Late nights, early mornings
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
» Lista: pumpNEON
» Prompt: Late nights, early mornings
» Rating: Verde
Kyojuro si risvegliò con fatica, sentendo gli arti pesanti e percependo i suoni ovattati, come se si trovasse sommerso in una pozza profonda di acqua torbida. Sbatté le palpebre più volte, provando a farle rimanere aperte e a mettere a fuoco l'ambiente circostante. Quando ci riuscì - riconoscendo il lampadario della cucina di casa sua -, provò a mettersi seduto, fallendo miseramente. Il suo corpo rispondeva con lentezza ai comandi che la mente gli trasmetteva, con il risultato di renderlo completamente inerme. Sentiva uno strano senso di spossatezza addosso che lo faceva rimanere incollato a quello che capì essere il divano. Aveva anche la gola secca come se non avesse bevuto per mesi interi e avvertiva un sapore amaro invadergli il palato.
Non ricordava molto della sera precedente, ma aveva la sensazione che non gli sarebbe piaciuto per niente scoprire cosa fosse successo dopo che era stato portato all'interno della base della banda di Muzan. Aveva il vago ricordo di mani che lo toccavano senza che lui lo volesse, cosa che lo fece rabbrividire violentemente. Riuscì a girarsi su di un fianco, trovandosi davanti il viso di Akaza profondamente addormentato. Un'espressione corrucciata rendeva duri i suoi lineamenti, come se stesse facendo un brutto sogno che non lo faceva dormire tranquillamente. Kyojuro allungò con molta lentezza una mano e gli sfiorò appena una guancia, facendolo svegliare bruscamente.
Il bartender spalancò le palpebre e fissò il professore con sguardo confuso e preoccupato. Quando lo vide sveglio e con un accenno di sorriso sulle labbra, si rilassò e gli accarezzò il viso, spostando all'indietro le ribelli ciocche bionde che gli ricadevano appena sullo zigomo.
«Ehi, finalmente ti sei svegliato. Come ti senti?» Chiese fissandolo intensamente dritto negli occhi, come a sondargli l'anima.
«Uno schifo.» Riuscì a pronunciare Kyojuro, con voce impastata.
«Aspetta, ti prendo un po' d'acqua.»
Akaza si alzò dal divano, facendo scivolare appena la coperta che aveva usato per coprire entrambi, rivelando così il corpo nudo dell'altro che si guardò con fare perplesso. Quando si era spogliato? E perché aveva dei cerotti sui polsi? Più cercava di ricordare e più sentiva la testa pulsare. L'accenno di un'emicrania cominciò a farsi forte e persistente, martellandogli con insistenza le tempie. Akaza riempì un bicchiere con dell'acqua fresca e tornò verso il divano, aiutando Kyojuro a mettersi seduto con le spalle appoggiate contro lo schienale.
«Ce la fai a bere o ti do una mano io?» Chiese, lasciandogli il bicchiere tra le dita dalla stretta incerta.
«Ce la faccio. Grazie.» Rispose il professore di storia, portandosi il recipiente alle labbra e bevendo l'acqua tutta d'un fiato, sentendo la gola pizzicare ogni volta che deglutiva. «Per quanto tempo ho dormito?» Chiese poi quando finì, sentendo la voce tornare come prima.
Akaza fissò l'orologio appeso al muro e vide che segnava le sette del mattino. Kyojuro era rimasto incosciente - privo di sensi e scosso dai tremori causati dalla sostanza che gli era stata iniettata in endovena - per nove lunghe ore mentre lui aveva dormito solamente per tre - e nemmeno tanto serenamente per via dei brutti sogni che lo avevano tormentato.
«Sei collassato poco dopo essere ritornati a casa e sei rimasto privo di sensi per circa nove ore.» Disse il bartender, posando sul tavolo il bicchiere che Kyojuro gli stava porgendo, per poi afferrargli gentilmente le mani e osservare in che stato versassero le escoriazioni sui polsi.
