Your Girlfriend's Face


So I've taken an Avada out on you
I have hired a Dementor to do what they do
He will do his best to do his worst
After he's kissed up your girlfriend first


I said he'll do his worst
To your girlfriend first

'Cause I've hired a Dementor for her too
For stealing my Potty and making me blue
He'll have to hose off Grimmauld place
After a kiss on your girlfriend's face

I want the whole bloody place
Wet with your girlfriend's face

So I've taken a Crucio out on y'all
For making me feel infinitely small
In the evenings I devise your death
Being buried alive on magic meth

Scarhead, I'd give you death
By, by, by magic meth

(The Magnetic Fields – Your Girlfriend's Face, modificata dalla sottoscritta)


Harry mantenne lo sguardo su Malfoy e si aggiustò lentamente contro lo schienale della poltrona. Gli sembrava che il macigno di pietra sopra il suo petto si fosse sollevato quel tanto che bastava da consentirgli di riprendere a respirare. Parallelamente, una diversa sensazione di disagio gli si riversò da qualche parte tra lo stomaco e la gola.

"Certo che mi ricordo," rispose. "Non credo che potrò mai dimenticare nessun dettaglio della notte in cui è morta una delle persone a cui abbia tenuto di più nella mia vita," il tono della voce colmo di amarezza.

"E' passato tanto tempo... Non è più così terribile ripensarci." Poté percepire l'imbarazzo zampettare sotto la pelle di Malfoy e tingergli le guance. La sua indole coraggiosa e istintiva, tuttavia, lo spinse a proseguire.

"Forse per te," asserì, laconico. "Ma credo comunque che faremo meglio a chiarire il prima possibile, visto che avrò bisogno di lavorare con te nelle prossime settimane e non mi va per niente di doverlo fare in un'atmosfera ancora più tesa della solita."

L'elefante invisibile iniziò a dimenarsi piano in un angolo dell'ufficio, avvicinandosi a piccoli passi. Draco fece del suo meglio per mostrarsi calmo e disinteressato, in contrasto con la presa ferrea della sua mano destra sullo schienale della poltroncina. Preferì non dire nulla, non sicuro di potersi fidare della sua voce in quel momento. Potter inspirò a fondo, si alzò e continuò il discorso, colmando cautamente un po' della distanza fra loro.

"So che sei stato costretto e so che, per quanto tu fossi fedele a tuo padre, non avresti mai avuto il coraggio di uccidere, davvero. Questo è già stato chiarito al processo."

"Gli sono ancora fedele," puntualizzò Malfoy, categorico.

"Va bene, ma non hai mai seriamente creduto nelle loro idee, quelle dei Mangiamort-"

"Certo che credevo nelle loro idee! E credo ancora che alcune di esse fossero legittime!" Stava iniziando a perdere il controllo e a cedere a una rabbia istintiva, provocata dal timore di dover aggredire a muso duro chiunque gli rifilasse quella predica.

Harry rimase in silenzio per qualche attimo, sentendo un principio di ira ribollire dentro di sé.

"Non è vero! Alcune, hai detto bene, non tutte! Ti ho visto quando eri sulla torre, ti ho visto quando piangevi, quando sei... Quando eri con me, dopo."

Il velo rosato sul volto di Draco si era ormai scurito in una tonalità di rosa acceso, mentre gli occhi rimanevano fissi su una sezione dello spesso tappeto a frange che ornava il parquet. Tante, troppe immagini gli stavano pervadendo la mente; lui improvvisamente, come allora, così vulnerabile. Il corridoio buio della torre, fiondarsi giù da una scalinata, il calpestìo ritmico e veloce delle sue suole sui gradini di pietra umidi. Panico, tanto panico. Tachicardia. Non sapere dove andare. Sentire i passi tumultuosi di Rowle e Carrow dietro di lui, poco distanti, con crescente terrore. Una voce urla il suo nome, anzi il suo cognome, il cuore che balza fino in gola, lo sente, è incredibilmente doloroso. La paura causa male fisico, chi l'avrebbe mai detto.

"Malfoy! Muoviti e ti ammazzo, lo giuro!" La voce di Potter era roca e sconvolta dalla rabbia, tanto da suonare più simile a un ruggito. Draco scattò verso la figura del ragazzo che si stagliava di fronte a lui e che gli teneva la bacchetta puntata contro. Lo riconosceva chiaramente, nonostante la vista appannata dalle lacrime.

