sedici

Davanti a noi c'è uno spiazzo allestito con vari stand, giochi e giostre.
«Cosa vuoi fare per primo?» chiede Aidan guardandomi.
«Possiamo andare alla pesca?»
Lui annuisce e ci dirigiamo verso lo stand.
La pesca consiste nel «pescare» con una specie di canna un oggetto, in questo caso un cigno di plastica, che è contrassegnato con un numero, e a quel numero corrispondono una serie di premi.
Non faccio in tempo a tirare fuori il portafoglio che Aidan ha già pagato per me.
Gli lancio un'occhiata storta e lui mi guarda come se non avesse fatto niente.
Prendo la canna che mi porge il proprietario dello stand e pesco un cigno azzurro, sotto di esso c'è scritto il numero 265.
Il proprietario mi fa vedere i vari premi che posso prendere e alla fine scelgo un peluche a forma di stella.
«Grazie» dico non appena mi passa il peluches.
Lui mi fa un cenno con la testa e poi passa al cliente successivo.
Alzando lo sguardo trovo Aidan che mi osserva sorridendo.
«Non ho mai visto nessuno emozionarsi così per un peluche, a parte il mio fratellino».
«Bhe allora io e tuo fratello andremo molto d'accordo».
Lui sorride e poi scuote la testa.
«Ora tocca a te scegliere, dove vuoi andare?» chiedo.
«Vieni con me» dice dirigendosi verso il centro del lunapark.
Ci fermiamo davanti ad uno stand che funziona in modo analogo alla pesca, però per vincere un premio devi buttare giù le lattine con dei fucili, ovviamente finti.
«Vuoi dimostrarmi quanto sei forte?»chiedo cercando di distrarlo.
«Forse» risponde dopo averci pensato un po'.
La mia strategia ha funzionato e così sono riuscita a pagare io. Appena lo nota mi lancia lo stesso sguardo che gli avevo fatto io ed ovviamente io reagisco come lui.
Dopo aver tirato giù tutte le lattine il proprietario gli chiede quale premio preferisce.
«Daisy, scegli tu» mi incoraggia lui.
Stupita della sua gentilezza, scelgo un orsacchiotto di media dimensione.
Il proprietario ci sorride e poi ci passa l'orsacchiotto.
«Questo è per il tuo fratellino» dico non appena l'orso è tra le mie mani.
«Non c'è bisogno, puoi tenerlo tu» dice lui sorridendo.
«Mi hai detto che gli piacciono i peluche, quindi questo è per lui».
Ci facciamo attirare dai vari giochi presenti ed infine ci fermiamo davanti ad uno stand di cibo. Io prendo una porzione enorme di zucchero filato mentre lui prende un cookies grande quanto la mia faccia.
«Ne vuoi un po'?» chiediamo all'unisono.
Ridiamo e poi ognuno prende un pezzo del dolce dell'altro.
«Questo cookies è la fine del mondo» dico chiudendo gli occhi.

Non faccio in tempo a finire il dolce che mi prende il polso, trascinandomi verso il centro della festa dove è situata la ruota panoramica. Non è molto grande ed ha solo pochi posti, ma è comunque molto confortevole.
Dopo aver fatto la coda finalmente riusciamo a sederci in una delle cabine. Ci sediamo uno di fronte all'altro.
«Ti piace molto, non è vero?» chiede Aidan vedendomi così felice.
«È sempre stata una delle mie giostre preferite» confesso guardandolo negli occhi.
Lui sorride e poi guarda il panorama.
«Quando ero piccola ci venivo sempre con mia nonna, adoravo i colori e l'aria zuccherata di questo posto. Sai a lei non piacevano molto le altezze, ma veniva comunque sulla ruota panoramica con me».
«Deve essere fantastica».
«Già... lo era, ci ha lasciato quando avevo quattordici anni».
«Scusa, non volevo...».
«Non fa niente, non lo sapevi, e comunque sarebbe molto felice di vedermi qui con un ragazzo, visto che negli ultimi tempi le parlavo solo del fatto che sarei restata da sola a vita» dico cercando di alleggerire l'atmosfera.
«Non credo sarebbe successo, sei così chiacchierina e loquace con le persone che incontri che sicuramente avresti trovato qualcuno».
«Parla quello» dico per poi scoppiare a ridere insieme ad Aidan.
Appena arriviamo in alto la giostra si ferma per qualche secondo, giusto il tempo di fare qualche foto al panorama visto dall'alto.
Dopo aver scattato alcune foto, mi metto a guardarle e mi accorgo che Aidan sta ancora scattando.
«Mi fai le foto?» chiedo guardandolo.
«Volevo immortalare il tuo sguardo» risponde passandomi il suo telefono.
«Sembro una bambina in un negozio di caramelle» dico ridacchiando.
«Sei bellissima» aggiunge lui.
Sorrido e arrossisco nello stesso momento.

