uno
L'autunno nel Vermont è qualcosa che, per le persone come me, è bello quasi da far male, abitare in una piccola cittadina significa essere immersi in una esplosione di colori, tanto che, in Canada, a un quarto d'ora di macchina da qui, questa meravigliosa stagione viene chiamata Estate indiana.
La via di casa inizia ad essere coperta di foglie, chiazze di colore che variano passando davanti alle diverse abitazioni, in base agli alberi dei giardini.
Come tutti i giorni, dopo aver fatto colazione, esco di casa e mi avvio verso scuola.
A metà percorso, mi fermo a casa di Evie e suono il campanello, preparandomi ad aspettare molto tempo.
Evie è la mia migliore amica, ed è talmente in ritardo nella vita che potrebbe essere usata come unità di misura del ritardo.
«Sei in ritardo di 1,5 Evie»
Mi raggiunge quasi correndo.
«Hey Ev, puntuale come sempre» dico trattenendo con scarsi risultati una risata.
«Taci che è meglio Daisy» risponde, guardandomi male, per poi intrecciare le braccia attorno a me, ricambio sentendo il suo calore, è una amica speciale, e pur con i suoi difetti, non la cambierei per nulla al mondo.
«Pronta per un nuovo fantastico giorno di scuola?!» dice con fintissimo entusiasmo.
«Non vedo l'ora» rispondo con lo stesso tono.
Le ore del mattino colano più lentamente del caramello ormai freddo. Dopo l'ultima campanella, ci ritroviamo in mensa con il nostro gruppo di amici, che ho conosciuto solo grazie al carattere socievole di Ev.
Già seduti ci sono Dolly, la festaiola del gruppo, che ha dei setosi capelli biondi che le arrivano poco sotto le spalle e uno sguardo micidiale, davanti a lei, nella parte opposta del tavolo, c'è Tina, la «mamma» del gruppo, sempre disponibile e dolce, quasi protettiva, ha degli inconfondibili capelli biondi che ricordano il colore del miele, infine vicino a Tina possiamo trovare Matt, l'unico ragazzo del gruppo, ha una massa informe di ricci castani e un'irrefrenabile passione per lo skate, che un po' stride con il suo carattere mite e tranquillo. Non potrebbe essere che così, per sopportare quattro ragazze tutti i giorni.
Li ho conosciuti quando la scuola ha organizzato una specie di festa per i Junior, i ragazzi del primo anno, così che potessero ambientarsi e fare amicizia. Io non avevo nessuna intenzione di andarci, ma Ev mi ha convinto portandomi una scatola di cioccolatini e caramelle. Appena eravamo arrivate alla festa, io, come al solito, mi ero sentita un pesce fuor d'acqua, mentre Ev si era guardata in giro per scegliere con chi fare conoscenza.
Appena aveva intercettato quelli che erano Tina e Matt, mi aveva preso per il braccio e mi aveva tirato verso di loro. Ev aveva già visto Matt al skate park, dove si divertiva ad andare per vedere i ragazzi senza maglia, che vanno su quei cosi a quattro ruote. Dopo una mezz'oretta di chiacchiere finalmente ero riuscita a sbloccarmi dalla mia timidezza congenita. scambiando due parole con Tina, scoprendo di avere due corsi insieme a lei.
Durante la festa, avevamo incontrato Dolly quando avevamo deciso di andare in bagno. Si era macchiata il top chiaro con una bibita e non riusciva a toglierla, e noi, con spirito caritatevole, avevamo passato circa un'ora con lei nel bagno, cercando di levare la macchia, senza successo.
Il gruppo si era infine formato quando eravamo tornate nella grande sala e Tina, vedendo la macchia sul top di Dolly le aveva prestato una maglietta che si era portata per precauzione, facendoci conoscere le sue doti di mamma previdente.
«Domani sera c'è una super festa, e io non me la voglio perdere, per niente al mondo, quindi preparatevi» dice Dolly eccitatissima. Sembra vivere per le feste di sabato.
«Mi dispiace ma noi non possiamo, sabato è il nostro anniversario e pensavamo di passarlo solo noi due» dice Matt guardando Tina.
Stanno insieme dalla seconda media, ormai sono qualcosa di immutabile, come, non so, i fuochi artificiali del quattro luglio, o il tacchino per il Ringraziamento.
«Io ci sto» risponde Ev.
«Dai Daisy, devi venire anche tu!» mi prega Dolly.
«Sapete che nei week end torna mia sorella e mia madre non vuole che esca» dico guardando il mio piatto. So che non è proprio una verità completa, è che non sono una amante delle feste.
