Sinners
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
» Lista: pumpNEON
» Prompt: Sinners
» Rating: Giallo
Kyojuro guardava fisso il grande portone che celava la casa dei suoi genitori, quella in cui aveva vissuto da bambino e che aveva lasciato già da molto tempo. Non tornava lì ormai da mesi – anche se suo fratello lo aveva più volte invitato, quasi pregandolo –, esattamente dall'ultima volta in cui aveva avuto una discussione accesa con suo padre. Ricordava perfettamente quel giorno: era andato lì felice, solo per rendere partecipe la propria famiglia della bella notizia riguardante il suo essere diventato insegnante di ruolo dopo anni di sacrifici. Solo che suo padre non lo aveva accolto con il sorriso sulle labbra e potenti pacche sulla spalla, così come non aveva speso nemmeno una parola per congratularsi con lui per il traguardo raggiunto. L'aveva guardato con la solita aria di indifferenza, una nota di delusione negli occhi, e gli aveva detto che quel lavoro non era fatto per lui. Gli aveva anche rinfacciato il non essere riuscito a portare a termine gli studi in giurisprudenza – aveva lasciato la facoltà dopo nemmeno un anno, cambiando corso di studi dopo aver capito che la sua vocazione era un'altra –, che sarebbe stato un vanto, avere un avvocato in famiglia. Quella fu la prima volta in cui Kyojuro si ritrovò ad alzare la voce e riversare tutto il suo rancore nei confronti di un padre che non era stato mai presente. In risposta, ricevette solo un lungo silenzio carico di tensione e una smorfia di scherno che non avrebbe mai dimenticato. Poi suo padre si era alzato barcollando e se n'era andato via senza aggiungere altro, alla ricerca di una bottiglia di alcol da scolare come a voler annegare la propria insensata delusione e cancellare ogni problema.
Da quando la madre di Kyojuro era morta, suo padre Shinjuro era cambiato, cadendo inesorabilmente in un baratro dal quale non era più riuscito a risalire. Aveva iniziato a bere e a trattare male i suoi figli – quando andava bene, semplicemente li ignorava, lasciandoli soli a sé stessi –, non avendo la minima intenzione di comportarsi da padre per come aveva promesso a sua moglie in punto di morte. Si interessava di Kyojuro e Senjuro solo all'occorrenza e quando si ricordava di avere due figli in casa a cui badare.
E le cose erano andate sempre peggio, con il passare degli anni. Kyojuro si era ritrovato ben presto a fare da figura paterna al suo giovane fratello, rimboccandosi le maniche per entrambi e provando a non fargli mancare nulla, a partire dall'affetto che il padre non gli aveva mai dato. Anche quando aveva iniziato a lavorare, e Senjuro aveva espresso la sua volontà di iscriversi ad infermieristica, lui lo aveva sempre supportato, pagandogli parte degli studi e mandandogli mensilmente un contributo – anche se dubitava del fatto che quei soldi venissero spesi dal padre per procurarsi da bere.
Il professore di storia guardò ancora una volta il portone di ingresso e sospirò pesantemente, poi suonò il campanello e attese. La voglia di andare via era davvero tanta, ma se si trovava lì era solo perché Senjuro l'aveva chiamato con l'intenzione di festeggiare per aver dato l'ultimo esame che gli avrebbe permesso di laurearsi entro pochi mesi. Sperava davvero che le cose sarebbero andate diversamente, rispetto all'ultima volta in cui avevano deciso di riunirsi per celebrare un traguardo importante. Dopo alcuni secondi di attesa, una chioma bionda dai ciuffi ribelli fece capolino da dietro la pesante anta in ferro e un mite sorriso gli diede il benvenuto
«Fratellone! Bentornato.» Lo salutò Senjuro, abbracciandolo calorosamente.
Kyojuro lo strinse forte a sé e gli scompigliò appena i capelli che teneva legati un una coda alta, facendolo ridere.
«Come sta il mio fratellino preferito? Ti faccio i miei complimenti per aver passato l'ultimo esame. Sono così fiero di te!» Disse Kyojuro con orgoglio, continuando a stringere e strapazzare il fratello.
«Ti ringrazio, Kyojuro. Ma vieni dentro! Non ci vediamo da un po' e ho un sacco di cose da raccontarti.»
