suo umore che poteva sembrare sia indispettito, sia spaesato -Cosa stai facendo?-
-Ho capito la sicurezza, ma immagino tu non voglia restare tutta la notte con un preservativo usato addosso, no?- lo stuzzicò Holy. L'occhio socchiuso in uno sguardo vizioso, il ghigno di chi aveva sedotto il più candido degli angeli e il più oscuro dei diavoli. la sua espressione era l'essenza stessa della perversione.
Jinn abbassò lo sguardo e notò disgustato le macchie bianchicce che impregnavano il lattice -In effetti è fastidioso...- in quanto Ex-mercenario di Guilts ne aveva fatte di cose sgradevoli, ma qualche lustrino della sua patinata infanzia da ricco ereditiere gli era rimasto attaccato sulla pelle come il profilattico in quel momento.
Li trovava insopportabili allo stesso modo...
Scese dal letto per togliersi l'anticoncezionale, poi si fece dare le salviette, si pulì rapidamente e buttò tutto in un cestino. Le molle del letto si piegarono alle sue spalle, un fruscio di lenzuola e quando si girò vide Holy sotto le coperte che lo fissava intensamente -Vieni qui?-
Un sorriso ricolmo d'affetto gli sollevò gli angoli delle labbra -D'accordo-
     Si sarebbero addormentati insieme, senza pensieri, ma sapevano entrambi che la mattina seguente avrebbero dovuto chiarire.

Ricordare una notte più tranquilla sarebbe stata per entrambi impossibile.