«Però potresti far venire anche tua sorella» suggerisce Tina.
La guardo e poi guardo gli altri, che sono in attesa di una mia risposta.
«Va bene, ci proverò»
«Ecco quello che volevo sentire!» esclama Dolly entusiasta.
Torniamo a casa camminando per le strade della piccola città. Abitiamo in un posto dove mi sembra di conoscere tutti: la casa della signora Sommers piena di rose cresciute disordinatamente, il negozio di articoli da regalo, la gelateria, l'officina, la stazione di servizio della Texaco. Ev quasi saltella, contenta di avere un'impegno per quel fine settimana.
«Allora mi raccomando Daisy, chiedilo subito a tua madre, ok?».
«Si, tranquilla, glielo chiedo subito. Non c'è bisogno di mettermi ansia» le rispondo, davanti al suo cancello.
Ci abbracciamo e proseguo per poche centinaia di metri, le foglie di mille colori gialli, rossi e marroni, scrocchiano sotto i piedi.
Appena arrivo a casa, vado in cucina, pronta per affrontare mia madre.
«Mamma posso parlarti un attimo?»
«Certo tesoro, dimmi»
«Ecco, vedi, domani sera ci sarebbe una festa e beh, ti volevo chiedere se posso andarci. Ovviamente porto con me anche Oliv» dico tutto d'un fiato.
«Che genere di festa è?».
«Non lo so, Dolly mi ha solo domandato se mi andava di andarci, ma comunque ci sarà Olivia, e potrà riferirti tutto quello che faccio. Ti prego, mamma».
«Va bene, ma vi voglio a casa entro l'una, d'accordo?» replica fingendo uno sguardo severo.
«Si, grazie mamma» dico abbracciandola.
Passo il resto del pomeriggio sul telefono e in chiamata con Ev. In base a tutti i pettegolezzi che è riuscita a raggranellare lei, ipotizziamo quali potrebbero essere gli invitati alla festa. Ev sogna di trovare il suo principe azzurro tra le fila dei più scavezzacollo tra i giocatori di football della scuola. Io la assecondo, mi piacerebbe conoscere qualcuno, ma come al solito non mi faccio illusioni.
Chissà cosa starà facendo Oliv in questo momento, probabilmente starà passeggiando per le strade di New York in cerca di qualche capo d'alta moda o starà sorseggiando quello che secondo lei è il caffè più buono della sua vita. Dice di averlo provato solo una volta, in una piccola caffetteria di New York, ma era talmente stanca che non ha neanche badato al nome ed ora è alla disperata ricerca di quel luogo per riprovare quello splendido aroma tra le labbra e nelle narici.
Spero solo si ricordi dell'orario di partenza dell'aereo, sabato scorso per poco non ha perso il volo, solo perché aveva visto in una vetrina delle scarpe di Cristina Olew in sconto e voleva prenderle a tutti i costi, anche se tra l'apertura del negozio e partenza del volo c'erano solo venticinque minuti di differenza.
Io e Oliv non siamo sempre andate d'amore e d'accordo, da piccole litigavamo molto spesso e durante l'adolescenza di Oliv la situazione è addirittura peggiorata. Io volevo essere come lei e non avevo miglior metodo che rubarle i trucchi e i vestiti, cosa che lei non gradiva per niente.
Il nostro rapporto è migliorato molto quando è iniziata la mia adolescenza, lei ormai era quasi un'adulta. Abbiamo iniziato a parlare di più e a conoscerci meglio, ci siamo scoperte molto simili, entrambe abbiamo un debole per i film d'azione e non sopportiamo le patatine al formaggio. Rimangono però tra noi un sacco di differenze: lei ha una grande passione per la moda, mentre io è già tanto se non esco in pigiama o in tuta.
Quando si è trasferita a New York, nei primi tempi ho sofferto molto, non avevo più una persona con cui passare il tempo in casa o con cui fare battute durante la cena o semplicemente con cui parlare nel cuore della notte, preferibilmente con una tazza di tè caldo e qualche biscotto alla cannella. Fortunatamente le mie amiche sono state di grande aiuto in questo periodo «buio» e poi io ed Oliv abbiamo organizzato una lista di orari in cui possiamo sentirci e parlare con calma.
Olive ovviamente non è sempre disponibile, frequenta il college ed è al secondo anno della Fashion&Comunication, dove studia per far sì che il suo sogno diventi realtà, ossia creare una linea di moda tutta sua. Chissà quante hanno il suo stesso sogno, ma lei al posto di stare a disegnare abiti sul bordo dei quaderni, ha scelto di studiare sodo per capire come va il mondo della moda e della comunicazione, ed avere qualche chance in più.