«Hey Aidan» dice una voce alle nostre spalle, una volta scesi dalla giostra.
Entrambi ci giriamo.
«Ciao Trant» risponde dandogli una pacca sulla spalla.
«Chi è la signorina?» chiede guardandomi.
«Daisy lui è Trant, Trant lei è Daisy» comunica Aidan presentandoci.
«È un piacere conoscerti» dichiara per poi fingere un'inchino.
«Il piacere è mio» dico ridacchiando.
«Che ci fai da queste parti?» chiede Aidan al suo amico.
«Non avevo niente da fare e allora sono passato di qua» risponde guardandosi intorno.
«Non stai cercando Ashley, vero?» .
«Cosa te lo fa pensare?» Chiede il ragazzo riportando lo sguardo su Aidan.
«Forse dal modo in cui ti guardi intorno».
«Voi l'avete vista?» Domanda supplicando.
«No, e fammi un favore vai a casa» dichiara Aidan dandogli una pacca sulla spalla.
Il ragazzo annuisce e poi ci saluta.
«Chi è questa Ashley?» chiedo curiosa.
«La sua ex».
«Ah, è stata lei a lasciarlo?».
«Già. Ormai sono quasi sei mesi che si sono lasciati, dovrebbe provare a dimenticarla».
«Mi spiace» dico, poi una domanda mi sale da dentro senza che possa fermarla, "Viene a scuola con te e Jason?».
«Si, è anche nella squadra di football».
«C'era anche lui quella sera?».
Vedo i suoi lineamenti irrigidirsi.
«Si».
«L'ha lasciato per quello?».
«Pensavo ne avessimo già parlato».
«In realtà tu non mi hai detto niente» dico fermandomi per guardarlo dritto negli occhi.
«Perché non è importante» cerca di giustificarsi lui.
«Ah si?! Non è importante che tu e i tuoi amici vi divertiate a distruggere delle auto?»
«Daisy tu non capisci...».
«E allora spiegami, sono qui per questo. Mi basta una sola ragione sensata e poi ti lascerò in pace».
«Io- io non posso».
Mi lascia un sacco di amaro in bocca, questa sua risposta. Altre ragazze hanno addirittura scelto di non vedere più quei ragazzi, a causa di quel passatempo.
«Riportami a casa Aidan» dico con tono serio e gli occhi lucidi.

