quattro
Mentre faccio colazione, dalla cucina, arriva mio padre con il giornale in una mano e una tazza di caffè nell'altra.
«Ciao tesoro, quelli sono nuovi?» chiede, indicando i vestiti.
«Uh questi, si sono nuovi. Li ho presi con Oliv ieri».
«Non mi avete ripulito la carta di credito, spero».
«Ehm, giuro non lo so, ha fatto tutto lei».
Sospira, poi si mette a leggere il giornale, sorseggiando ogni tanto il caffè.
Finite le lezioni a metà pomeriggio io, Ev e Tina ci avviamo verso la nostra tavola calda preferita.
L'esterno è un classico edificio di mattoni a tre piani, reso particolare da delle decorazioni a neon vicine all'ingresso, la tavola calda fa angolo e la vista è piacevole.
L'interno è molto accogliente, sia per via delle luci soffuse, sia per l'arredamento semplice e famigliare.
Subito davanti all'ingresso c'è il bancone, dove sono posizionati vari sgabelli imbottiti, le lavagnette sparse dietro al bancone segnalano i piatti principali e la specialità del giorno, che in questo caso sono gli waffle con sciroppo d'acero e una spolverata di cannella.
Superiamo il bancone, salutando Endie, il proprietario, e ci dirigiamo verso il nostro solito tavolo, uno dei tanti con le «panchine» imbottite color rosso, che si affaccia sulla vetrata d'angolo che da sulla strada.
«Allora com'è andata sabato?» chiede Tina mentre sfoglia il menù, già letto centinaia di volte. Lo fa semplicemente per non sembrare smaniosa di sapere della nostra serata.
«Ci siamo divertite un sacco fino a che la signorina qui presente, non ha deciso di farci venire un attacco di panico» dice Ev guardandomi.
«Hey, io stavo solo facendo due passi».
«Si, certo, e perché quando sei tornata sembrava avessi pianto?».
«Daisy cos'è successo?» chiede Tina preoccupata.
«Ma niente, mi era andato qualcosa in un occhio».
«Farò finta di crederci» risponde Ev con sufficienza.
Nel frattempo ci raggiunge Ella, la cameriera.
«Ciao ragazze, cosa posso portarvi?».
«Tre piatti del giorno grazie» risponde Ev conoscendo i nostri gusti.
«Perfetto» dice con un sorriso per poi allontanarsi.
«Il tuo sabato sera, invece, com'è andato?» chiedo io a Tina.
Subito le si illuminano gli occhi e con aria sognante risponde «È andato tutto benissimo, prima siamo andati a vedere una cascata e poi mi ha portata a mangiare fuori».
«Che cosa dolce» dico trasognata.
«Già, da diabete» conferma Ev.
«Voglio proprio vedere quel povero essere che ti prenderà» dice Tina ridendo.
«Beh quel povero essere, come dici tu, sarà l'uomo più fortunato di tutto l'universo, non è vero, Daisy?» chiede guardandomi. Si aspetta che la assecondi nel nutrire la sua autostima.
«Certo, il più fortunato» rispondo trattenendo una risata.
«Siete insopportabili» mormora Ev, alzando lo sguardo al cielo.
Dopo aver finito di mangiare, decidiamo di accompagnare Tina allo skate park dove si allena Matt. In realtà non è proprio uno skate park, è più un vecchio campo da basket in cui sono state montate alcune rampe da dei ragazzi fanatici della tavoletta con le ruote, ci sono persino due vecchi corrimano imbullonati a terra per fare i 'trick'.
«Wow guarda quanti bei ragazzi!»
Sono sempre quelli, eppure Ev tutte le volte si scalda nel vederli fare le evoluzioni con le magliette che si alzano lasciando intravedere il fisico. Sta già scegliendo la sua vittima con lo sguardo.
«Ev, cerca di contenerti» mormora Tina.
Tuttavia, Ev ha ragione, ci sono un sacco di ragazzi molto carini.
Uno di loro incontra il mio sguardo e sorride. Subito volgo il mio sguardo davanti a me e prego che nessuna delle mie amiche se ne sia accorta.
«Guarda guarda chi fa conquiste» dice Ev con lo sguardo da sicuramente-scoperete-entro-sera.
«Mi ha a mala pena guardata» dico, sperando finisca lì.