Jinn sollevò le palpebre lentamente. Una lieve pressione sul braccio e gli occhi ancora impastati dal sonno -Sono stanco morto- disse tra sé e sé.
Sentì qualcosa stringergli la vita. Girò la testa e si stupì nel vedere Holy dormire, lì, ancora avvinghiata a lui. I ricordi della sera precedente gli mozzarono il fiato come carne sotto il taglio di una lama affilata.
Erano andati a letto insieme.
Si era aperto a qualcuna al punto da desiderare ardentemente di farci sesso.
Non riusciva a crederci...
Da una donna come lei che seduceva gli uomini e poi li abbandonava, non si sarebbe mai aspettato di risvegliarsi trovandosela tra le braccia. Non era assolutamente un uomo romantico e in quanto realista aveva già messo in conto che il suo letto sarebbe stato più freddo rispetto alla sera precedente. Invece lei era lì. Le labbra erano simili a ciliegie, così rosse e lucide, gonfie dai morsi. Fili della sua chioma vaporosa le ricadevano sul viso. Sfumature vermiglio-scarlatte truccavano le sue gote morbide.
Non riuscì a sottrarsi dall'impulso di accarezzarle una guancia.
Vederla dormire in quel modo gli strinse il cuore nel petto.
Sembrava così dolce, così innocente.
~Non ci voleva...- le sfiorò la frangetta ~Mi sto invaghendo di lei...-
-Sai che sono sveglia, vero?-
-Cosa?- dal petto, il cuore gli salì in gola. Tossì per nascondere il suo stupore e cercò di ricomporsi -Sei ancora qui?-
Lei sghignazzò -Te l'ho detto che stare così non mi dispiace-
-Certo...- un sospiro trasalì dalla sua gola. Rivolse i suoi occhi al soffitto e sentì un senso d'impotenza attanagliarlo. Tutti i dubbi e le insicurezze che la sera prima aveva voluto ignorare si erano riversate su di lui nella calma di quella mattina. Per lunghi istanti non disse nulla, non una parola osava rovinare la staticità del ritratto di lei che lo abbracciava teneramente.
Era tutto fermo.
Assiderato nel tempo.
Ogni cosa, tranne i tarli di Jinn che soffiavano nella sua mente in una tempesta di neve e incertezze. Era il vento più gelido che avesse mai provato, uno diverso dal suo. Non lo avrebbe ferito recidendo le sue carni, ma congelando la sua anima.
-Holy- pronunciò con voce di nebbia -Che cosa succederà adesso?-
-Tra noi?- approfondì l'abbraccio, anche lei spaventata da quella domanda quanto lui -Non lo so...-
Voleva solo che il loro amplesso non finisse mai.
Nessuno dei due era abituato ad affrontare quella domanda. Era qualcosa di nuovo per entrambi, che avrebbe potuto renderli felici o rivelarsi la decisione peggiore che avrebbero mai potuto prendere.
Holy seguì con lo sguardo la linea tracciata dalla mascella di Jinn e guardò il soffitto, cercando di capire a cosa lui stava pensando guardando quel punto indefinito.
"È solo per prevenzione. Però, se ci tieni tanto, un giorno lo potremmo fare anche senza"
"È una promessa?"
Le aveva indirettamente detto che avrebbe voluto condividere un'altra notte con lei, ma Holy non voleva questo da lui. Voleva di più, qualcosa che non aveva mai cercato in vita sua e che non sapeva se l'angelo caduto della corte del re demone sarebbe stato capace di offrirle.
"Spero che questo ragazzo misterioso ti possa dare ciò che stai cercando. Anche se... credo di aver capito a chi tu ti stessi riferendo. È testardo e ha un carattere difficile, ma penso possa riuscirci"
     ~Ci riuscirà davvero?~ si domandò, ripensando alle parole di Hermit. Sciolse l'abbraccio e con una mano tirò sù le lenzuola per coprirsi il seno -Kris...-
     -Sì?-
     -Ce l'hai fatta davvero- si stiracchiò -La tua salsiccia è il piatto migliore che abbia mai assaggiato-
     Jinn sbatté le palpebre -Avevi detto che era solo la migliore tra gli insaccati-
     Scosse la testa -No, non parlo di quella- mosse la mano sotto la coperta e palpò brevemente la sua salsiccia, facendogli serrare le gambe di scatto.
    -Quella parola è sempre stata così... ambigua?- era raro vederlo arrossire dall'imbarazzo, eppure in quel momento pure i suoi lunghi capelli verdi si sarebbero tinti del colore degli occhi se solo avessero potuto.
     Holy si sfregò il braccio -Ho aspettato per tutta la sera che tu mi portassi qui...-
     La sua espressione si adombrò -Non era mia intenzione crearti false aspettative. Mi dispiace-
     -Non devi. Anzi, apprezzo molto l'innocenza delle tue intenzioni- lo rincuorò -E poi, ti sei fatto scusare con la portata finale-
     -Anche se non era nel menù?-
     -Soprattutto, perché non era nel menù- incrociò i suoi occhi. Un tepore piacevole dal cuore le s'infuse in ogni parte del corpo e il suo viso tornò serio -Kris, mi piaci-
     Sentirsi dire quelle parole sembrò strano anche a lei, ma le pensava veramente.
     Ogni singola sillaba.
     Ogni singola lettera.
     -Credi che un criminale come me abbia il diritto di accettarli? Una come te può puntare a qualcosa di meglio di un mezzo uomo. Anzi, al suo 40%...-
