Innuendo


You can be anything you want to be
Just turn yourself into anything you think that you could ever be
Be free with your tempo, be free, be free
Surrender your ego - be free, be free to yourself.

(Queen – Innuendo)


Non riusciva proprio a calmarsi, quella sera. Era stato sul punto, più di una volta, di prendere una pozione tranquillizzante, ma gli sembrava sciocco, perché non era possibile che fosse così nervoso. Draco fissò il suo riflesso nel grande specchio della sua camera. Era sempre lo stesso; alto, magro, il ciuffo biondo sulla fronte e i capelli corti sulla nuca, i vestiti sobri e sempre di colore scuro. Quell'inquietudine non traspariva dal suo aspetto fisico; era solo dentro di lui. C'era, tuttavia, un guizzo, uno scintillio nel suo sguardo che lo rendeva più vitale, come se avesse un segreto che non potesse rivelare a nessuno, ma che lo rendesse pieno di aspettativa. Si rese conto che era proprio quella, la realtà dei fatti. Quando era successo? Quand'è che aveva perso la sua armatura di rigore e si era abbandonato alla dolce insicurezza delle emozioni? Sorrise a quel rinnovato sé e, per qualche istante, si piacque davvero. Poi, si avviò verso il camino del salotto e, sospirando, gettò una manciata di polvere al suo interno e scandì l'indirizzo di casa di Harry Potter.

Un vortice verde dopo si ritrovò nel camino del numero dodici di Grimmauld Place. Abbassò il capo per uscire e fece qualche passo in salotto, scorgendo Harry in piedi accanto al divano, con le mani ficcate in tasca e la testa china.

"Buonasera, Potter," si annunciò, scrollandosi i granelli di polvere dai capelli. Per Morgana, non essere nervoso! L'altro si girò di scatto, quasi sorpreso, sebbene l'orario in cui si erano accordati di vedersi fosse proprio quello.

"Malfoy," rispose, avvicinandosi a lui con passi svelti. Si fermò a qualche centimetro dal suo volto e lo trapassò con lo sguardo. C'era qualcosa di diverso, di animalesco quasi, nei suoi occhi quella sera. La cosa lo mise a disagio, senza sapere perché. "Ciao," sussurrò infine Harry, prima di avvolgergli le mani dietro la nuca e attirarlo in un bacio famelico, con la lingua a violargli la bocca. Lo spinse contro il muro, brutalmente, e continuò a baciarlo. Una mano si staccò dal collo di Draco e gli andò ad avvolgere il cavallo dei pantaloni, possessiva, prepotente; gli stava facendo male. Ora era sicuro che ci fosse qualcosa che non andava. Non gli piaceva, non era così che funzionavano le cose tra loro.

"Potter," biascicò, tra un bacio arrogante e l'altro. "Potter... Smettila." Cercò di bloccargli le braccia, forte del fatto che avessero un fisico e un'altezza molto simili e nessuno dei due prevaricasse l'altro con facilità. Riuscì nell'impresa di immobilizzargli il braccio sinistro lungo il fianco, mentre sosteneva il destro a mezz'aria con la mano. Harry lo guardò, spiazzato.

"Smettila! Basta! Che è successo?" gli chiese, con tono fermo e perentorio. Il suo sguardo era indagatore, ma allo stesso tempo severo e irato; non gli piaceva essere trattato in quel modo e voleva essere sicuro che il messaggio passasse chiaramente. Gli occhi dell'altro si allargarono per un momento, poi si abbassarono, così come le sue spalle. La presa di Draco si fece più gentile e infine lo liberò, lasciando che Harry si scostasse leggermente.

"Ho lasciato Ginny," enunciò, alzando lo sguardo. Draco continuò a studiarlo, senza dir nulla, un lampo di stupore a passargli negli occhi. Harry fece un respiro profondo, prima di continuare.

"Sa di te. Di noi. Non era previsto, scusami. Incazzati, se vuoi, io n-"

"Potter!" lo fermò, prima che il panico avesse la meglio sull'altro. "Ti sembro arrabbiato?" La sua espressione era ancora ferma, seria, ma in essa non vi era furia o allarme. Harry scosse la testa, in segno di diniego.

"Non ti importa?" gli domandò, cupo. Draco alzò le spalle, in un gesto noncurante.

"Tanto la stampa già si è prodigata in chiacchiere; almeno, questo è un pettegolezzo vero. Non è che la mia reputazione sia alle stelle, comunque. Cosa possono farmi, licenziarmi perché frequento l'Eroe del Mondo Magico? Al massimo penseranno che ti sarai ammattito," spiegò, calmo.

Harry si accigliò, confuso. "Ma avevi detto che non volevi essere etichettato come rovinafamiglie... Che il tuo posto sarebbe stato minacciato..."