«Beh ma ha sorriso, scommetto che verrà a parlarti» dice mentre lo fissa. Prego perché non faccia gesti di invito, odio quando cerca di piazzarmi a qualcuno.
«Okay va bene, ma ora smettila di fissarlo» dico cercando di farla guardare verso di me.
«Tranquilla tesoro, lui è tutto tuo»
Per fortuna Matt si avvicina a noi e dopo aver baciato Tina ci saluta.
«Ok, tutte le volte mi rispondete di no ma ci provo lo stesso: volete fare un giro?» chiede lui indicandoci lo skate.
«Intendi con lo skate? Grazie ma ci tengo alla mia dignità» risponde subito Ev.
Sto per rifiutare anche io, quando il ragazzo di prima si avvicina a noi.
«Hey, se vuoi provare ti aiuto io» dice con un sorriso smagliante.
Non ho neanche il tempo di rispondergli che Ev subito mi butta in pasto al mio destino.
«Certo che vuole provare, forza Daisy, vai a provare! Vai a provare con questo bel ragazzo!».
Lui mi guarda e dopo aver direzionato il mio sguardo altrove, tipo all'altezza delle sue spalle, annuisco. Se avessi continuato a guardarlo negli occhi, probabilmente non sarei riuscita a seguirlo, mentre si spostava verso una rampa.
«Mi chiamo Jace, tu?».
«Daisy» dico guardandomi i piedi.
«Sei mai andata sullo skate?».
«Ehm no» dico io con le guance ormai indistinguibili da un lampone.
«Tranquilla non è difficile, e poi ci sono io ad aiutarti».
Sposto lo sguardo dai miei piedi al suo viso, e vedo che sorride, così sorrido anche io.
Mi fa salire sullo skateboard e subito rischio di cadere, così mi aggrappo alle sue spalle.
«Tranquilla» dice sorridendo «non ti farò cadere».
«Lo spero» dico io senza riflettere. Scorgo Tina con gli occhi già a cuoricino per noi, Ev ridacchia. Maledette.
«Grazie per la fiducia» dice fallendo nel trattenere una risata, e io lo seguo a ruota.
Dalle nostre parti, in questi giorni verso le sei e mezza di sera la luce inizia a diminuire e con la luce diminuisce anche il calore. il Vermont è bello ma non è propriamente caldo. Saluto quell'anima pia di Jace che mi ha fatto da tutor e torniamo a casa, anche perché i miei genitori ci tengono che io sia sempre puntuale per l'ora di cena. Dopo aver salutato Tina e Matt, io ed Ev ci dirigiamo verso la macchina.
Dopo cena mi telefona Oliv.
«Hey sorellina come va?».
«Hey tutto bene, tu?».
«Io sto una favola, ti ricordi il ragazzo del cinema, Jason?».
«Si, perché?».
«Ci siamo scritti, e mi ha chiesto se quando torno mi può portare fuori a mangiare».
«E tu cosa gli hai detto?».
«Ovviamente gli ho detto di sì, ma hai visto quanto è carino?! E poi è molto simpatico».
«E questo da cosa l'hai capito? Dai tre messaggi che vi siete scambiati?» le chiedo con un tono che mi rendo conto essere piuttosto infastidito.
«Qualcuno qui è di cattivo umore».
«Scusa, ma lo conosci appena».
«Tranquilla, so badare a me stessa, sorellina».
«Va bene, al college come va?».
«Bene, oggi ho dato un esame».
«Com'è andato?».
«Sai che non mi piace sbilanciarmi, ma credo che sia andato abbastanza bene».
«Ne sono felice, ora scusami, ma la mamma mi sta chiamando»
«Ciao e buona fortuna!» conclude ridendo.
Fortunatamente oggi la scuola organizza una giornata in cui tutti i club e gruppi sportivi espongono quello che hanno fatto durante l'anno o fanno delle gare tra di loro. La mia timidezza mi porta a non essere iscritta a nulla o quasi, quindi in sostanza, oggi non farò niente.
Come prima cosa io, Ev e Dolly andiamo dal club di cucina, così da poter sgraffignare qualche delizia, poi facciamo un salto al club di teatro, dove Ev e Dolly mi abbandonano, per andare a vedere il gruppo di pallanuoto.
Ho sempre adorato il teatro, per questo decido di restare e godermi tutto lo spettacolo, anche se dei ragazzi in soli slippini e tutti bagnati non mi dispiacerebbero affatto.