Kyojuro si fece trascinare all'interno della grande casa e provò a lasciare fuori la brutta sensazione che sentiva dentro di sé, tentando di ancorarsi saldamente alla felicità contagiosa di Senjuro.
• • •
La serata passò velocemente e in assoluta tranquillità. Shinjuro non si era fatto vivo nemmeno per un momento, da quando Kyojuro era entrato in casa – sicuramente impegnato a bere in una delle stanze presenti –, così lui e suo fratello avevano potuto conversare e festeggiare senza troppi problemi o pensieri. Senjuro gli aveva parlato di tante cose, dalle più piccole e inutili, alle più grandi e importanti. Gli aveva raccontato dei suoi colleghi e amici di università, parlandone con il sorriso sul volto e un luccichio negli occhi, dei professori severi e degli esami che aveva dovuto ripetere perché davvero troppo difficili da preparare e superare.
Kyojuro aveva ascoltato tutto con le labbra arcuate all'insù, cogliendo in Senjuro una felicità che raramente gli aveva visto provare. Venne anche attraversato dal dubbio che suo fratello avesse trovato la sua anima gemella, mentre lo sentiva parlare animatamente dei suoi amici, arrossendo lievemente come fosse in imbarazzo per qualcosa. Sarebbe stato solo immensamente contento per lui, qualora avesse avuto ragione.
«E tu, Kyojuro? Cos'hai fatto in questi mesi?» Chiese Senjuro, dopo aver finito di raccontare quella che era ormai la sua vita da adulto.
«A parte dispensare insufficienze ai miei alunni?» Contro domandò, ridendo di gusto di fronte all'espressione stupita di suo fratello.
«Non vorrei mai averti come professore. Mi dispiace per quei poveri ragazzi che devono avere a che fare con te tutti i giorni.» Rispose Senjuro, ridendo a sua volta.
«Eppure sono il professore di storia più amato di tutto l'istituto. O perlomeno, così mi hanno detto.» Disse Kyojuro, ricordando le parole di Akaza il giorno in cui lo aveva portato a guardare le stelle sulla collina poco fuori città.
Un sorriso caldo gli affiorò sulle labbra al solo riportare alla mente quel momento vissuto con la sua soulmate, di quel bacio che aveva davvero sancito l'inizio di tutto, cosa che non passò inosservata agli occhi attenti e vermigli di Senjuro. Suo fratello piegò lievemente la testa da un lato e lo fissò curioso, come un gufo.
«E sei sicuro di aver fatto solo questo, durante tutti questi mesi? Mi sembra che tu abbia un'aria diversa e che mi stia nascondendo qualcosa.» Se ne uscì Senjuro, con la sua solita perspicacia e aria pacata.
«Potrei dire la stessa cosa di te.»
Con quelle poche parole, Kyojuro fece avvampare violentemente suo fratello, prendendolo in contropiede. Si conoscevano entrambi benissimo, esattamente come le proprie tasche, ed era praticamente impossibile nascondersi qualcosa o mantenere un segreto per troppo tempo.
«Comunque, so che probabilmente non mi perdonerai mai per non averti chiamato per primo e per non averti reso partecipe della cosa quando è accaduta, ma effettivamente c'è qualcosa che mi ha letteralmente cambiato la vita.» Disse il professore di storia, continuando a sorridere dolcemente e sentendosi andare a fuoco.
Non sapeva esattamente perché non avesse pensato a suo fratello per dirgli di Akaza. Forse perché, semplicemente, avrebbe voluto condividere con lui la notizia proprio per come stavano facendo e non tramite una chiamata telefonica che sarebbe iniziata e finita lì. O forse perché voleva tenersi un po' per sé la sua soulmate, viverla senza fretta, senza doverla per forza condividere con il resto del mondo.
«Non dirmi che...»
«Sì, esatto: ho trovato la mia anima gemella.» Confessò a voce alta, sentendosi attraversare da un brivido di piacere nel dirlo.
Senjuro urlò dalla felicità e lo abbracciò di slancio, congratulandosi con lui per la bellissima notizia. Cominciò a riempirlo di domande, volendo sapere chi fosse, cosa facesse, come si fossero incontrati, come si chiamasse. Kyojuro rise di gusto e provò a placare la curiosità di suo fratello, rispondendo a quello che sembrava a tutti gli effetti un interrogatorio.