Era vero, aveva detto quelle cose e le credeva ancora. Tuttavia, aumentare il panico di Potter e urlargli contro di rabbia e frustrazione non avrebbe aiutato nessuno dei due. Inoltre, aveva già deciso che si sarebbe occupato degli imprevisti man mano che si fossero presentati nel momento in cui, la settimana prima, lo aveva baciato per la seconda volta e aveva accettato di rivederlo in un contesto che non aveva nulla di professionale. Buttarsi nelle cose che non poteva prevedere lo terrorizzava, memore degli errori passati; tuttavia, c'era una voce flebile, ma costante, nella sua testa, che gli ripeteva che forse, in questo caso, ne valeva la pena.

"Lo so. Il mio capo al San Mungo è dalla mia parte e lo conosco bene abbastanza da sapere che non gli interesserà con chi mi trastullo, una volta tolto il camice. Non è quel tipo di persona. Il resto... Vedrò. Raggiungerò il vertice di odio da parte dei Weasely, immagino," rifletté, con un sorriso a mezza bocca.

"Non sei solo in questo, lo sai. Non lascerò che ti venga fatto qualche sopruso, ci sono dentro anche io. È chiaro?" Il tono di Harry era deciso, fervente. Improvvisamente, attraverso quelle poche parole, a Draco sembrò palese il motivo per cui l'etichetta di "eroe" gli avesse aderito così bene addosso, per tutti quegli anni.

"Non puoi salvare tutti, Harry," commentò, mesto. E se ci allontanassimo, che farai? Però, questo, lo tenne per sé.

"Mica voglio salvare tutti. Solo coloro che voglio salvare," stabilì, fissandolo e sorridendo subdolamente. "E comunque, non credo che Ginny dirà nulla, per ora," aggiunse. "Non ne uscirebbe molto bene nemmeno lei e sta cercando di lavorare sodo per farsi una carriera, una volta uscita dall'Accademia. Penso sia abbastanza furba da tenere la bocca chiusa, soprattutto per sua convenienza. E forse anche per la mia; è arrabbiata, ma non è cattiva o vendicativa. Me ne parlerebbe, prima di spiattellare tutto ai giornali. Non posso assicuratelo, ma è l'evenienza più plausibile. Però i Weasley e la nostra cerchia di conoscenti lo verranno a sapere, immagino." Sembrava che quel ragionamento lo avesse ristabilizzato e avesse diminuito l'agitazione in lui. Lo sguardo che rivolgeva in quel momento a Draco era quasi rassicurante, sebbene velato di estenuazione. Talmente impegnati in quella discussione, non fecero nemmeno caso a una zampona invisibile che usciva, a fatica, dal camino, seguita dal suo ballonzolante proprietario, che si chiese quando avrebbero adattato i mezzi di trasporto anche ad animali magici di stazza straordinaria.

"Pensi che non ti vorranno più?" Sapevano entrambi che il pensiero di quella possibilità aleggiava tra loro; tanto valeva chiederlo apertamente, si disse Draco. La bocca di Harry si tese in una smorfia carica di amarezza.

"Non lo so. Non lo so, Draco. Voglio sperare di no; magari, ci vorrà del tempo."

"Non ti meritano," dichiarò. Gli occhi dell'altro si sollevarono, come se si fosse scottato. "se lo fanno. Se scelgono di non aver più nulla a che fare con te, non ti meritano. Non sei solo il rag- l'ex ragazzo della loro figlia; sei anche parte della famiglia. E hai salvato il culo a tutti! Sarebbe la cosa più ipocrita del mondo, se ti disconoscessero!" Durante quel breve discorso concitato, Draco era diventato sempre più fremente ed esagitato, arrivando ad alzare il pugno e dimenarlo in aria. Quell'ardore, privo di filtri, fece intenerire e ridacchiare Harry. Gentilmente, gli abbassò la mano, ripetendo il gesto che l'altro aveva compiuto su di lui poco prima e gli accarezzò una guancia.

"Okay, okay," concordò, mentre Draco arrossiva impacciato, resosi conto dell'impeto della sua reazione. "Va bene. Io... Lo spero. Mi auguro che anche loro la pensino così. Come te. Come noi."

L'altro gli sorrise di rimando, ancora vagamente turbato. "Be'... Immagino che tu possa sempre venire a passare il Natale con mia madre. Il nostro elfo prepara un arrosto impeccabile," buttò lì, con fare fintamente casuale. Harry, di slancio, gli stampò un leggero bacio sulle labbra e venne trattenuto in quella posizione, un po' di sbieco, da una mano serrata attorno al suo avambraccio.

"Non ti azzardare più," gli intimò Draco, con lo sguardo penetrante e intransigente incatenato al suo. "A fare lo spavaldo, come prima." Era serio. L'elefante, che aveva trovato un comodo posticino sulla poltrona proprio dietro di loro, si chiese, preoccupato, se si fosse perso qualcosa.

"Scusami. Ero un po' sconvolto. Non volevo," si discolpò, tutto a un tratto a disagio. Quel velo di imbarazzo sembrò avvilupparsi anche intorno a Draco, che fece vagare gli occhi sul pavimento, prima di alzarli di nuovo su di lui.

