Trust me, you can dance - Tequila
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
» Lista: pumpNEON
» Prompt: Trust me, you can dance - Tequila
» Rating: Giallo
Le luci stroboscopiche dagli effetti psichedelici rendevano l'ambiente distorto, mentre la musica a tutto volume rimbombava tra le pareti del locale e nella cassa toracica di Kyojuro. Non metteva piede in una discoteca ormai da anni e non era più abituato all'effetto ottico fastidioso prodotto dalle lampade che si accendevano e spegnevano a ritmo, né alla musica assordante che gli spaccava i timpani. Da adolescente ci era stato diverse volte, una o due insieme a Tengen, ma andare a ballare non era una cosa che lo entusiasmava troppo. Non era molto coordinato e gli sembrava sempre di essere rigido come un ciocco di legno, cosa che lo portava a passare la maggior parte del tempo seduto sui divanetti in pelle a guardare gli altri scatenarsi sulla pista e sorseggiare un drink dietro l'altro.
Se si trovava lì, quella sera, era solo perché Akaza lo aveva letteralmente implorato, pregandolo con insistenza per tutta l'intera giornata. Gli aveva detto che sarebbe stato presente un famoso deejay che lui e Daki adoravano e che voleva conoscerlo a tutti i costi – gli aveva promesso di fare qualsiasi cosa, se fossero andati lì e avesse ottenuto almeno una stretta di mano da parte del disc jockey. E così lo avevano trascinato all'interno della discoteca ancor prima che potesse anche solo pensare di rifiutare, coinvolgendolo in quella ressa di persone che saltava e urlava a ritmo di musica, protendendo le mani verso l'alto ad ogni incitamento da parte del deejay.
Kyojuro si divincolò ben presto dalla calca di corpi sudati che ballavano l'uno di fianco all'altro, andando al bar per prendere qualcosa da bere e poi accomodarsi sul fidato divanetto di pelle, avendo così la visuale su Akaza e Daki che si divertivano insieme, muovendosi seguendo le note delle canzoni proposte e sapientemente mixate dal disc jockey. Li guardò con il sorriso sulle labbra mentre sorseggiava il suo Tequila Sunrise – non era ottimo come quelli che preparava la sua soulmate, ma poteva andare bene per dissetarsi e sciogliersi un po' –, concentrando poi la sua totale attenzione sul corpo sinuoso di Akaza. La camicia bianca senza maniche che indossava lasciava totalmente scoperte le braccia muscolose, mentre i primi bottoni tenuti volontariamente aperti sul petto permettevano di intravedere parte del tatuaggio che lo decorava.
Quando il bartender incontrò lo sguardo ardente e penetrante della propria soulmate che se ne stava seduta fuori dalla pista da ballo, sorrise e gli andò incontro, lasciando per un attimo Daki da sola. Akaza si avvicinò a Kyojuro, si chinò in avanti e gli depositò un lungo bacio sulle labbra, riconoscendo subito il sapore del drink che stava consumando.
«Ti annoi così tanto da darti alla Tequila?» Gli chiese con una risata dritta contro l'orecchio per farsi sentire al di sopra del suono potente e vibrante dei bassi.
«Non mi annoio. Mi stavo solo godendo lo spettacolo.» Rispose Kyojuro, guardandolo con un sorriso mellifluo, riferendosi al suo corpo sudato e accaldato che aveva ballato fino a quel momento.
«Perché non ti unisci a noi? Ti assicuro che ballare è mille volte meglio che stare qui a fare il guardone.» Disse Akaza, prendendolo in giro con un ghigno divertito.
«Non so ballare, lo sai. E poi non è una cosa che fa per me. Rischierei solo di pestare i piedi a qualcuno o di finirti letteralmente addosso.» Controbatté Kyojuro, ridendo di gusto di fronte all'idea di inciampare sui suoi stessi piedi e finire gambe all'aria.
«Non che la prospettiva di averti addosso mi dispiaccia.» Disse con malizia Akaza, ammiccando e leccandosi le labbra con fare provocante. «Comunque, fidati di me. Chiunque può ballare questo tipo di musica, e tu non sarai da meno. Andiamo.»
Akaza tolse il bicchiere dalle mani di Kyojuro e lo afferrò per i polsi, tirandolo con sé fino a raggiungere nuovamente Daki che, nel frattempo, aveva trovato un compagno di ballo con cui scatenarsi. Il bartender si posizionò di fronte al professore di storia e gli poggiò le mani sui fianchi, avvicinandolo al proprio corpo e cominciando a muoversi oscillando appena da una parte e dall'altra. Kyojuro si ritrovò così a seguire i passi di Akaza e a ballare forse per la prima volta in vita sua senza sentirsi un totale idiota.
Si fece guidare ancora un po' dalle mani della propria soulmate ben salde sulle anche, seguendo il movimento del suo bacino e delle gambe che erano a stretto contatto con le sue. Poi, volendo provare a buttarsi in tutto e per tutto, decise di voler dettare lui il ritmo. Così prese i polsi di Akaza e portò le sue mani fin sopra le proprie spalle, facendo sì che potesse circondargli il collo. Gli afferrò con decisione i fianchi, si sistemò meglio insinuando una coscia tra le gambe lievemente divaricate e cominciò a muovere il bacino, andando incontro al suo in un dondolio lento e stimolante.
«Ti muovi bene, per essere uno che dice di non saper ballare.» Disse Akaza, sorridendo e mettendo in mostra i canini appuntiti; le luci stroboscopiche che gli illuminavano il viso a intermittenza gli conferivano un'aura provocante.
«Evidentemente imparo in fretta.» Rispose Kyojuro, dando un colpo di reni un po' più impetuoso, facendo sussultare entrambi per l'improvvisa scarica di piacere che li attraversò a causa di quello sfregamento.
«Su questo non posso darti torto.» Affermò il bartender, affondando le dita nelle ciocche bionde del professore per stringerle nel pugno e avvicinare il volto al suo per baciarlo con trasporto.
Kyojuro accolse la lingua di Akaza nella propria bocca e si lasciò esplorare il palato, sentendo la pallina del tounge stuzzicarlo in maniera lasciva. Sentiva la frenesia crescere dentro di sé, e percepire il corpo dell'altro premuto contro – sempre più sudato e accaldato –, non lo aiutava di certo a contenere l'ormai crescente eccitazione.
Ballarono in quel modo per un tempo indefinito, strusciandosi l'uno contro l'altro, provocandosi a vicenda, scambiandosi baci lussuriosi e carichi di passione. Solo quando furono stanchi di quel contatto effimero, ebbri di euforia e vogliosi di spingersi oltre, lasciarono definitivamente la pista da ballo per dirigersi verso l'unico cubicolo in penombra di tutto il locale: il bagno della discoteca. Si sentivano esattamente come due adolescenti alle prese con le prime esperienze, desiderosi di trasgredire le regole e di spingersi oltre il proibito. Non gli importava di essere in un luogo pubblico, circondati da un mare impetuoso di persone; in quel momento esistevano solo loro due.
» N° parole: 1068
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