"Aiutami!" gridò, fuori di sé, il suo corpo ormai impossessato dal panico.

"A morire, volentieri!"

"No, sul serio. Ti prego, sono dietro di me...Aiutami!"

"Ch... STUPEFICIUM!" Un lampo di luce scaturì dalla bacchetta di Potter e un tonfo sordo echeggiò nell'andito. Si sentì afferrare per un braccio e strattonare precipitosamente. "Sbrigati." La statua di una vecchia strega orba, una parola d'ordine, un passaggio nascosto nel muro e nell'arco di pochi secondi si ritrovarono addossati a una parete di pietra, nel buio. Il suo stato di shock, aggiunto all'imbarazzo e all'incertezza di come agire gli impedivano di ordinare quanto appena accaduto in un piano logico. Tentò di recuperare il respiro e calmare i singhiozzi, ormai scemati in flebili, ritimici gemiti.

"Non posso restare qui," mormorò Potter, evitando il suo sguardo. I suoi occhi erano fermi, gelidi. "Devo andare a informare gli altri." Ci fu un momento di silenzio, prima che sbottasse. "Tu lo sapevi! Tu... Dovevi ucciderlo! Sei un Mangiamorte! Mi fai schifo, Malfoy! Tu... Piton! Avrei dovuto capirlo anni fa! Sono un imbecille!" Le sue dita corsero freneticamente tra i capelli, le palpebre serrate e il volto torvo. In un ultimo impeto di rabbia, lo afferrò per il bavero con entrambe le mani e lo scosse vigorosamente. Draco lo lasciò fare, finché le scrollate non diminuirono progressivamente per ridursi a un debole ondeggiamento. Infine, un singulto improvviso lo spinse a lanciargli un'occhiata per sorprendersi alla vista delle lacrime che rigavano il volto dell'altro. Rimasero così, in silenzio per un po', le mani di Harry ancora serrate alla camicia di Draco, la stretta tramutata quasi in una carezza goffa, finché Draco non racimolò abbastanza coraggio da riuscire a formulare qualcosa di concreto, sperando di non aizzare la rabbia di Potter, visibilmente provato.

"Non ho mai voluto. Non sono un assassino," sussurrò, fermo. Potter scosse il capo, gli occhi puntati sul pavimento. "Mi hanno costretto. Mi sono odiato. Mi odio!" Non sapeva da dove diamine piombasse quell'audacia di rivelarsi così, di abbassare le difese, le maschere di sei anni di aspettative altrui, tuttavia fu una di quelle rare volte in cui lasciò l'istinto guidare le sue parole, senza preoccuparsi delle conseguenze, del futuro, che in quel momento era più labile e incerto che mai.

"Non importa, comunque è successo," asserì Harry con amarezza. Non gli importava davvero, la rabbia era scemata in un'atona sensazione di vuoto. Voleva solo... Non lo sapeva nemmeno lui, quel che voleva. Si sentiva disperato. Come Malfoy. Erano entrambi afflitti da una cupa mestizia che non offriva speranza, rifletté. Ebbe pena di se stesso, così come la ebbe per l'altro. Non ci pensò su troppo e lo avvolse in un abbraccio stretto e affranto, rubando un po' di calore umano che solo in minima parte gli avrebbe regalato quel poco di conforto che gli serviva per rialzarsi e andare avanti, nonostante il dolore. Sentì Malfoy trattenere il respiro, sentì la rigidità del suo corpo sciogliersi cautamente, nonostante la diffidenza e lo sconcerto. Sentì anche una nuova fitta di dolore guizzargli nel petto, sentì nuove lacrime sgorgare, sentì nuovi singhiozzi farsi padroni della sua gola. Percepì, in quel turbinio disordinato di sensazioni, due braccia che lo avvinghiavano e il fiato caldo e umido di pianto di qualcuno che soffriva insieme a lui.

Le loro parole sommesse, eppure distinte, fecero da contorno alla loro disperazione.

"Mi dispiace."

"Anche a me. Senti, ho capito che non avevi scelta. Sono solo così... Incazzato!" La sua voce si ruppe sull'ultima sillaba e un altro impetuoso fiume di afflizione lo fece crollare.

"Lo so," Draco lo strinse, le inibizioni ormai spazzate via da quel torrente in piena. Le sue mani gli accarezzarono le spalle e poi lo scostarono delicatamente. "Ho paura," disse dopo qualche secondo, fissandolo tra la nebbia di lacrime. "Ho una paura del cazzo."