"A meno di non averlo concordato," aggiunse, prima di avvicinarsi e baciarlo languidamente. Si perse in quella passione, trovandola così confortevole, come una fonte d'acqua dopo giorni di arsura. La spontaneità e il desiderio di quei gesti li riportarono sulla stessa lunghezza d'onda; approfondirono quel bacio, inebriati, e iniziarono un percorso flessuoso di carezze sulla schiena, sul collo, sulla nuca, sulle guance; non resistettero a strattonarsi i capelli, a intrufolare dita sotto le camicie, sotto la cintura, a crollare sul divano in un abbraccio fluido e scomposto, arricchito di ansiti bramosi.

Il collo di Draco era così invitante che Harry ne morse la pelle setosa e sottile, alternando quella voracità a dei baci a bocca aperta. Gli stava, con tutta probabilità, lasciando una serie di succhiotti vistosi e in quel momento quell'idea non faceva altro che eccitarlo ulteriormente, per non parlare dei suoi gemiti di risposta, che stavano mettendo a dura prova la cerniera dei suoi jeans nel trattenere un'erezione sempre più turgida.

"Rallenta," biascicò Draco, con le palpebre serrate e il collo riverso sul bracciolo del divano.

"No... Sì. Devo." Non riesci nemmeno a formulare una frase di senso compiuto!

Racimolando un po' di forza di volontà, si raddrizzò da sopra il corpo di Draco, dove si era ritrovato dopo un rotolamento burrascoso, piantando i palmi delle mani ai sui cuscini e stendendo le braccia.

"Andiamo in camera?" propose, guardandolo con gli occhi lucidi e arrossato di piacere. L'altro annuì, lentamente, in approvazione. Gli appariva così bello, tutto spettinato e ansante! Non si sconvolse a quel pensiero; gli sembrava che la sua attrazione per Draco fosse abbastanza palese da poter apprezzare il suo aspetto fisico senza vergognarsi di ciò. Lo trasse a sé in un abbraccio e smaterializzò entrambi in camera, direttamente sul letto; il nostro amico pachiderma, intanto, si era già affrettato su per le scale. Ripresero a baciarsi e a esplorarsi il corpo sotto gli abiti. Una mano di Harry scivolò nei pantaloni di Draco, con la patta ormai aperta, e cominciò ad accarezzarlo piano, in una piccola tortura, mentre l'altra si divincolava in aria, in un tentativo di liberarsi dalla camicia.

"Aspetta, ti aiuto," sussurrò Draco, ridacchiando a quell'immagine, così caratteristica di Potter, anche in una situazione del genere. Si sporse verso di lui e gli tolse la camicia da un braccio e poi dall'altro, gettandola da un lato e allontanando, a malincuore, la mano impegnata a palparlo. Harry si slacciò i jeans e se li sfilò sgraziatamente, facendoli finire sul pavimento. Strattonò le gambe dei pantaloni di Draco in un invito e questi sollevò il bacino, consentendogli di spogliarlo da essi e poi si rigettò su di lui, bramoso. Prese a slacciargli, frenetico, i bottoni della camicia, per avere migliore accesso al suo corpo, ma l'altro lo bloccò e trattenne i lembi con le dita. Harry si issò su un braccio, scrutandolo confuso.

"Che c'è?"

Draco esitò per qualche attimo, come se stesse cercando di racimolare le idee. "Uh... Preferirei tenerla," mormorò. L'espressione perplessa di Harry si intensificò; si scostò maggiormente da Draco, sedendosi sui talloni al suo fianco.

"Draco," scandì, sospirando. Il suo sguardo era intriso di dolcezza. "Non puoi chiedermi di fare sesso con te senza esser nudo. È ... Lo troverei distante. Non mi piacerebbe. Non mi sembra una richiesta bizzarra, no? Ti vergogni di me? È ... Per il marchio?"

A quelle parole, Draco si irrigidì e si portò, d'istinto, la mano sull'avambraccio sinistro. "Anche," ammise, mesto. "In realtà, non c'è più. Si è sbiadito, quando il Signore Oscuro è morto. Ho cercato di toglierlo con diverse pozioni; in parte, hanno funzionato, ma è rimasta una specie di bruciatura."

Harry sembrò leggermente sbigottito. "Ti sei ustionato la pelle per cancellarlo?"

"Non proprio ustionato... Un po' ha fatto male, però," concluse. Harry si protese verso il braccio dell'altro, posando una mano sopra quella di Malfoy. Non vi aveva fatto caso, durante la notte al Ministero, perché, presi dal fervore e dall'impaccio, non si erano completamente denudati, cosa che aveva lasciato l'elefante con la voglia di qualcosa di più, quindi sperava che quei due si dessero da fare.

"Dai," lo incitò teneramente. "Toglila e basta. Non mi importa. Ho cicatrici anche io; ne ho una in testa!"

Quell'esortazione, però, parve avere l'effetto contrario, perché Draco si accigliò e la sua voce assunse un tono sprezzante.

"Le tue cicatrici sono un simbolo di vittoria, qualcosa di cui andare orgoglioso! Le mie no! Sono vergognose, ricordano quello che sono!"

"Che eri," lo corresse, impassibile.

