6 - Sorrisi
Credevo che quella sensazione avrebbe potuto mandarmi avanti al posto dell'acqua, al posto del cibo e dell'ossigeno, al posto della pelle: perché tutto era così bello, così sorprendentemente bello e magico e niente ci aveva interrotti finché non avevamo voluto. Stare sotto la pioggia, insieme, in silenzio, era mille volte più bello e necessario del respirare.
Eppure, ora (sgridata per il ritardo, freddo, mosca che ti perseguita, quattro e mezzo di latino) non c'è molto da stare allegre. Ora quel momento mi sembrava così lontano, ma così lontano... che nemmeno con uno stetoscopio sarei riuscita a sentire la metà di ciò che avevo provato prima.
"Kray?" disse una vocina accanto a me. Ero così di malumore che le avrei quasi risposto male... se solo non fossi scoppiata a ridere.
"Cosa c'è tanto da ridere?" si seccò la professoressa.
"Rido per non piangere" mi seccai io... infatti, all'improvviso, mi sentivo la faccia come una prugna secca.
"Molto bene" commentò la prof, non facendo che innervosirmi. Era lei che mi aveva messo il quattro e mezzo... perché 'NON ERO PRECISA', secondo lei! La precisione era una delle cose che mi dava più fastidio.
"Già" assentì ironica Marty (la 'vocina'), così che le scomparve il sorriso, somigliandomi un po' di più... anche se il mio sorriso, da come mi sentivo, sarebbe stato finto quanto il suo. Mi tirai un po' su, perché seppi che eravamo tutte e due nella stessa barca; e cos'era più consolante dell'affondare insieme?
Mi accorsi di non averle ancora chiesto, rimediando: "Quanto hai preso?"
"Cinque" fu la sua risposta. Era uno dei suoi voti peggiori; anzi, pensandoci, era IL peggiore, proprio come il mio.
"Collega!" le dissi, finto entusiasmo, finto batti-cinque, finto sorriso. Mi sentii di plastica, all'improvviso.
Marty se ne accorse, e non rispose. Sapeva che avevo preso meno di lei, e questo per me era una consolazione; ma una consolazione come la sarebbe potuta essere un'interrogazione nella materia preferita in cui prendi quattro anziché tre.
E, in più, nessun'altro aveva preso più di sette... e la prof non avrebbe che valutato la verifica, dicendo: "Se volete recuperare, la prossima settimana interrogo. Anche se volete alzare il voto..."
Chissà perché, quasi tutti avrebbero voluto 'alzare il voto'... in chissà quale maniera, visto che all'orale non si poteva che fare più SCHIFO!!! Tutti i professori avrebbero mediato il voto secondo la media della classe, a seconda di come era stata la difficoltà per tutti: ma lei no! Lei doveva essere diversa, doveva essere ORIGINALE, una parte a sé stante del corpo insegnanti!!!
Mi stavo davvero incavolando (come avrete capito...), ed era ASSOLUTAMENTE necessario qualcosa che mi calmasse. Ma cosa? La mosca non faceva che ronzarmi intorno; Marty era depressa almeno quanto me, se non di più perché avevo preso un voto più basso di lei; stavo rapidamente diventando un merluzzo surgelato, ma non avevo né la voglia né la possibilità di mettermi qualcos'altro addosso; la finestra era chiusa, e quindi non potevo buttarmi giù; la prof aveva detto "Correggete i vostri errori", come se fossimo stati noi gli insegnanti, e stava assumendo un atteggiamento sempre più rompi...
E ogni cosa nuova (uno che tirava le cose a una, una che si girava, uno che si era alzato e camminava per la classe impunito) mi dava fastidio. MOLTO fastidio. Mi innervosivo sempre più, senza poterci fare nulla... Avevo ASSOLUTO bisogno di distrarmi, assolutamente sarei esplosa colpendo il primo che mi avrebbe rivolto la parola... e avevo tanto l'impressione che questo "primo" sarebbe stata Marty.
Lo fu. Ma non esplosi...
Quello che sentivo dentro sfumò, lasciandomi vuota e sola. Ero circondata da venti persone, ma ero sola...
Sola, miserabile, incredibilmente DRIIIIN
Sola.
La classe si svuotò, in un attimo, tutto dimenticato, voci squillanti e allegre, spensieratamente STUPIDE. Frivole. Sciocche. Stupide frivole sciocche stupide, perché per loro quel voto non aveva senso... era un passo verso il baratro, 'un piccolo passo per l'uomo'... sì, ma un grande passo per il loro futuro, destinato a finire.
"Kray?" disse la vocina raddolcita di Marty. Non ebbi la forza di guardarla negli occhi, perché sapevo cosa avrei visto: e mi avrebbe solo dato il vuoto.
"Madame" disse un'altra voce, e il mio respiro si fece pesante, come una coperta d'inverno; ma il gelo mi circondò, e io volevo solo chiudere gli occhi, respirare e dirmi che era finita, che non era così, che ero dove sarei voluta essere.
Su un'isola deserta.
"Madame" disse di nuovo questa voce, quasi stanca.
Avrei voluto che non fosse stanca, ma cos'altro poteva essere?
"Cos'è successo, madame?" mi chiamò per la terza volta, ancora più dolce, ancora più buono, ancora più... e mi venne solo voglia di piangere.
Passarono anni, secoli; sperai che mi lasciassero in pace, sperai di rimanere sola come mi sentivo: almeno sarei stata meno sola, anche se teoricamente lo sarei stata di più.
Ma non potevano mollare. Non potevano lasciarmi andare, capire cosa mi passava per la testa, quale fosse il mio movente: volevo semplicemente stare sola, davanti al mondo, lasciarmi cadere nella padella senza dover stare in equilibrio sul lungo filo sospeso della vita.
"Love?" disse semplicemente Michele, e inspiegabilmente mi venne voglia di abbracciarlo. Come gli era venuto in mente!?!? Brigante!!!
"E' per latino, Kray?" variò Marty, come se Michele non esistesse; riuscì a tirarmi su. (Anche lei...)
"No; no" risposi. Ma non alzai lo sguardo, né rallegrai il tono: volevo vedere come se la sarebbero cavata...
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