A pochi passi dalla macchina sento la tasca destra dei miei pantaloni. Forse l'universo c'è l'ha con me, oltre ad aver litigato con Aidan ora dovrò anche subirmi le urla di mia madre.
«Ciao mamma... Sono al lunapark... Si sto tornando... Si lo so, non devo lasciare il telefono in silenzioso... Okay, si ci vediamo dopo. Ciao»
Lui è di fianco a me, ha sentito tutto, sento dentro di me una punta di vergogna.
«Possiamo andare» dico vedendo che si è fermato e mi guarda.
«Si» mormora per poi seguirmi verso la macchina.
Tutto il ritorno lo passiamo nel silenzio più completo, scendo mormorando un «ciao» che lui ricambia in un tono neutro.
Non faccio neanche in tempo ad entrare in casa che mia madre mi aggredisce.
«Hai idea di quanto mi hai fatto preoccupare?! No che non c'è l'hai, pensi solo ai tuoi comodi e a divertirti!».
«Mamma, ero semplicemente alla festa-».
«Devi capire che non puoi fare quello che vuoi, e che devi avvertire se fai tardi! Tu non sai cosa ho immaginato quando non ti ho più visto tornare. Ho pensato ti fossi fatta male, ti avessero rapito oppure fatto del male e poi scopro che eri ad uno stupido lunapark. Quel telefonino te l'abbiamo preso per qualcosa, non per farti le foto e starci attaccata tutto il giorno. D'ora in poi te lo scordi di uscire!».
Non resisto, sarà per il fatto che sono arrabbiata con Aidan e che per mia madre sono ancora una bambina ma finalmente trovo il coraggio di dirle in faccia tutto quello che penso.
«Perché con me ti comporti così mentre con Oliv non fai mai storie?!» dico dopo averla fatta sfogare.
«Tu e Oliv non siete uguali! Tu sei fragile, non voglio che qualcuno ti faccia del male» dice lei con gli occhi lucidi.
«Mamma io non sono fragile, e prima o poi dovrò fare qualche esperienza, anche se negativa...».
«Lo so, ma è difficile. Dopo di te non dovrò occuparmi più di nessuno, non avrò qualcuno a cui dire di mettersi la giacca perché fa freddo o ricordargli che non deve parlare con gli sconosciuti. So che non devo tapparti le ali per le mie paure, ma è difficile» mormora asciugandosi le lacrime con le maniche.
«Non pensavo ti sentissi così» dico con gli occhi lucidi.
«Neanche io pensavo ti sentissi così» dichiara per poi avvicinarsi e abbracciarmi.
«Forse dovremmo cominciare da capo» dice passandomi una mano tra i capelli.
Io annuisco sprofondando il mio viso nel suo collo.
Quando ci stacchiamo entrambe abbiamo gli occhi gonfi e rossi ma siamo felici, finalmente abbiamo parlato.
Dopo cena, ci mettiamo tutti e tre sul divano e guardiamo un film divertente.
Prima di andare a letto controllo il telefono.
Aidan: Hey
Leggo il messaggio ma non rispondo, non ho nessuna voglia di sentirlo in questo momento.
Aidan: A mio fratello è piaciuto molto il peluche
Se il suo intento è quello di intenerirmi per farmi tornare sui miei passi, beh non sta funzionando, anzi mi fa arrabbiare ancora di più il fatto che tiri in mezzo suo fratello solo per i suoi comodi.
Eppure scorro il suo profilo instagram, e le foto di lui nella pagina della squadra di football Poi verso l'una crollo.

Al mattino mi sveglio stanca e triste, per tutta la notte ho pensato ad Aidan e a quello che avrebbe potuto combinare se quella sera non li avessi interrotti.
«Tutto bene tesoro?» chiede mio padre non appena arrivo in cucina.
«Si».
«Non si direbbe, sembra che tu non abbia dormito per giorni».
«Grazie» rispondo lanciandogli un'occhiata torva.
«Hey tesoro non fraintendermi tu sei sempre bellissima ma non sei...».
«Credo abbia capito, caro. È successo qualcosa?» chiede mia madre interrompendo mio padre.
«No».
Fortunatamente mi arriva una chiamata di Ev e quindi posso evitare altre domande da parte dei miei genitori.
«Com'è andata ieri?» chiede in modo malizioso.
«Non troppo bene»
«Perché?» chiede curiosa.
«Gli ho chiesto di nuovo perché anche lui stava prendendo a mazzate quell'auto e non mi ha risposto» mormoro uscendo dalla porta.
«Qui c'è qualcosa sotto».
«Lo dico anche io, ma non so cosa».
«Come ti è sembrato quando gli hai fatto la domanda?».
«Non saprei... teso, arrabbiato, triste».
«E tu pensi che lui l'abbia fatto per divertirsi o per altre ragioni? Pensi ci sia qualcosa sotto?».
«Non lo so... non so più che pensare».
«È proprio una situazione del cazzo».
«Già».

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