"Fa lo stesso! E ti sei già dimenticato dell'altra?" gli chiese, irato. Quindi, abbassò gli occhi, cupo. "Comunque me la meritavo..."

Il volto di Harry venne attraversato da un lampo di memoria. Come aveva potuto non pensarci? Cretino.

"Il Sectumsempra," mormorò. Draco alzò gli occhi per un attimo e poi tornò a fissare la coperta, vistosamente imbarazzo e al contempo ferito. "Non avrei mai voluto lanciarlo, Draco. Scusami. Scusa, non sapevo cosa stessi facendo."

"Ti ho detto che me lo meritavo. Ti avevo scagliato addosso una Senza Perdono," scandì, infine, puntando lo sguardo nel suo.

Harry scosse la testa. "Sei stato uno stronzo. Non so se te la meritassi, non sta a me giudicare. So solo che non avrei mai voluto ferirti così." Fece una pausa, ispirando e avvicinandosi di nuovo a lui. "Quel periodo è stato folle. Non ci ho capito un cazzo, quell'anno. Dopo quello che è successo quella notte, quando è morto Silente... Ho continuato a fare finta di nulla, con te. Non potevo permettermi simpatie nei confronti di qualcuno che non fosse dalla mia parte. Non mi fidavo di te. Avrei voluto parlarti o chiarire, ma non avrei saputo come e quando... Non c'era mai tempo, non c'era mai calma."

"Non è che io mi fidassi granché di te, eh. Però mi stavo cagando sotto. Avevo capito che mio padre avesse fatto una gran cazzata. Ho provato ad aiutarti, quel giorno al Manor," aggiunse Draco. Si sentiva come se un peso gli venisse tolto, piano, piano, dalle spalle. Il bisogno di quella conversazione, che aveva aleggiato tra loro per due settimane, stava lentamente scemando in un flusso di emozioni liberatorie.

"Mi ricordo! Però, poi, tu mi hai attaccato e io ti ho disarmato...E poi ti ho salvato il culo due volte." Si passò una mano sugli occhi, sorridendo cupo. "Merlino, non so come cavolo abbia fatto a sopravvivere quell'anno."

"Non è che tu abbia avuto chissà che vita facile durante quelli precedenti," rimembrò Draco, unendosi al suo sorriso.

"Tu non l'hai resa tanto migliore! Eri uno stronzo del cazzo!" ribatté. Tanto vale tirare fuori tutto, ora che siamo qui. In mutande, in procinto di fare sesso. Già.

Il sorriso sul volto di Draco si affievolì ed egli si rabbuiò di nuovo. "Seguivo solo quello che mi era stato insegnato. Sono stato cresciuto con certi ideali. Tu non hai voluto essere mio amico e sei arrivato dal nulla con la tua fama e il tuo nome, a voler fare l'eroe, a voler combattere contro quello in cui credevo. Ero un ragazzino, Potter!"

"Guarda che non volevo fare proprio niente, io. Era già stato deciso che fosse così, come lo era per te. Però certi colpi bassi sono stati davvero infami."

"Non ti sopportavo, ero un idiota e ci tenevo alle mie idee. Ci tengo ancora, ad alcune," precisò, algido.

"Lo so! Già me lo hai detto! Non ho intenzione di farti cambiare del tutto quel che pensi! Ed eri anche invidioso, a ogni modo." Sapeva che quelle parole lo avrebbero colpito dritto nell'orgoglio e lo avrebbero fatto sentire vulnerabile, ma Harry sperava davvero che Draco capisse che lui sarebbe rimasto lì e che poteva fidarsi.

"È vero." Non avrebbe avuto senso negare quel che aveva provato, il modo in cui agiva e quel che pensava all'epoca. Il terrore di mostrarsi senza filtri era ancora presente in lui e quello scambio equo tra loro procedeva come una camminata cauta su un lago ghiacciato. Tuttavia, voleva provarci, davvero.

Harry rimase spiazzato dall'onestà della risposta. Allungò una mano per accarezzargli una guancia e gli si accostò ancora di più, sedendoglisi a cavalcioni in grembo.

"Comunque mi piaci, con le tue idee. Mi piaci, così come sei. Non sei più un adolescente," rilfetté.

L'espressione di Draco si addolcì, nascosta dietro un velo di imbarazzo. "Grazie a Morgana."

Lentamente, Harry portò le dita ai bottoni rimasti chiusi della camicia dell'altro e iniziò ad aprirli con cautela, osservandolo per capire se andasse bene. Si fermò, quando vide che Draco stava trattenendo il fiato.

"E mi piaci soprattutto con il tuo passato e le tue cicatrici." Che gli hai causato tu. Si accigliò, al pensiero. "Mi dispiace, io-"

"Posso chiederti un favore, Potter?" lo interruppe Draco.

Harry annuì, contrito.