Verso l'ora di pranzo arriva Oliv, che ci intrattiene con tutte le nuove cose che ha imparato ed i posti che ha visto. Quando la sento parlare in maniera così entusiasta, capisco quanto siamo diverse e quanto avevo ragione quando volevo essere lei, anche solo con un vestito o un trucco.
Dopo pranzo, andiamo al piano di sopra ed è lei che cerca di estorcermi qualche novità della mia esistenza. Spera sempre che le dia notizie interessanti sulle mie relazioni, ma tutte le volte la deludo. Allora inizio a parlarle dei programmi per la serata.
«Allora, devo dirti una cosa, però devi promettermi che ci penserai, okay?»
«Va bene, dimmi pure»
«Stasera c'è una festa, a cui vorrei andare. Però posso farlo solo se ci sei tu» la guardo un po' di sottecchi per capire la sua reazione, «quindi... Potresti venire?»
«Per stare in mezzo a dei liceali ubriachi?» risponde sdegnosa.
«E dai! Fino a qualche mese fa, anche tu eri una liceale!».
Il tempo che passa a pensarci su, teatralmente in posa con l'indice che batte sul mento, mi dilania.
«Va bene, ma solo perché non voglio passare la serata a guardare i soliti film lagnosi con mamma».
«Grazie grazie grazie!» le salto al collo, facendo finta di non aver sentito che la mia idea è semplicemente l'alternativa meno terribile ad un film lagnoso con mamma.
«Ringraziami dopo, hai già deciso cosa metterti?».
«Pensavo a dei jeans e alla camicetta che mi ha regalato Ev, per il compleanno».
«Farò finta di non aver sentito, ora vieni con me, che ti presto qualcosa di più adatto» ridacchia, andando in camera sua a recuperare dei vestiti.
«Provati questa gonna con queste calze» ordina, lanciandomi i vestiti.
Li guardo e poi guardo lei.
«Dai forza» mi sprona Oliv.
Me li infilo, dubbiosa. Lei inizia a farmi provare una serie di top attillati dalle scollature vertiginose. Per mia grande sfortuna, il suo seno è decisamente più prosperoso del mio, ne consegue che la maggior parte dei top che mi propone mi stanno larghi.
Dopo un tempo che mi pare infinito, passato a provare tutta la sua collezione di top, alla fine ne troviamo uno lilla con i bottoncini sul davanti.
«Ora si che puoi andare alla festa» dice soddisfatta, sorridendomi.
Mi guardo allo specchio e non riesco a trattenere un sorriso.
«Wow».
«Dovresti vestirti più spesso in questo modo, staresti davvero bene».
«Mh vedremo» le rispondo, purtroppo non ho il carattere adatto a portare addosso certi capi d'abbigliamento tutti i giorni.
Dopo essersi cambiata con molta più decisione di me, Oliv inizia a truccarmi, per poi passare a sé stessa.
Di nuovo mi guardo allo specchio e stento a riconoscermi. Anche per andare a scuola mi trucco, ma mi sono sempre fermata al fondotinta e un po' di mascara. Oliv invece mi ha fatto un trucco completo, ed è mozzafiato.
«Dovrei farmi truccare più spesso da lei» penso, ma poi mi ricordo che lei sta facendo il college a centinaia di chilometri da qui.
Il suono del clacson ci avvisa che Dolly ed Ev sono arrivate.
Io e Oliv scendiamo di sotto e dopo aver salutato i nostri genitori usciamo di casa per dirigerci verso la macchina di Ev, è stato il regalo di Natale dell'anno scorso, ma per come la tratta lei sembra nuova. Costringe suo padre a portarla a lavare ogni settimana, con qualsiasi tempo.
Appena entriamo in auto ci accoglie la familiare voce degli Onerepublic, la band preferita di Ev, dalla seconda media non ascolta altro, una volta mi ha perfino 'obbligata', con mio grande piacere, ad andare ad uno dei loro concerti. Quello è stato uno dei giorni più felici della mia vita.
Oliv sembra quasi più 'liceale' di noi, e pensare che non voleva nemmeno venire.
Ev e Dolly si girano verso di me e mi guardano, stanno ridendo sotto i baffi mentre analizzano il mio outfit ed il mio makeup, inusuale.
«Ho fatto un bel lavoro, eh?» interviene mia sorella.
«Ci mancava poco che non la riconoscessi» dice Dolly con il suo solito tatto.
«Sei fantastica» dice Ev sorridendomi, al netto delle battute, avverto nelle mie amiche una sorta di felicità, per come sono ora.
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