Appena finito lo spettacolo, tra l'altro bellissimo, mando un messaggio a Ev e le raggiungo sul campo da football.
«I nuotatori non erano abbastanza carini?» chiedo salendo le gradinate, per poi sedermi vicino a loro.
«Oh avresti dovuto vederli, ce n'erano due per cui mi sarei buttata sotto un treno, se solo me l'avessero chiesto! Quei pettorali enormi!» risponde Dolly mordendosi un labbro.
«Eh allora perché siete qui?»
«Perché la partita è durata poco perché dovevano lasciare il posto alle ragazze del nuoto sincronizzato».
«Che peccato».
«Puoi dirlo forte. Ma almeno ci sono sempre i giocatori di football» dice Dolly, indicando il campo dove i ragazzi urlano, si strattonano e si prendo a cascate nel petto.
«Venerdì sera ci sarà una partita contro quelli del Montgomery, voi ci siete?» chiede Ev facendoci vedere il calendario delle partite.
«Certo che ci sono, quelli del Montgomery hanno una certa fama, non so se mi spiego!».
«In che senso?» chiedo ingenuamente.
«Beh mia piccola Daisy, quei ragazzi oltre ad essere molto bravi nello sport e dei fighi notevoli, hanno una certa fama a letto. Ti è più chiaro così?» domanda Dolly.
«In che senso a let-» mentre sto dicendo queste parole mi rendo conto del loro significato ed arrossisco all'istante.
«E tu come lo sai?» chiede curiosa Ev.
«Beh, ho fatto un po' di scouting» dice soddisfatta.
«Okay Miss mi faccio chiunque respiri, ritorniamo alla domanda iniziale, tu Daisy ci sei alla partita?» domanda Ev rivolgendosi verso di me.
«Non lo so, mia madre non era molto felice quando io ed Oliv siamo tornate tardi, non credo mi faccia uscire senza fare storie» dico, pescando la prima scusa che mi passa per la testa, ma in fondo non è nemmeno male.
Voglio bene alle mie amiche, ma una partita di football è l'ultimo posto dove vorrei andare, soprattutto se corro il rischio di incontrare quei due.
«Potresti dirle che vieni da me a studiare e poi casualmente resti anche a dormire. Tua madre mi adora, sicuramente accetterà» suggerisce Ev sorridendo.
«Mh non lo so, e poi sabato arriva Oliv, comunque proverò a chiedere, ma non aspettatevi nulla».
Lo dico solo per evitare che le mie amiche si inventino nuovi piani per farmi andare con loro.
Nel pomeriggio torno a casa da sola, visto che Ev deve andare a fare delle commissioni, per sua madre.
Lungo la strada non incontro nessuno, se non qualche macchina, così decido di chiamare Oliv per tenermi compagnia e anche per chiederle consiglio su cosa fare venerdì.
«Ciao sorellina, come va?».
«Tutto bene, tu come stai?».
«Benissimo, oggi abbiamo iniziato un nuovo laboratorio e devo creare tre capi di una mia ipotetica linea di moda, sono eccitatissima all'idea».
«Wow sembra bellissimo!».
«Già, ma ora dimmi, qual è il vero motivo della chiamata?».
«Non posso voler sentire la mia sorellona?».
«Mh fammici pensare... no».
«Okay beh volevo sapere la tua opinione su una cosa».
«Spara».
«Venerdì c'è una partita di football e non sono sicura di volerci andare».
«Perché non dovresti andarci? Se c'è una cosa che mi manca del liceo sono le partite di Football, adoravo fare il tifo e commentare i giocatori. Qui non hanno nemmeno la squadra di football, solo basket, basket, basket».
«Tu la fai semplice, non è un problema per te stare in mezzo ad un sacco di persone che non conosci e poi boh, non lo so, non credo di riuscirci».
«Daisy, io ti voglio un sacco di bene e questo tu lo sai, ma se non ci vai ti giuro che prendo l'aereo di venerdì pomeriggio e ti ci porto a calci a quella partita, ci siamo capite?».
«Va bene». Sussurro controvoglia.
«Perfetto. Ora scusami ma devo andare, Anna non riesce a fissare la stoffa sul manichino, ah un giorno di questi dovranno farmi santa».
«Ciao» la saluto per poi mettere il telefono in tasca.
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