"Smettila. Di. Scusarti. Per piacere. Va bene, così?" disse, con uno sguardo fiero. Harry sorrise, si sporse a baciarlo sul collo e riprese a slacciare i bottoni, uno a uno, per poi fargli scivolare l'indumento dalle spalle, con gran gioia del loro amico invisibile. Le sue mani lo accarezzarono delicatamente, tracciando un percorso sul suo stomaco, fino ai boxer, che tirò giù e lasciò cadere sul pavimento. Posò gli occhi sul quel corpo nudo, paradossalmente così simile al suo, sull'inguine e su quella cicatrice di cui tanto si vergognava. Gli parve bellissimo. Allacciò lo sguardo con quello dell'altro e vide l'orgoglio dei suoi occhi mischiato alla vulnerabilità e al timore delle sue insicurezze. Si spogliò del tutto anche lui e si distese su Draco, notando il suo respiro irregolare che gli si infrangeva sulle labbra. Lo sciame di emozioni, annodato alla tenera fragilità e all'eccitazione crescente di quel momento, rendeva loro difficile parlare. Le dita di Harry slittarono, tamburellando lievi, su quei segni bianchi sul petto, lambendoli. Sollevò lo sguardo quando udii un ansito spezzato e osservò due lacrime sottili sfuggire dagli occhi di Draco, in evidente, ma inutile, sforzo di trattenerle.

"Sei meraviglioso," gli sussurrò sulla bocca. Draco si sporse e lo trascinò in un bacio impetuoso, allacciandogli un braccio dietro la nuca. Ripresero a baciarsi famelici, bramosi e insoddisfatti, e a masturbarsi a vicenda, cercando di trattenersi per evitare di capitolare troppo in fretta e aumentando, allo stesso tempo, la tortura del desiderio di qualcosa di più. Fu Harry a cedere per primo, dando voce al suo istinto.

"Voglio scoparti," mormorò all'altro nell'orecchio, tra un morso e l'altro al lobo. L'eco di quell'asserzione risuonò per qualche secondo nelle orecchie di Draco, rendendolo improvvisamente teso. Le meccaniche del sesso tra uomini non gli erano del tutto sconosciute, sebbene solo in teoria, e una parte di sé si era effettivamente domandata come avrebbero proceduto.

"Anche io voglio scoparti," ribatté, con un sorriso di sfida, al quale Harry rispose dolcemente.

"Va bene. Vorrei anche quello." Draco lo scrutò, cercando di capire cosa intendesse e se ci fosse un modo, a lui del tutto sconosciuto, per far accadere le due dinamiche in contemporanea. Non si può mai dire, con Potter!

"Okay?"

Harry scoppiò a ridere. "Draco, ne sono quanto ne sai tu, probabilmente, di come due uomini facciano sesso. Non ho mai nemmeno fatto... quello, con Ginny," aggiunse, imbarazzato.

"No? Credevo ci deste dentro come matti!" disse Draco stupito, sgranando gli occhi.

"Sei serio?" Harry non capiva se stesse facendo il solito sarcastico o meno.

"Sì! Che so, lei mi sembrava abbastanza... estroversa, ai tempi di scuola. Tu... Bè, non mi sembri così timido. Pensavo avessi più esperienza di me," ammise.

L'espressione di Harry sembrò divertita. "Io?! Sono stato solo con Ginny... Abbiamo sperimentato delle cose, ma mai troppo spinte... Lei è... Le piacciono le cose canoniche, ecco." Il fatto che si riferissero a quel che era in procinto di succedere, con tutta probabilità, con termini vaghi e imbarazzati, donava alla conversazione una vena d'ilarità, rifletté Harry. D'altronde, era vero che con Ginny non si fosse mai potuto lasciare andare a certe fantasie, certi azzardi, perché c'era troppo affetto amichevole tra loro, troppa delicatezza di gesti e, di fatto, non molta passione.

Draco dovette trattenersi dal ridacchiare, immaginando la frustrazione dell'altro a lasciarsi andare a delle pratiche che avrebbero rivoltato interamente la figura di eroe dalla morale aulica e imperturbabile. "Io solo con Pansy," rivelò.

"Dai tempi di scuola?" chiese Harry, sorpreso.

Draco annuì. "Siamo stati insieme a Hogwarts, ma poi, con tutto quel casino, le cose sono scemate... Ci abbiamo riprovato, un paio di anni fa, ma nessuno dei due era troppo preso. E poi basta, ti ho detto..." concluse, con un'alzata di spalle. Non voleva dipingersi troppo come una vittima o un derelitto; nemmeno lui, dopo tutto, si era concesso di tentare di avvicinarsi a qualcuno dopo la rottura di quell'unica relazione, convinto che la solitudine fosse il porto più sicuro dove rifugiarsi.