Harry serrò le labbra. Il suo sguardo gli apparve quasi dolce, o forse comprensivo. Non avrebbe saputo interpretarlo. "Anche io." Posò una mano su quella di Draco, ancora sopra la sua spalla. "Non voglio arrendermi," asserì, gli occhi improvvisamente alimentati da una nuova determinazione. Doveva tenerlo a mente, che lui non si sarebbe arreso, che incanalare quella rabbia e quella sofferenza in forza e audacia era la cosa migliore che avrebbe potuto fare.

"Sei più forte di quel che credi." Che cliché, penso ironicamente. "E'una frase fatta da coglioni, lo so. Però lo penso veramente. E non credo me lo sentirai più dire," concluse, con una smorfia ironica, nonostante le circostanze. Erano pur sempre due adolescenti. La presa di Potter sulla sua mano si fece più possente, i suoi occhi velati da maggiore intensità. "Grazie," mormorò. "Se lo dici tu, allora ci credo davvero," confidò, un sorriso lieve sulle labbra. C'era una nota fortemente surreale in quella situazione, un contesto che Harry non sarebbe mai arrivato a immaginare, nemmeno in un milione di anni. D'altronde, non si sarebbe nemmeno mai immaginato di vedere Silente morire di fronte ai suoi occhi; anzi, aveva sempre creduto che sarebbe stato lui a perire per primo. Perciò, decise di non soffermarsi troppo sul fatto che si ritrovasse a venir consolato da qualcuno che aveva ritenuto un rivale nel corso degli ultimi sei anni, ma anzi di concedersi di usare quella circostanza per dimenticare, probabilmente solo per quei pochi minuti, le inimicizie e gli sberleffi del recente passato. Lo fissò di nuovo, stavolta sentendosi nudo, vulnerabile, ma anche più se stesso, più reale. Anche Malfoy sembrava affranto ed esausto, senza più difese, tanto che non trovò nulla di inusuale nella mano che dalla spalla si era spostata alla sua guancia e negli occhi incatenati ai suoi. D'un tratto, il rumore di una corsa rocambolesca e di diversi incantesimi li ridestarono in meno di un secondo.

"HARRY!" La voce di Lupin riecheggiò nel corridoio.

"Devo andare!" si allarmò Draco, procedendo verso il passaggio nella parete.

"Aspetta!". Si voltò un'ultima volta verso Potter, lo sguardo di nuovo mesto. Scosse la testa lentamente, scandì un "Desilludo!" e l'attimo dopo era sparito, non lasciando altro che il suono attutito dei suoi passi rapidi e cauti sul pavimento di pietra dall'altra parte dell'androne.

"Te ne vergogni? O forse te ne penti". Le parole di Potter lo fecero ripiombare nell'ufficio ministeriale, nel presente di una bigia serata di ottobre.

"Nessuno dei due," rispose, tornando a guardarlo. "Solo... E' stato uno dei miei momenti peggiori, ecco. Quindi non vedo che senso abbia rivangarlo."

"Secondo me è stato uno di quelli migliori invece!" disse l'altro. Quell'ammissione colse Draco impreparato e gli provocò una mezza risata.

"Ah, sì? La tua considerazione di me è anche peggiore di quel che credessi, Potter."

Harry, altrettanto divertito dalle sue stesse parole, si alzò e mosse un paio di passi intorno al tavolo, prima di sostare e poggiarsi alla scrivania di fronte a Malfoy. "Senti Malfoy, lo so che eravamo due ragazzini," disse, scrollando le spalle. "Volevo solo assicurarmi che quel... fatto non crei imbarazzi e che entrambi ce lo siamo buttati alle spalle. Non ho alcun interesse nel diventare tuo amico o altro, voglio solo collaborare fintanto che serva e poi che ognuno torni pure a farsi gli affari propri."

"Nessun imbarazzo. Te l'ho già detto, è passato tanto tempo. Anche io ci tengo particolarmente a tenermi a distanza da te una volta che l'incarico sarà finito," disse Draco, sprezzante.

"Bene."

"Già."

Ci fu una manciata, un po' troppo lunga per i gusti di entrambi, di secondi silenziosi, mentre il pachiderma rimasto nell'angolo, nel frattempo, si era comodamente sistemato su una poltrona e li guardava sornione.

