12 - Pronta

Mi svegliai presto.

Non avevo bisogno di guardarmi allo specchio per sapere che avevo gli occhi pesti, dato che non avevo dormito che quattro orette scarse(tte). Per cui ci passai davanti, tentando d'ignorarlo. Ma ci passai, e, pur non facendolo apposta, mi vidi: e ciò che osservai fu sorprendente, perché ero quasi carina quell'oggi. Wow, evento! Allora avrei dovuto dormire poco tutte le notti!(?)

Mi figurai trasformarmi lentamente in zombie per il poco dormire, e scacciai l'idea.

Sapendo che, tanto, avrei presto perso quelle sembianze, afferrai jeans, maglietta e felpa, e in men che non si dica (orologio alla mano) mi infilai tutto. Magari li avevo anche messi al contrario; ma non me ne importava. Ormai ero partita, e non mi sarei fermata che all'arrivo.

Mi venne in mente Hercules, e m'immaginai nell'atto di arrampicarmi sugli alberi e fin sulle cime delle montagne per raggiungere l'Olimpo.

La mia gloriosa visione fu però interrotta da FreeDay, che apparve camminando tranquilla fra le nuvole dei miei pensieri, nel corridoio della realtà. Quanto era bella! Sembrava ancor più morbida del solito. La sollevai, e notai che avevo ragione!

Le immersi la mano nel pelo, e, come le mie dita e il mio palmo esclamarono: "Che beello...", FreeDay cominciò a fare le fusa.

Contro la mia volontà (o quasi), la tenni in braccio un altro po' prima di dire: "Eh, no" Ti conosco, birbante! Vuoi per caso trattenermi qui?!?"

Quella gattina era davvero molto, ma molto furba. A volte intuiva le cose prima che le scoprissi io... (E a me stava anche bene. Mi dava solo fastidio che non le dicesse anche a me, così che potessimo ridere e/o piangere insieme.) Infatti era più furba del mio cervello. A dimostrazione di ciò mi sentii costretta a prenderla nuovamente in braccio e accarezzarla ancora...

Insomma, non avevo poi molto da fare, sarei potuta rimanere lì...

Ma arrivare in ritardo alla gita! No!!!

Ma, ripensandoci, mi scappò un sospiro. Molto lungo.

Bene, zitta ora. Concentrati. Non è da tutti i giorni andare a Firenze. Con la classe, per lo meno.

Uffa, mi hai proprio scocciata! Ora ti lascio da sola, hai rotto!! Non posso stare qui tutto il tempo ad autoconvincerti che tutto ciò ch'è stato e che sarà è fondamentalmente positivo. Non è così. Non vivi in una favola... Non hai gli uccellini che ti portano le lenzuola e ti rifanno il letto!

Mia madre lo fa, è lo stesso. E comunque non è che le favole finiscano sempre bene.

Sei solo una pazza! Parli da sola!!

Lo so benissimo. Puoi star zitta un attimo??

.

Oh, brava... ... per colpa tua mi sono dimenticata quello che volevo dire. Ma grazie.

Prego, non c'è di che.

Mi guardai male, prima di afferrare Maio e attaccarmelo intorno alla vita. Mi squadrai: come sembravo? Sembravo una scappata dal manicomio (ma solo perché li avevano chiusi). Bene: ciò significava che ero pronta.

E mi giunse un'epifania: Michele probabilmente avrebbe percorso il tragitto verso scuola con me!!! Quanto ero sciocca!?!?

Uscii in strada dandomi diverse botte in fronte. Ero così idiota! (Da non aver neanche fatto colazione. Rientrai e mi ficcai in bocca un paio di biscotti.)

"Seconda puntata" dissi, tornando in strada.

("Ma che genio" tornò la seconda me stessa.)

("Bentornata" la salutai, sorridendo persino a lei.)

Tentando di far tacere i miei pensieri, proseguii per la strada verso Cosetto saltellando. In quel momento divenni certa di sembrare una pazza; ma che m'importava? Sapevo già da tempo di esserlo.

Stavo per cantare: 'Micheleee???', realizzando che in effetti sapevo dove abitava (idiota, deficiente, cretina...)!!!, ma evitai: non era il caso.

"Madame!" esclamò una voce alle mie spalle.

Mi voltai; anche se non ce n'era bisogno, per vederlo.

"Oui?" dissi, senza riuscire a nascondere la mia sorpresa nel vederlo apparire così. Anche se non avrebbe dovuto sorprendermi: velocità e agilità sono due caratteristiche tipiche dei supereroi.

"Allons-nous?"

Come sempre, il suo francese perfetto mi ricordò quanto peccassi nel mio. Come in ogni altra lingua, d'altronde. Meno male che ero portata per la matematica - anche se alle elementari non sembrava. Non l'avrei scelta. Ma ora non capivo come potesse non piacere, perché era semplicemente ragionamento, al 1000%.

E improvvisamente mi illuminò un'idea. Un'idea coi fiocchi, perdipiù!

No, un momento. Che ne sai che è un'idea coi fiocchi?

Giusto.

"Ehi! Ma tu... sei bravo a scuola?"

Sempre una detective straordinaria. Ma, non so come, immaginavo che la risposta fosse 'sì'.

"Se così si può dire" mi 'rispose'.

"Ah, certo... ora è tutto più chiaro..." ribattei, e gli diedi una piccola gomitata. Quasi inesistente: proprio come la ricambiò lui.

"Come mai me lo chiedi?" mi domandò, sfoderando il suo sorriso bianchissimo.

"Perché, be'... ho delle insufficienze... e volevo capire se... se, insomma..." sfumò la mia frase, ma Michele, con un solo sorriso, mi fece capire che non c'era bisogno di continuarla.

"Se" concluse. Insomma, non era quello che volevo dire, ma era un modo per farmi capire che aveva capito. Capito??

Mi stavo confondendo da sola...

Sentivo che avrei potuto inciampare nelle mie stesse scarpe. Le guardai: per confermare la precisione, mi pestai uno dei lacci.

"Ehi, attenta" mi ammonì Michele, ma non ci fu bisogno della sua attenzione perché non cadessi: chissà come, trovai in me stessa dei riflessi che non credevo di avere.

"Forse è meglio che mi allacci le scarpe..." dissi-pensai, e mi chinai per mettere in atto la mia riflessione-rifessione.

"Altrimenti rischi d'inciampare prima di salire. Lo sai cosa si dice dei conduttori di autobus, no?" buttò lì Michele, con non-chalance, e mi bloccai nella mia azione per sollevare uno sguardo sbalordito.

"Come hai detto??" fece la mia voce, con altrettanto stupore.

"Non hai la gita a Firenze, oggi?" rispose la sua, mentre inclinava la testa con uno sguardo stile cane coccoloso.

Ero sollevata: almeno lui lo sapeva prima che (non) glielo dicessi: si era potuto abituare all'idea di stare lontano da me.

Probabilmente non aveva molta importanza per lui, ma almeno io avevo la coscienza pulita!

"Secondo te con sei ore di lezione potrei portarmi dietro solo questo zainetto da asilo?" ironizzò, e, nel capire, mi venne voglia di strozzarlo.

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