Harry si chinò e gli leccò, piano, il collo, stringendolo a sé e facendo scivolare la mano e avvolgendo entrambe le loro erezioni. "Non mettiamoci pressione..." mormorò. Continuò a slittare verso il basso, fino a chiudere le labbra sul pene di Draco, per poi alternare suzioni a movimenti della lingua, sperando di donargli lo stesso piacere che gli aveva dato lui quella sera in ufficio. Non sarà così difficile fare un pompino. Il respiro di Draco si mozzò, per poi riprendere in ansiti irregolari. Questi gli posò una mano sul capo con delicatezza per dargli il ritmo senza costringerlo, poi sollevò il bacino per dargli accesso alle natiche, che Harry strizzò, irruento, con le dita. Okay, stai andando bene. Proseguì così, a muovere la bocca e lingua lungo il suo sesso, finché non percepì che Draco fosse vicino all'orgasmo. Allora si scostò, provocandogli un gemito di disappunto e si sporse verso di lui. "Non ancora, fa' il bravo," gli sussurrò all'orecchio, tracciandogli il contorno delle labbra con il pollice e poi infilandoglielo in bocca. Draco gli intrappolò il dito tra i denti, affondandoglieli vigorosamente nel polpastrello e lanciandogli un'occhiata insolente; Harry, impreparato a quel gesto, sibilò sorpreso e tirò via la mano graffiandosi, per poi artigliargli le guance. "Fermo!" gli ordinò, quindi gli afferrò una spalla e lo spinse leggermente, per indurlo a girarsi di schiena.

Draco lo fissò con un'espressione enigmatica e un sorriso sprezzante e seguì quell'incitazione, voltandosi di spalle. Si sentì rabbrividire di piacere e aspettativa quando Harry gli si ridistese sopra e cominciò a mordergli il collo, con fervore; allo stesso tempo, gli passò, da dietro, un braccio attorno al petto e lo tirò su, in modo che si reggesse sulle ginocchia e sugli avambracci, con i glutei in alto. Draco non ricordava di essersi mai sentito così esposto e vulnerabile, ma c'era una nebbia di passione e fiducia istintiva in Harry che cullava i suoi imbarazzi e li assopiva. Le labbra di Harry stavano scendendo lentamente, soffiandogli baci umidi su ogni vertebra, fino al coccige, fino a essere così vicino a ... lì. Strabuzzò gli occhi e strinse tra le dita la coperta sotto di sé, stropicciata per via di tutti quei rotolamenti, cercando di trattenere un gemito quando percepì la lingua dell'altro insinuarglisi, lentamente, tra il solco delle natiche. Avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo, a disagio, ma l'unica sensazione in grado di recepire in quel momento era una crescente eccitazione che fluiva, in ondate, al suo pene turgido e già precedentemente stimolato. Allungò una mano per tentare di darsi un po' di sollievo, ma Harry recepì quello spostamento e lo bloccò con un piccolo schiaffo sul dorso, alzando appena la testa e, allo stesso tempo, affondandogli le unghie nella pelle morbida del gluteo.

"Ti ho dato il permesso?" chiese, imperterrito.

Draco ansimò, di sorpresa e dolore.

"Rispondi!" proseguì, facendogli slittare le dita sulla natica e graffiandogli la carne.

"No," bisbigliò. Potter voleva farlo impazzire, non c'era altra spiegazione. È un sadico del cazzo; inoltre, Harry sapeva benissimo che Draco non avesse alcuna intenzione di sottomettersi a quel potere; proprio per quel motivo, il gioco diventava così estremamente erotico.

"Allora fa' il bravo," ripeté, stavolta posandogli entrambe le mani sui glutei e separandoli piano. Non aveva, in realtà, del tutto idea di cosa stesse facendo. Si stava lasciando guidare dai suoi istinti e dalle sue voglie e si sentiva inebriato, come se avesse preso una pozione drogante. Per la prima volta, in quel contesto, stava liberando una parte di sé che non aveva mai lasciato emergere e gli pareva di essere molto più se stesso di quanto fosse mai stato, soprattutto per via del fatto che Draco non lo temeva, non aveva nessuna riverenza nei suoi confronti e non aveva paura di tenergli testa. Era pura euforia, pura libertà.

Aveva condiviso, a scuola, chiacchiere da dormitorio su diverse pratiche sessuali e sapeva dell'esistenza di quella cosa lì, ma non l'aveva mai messa in pratica, sebbene l'avesse sempre incuriosito. Ringraziò la sua avventatezza e intraprendenza nel provare cose nuove, oltre all'invitante visione del sedere di Draco, per portarlo ad andare avanti con le sue intenzioni. L'idea non lo disgustava particolarmente, anzi, era incuriosito dalle possibili reazioni dell'altro e il pensiero di qualcosa di così proibito lo faceva eccitare all'inverosimile. Scostò maggiormente le natiche di Draco e fissò quel solco di pelle ricoperto da una peluria bionda, prima di chiudere gli occhi e cominciare a leccarlo e a infilare la lingua in quella piccola apertura. Draco ansimò, si tese per qualche secondo, come se volesse fuggire da quell'intrusione e poi si rilassò, piegandosi un po' di più sulle braccia. Era una sensazione mai provata prima, era umida, oscena e bella. Harry andò più a fondo nella sua esplorazione e iniziò ad accarezzargli l'erezione turgida, che ebbe come risultato quello di far gemere l'altro a ritmo con quei movimenti e quelle leccate. Sulla scia dell'ebbrezza, fece scivolare l'indice della mano destra, ancora posata sulla natica, lungo la fenditura e dentro di lui, per metà; quella piccola penetrazione fece sussultare Draco, che stavolta si irrigidì e smise di respirare per qualche secondo.