«Si chiama Hakuji, ma preferisce farsi chiamare Akaza. È un bartender e l'ho conosciuto per puro caso, una sera che io e Tengen siamo usciti per andare a bere qualcosa. Dovresti vederlo; è esattamente il mio opposto, ma siamo perfettamente complementari.» Disse sprizzando felicità da tutti i pori, come ormai succedeva quando parlava della sua soulmate.
«Quindi, la tua anima gemella è un uomo?» Chiese Senjuro sorpreso, ma con ancora un rassicurante sorriso sul viso.
Kyojuro ammutolì per un istante, guardando intensamente il fratello per capire se la cosa lo avesse in qualche modo deluso, ma non trovò traccia di sentimenti negativi. La sua espressione era gentile come sempre e negli occhi leggeva solo felicità.
«Ti sorprende?» Gli chiese comunque, volendo essere sicuro che la cosa non creasse problemi al loro rapporto fraterno.
Purtroppo, esistevano ancora persone ancorate alla vecchia credenza che la propria soulmate nascesse solo di genere opposto, che le donne fossero destinate a trovare la propria anima gemella in un uomo e viceversa. E vedevano quelle unioni di anime tra due persone avente lo stesso sesso come qualcosa di innatutale, di sporco e peccaminoso. Sapeva che suo fratello non rientrava in quella categoria, ma voleva sapere cosa ne pensasse davvero.
«No, non troppo.» Rispose Senjuro, dopo averci pensato su per alcuni secondi. «Siete stati destinati, le vostre anime si sono scelte e non ci vedo nulla di strano, in questo. E poi... ecco... anche io...»
La frase del più giovane della famiglia Rengoku rimase a metà, interrotta dall'arrivo di Shinjuro che aveva sbattuto con violenza la porta che divideva il salotto dal resto della casa. I due fratelli trasalirono, ritrovandosi ad avere a che fare a tu per tu con il padre visibilmente ubriaco e arrabbiato. Prima che potessero chiedergli cosa l'avesse portato a lasciare la sua stanza dalla quale non usciva mai, l'uomo si avvicinò con aria truce verso Kyojuro.
«Oltre che essere una delusione, sei anche uno di quelli? Un peccatore che porta solo disonore sulla propria famiglia. Mi disgusti» Disse con disprezzo, facendo gelare il sangue nelle vene al maggiore dei suoi figli.
Shinjuro aveva sentito parte della discussione tra Senjuro e Kyojuro, quando era passato barcollante vicino alla porta del salotto per andare in bagno, e qualcosa era scattato in lui, proprio come una molla. Lui, che non era mai stato un padre esemplare e presente, si era sentito in dovere di entrare e vomitare cattiverie sul figlio maggiore solo perché vedeva il suo essersi legato con un uomo come qualcosa di disonorevole e contro natura. Nella sua famiglia non era mai successa una cosa del genere, nel loro albero genealogico non erano mai esistite coppie di anime gemelle aventi lo stesso sesso. E, fosse stato per lui, non ne sarebbero mai dovute esistere nemmeno su tutta la faccia della terra. Erano tutti peccatori, dal primo all'ultimo. Non poteva accettare una cosa del genere.
«Non mi importa niente di ciò che pensi di me, papà. Ormai non siamo più nel Medioevo, è da decenni che nascono persone destinate a trovare la propria soulmate in qualcuno dello stesso genere. È la normalità.» Rispose con tono duro Kyojuro, provando a trattenersi dall'urlargli contro che l'unico ad aver portato disonore e ad aver deluso tutti era stato proprio lui.
«Per voi sarà pure la normalità, ma per me sono tutte stronzate. Non permetterò mai che mio figlio, sangue del mio sangue, stia con un uomo!» Urlò Shinjuro, barcollando pericolosamente in direzione di Kyojuro per fronteggiarlo.
