30 - Compiti
C'ero rimasta secca quando Michele aveva pronunciato la parola 'compiti'. Perché non era nel contesto 'che schifo fanno i compiti', oppure 'non ti darò i compiti'. Era proprio il contrario.
"COME!?!?" gli feci, sperando che parlasse così ben chiaro anche lui; ma ripeté di nuovo, con il suo tono calmo di prima: "Segnati i compiti per la prossima volta."
Mi bloccai di nuovo. "E quando li faccio!?!?!?"
Stavo diventando isterica.
"Anche per domani, se vuoi" fece pacato Michele, dando un'occhiata a un block notes che aveva tirato fuori.
Quella frase mi fece alterare un po'. "Che vuol dire 'ANCHE PER DOMANI SE VUOI'?!?!? Non ho certo tempo da perdere dietro a cose stupide come questa!!!" mi feci valere, ma la ragione che avrei sperato illuminasse Michele non comparve... sostituita invece da una specie di amara tristezza. E così mi sentii anch'io: "Scusami..."
"Prima di aggredirmi... chiedi un po' in cosa consistono i compiti..."
Già arsa dal rimorso, non dissi nulla, per paura di... di cosa? Mi sentivo solo una stupida; avrei voluto scomparire, chiedergli di dimenticare le mie ultime parole per sempre, di tornare indietro e registrarci sopra un semplice divertito sbuffo. Ma non potevo, e lo sapevo io, e lo sapeva lui.
"Devi solo cercare le parole delle tue canzoni preferite inglesi, e cantarle" fece un Michele senz'allegria, senza guardarmi negli occhi, senza azzardare un ghigno o un sorriso.
Questo mi rese ancor più ferita.
"Mi dispiace, Michele..." mi scusai, più sommessamente e dolcemente possibile, anche se avrei voluto urlare, e urlare: 'Non fare così, ti prego!!! Sono solo una stupida ignorante deficiente rimbambita imbecille idiota che non capisce niente!!! Dimentica tutto!!! Cancella tutto!!! Non è così che doveva andare!!!!!'
Ma avevo come la gola ostruita.
"Non fa niente" mi sorrise. Poi mi si avvicinò, e mi accarezzò una guancia con dolcezza.
Lo guardai alquanto sorpresa......
"Che c'è?" mi domandò lui, con il suo solito ghigno allegro. Mi confuse non poco: era stata un'allucinazione??
"Allora, devi cercarti il testo di 'Wake Me Up When September Ends'... naturalmente sai quali sono i suoi musicisti" mi assegnò il ragazzo, pazzesco, meraviglioso.
"Le so già le parole" feci io, orgogliosa.
"Lo immaginavo... e allora sentiti queste" ribatté Michele, ancora con il suo ghigno, porgendomi un foglio con poche righe della sua sottile, elegante, stretta scrittura.
Lessi i nomi delle canzoni: c'erano autori che avevo già sentito, ma altri mi erano totalmente sconosciuti.
"Chi sono...?" cominciai a domandare, ma Michele si posò un dito sulle labbra e mi si avvicinò a sussurrarmi con tono cospiratore. O almeno supposi che dovesse farlo, per ora, perché i suoi occhi erano sfuggenti e circospetti, stretti a fessura come le labbra.
Quando le aprì ero tutt'orecchi, pronta a sentire un segretissimo segreto...
"Che ore sono?" mi sussurrò, e non potei trattenermi dal dargli uno spintone (non soltanto il secondo della giornata) dopo essere scoppiata a ridere.
"Sei proprio una sagoma!" disse LUI a ME, e risi di nuovo.
"Grazie" commentai; quanto ero felice di conoscerlo, quanto che fosse bravo nelle materie in cui facevo più schifo, quanto del fatto che fosse proprio così, Michele, e in nessun altro modo.
"Allora, come vedi sono cinque canzoni" si riprese lui, nel frattempo, dopo aver riso con la sua contagiosa risata che adoravo, anche se la sentivo raramente. "Devi ascoltarle tutte, e studiarti il testo, non m'importa se ti fanno schifo, tanto te le chiedo lo stesso... ma, ti dico una cosa: leggi prima il testo. Poi ascolta la canzone una volta, e leggi di nuovo il testo; leggilo di nuovo mentre ascolti la canzone... poi ascolta la canzone, al massimo volume che puoi, e chiudi gli occhi mentre lo fai."
Mentre lo diceva, da un falso tono professionale che aveva, i suoi occhi si chiusero, come succedeva a me quando mi lasciavo prendere dalla musica; la sua voce divenne quasi suadente, e seppi benissimo quello che sentiva dentro. Quasi mi sentii anche io così, in comunione con me stessa come solo finora la musica riusciva.
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