8 - La gioia dopo
Non avevo torto. Era stata un'ora fantastica... ed era anche stata seguita da un'altra bella ora. Mentre l'ultima, la sesta, non l'avevamo!
Uscii dalla porta della scuola saltellando. Era venerdì, era venerdì! Niente scuola all'indomani!!!
Mentre salutavo Marty (e pure dopo) ero contenta come una pasqua. E, nel trattenermi dal saltellare, mi trattenevo anche dal fischiare. Infatti cantavo.
Cantare... non ero troppo brava, a parer mio. Ma a me, comunque, la mia voce piaceva; e se qualcuno mi diceva che dovevo smettere, fatti suoi. Che se la facesse andar bene: io cantavo quando mi pareva...
Cosa cantavo ora? Una canzoncina di Natale... strano ma vero. Ero molto strana, e lo sapevo bene... così come sapevo bene che era normale che, quando ero così allegra, mi divertivo persino ad evidenziarlo.
Perché si è allegri? Per tanti motivi... io non sapevo il mio, ma presto uno di loro mi raggiunse!
"Michele!!!" lo salutai, quasi cantando: che mi avesse sentita? Mi imbarazzai un po'...
"Esatto" mi salutò, e sbattei le palpebre confusa. Che cosa voleva dire???
"Continua un po'?" mi domandò, e allora sì che mi vergognai...
"Be', ehm, a cosa ti riferisci???" finsi, facendo l'innocentina. E il suo sorriso si fece furbetto...
Io mi morsi il labbro, senza accennare sorrisi.
"Dai..." mi fece lui, sorridendomi dolce... maledetto.
"E' che quando sono assieme a qualcun altro divento stonata..." sussurrai, sempre più imbarazzata, mostrando i denti nel mio sorriso forzato.
"Eh, sai quanto sono stonato io!?" mi fece; e allora, se sapeva cosa si prova quando si viene resi ridicoli davanti a tutti, perché mi chiedeva di lasciarmi andare così?
"No" risposi, tanto per. Osservai l'espressione del suo viso, che mutò in una disespressione quando storse il naso. Era carino anche così, però.
"Vuoi sentire???" mi domandò, e rimasi spiazzata: "Ma non ti vergogni???"
Era una domanda un po' strana, detta così: sembrava: 'Ma non ti vergogni di dire una cosa simile???'... e non era esattamente quello che volevo dire...
"Abbastanza" fu sincero... glielo lessi nel suo sorriso: non rivolto nei miei occhi, ma nella mia attenzione. "Però... credo che... tu possa capirmi."
Era così bella quella frase.
E le note che seguirono... era una canzone che non conoscevo, ma mi piaceva. Era dolce, anche se la voce di chi la cantava non azzeccava sempre la nota giusta (si sentiva... e faceva accapponare abbastanza la pelle...)... eppure l'atmosfera era irrinunciabile, molto molto molto molto bella... mi venne voglia di fare una fotografia di quel sentimento per tirarlo fuori nei momenti più bui. Così era la seconda volta, quel giorno, che mi faceva sentire così... forse un giorno avrei potuto tenere a bada ogni brutta sensazione solo sentendo il suono della sua voce...
A un certo punto Michele si bloccò, senza guardarmi in viso. Era imbarazzato, ma il risultato era di una tenerezza profonda... come il mio gattino... Avevo tantissima voglia di abbracciarlo. (Non FreeDay, ma Michele...)
Ma ora toccava a me. Non potevo tirarmi indietro.
Al solo pensare questo, sentii tanti piccoli spillini pungermi la pelle, da dentro, e non ebbi bisogno di guardarmi le mani per sapere che si vedeva ogni minimo capillare...
"Forse non sembra" esordì Michele, anche se questo 'esordì' è alquanto discutibile, poiché quella sottospecie di introduzione sembrava il terminare di una frase.
Eppure... eppure c'era una timidezza nella sua voce che mi suggerì di cosa mi parlava.
"No, sei sempre così sicuro di te stesso..." gli dissi dolcemente.
La sua piccola risatina strana non riuscii a capirla. Be', un po' sembrava ironica; c'era qualcosa che diceva: 'Non è vero.'
E infatti proseguì: "Come no."
A quel punto, o ora o mai più. Mi avvicinai un po' di più a Michele, sapendo quanto diventasse docile la mia voce a contatto con gli sconosciuti per lei, e cominciai a cantare... una delle canzoni che mi veniva meglio.
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