Il professore di storia sgranò gli occhi e sbatté le palpebre con espressione sorpresa. Non aveva mai dormito così tanto in tutta la sua vita, nemmeno quando si era beccato un forte raffreddore che gli aveva fatto venire una febbre talmente alta da costringerlo a letto per giorni interi.
«Akaza, cos'è successo dopo che mi hanno preso e portato in quell'edificio? Non ricordo molto.» Si decise a chiedere, alla fine.
Una parte di lui non voleva sapere, ma l'altra chiedeva con insistenza di rimettere insieme quegli sprazzi di ricordi confusi, così da attenuare il forte mal di testa che non gli stava dando pace. Il bartender lo guardò a lungo, in silenzio, poi sospirò e decise di raccontargli ciò che era successo.
«Abbiamo catturato Muzan. Il commissario capo Iguro l'ha finalmente portato nell'unico posto in cui merita di vivere per il resto dei suoi giorni: dietro le sbarre.» Disse Akaza, vedendo un largo sorriso spuntare sulle labbra della propria soulmate, segno di quanto fosse felice nell'apprendere quella notizia. «Però, Kyojuro, la prossima volta che mi metto nei guai, se mai ci dovesse essere davvero una prossima volta, ti proibisco categoricamente di farti avanti e offrirti come cavia al posto mio. Ieri sera ho davvero rischiato di dare di matto, quando abbiamo fatto irruzione nella struttura e ti ho trovato in quello stato.»
«In quale stato?» Chiese Kyojuro con un sopracciglio alzato, confuso.
«Ti hanno legato a una sedia e drogato, Kyojuro. Se Obanai avesse aspettato anche solo un altro minuto in più, prima di irrompere all'interno del loro quartier generale, sono sicuro che non sarei stato in grado di rispondere delle mie azioni. Ti stavano tutti addosso, come avvoltoi, pronti a divorarti di fronte allo sguardo divertito di Muzan.» Disse Akaza a denti stretti, cercando di mantenere la calma di fronte al ricordo di Douma che marchiava il collo di Kyojuro, mentre Kokushibo gli tormentava le labbra ed Enmu lo toccava ovunque. «Ti ho portato qui già in stato confusionale, con il corpo bollente attraversato dai brividi. Non so cos'abbiano mischiato, insieme alla droga, ma sono riuscito a farti calmare solo aiutandoti ad alleviare l'eccitazione che sembrava consumarti sempre di più.»
Kyojuro fissò Akaza allibito, metabolizzando ciò che gli aveva detto e cominciando a ricordare vagamente ciò che era successo. Ricordi confusi gli affollavano la mente, portandolo a rivivere scene nebulose dei tre uomini che lo toccavano in ogni dove, appropriandosi della sua pelle come se non gli appartenesse più. Portò istintivamente una mano sul collo, lì dove Douma lo aveva marchiato con i denti e sentì lo stomaco aggrovigliarsi su sé stesso, trasmettendogli una sensazione nauseante. A quei ricordi si susseguirono immagini sfocate di Akaza che lo portava in salvo, che gli dava piacere per alleviare l'insopportabile calore che gli aveva divorato le vene, poi il nulla.
Mentre Kyojuro cercava di fare chiarezza tra i suoi pensieri, il campanello di casa cominciò a suonare con insistenza, rompendo il silenzio che si era creato. I due uomini si guardarono negli occhi, chiedendosi chi potesse essere a quell'ora del mattino. Il professore di storia aveva una vaga idea, che venne confermata quando Akaza andò ad aprire la porta d'ingresso e tornò in cucina con alle calcagna un Tengen tutto trafelato.
«Kyojuro! Ho appena sentito dall'edizione straordinaria del telegiornale che Muzan è stato cattura-» Il professore d'arte si bloccò a metà frase quando posò lo sguardo sul corpo nudo dell'amico coperto appena dalla trapunta. «Ho di nuovo interrotto qualcosa? Stavate festeggiando la notizia?» Chiese con sguardo malizioso, dando ad Akaza delle leggere gomitate contro il braccio.
«Tengen, non è davvero il caso.» Disse il bartender, fulminandolo con lo sguardo.
