18 - Boom!
Tutto sommato quei ragazzi erano simpatici. Quelli della mia classe si tennero alla larga per tutto il tempo, quasi vergognandosi di me; ma una parte degli altri, una volta che ebbero messa seduta nel mezzo, non fecero altro che interessarsi a me, dimenticando in un battibaleno il rimprovero di Michele. Forse avrebbero fatto i conti dopo; o, forse, se n'erano dimenticati davvero.
"Ma tu ce l'hai il tipo?" mi chiese uno di quelli. (Quello biondo.) E fece una faccia impertinente... (e poi diceva agli altri...) E io mi sentivo un'idiota, con l'impressione che persino i miei capelli fossero arrossiti.
Aprii la bocca, e subito la richiusi. Così mi sentii stupida il doppio; e anche il triplo, pensando che, con il numero di risposte che avevo in mente, non avrei potuto che fare così per il resto della giornata. Quasi respirassi con la bocca.
Lo feci di nuovo, come immaginavo, e quei brutti NONDICIAMOCOSA dei miei compagni si misero a ridacchiare.
"Chi, Kray Loser? Ma stai scherzando? Quella sciocca bamboccia?" commentò ridacchiando quel brutto NONDICIAMOASSOLUTAMENTECOSA di Giovanni Rutini, il più schifoso essere della Terra che si fosse mai visto; e c'era persino chi osava dire che fosse carino.
"Non mi lasci nemmeno il tempo di rispondere, ma grazie" ribattei seccamente, desiderando ardentemente di trovare qualcosa di furbissimo da dire che lo sistemasse per sempre, facendogli desiderare di essere seppellito, magari da me in persona...
No, ora chiedevo troppo. Mi bastava qualcosa che lo facesse destabilizzare, di modo che potesse cadere, come un soffio che spegnesse la canna d'una pistola fumante.
"In verità [brutto schifosissimo essere che non sei altro] preferirei tenermelo per me che dover condividere..." quasi terminai, ma venni interrotta da QUELL'IDIOTA che diceva: "Certo, come no, ma non preoccuparti, noi non ti giudicheremo per la bamboccia che sei...", in una frase FIN TROPPO ERUDITA PER IL SUO CERVELLO DI GALLINA!!!
"... I MIEI AFFARI PERSONALI CON DEI TIZI APPENA CONOSCIUTI" decisi di proseguire imperterrita!
"Oh certo certo certo" commentò Giovanni SCHIFINI, "e noi ti crediamo pure, ma non preoccuparti..."
A questo punto m'innervosii un pochino. "DI' UN PO', MA CHI TI CREDI DI ESSERE BRUTTO IDIOTA DEFICIENTE PER ANDARE IN GIRO A DARE FASTIDIO ALLA GENTE COSI'?!?!?!? MA TI PIACE PROPRIO, VERO??? PERCHE' SE NON E' COSI', ALLORA TI DO' UN CONSIGLIO: SE NON VUOI DARE FASTIDIO ALLA GENTE, NON CI ANDARE IN GIRO, NON FARTI PROPRIO VEDERE!!! VEDRAICOME NON DARAI FASTIDIO!!!!! E ALLORA TE NE VAI??? TE NE VAI, PER FAVORE????? CI FAI QUESTO PIACERE???"
Appena chiusi la gola, vi fu un silenzio di tomba. Persino i professori non avevano nulla da dire, e mi si allargò un sorriso sulla faccia pensando che forse non avevano nulla da dire solo perché la pensavano come me.
Però, un giorno si sarebbero dovuti svegliare. Così arrivò la Daretti (che stava sempre in mezzo...) e strillò anche lei: "ALLORA? CHE COS'HA COSI' DA GRIDARE, SIGNORINA IULIA??? COM'E' CHE GRIDA??? MI DICA CHE GRIDO ANCH'IO!!!"
Era davvero strano vedere come mi venisse da ridere in momenti tanto inopportuni. Non sapevo come mai, ma quella frase mi fece venire una quasi invincibile ridarella, e dovetti lottare contro tutta me stessa per concentrarmi sulla faccia terrorizzante della prof, anziché sul fatto che lei stava già gridando; e sul fatto che stavo per finire in guai assai grossi, anziché sul prendere sul serio la mia idea di rispondere gridando a mia volta. E sperai con tutte le mie forze che nessuno ridesse, intorno a me, altrimenti non avrei più risposto di me stessa.
Ma purtroppo risero. E, con mio sommo orrore, nonostante una parte di me non vi trovasse proprio niente di divertente, in quella situazione, dopo aver urlato su di un pulmino davanti a circa cinquanta persone, professori inclusi; aver dovuto affrontare un'orda di ragazzini che cercano di sembrare adulti pur non sembrando altro che bambini; aver subito una grandissima umiliazione, che continuassi a chiamarla come volevo; aver dovuto ricevere una delle domande che temevo di più al mondo; lo stare affrontando una delle professoresse che amavo di meno, e che meno si faceva amare non a caso!... nonostante tutto questo, dicevo, mi misi a ridere come un'idiota.
Davanti a tutti.
Cinquanta allievi, quattro professori, la vicepreside.
Per quanti problemi avessi, almeno in quella scuola non ne avrei mai più avuti.
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