15 - Scimmiette: magari essere quella sorda

Mi sentivo improvvisamente molto stanca...

La voce, come l'avevo definita mezz'ora prima, "melodiosa" di Chiara era un sonnifero naturale, dato a lei dalla Natura per benedire tutti i poveretti che l'ascoltavano. Un po' meno colei che voleva far ascoltare, ma gli altri poveracci sì.

A meno che non tentassero disperatamente di non ferirla. Allora sì che diventava un problema... e quello, senza che ne sapessi il motivo, era stranamente il mio caso: ma cosa mi era preso? Perché andavo in giro a fare la carità a gente che non conoscevo?

Finora avevo scoperto che Chiara aveva (se siete facilmente annoiabili vi consiglio di saltare questo paragrafo): 1) problemi in scienze e matematica, che odiava e non era mai riuscita a capire ecc ecc; 2) passione per le lingue, studiando inglese, francese e spagnolo, ecc ecc; 3) problemi per via della sua mal... giudicata lingua... (-ccia!-); 4) una madre commessa, per niente contenta del suo lavoro ma molto felice di avere una famiglia simile e che somigliava molto a Chiara; 5) un padre medico, che adorava il suo lavoro ed era non poco più alto di lei, e, per il resto, le somigliava solo per il naso (che non le piaceva per niente – anche se, devo dire, era un naso normalissimo); 6) un fratello maggiore, "Bill", di vent'anni, che andava all'università (Medicina), alto quanto il padre, appassionato del Piccolo Chimico, con il quale una volta aveva cercato di avvelenarci la sorella (-... no comment...-); 7) un gatto tutto suo, Chiocciola, bianco e marrone, maschio (-poveraccio, che nome...-), che avevano da un anno e che andava matto per gli uccellini che erano sull'albero vicino casa di Chiara, che si trovava a Rudino (dalla parte opposta di Cosetto e Castelletto – e MENO MALE!!!); 8) un gatto della famiglia, sempre spelacchiato, dal pelo nero e gli occhi marroni, che in verità girava per il quartiere e quindi era un po' di tutti; 9) un pesciolino rosso, Goldy (-ma che fantasia; che ci sarà mai da dire su un pesce? Che morirà presto? Forse si starà zitta una buona volta-), che ne aveva viste delle belle (-ma non era morto. Anche se probabilmente me ne avrebbe parlato lo stesso...), tra lo scarico del gabinetto alla gola di Chiocciola (-e non era morto lo stesso? Ne dubitavo seriamente; e non vi dico la dinamica della scena-); 10) una cotta per un tizio...

Bene, non scenderò nei particolari, poiché credo che siate stanchi persino voi, che avete sentito appena un sesto di ciò che ha detto, del fiume di parole che ha rigurgitato su di me, povera malcapitata, in circa venti minuti.

Non potei fare a meno di interromperla, per chiederle: "Quanto manca?", cercando di mascherare il mio tono mezzo addormentato, che tra un po', temevo, se non avessi fatto quella domanda, sarebbe diventato completamente addormentato.

"Non lo so" rispose brevemente, e ci credetti così poco, a quell'avverbio di modo, che volli ripetere la domanda: "Quanto manca???"

"Non lo so" ripeté allo stesso modo lei, un po' seccata, ma ricominciando lo stesso a narrare: evidentemente la sua cotta era molto più importante della mia vita.

"Lui è così bello, davvero gentile, e simpatico, incredibile, un fenomeno, bravo nello sport e nelle materie comuni, in artistica, non ho mai visto una cosa simile, non posso crederci, non ho mai incontrato uno come lui, non è possibile, è straordinario..." proseguì, e il mio cervello si staccò un attimo dal suo discorso per rimanere scioccato e dire: 'Non credevo che esistessero persone innamorate, al mondo, che si preparassero i discorsi da dire sui propri amori...'... perché era quello che pensavo: come avrebbe potuto, altrimenti, sparare quel mucchio di parole senza mettere nemmeno un punto e virgola???!!!??? Se prima avrebbe potuto entrare nel Guinness per...

Ma il mio pensiero s'interruppe. Perché, come lei faceva le domande e poi proseguiva senza saperne la risposta, decideva anche quelle che secondo lei gli ascoltatori le avrebbero posto, rispondendovi da sola. E quella risposta conteneva un nome familiare...

"... Michele Collina è così straordinario, fantastico, incredibile, gentile..." continuava infatti la ragazza, e io ci rimasi: aldilà dei pensieri 'oddio, resteremo qui tutta la notte se ripete davvero sempre le stesse cose!!!', e 'tra un po' non metterà nemmeno più le virgole se continua su questa via...', la mia mente partì, conoscendo quel nome molto bene.

Certo, i pensieri che stava formulando Chiara in quel momento erano l'espressione a parole di una stima assoluta che provavo per Michele da molto tempo... non credevo ci fossero parole migliori per definirlo, ma, esattamente quando Chiara disse: ", meraviglioso, no, non ci sono aggettivi che lo definiscono abbastanza bene" pensai la medesima cosa. Perché lei lo definiva 'amore' e io 'rispetto', 'ammirazione'? Qual era quella che si sbagliava, delle due???

Doveva essere lei... assolutamente...

Voglio dire... non mi era mai passato neanche di sfuggita, per la mente, che potessi essere innamorata di lui. Non è una cosa che si pensa subito??? Voglio dire... non avevo mai pensato a lui come... cioè, lo trovavo carino, gentile e tutto il resto, ma si poteva farne a meno? Voleva dire che le amiche non potevano dire a un amico che pensavano fosse meraviglioso, che subito dovevano esserne innamorate?

Questo ragionamento non mi piacque. In fondo, se si conosceva Michele, si doveva capire che lui era così. Lui. Era. Così. Non avrei mai potuto trovare parole migliori di quelle di Chiara, ma se lei lo definiva 'amore', come poteva accettarlo??? Come poteva?

Come...

Non capivo molto del perché mi sentivo così, del perché scorressero pensieri simili nella mia mente.

Era come se fossi sicura di non essere innamorata di lui, punto e basta.

Decisa a non avere torto, la guardai scettica. Improvvisamente, mi stava molto antipatica.


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