«Ah, adesso ti ricordi di avere dei figli? Dove sei stato, per tutti questi anni? Dove?» Chiese Kyojuro, sentendo la rabbia montargli dentro ad ogni parola. «Te lo dico io, dove: ad annegare i problemi nell'alcol, come se ad averli fossi solo tu. Come se la morte della mamma non avesse scosso anche noi.» Disse indicando sé stesso e suo fratello Senjuro che guardava la scena con occhi sbarrati e aria preoccupata. «Quando avevamo bisogno di te, tu non ci sei mai stato e adesso pretendi di poter fare il padre, di mettere bocca nella relazione con la mia soulmate e di definire la nostra connessione di anime come qualcosa di cui vergognarsi. Sei tu che mi disgusti.»
Un sonoro schiocco risuonò nel silenzio della stanza, quando la mano di Shinjuro andò a colpire con forza la guancia di Kyojuro. Sia lui che Senjuro lo guardarono esterrefatti, gli occhi vermigli spalancati per la sorpresa di quel gesto violento. Non si era mai spinto a tanto, nemmeno quando l'alcol lo aveva reso così ubriaco da non ricordare nulla.
«Non ti permetto di parlarmi così!» Tuonò Shinjuro, visibilmente infuriato. «Sono tuo padre, vedi di portarmi rispetto!»
«Io non ho più un padre già da molto tempo. Non l'ho avuto quando avevo bisogno di lui e non ne ho bisogno adesso. Non mi serve nemmeno la tua approvazione per vivere la mia vita come voglio, insieme ad Akaza.» Rispose Kyojuro, con tono piatto, mentre raccoglieva le sue cose e si apprestava a lasciare la casa della sua infanzia. «Senjuro, perdonami per aver rovinato questa splendida serata. Se vuoi venire a trovarmi, sei sempre il benvenuto.» Disse poi, rivolto al fratello, avviandosi verso la porta di ingresso.
Tutta la rabbia che gli era montata dentro andò semplicemente scemando in una indifferenza profonda e dolorosa. Ci aveva davvero provato, per lunghi anni, ad avere un rapporto con suo padre, a cercare di capirlo e volergli bene. Ma Shinjuro aveva superato un limite e lui era arrivato al punto di non poter più sopportare oltre.
«Kyojuro, aspetta!» Senjuro lo seguì e lo fermò prima che potesse chiudersi la porta alle spalle. «Mi dispiace davvero tanto. Non avrei dovuto invitarti qui, non dopo ciò che è successo l'ultima volta. Avevo solo voglia di passare una serata tranquilla insieme a te e festeggiare. Non lo avevo mai visto così arrabbiato e non era mai arrivato ad alzarci le mani: mi ha fatto paura.» Ammise mortificato, come se il comportamento del padre dipendesse da lui.
Kyojuro lo guardò senza proferire una parola, poi lo attirò a sé e lo abbracciò forte.
«So che vivi qui per tua scelta, ma dovresti seriamente prendere in considerazione l'idea di lasciare definitivamente questa casa. Non ti fa bene, vivere con lui. Lo sai che il mio appartamento è grande abbastanza per tutti e due e che puoi venire da me quando vuoi.»
«Ti ringrazio. Ma ormai ho deciso di aspettare fino alla laurea, poi me ne andrò. Sai, anche io ho trovato la mia anima gemella e mi ha proposto di andare a vivere con lui.» Rispose Senjuro, scostandosi dall'abbraccio per guardare suo fratello maggiore con un lieve sorriso sulle labbra.
«Me lo sentivo che qualcosa in te fosse cambiato. Ho visto come parlavi dei tuoi amici ed ero sicuro del fatto che avessi trovato la tua metà. Sono davvero felice per te, ma non dirlo a papà: hai visto come reagirebbe se venisse a sapere che anche il suo secondogenito si è legato con un uomo.» Disse Kyojuro, sorridendo fiero e poggiando una mano sulla testa di Senjuro in segno di affetto. «Il mio invito rimane sempre valido: vieni da me tutte le volte che vuoi. E magari porta con te la tua soulmate. Mi farebbe piacere conoscere il compagno di mio fratello.»
Senjuro annuì energicamente, rispondendo che anche lui avrebbe voluto conoscere Akaza e che non vedeva l'ora di poterlo fare. Kyojuro lo salutò ancora una volta, poi si avviò con passo lento verso la sua macchina, si sedette alla guida e mise in moto.
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