"No, no, 'sta buono. Non stringere così," lo apostrofò Harry. Riprese a sfiorare con la lingua quell'anello di muscoli tesi, finché non Draco si rilassò di nuovo e poi prese a muovere l'indice, lentamente.

Draco non riusciva a smettere di ansimare; l'espressione sul suo volto rifletteva sensazioni di godimento mescolate ad altre di agitazione e sconcerto per timore del dolore, che lo colpiva a fitte ogni volta che quel dito affondava in lui, per poi trasformarsi in brividi di piacere che gli percorrevano la spina dorsale. Intervallava quegli ansiti solo con incitazioni sconnesse e gemiti spezzati. Quando Harry inserì un secondo dito in lui, sentì il suo corpo adattarsi più velocemente a quella nuova intrusione, sebbene gli sembrasse di essere così stretto da farsi prendere dal panico, chiedendosi come qualcos'altro di più grande, di ben più grande, potesse entrare lì dentro senza lacerarlo.

"Fa male?" domandò Harry, notando il cambiamento di ritmo nel dondolio del corpo davanti a lui. La stessa preoccupazione dell'altro l'aveva colto nel momento in cui aveva sentito quella morsa di muscoli stringergli le dita così forte, da risultare in un fremito della sua erezione al pensiero di spingersi in Draco e allargarlo brutalmente.

"Un po'. Sono stretto," mormorò Draco.

"Molto stretto," ghignò l'altro, per poi sporsi verso di lui, penetrandolo più a fondo e strappandogli un altro gemito. "Ma ora ti allarghiamo bene," gli sussurrò all'orecchio. Draco sembrò perdere qualsiasi inibizione e si spinse, alternatamente, verso le dita dietro di lui e la mano che gli avvolgeva il sesso.

"Scopami. Scopami, cazzo, scopami," lo implorò, infine, tra gli ansiti e le spinte. Harry non se lo fece ripetere ancora; sfilò, cauto, le dita da dentro di lui e Draco si girò, fiondandosi sulle sue labbra, famelico, mordendole, violandole e trascinandolo sopra di lui sul materasso soffice. Riusciva a sentire il suo sapore nella bocca di Harry e la cosa lo mandò in visibilio, portandolo a gemere in quel bacio.

"Resta così; voglio guardarti in faccia mentre ti apro," gli ordinò.

Draco si allungò verso di lui, puntellandosi su un gomito. "Sfondami, Potter," gli bisbigliò, con tono provocatorio. Forse fu un ringhio, quello che emise: Harry non era del tutto sicuro, perché troppo concentrato a spingere la punta del suo pene contro l'ano di Draco.

"Aspetta, aspetta! Ho una cosa." Draco lo bloccò, prima che potesse premere ulteriormente. Afferrò, a caso, una delle loro bacchette poggiate sul comodino e richiamò, con un incantesimo di appello, una piccola boccetta dalla tasca dei suoi pantaloni, per poi porla a Harry.

"Che cos'è?" chiese, osservandola.

"Pozione lubrificante," rispose Draco, sogghignando.

Harry alzò le sopracciglia, stupito. "Hai portato del lubrificante? L'hai... Fatto tu?"

Quell'aria sorpresa gli strappò un sorriso. "Potter, avrò poca esperienza, ma non sono mica scemo. Pensavi che credessi davvero che avremmo parlato di lavoro stasera?" chiarì, malizioso. "E, no. L'ho presa in laboratorio. Sappi che al San Mungo c'è un ottimo reparto di consulti sessuali," aggiunse, fissandolo divertito. Quel Draco aveva davvero una marcia in più, si ritrovò a ponderare qualcuno di invisibile lì all'angolo.

Harry gli diede un'occhiata di intesa, scuotendo la testa con un sorriso. Quindi, aprì la bottiglietta e si versò un po' del contenuto sulla mano. Era viscoso e trasparente. Draco intinse tre dita nel palmo dell'altro, umettandole, e poi le passò, lentamente e con circospezione, lungo il membro turgido di Harry. Questi, invece, si bagnò l'indice e il medio con il resto del liquido e li intrufolò, ancora una volta, in Draco, stendendosi su di lui e cercando di allargarlo. Draco chiuse gli occhi e gettò il capo indietro sul cuscino, godendosi le sensazioni di quella penetrazione e cercando di calmarsi e di rilassare i muscoli. Non ti agitare, non ti agitare. Dopo qualche minuto, quelle due dita vennero rimpiazzate da qualcosa di più spesso, appoggiato alla sua apertura. Sentì il proprio respiro intensificarsi e diventare affannoso e le mani avvolgersi intorno gli avambracci dell'altro.