     -Il punto non è se tu ne hai il diritto o a cosa potrei puntare. Sono io che te lo sto chiedendo- gli posò una mano sulla spalla -Vuoi farlo? Vuoi accettarmi?-
     Si sottrasse al suo tocco come se quelle dita lo avessero scottato -Non temi le conseguenze?-
     -Che conseguenze dovrebbero esserci?- sbuffò Holy -Hai davvero così tanta paura d'iniziare una relazione con me?-
      -Io? Paura?- la voce di Jinn risuonò cupa e profonda come le corde di un contrabbasso. Sollevò un braccio, le linee verdi del suo Ether Gear gli striarono il braccio come circuiti digitali e strinse il pugno.
     L'energia gelida del suo potere impregnò il profumo della stanza. Lei lo guardò tremando, senza capire -Cosa stai...-
     La sua voce si bloccò. Sentì un fruscio muovere l'aria, i suoi muscoli congelati contro la tastiera del letto.
     Il cuore le batté all'impazzata.
     Chiuse l'occhio per la paura.
     Le nocche di Jinn si avvicinarono al suo viso e si aprirono senza sfiorarla. Dalle sue dita meccaniche un piccolo venticello soffiò lieve suo viso di Holy, scostandole la frangetta.
     -Kris...?- era una brezza piacevole.
     Due mani metalliche si fermarono intorno alla sua testa. Lui la sovrastava completamente, con le ginocchia piazzate all'altezza dei suoi fianchi e la fronte che premeva sulla sua -Sì. Ne ho tanta-
      -Siamo andati a letto insieme, la fase dell'imbarazzo non dovrebbe già essere passata?- lo prese in giro, per cercare di tranquillizzarlo un po'.
      -Non è questo...- sospirò -Holy, credo che anche tu mi piaccia, ma non so come comportarmi. Non voglio metterci in una situazione scomoda-
     -Neanche io so come comportarmi- a queste parole, Jinn le lanciò uno sguardo scettico che la indispettì -Non squadrarmi così. È vero, ho avuto diverse esperienze, ma nessuna veramente seria-
     Lui chinò la testa -Credi che tra noi potrebbe funzionare?-
    -Non posso saperlo, ma di certo voglio che funzioni-
      -Anch'io lo voglio...- soffiò sulle sue labbra. Le diede un bacio sull'occhio non funzionante, cosa che la fece sorridere. Calò le palpebre dell'altro come le tende di un sipario bianco, avvicinò la bocca alla sua e la sfiorò appena, prima che un ronzio metallico li facesse ridestare.
     Le porte automatiche si aprirono in un rumoroso cigolio e la luce del corridoio illuminò la sagoma minuta di una ragazza. Lunghi capelli verdi dal taglio dritto, una parte raccolta in una crocchia, l'altra lasciata sciolta a ricadere sulla schiena. Sopracciglia corte e spesse. Occhi rossi e ridenti, tanto quanto quella voce squillante quando lei entrò trillando: -Buongiorno, Fratellone!-
     -K-Kleene...- la voce di Jinn uscì come un mormorio strozzato.
     Kleene aprì chi occhi e si ritrovò davanti l'immagine idilliaca di suo fratello che stringeva Holy a sé per coprirne il corpo ignudo. Sbatté le palpebre un paio di voltò e realizzò -Sembra che a Holily sia piaciuta molto la cena di ieri. È venuta qui per il dolce?-
     I due voltarono la testa di scatto -Kleene!-
     -Oh, Tranquilli! Tranquilli!- fece sventolare una mano -Adoro Holily, o meglio, la cognatina. Sono felice che vi siate trovati-
     Jinn gonfiò una guancia -Perché sei qui? Ti serve qualcosa?-
     Scosse la testa -Ero solo venuta per dirti che tu e la cognatina avete lasciato i piatti sporchi in cucina-
     -Me ne occupo subito-
     Il ragazzo fece per alzarsi, ma Kleene lo fermò -Ci penso io. Non voglio disturbarvi ulteriormente, quindi restate pure qui a pomiciare-
-Non stavamo pomiciando!-
-Gli anticoncezionali- li ignorò -Mi raccomando, non usateli- oltrepassò il valico della porta e mentre l'anta di ferro si chiudeva davanti a lei, ebbe il tempo di dare un ultimo consiglio: -Se davvero ci tenete alla privacy, la prossima volta chiudetevi a chiave-
Un tonfo rimbombò quando gli scrocchi scattarono. Jinn si sfregò i capelli, il viso completamente rosso per l'imbarazzo -Scusa, ma Kleene è...-
-Davvero adorabile- concluse per lui.
Un sorriso gli sollevò le labbra -Sì, lo penso anch'io-
Holy ridacchiò. Fece salire una mano sul suo petto e lo accarezzò lungo il collo, fino a raggiungere una guancia -Dov'eravamo rimasti?-
-Qui- abbassò un po' la testa e le diede un bacio sulle labbra.

*Angolo autrice*

Ed eccomi con questa nuova Fanfiction! Era da un po' che stavo lavorando su una One-Shot per Kris e Holy, Ship di Edens Zero che sto amando alla follia. Sono entrambi dei personaggi complessi da rappresentare, così forti e così fragili al contempo. Simili da una parte e opposti dall'altra, penso che loro due siano proprio una coppia con molto potenziale. Spero di essere riuscita a rappresentarli bene. Ditemi cosa ne pensate,
-Aseant

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