"Vuoi un bicch-"

"Forse è meglio ch-"

Draco si mosse in avanti un po' troppo in fretta e contemporaneamente Harry si sollevò dalla scrivania per andargli incontro, il che si risolse in uno scontro rocambolesco tra i due, con Draco che inciampava in una piega del tappeto e Harry che tentava di frenare l'impatto con le mani.

"Attento!"

"Tappeto del cazzo! Avranno risparmiato anche su questo di sicuro!" borbottò Draco, allontanando in fretta il volto dal petto di Harry, su cui era atterrato malamente. Con suo profondo imbarazzo, nel breve istante in cui era stato a contatto con Potter non aveva potuto evitare di respirare il profumo di pulito dei suoi abiti, miscelato a qualcosa di terribilmente simile a calore umano.

"Sta diventando una tradizione, quella di finirci addosso ogni volta che siamo nella stessa stanza?" disse Harry, un tentativo di alleggerire l'atmosfera che invece ebbe solamente l'esito di far iniziare all'ormai noto elefante una vivace danza ballonzolante intorno a loro.

"Mi auguro vivamente di no," mormorò Draco in risposta. "Stai- sembri meno scemo senza occhiali," si ritrovò infine a dire, chiedendosi allarmato da dove arrivasse quella specie di carineria.

L'altro sollevò un sopracciglio, leggermente divertito. "Sarebbe un tentativo di complimento?"

"Forse." Draco sperava che l'alzata di spalle e l'occhiata sarcastica bastassero a ridonargli un decoro degno del nome della sua casata e non quello di un'ameba in calore.

Harry lo guardò sottecchi e sorrise, mentre il suo cervello doveva evidentemente aver perso la connessione con la sua mano, che stava lentamente salendo verso il volto di Malfoy per carezzargli una guancia, in una replica di un'immagine del passato ancora ben nitida nelle menti di entrambi. Gli occhi di Draco si spalancarono per poi accigliarsi in un'espressione di sorpresa e confusione.

Che cazzo fai?

E' solo un gesto di simpatia tra... colleghi, no?

Certo, difatti lambiva amorevolmente le gote di Rastrick tutte le mattine, lui. Gli sembrò che il palmo della mano gli stesse andando in fiamme, così come la pelle liscia di Draco, che tuttavia non si era scostato, ma era rimasto immobile a rimirarlo con la bocca aperta.

Un crepitìo fragoroso ruppe l'intensità del momento e la voce di Ron risuonò chiara attraverso le fiamme del camino. Harry si allontanò di scatto da Malfoy, che invece si ritrasse bruscamente verso la parete dietro di sé.

"Harry? Harry?"

"Sì Ron, sono qui, dimmi," scandì Harry, accovacciandosi frettolosamente di fronte al caminetto.

"Harry! Io credo che mia sorella si aspetti che tu le stia facendo una sorpresa o qualcosa del genere, ma mi sa che inizi a sospettare che ti sia passato per la mente... Non so per quanto riesco ancora a tenerla a bada. Insomma, muoviti a venire alla Tana!" Si udì una voce femminile in lontananza. "Cazzo! Arrivo! Harry, devo andare, prima che si accorgano che ti ho chiamato... Sbrigati!"

"Merda! Il compleanno di Ginny!" realizzò Harry, una mano a schiaffeggiarsi la fronte. "Me ne sono dimenticato!" Non se ne era del tutto dimenticato, in realtà. Sapeva che sarebbe stato quella settimana e aveva già acquistato un regalo il mese scorso, ma la ragazza era via per un seminario ed era tornata solo quella mattina e le preoccupazioni al lavoro glielo avevano fatto accantonare. Si voltò verso Malfoy, guardandolo, improvvisamente a disagio.

"Devo andare." Paradossalmente, si ritrovò a pronunciare le stesse parole con le quali l'altro si era congedato da lui, in passato. "Ti... ti contatto per metterci d'accordo per... la prossima settimana?" disse, cercando di suonare il più casuale possibile.

Draco gli lanciò una breve occhiata e annuì, mentre avanzava verso la porta. "Va bene," sibilò. Poi, poco prima di aprire l'uscio e varcarlo, enunciò conciso, "Passa una bella serata."

Harry rimase in piedi accanto al camino, solo, gli occhi a fissare la porta.

Aspetta.

d


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