«Va bene, scusate. Niente più battute sconce.» Rispose l'uomo dai capelli bianchi, alzando le mani in segno di resa. «Ma viene spontaneo pensare a determinate cose quando arrivo qui e trovo lui in questo stato.» Continuò, indicando l'amico.
«Non sono così per ciò che pensi tu, Tengen.»
«Ah, no? Se non stavate festeggiando la cattura di Muzan, allora perché sei praticamente nudo e ricoperto di segni decisamente inequivocabili?» Volle sapere Tengen, ammiccando.
«Perché il tuo migliore amico è solo un incosciente che si butta a capofitto tra le braccia del pericolo. È stato lui a condurre la polizia dritta in quel covo di farabutti, ma ha rischiato moltissimo. Per poco non veniva violentato a turno da tutti i sottoposti di Muzan dopo che l'hanno drogato.» Disse Akaza, sedendosi di peso sul divano e passandosi una mano sulla faccia dall'aria stanca.
«Cosa!? State scherzando vero? Come ti senti? E come ti è saltato in mente di farti tirare in mezzo a questa faccenda? È colpa di Obanai, vero?» Chiese Tengen con aria allarmata, ponendo una valga di domande e sedendosi vicino a Kyojuro per toccargli la fronte e osservarlo da vicino per assicurarsi che stesse bene.
«Sto bene, Tengen, dico davvero. La smettete di trattarmi come fossi un bambino incosciente di due anni? Sono stato io a decidere di farmi avanti per aiutare Akaza a mettere fine a questa storia, non mi ha costretto nessuno. Sapevo quello che facevo e ne ho pagato le conseguenze. Sarebbe potuta andare peggio, ma non è successo. Finitela di compatirmi!» Rispose Kyojuro, irritato, sentendo la testa scoppiare per la forte emicrania che si era intensificata con tutte quelle domande cariche di preoccupazione e apprensione.
Si alzò tenendo la coperta attorno ai fianchi e si diresse verso il bagno, con passo incerto e barcollante. Akaza lo fissò e scosse la testa, poi portò l'attenzione su Tengen che a sua volta aveva puntato lo sguardo sulla figura del suo migliore amico, guardandolo esterreatto.
«Non te la prendere, Tengen. Non so esattamente cosa gli abbiano somministrato, ma credo sia ancora sotto l'effetto di quella roba. Per questo il suo umore è altalenante ed è così irascibile. Vedrai che entro un paio di giorni tornerà lo stesso Kyojuro di sempre.» Disse il bartender, sperando davvero di avere ragione.
Non gli piaceva vedere la propria soulmate così destabilizzata e debole. Amava vederla ridere, solare e raggiante come sempre. Quella era solo una pallida imitazione del vero Kyojuro.
«Akaza, mi prometti che non lo tirerai più in mezzo a questi casini? È vero che è sempre stato una testa calda, pronto a sacrificarsi per gli altri, ma non ho mai visto Kyojuro ridotto così e non mi piace per nulla. Se non sarai capace di proteggerlo, allora ne risponderai direttamente a me.» Disse Tengen, con sguardo duro e voce seria.
«L'ho già promesso a me stesso e a lui, quindi non ho problemi a farlo anche con te. Da oggi in poi giuro che mi prenderò cura di Kyojuro al massimo delle mie possibilità e che lo terrò lontano da ogni pericolo. Non voglio perderlo per nessuna ragione al mondo. Ho già rischiato troppo.» Rispose Akaza, altrettanto serio e deciso, la determinazione negli occhi chiari come il cielo.
Tengen parve soddisfatto dalla risposta di Akaza, così annuì e si alzò dal divano. Guardò per l'ultima volta la porta da cui era sparito l'amico e si fece accompagnare verso l'ingresso per andare via e lasciare ai due un po' di spazio e tempo per riprendersi dagli ultimi avvenimenti. Il bartender lo salutò, poi su chiuse la porta alle spalle e si diresse con passo deciso in direzione del bagno, pronto a prendersi cura delle ferite visibili e invisibili della propria soulmate, a raccogliere tutti i pezzi della sua anima incrinata per rimetterli al proprio posto.
» N° parole: 1804
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