24 - Un originale modo di prendere appuntamento (per le ripetizioni!!!)

Premetti 'Press', con la sensazione di avere il cuore in gola: "Ehilà?".

"Ehi, quanto ci hai messo" mi disse una voce dall'altra parte, appena ebbi rilasciato il tasto.

"Ciao, Michele" sorrisi. Naturalmente lui non poteva vederlo, ma lo feci lo stesso.

"Allora... innanzitutto volevo scusarmi con te per come si sono comportati i miei amici. 'Amici', insomma...; voglio dire, sono stati davvero maleducati."

"Non è colpa tua" lo interruppi. Non volevo che si profondesse in scuse che non stavano a lui fare.

"Oh be'" sorrise Michele: era strano, sentivo che stava sorridendo. Forse anche lui sentiva se lo facevo io. "Questo lo dici tu."

"Tu non mi hai mai chiesto cose così" continuai a sostenere la sua innocenza.

"Ma sono stato io a invitarti a sederti accanto a me, e a conoscere i miei amici" insistette Michele, costringendomi a fare una pausa, prima di dire, un po' imbarazzata un po' eccitata: "Se non l'avessi fatto sarei morta per la troppa lontananza da te."

Un'altra pausa ci toccò da vicino. Era densa, densissima di attesa, e mi si rivoltava lo stomaco aspettando la sua risposta. Che fu: "Ti voglio bene, Kray."

Chiusi gli occhi, i denti sulle labbra, per godermi meglio la sensazione che si espandeva laddove prima sentivo lo stomaco rivoltarsi, e ora non c'era che un piacevole, assoluto, vuoto.

"Anche io" dissi, dolcemente, volendo disperatamente aggiungere qualcosa alla fine di quella frase. Anche un soprannome sarebbe bastato; ma non volli interrompere quel momento magico chiedendogli: 'Qual è il tuo soprannome?'; se già ripercorrevo le sei parole precedentemente spese, non immaginavo quanto me ne sarei voluta se le avessi rovinate così, per una sciocchezza simile.

Non sentivo più il silenzio pesante; era come se ci stessimo abbracciando, in quell'attimo. Il pensiero mi stordì un po'.

"Grazie" gli dissi. Non so bene perché, ma almeno lui aveva motivo di chiedermelo: "Perché?"

"Per tutto, immagino" semplificai, non volendo scendere nei dettagli. Perché una risposta, in effetti, c'era. Il problema era che avrebbe suonato come: 'Grazie di esistere', ed era... semplicemente troppo.

"Ma figurati" si sminuì lui. Era sempre così bello stare con lui, che probabilmente non poteva immaginarselo. (O forse sì? Ma certo. Chissà quante persone lo facevano sentire così... a partire dalla sua ragazza...)

Mi chiesi come cambiare discorso, ma lui mi precedette. "Allora, dimmi se ho capito bene..."

"Yeah?" domandai: non so come mi fosse venuto, ma ne risi. Anche se era la parola più ricorrente in tutte le canzoni americane (a parte le congiunzioni, o gli articoli - ma quelli non valgono...!!!) era strano usarla così.

Anche lui ridacchiò. "Volevi... ripetizioni da me?"

Un sorriso raggiante mi comparve sulla faccia, come per magia.

"Sì" tentai di dire in tono neutro, ma il tono che usai fu tutt'altro che neutro. Evidentemente Michele lo sentì, perché le sue parole seguenti furono dette sorridendo: "Quando si comincia?"

Forse era solo un'impressione, ma le sue parole erano dette con una nota di allegria.

"Non lo so" gli sorrisi; "ma credo che prima di Natale non sia possibile, e preferirei evitare di pensare alla scuola... ecco..."

Michele rise. "Fidati, non sei l'unica!"

"Non stento a crederlo...!"

"Prima dell'Epifania, all'inizio dell'anno nuovo? Si può fare?"

Per fortuna erano solo i giorni di Natale quelli della grande rimpatriata della famiglia. "Certo!" E, anche se avessero all'improvviso cominciato ad esserlo anche i primi giorni dell'anno, avrei obbligato tutti a credere alle mie parole...

"Il due? Si può fare? O è troppo presto?"

"No, no" sorrisi; anche se odiavo le persone che prima domandavano una cosa, e poi un'altra che era la domanda contraria, costreingendoti ad emettere più anidride carbonica... e poi ci si lamentava del suo aumento nell'atmosfera, no? "Si può fare" tradussi.

"Ci sentiamo dopo Natale? Ti va?"

"E come no?" gli risposi (o quasi), sorridendo da un orecchio all'altro, tanto che le guance cominciarono a farmi male.

"Ore quindici e dieci del ventisei dicembre. Attenzione, la comunicazione sta per chiudersi..."

"Okay, okay" mi affrettai a dire, mentre quello sciocco faceva il conto alla rovescia.

"... due... uno... buon viaggio!" concluse. Gli sorrisi, e chiuse.

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