Harry si issò su un gomito e gli scostò dolcemente i capelli dalla fronte, mentre lo baciava piano sul naso e sulle palpebre. "Shh. Calmo. Faccio piano," cercò di tranquillizzarlo. Premette appena di più, tentando di allentare la tensione di Draco, che, a quell'intrusione, ebbe l'istinto di spingerlo via, di serrare le gambe. Tuttavia, fece un respiro profondo e rammentò a se stesso di non rifiutarlo, perché era Harry, di lui poteva fidarsi e voleva che fosse bello.

Quando percepì quell'anello di muscoli distendersi, Harry affondò in lui con maggiore intensità, entrando per metà. La sensazione che ne derivò fu assoluta, strabiliante. Si sentiva avvolto dal calore, dalla pressione e la sua eccitazione crebbe a livelli esponenziali. Si intimò di andarci piano, per non venire subito e spinse ancora, stavolta con movimenti brevi e leggeri, dondolandosi avanti e indietro. Cominciò ad ansimare a bocca aperta, rapito da quella scia di piacere travolgente. Anche Draco aveva ripreso a gemere, sommesso, e sembrava si fosse rilassato e avesse, finalmente, cominciato ad accogliere quella penetrazione, incontrandola con dei movimenti fluidi del bacino. Harry gli morse il lobo, il collo e le labbra e allungò una mano verso il basso, per chiuderla sul pene eretto di Draco e masturbarlo a tempo con il loro oscillamento.

Il coinvolgimento sensoriale di quell'atto stava lasciando Draco in preda all'ebbrezza e all'incredulità. Gli sembrava di essere diventato un tutt'uno con il suo sesso, con quello di Harry, con la sua mano e con l'intensità di quelle spinte. Non aveva mai sperimentato una stimolazione in punti così diversi del corpo e si sentiva offuscato, rapito, da essa. Era fenomenale. Tutto era bello, tutto era nudo e trasparente. Percepì l'orgasmo fluire in lui in ondate di piacere, si sentì trasportato verso il punto più alto di un picco emotivo, per poi venir inondato da fiotti di adrenalina al momento di essere spinto giù per il pendio. La sua schiena si inarcò per un attimo e le sue labbra si piegarono in un grido silenzioso; la stretta intorno a Harry si fece più intensa, possente e questi ne fu trascinato, perso nel vortice di sensazioni, fino a capitolare in un orgasmo accecante, montante tra le spinte e i gemiti sconnessi, che si riversò in Draco.

Rimasero immobili per qualche secondo, distesi l'uno sull'altro, avvolti da chiazze di sudore, brividi e una tenue coperta di rilassatezza, a cercare di ristabilire i loro respiri a un ritmo più regolare. Draco mosse appena la testa, allontanandosi dall'incavo della spalla di Harry, nella quale si era ritrovata dopo che l'altro gli si era accasciato sopra.

"Cazzo," mormorò. "Aah." Fissò il soffitto dal chiaro color crema, mentre la mente gli si snebbiava piano dall'euforia che l'aveva occupata fino a qualche momento prima. Aveva fatto sesso con Potter. Era stato dentro di lui e lui non si era mai sentito così tanto a casa prima di allora. Era conscio che quel pensiero lo avrebbe inseguito, lo avrebbe turbato, ma nell'eterea cristallinità di quell'attimo non gli sembrava affatto spaventoso.

Harry si sollevò sui gomiti. "Esatto," ridacchiò. Poi scosse la testa, come per raccapezzarsi. "Non è mai stato così per me. Mai." Lo sguardo che si scambiarono conteneva troppi significati, troppa elettricità, per poter essere analizzato coerentemente; Draco gli posò un dito sulle labbra e poi le coprì di baci lievi, alla rinfusa, uno dopo l'altro. Harry si sfilò da lui con quanta più delicatezza possibile e sentì l'altro fremere al contatto con l'aria fredda sulla pelle ancora bollente.

"Che casino," commentò Draco, abbassando lo sguardo su di loro e sulle coperte. A Harry parve di vederlo arrossire e sentì un moto di tenerezza in sé a quella nuda vulnerabilità. Afferrò una delle due bacchette sul comodino e lanciò un incantesimo di pulizia.

"Domattina facciamo una doccia per bene," commentò, stendendosi accanto all'altro e chiudendo gli occhi. "Resta qui a dormire," mormorò, stingendosi a lui e avvolgendolo con un braccio.

Draco rise piano. "Perché, pensavi che avessi intenzione di andare da qualche parte?" chiese.

"Sei imprevedibile," borbottò Harry, prima di togliersi le lenti con un gesto di bacchetta e cedere al sonno. Nel frattempo, l'elefante si riscosse, dopo essersi gustato quella scena maestosa con la proboscide dritta e le orecchie spalancate e si affrettò ad andarsene: un amico gli aveva dato la soffiata che c'era una coppia di Medimaghi gay al primo appuntamento, giù a Pudding Lane, e lui non poteva di certo perderselo!

Draco chiuse una mano intorno al polso di Harry e si rilassò, lasciando che i suoi occhi vagassero pigri sulla parete di fronte a lui, sulla quale si rifletteva, tenue, la fredda luce invernale della Luna. Rimase in una placida, intima contemplazione; no, non riusciva proprio a calmarsi, quella sera.


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