Find what you love and let it kill you
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
» Lista: pumpNEON
» Prompt: Find what you love and let it kill you
» Rating: Rosso
Akaza entrò nell'appartamento che condivideva con la propria soulmate trascinandola dentro a fatica, tenendola saldamente dalla vita per evitare di farla cadere in avanti ad ogni passo incerto. Kyojuro si reggeva a malapena in piedi, aveva il corpo bollente e sudato attraversato dai brividi, il fiato corto e una persistente erezione che non accennava a calmarsi. Era stato difficile, per il bartender, trovare i vestiti del professore e farglieli indossare. Così come lo era stato guidare la sua macchina con lui accanto che mugugnava e si lamentava senza sosta, come se stesse soffrendo chissà quali pene dell'inferno.
Ogni gemito strozzato che gli arrivava alle orecchie era come una pugnalata dritta al cuore, e ogni volta che incrociava il suo sguardo assente sentiva la rabbia montargli dentro in ondate travolgenti. Più volte si era ritrovato a stringere forte tra le dita il volante, fino a far sbiancare le nocche, e a digrignare i denti. L'immagine di Kyojuro che veniva violentato a turno da quei bastardi non ne voleva sapere di abbandonare la sua mente, tormentandogli l'anima. Anche se lui e i poliziotti erano arrivati in tempo per evitare l'avverarsi di quello scenario che si ripeteva nella sua testa come un loop, era comunque colpa sua, se la sua anima gemella era stata presa di mira e versava in quello stato, e questo non gli dava pace. Gli fosse successo qualcosa, qualunque cosa, lui si sarebbe sentito morire dentro.
Akaza riuscì a far arrivare Kyojuro fino in cucina e lo fece sedere sul divano. Andò verso il frigo e afferrò la prima bottiglia d'acqua che gli capitò sotto mano, riempì un bicchiere e si mise a sedere di fianco al professore di storia che lo guardava con sguardo lucido e velato, come se non lo vedesse davvero. Gli portò il bicchiere alle labbra e gliele bagnò appena nel tentativo di fargli bere un sorso d'acqua.
«Kyojuro, devi bere. Hai bisogno di reidratarti. Vedrai che poi ti sentirai meglio.» Disse Akaza, guardandolo toccarsi la bocca bagnata con fare confuso e voltare la testa dall'altra parte, come un bambino che rifiuta categoricamente di prendere la medicina.
Vedendo che Kyojuro non ne voleva sapere di prendere in mano il bicchiere o di farsi aiutare a bere, decise di adottare un altro metodo. Bevve un lungo sorso d'acqua senza mandarla giù, si mise a cavalcioni sulle sue cosce e gli afferrò con decisione il mento, costringendolo a girarsi verso di lui. Poggiò le proprie labbra su quelle spaccate e lievemente sporche di sangue rappreso dell'altro, obbligandolo poi a dischiuderle facendo una lieve pressione sulla mascella, così da potergli passare l'acqua che aveva tenuto in bocca. Kyojuro collaborò docilmente, lasciandosi guidare dai movimenti di Akaza senza opporre resistenza, sospirando appena in quel bacio umido.
Quando il bartender finì di farlo bere, si scostò lievemente dal suo viso per guardarlo meglio. Kyojuro era completamente alla sua mercé, abbandonato contro lo schienale del divano con gli occhi vitrei, le guance arrossate e le labbra gonfie. Non sapeva esattamente cosa gli avessero fatto quei bastardi, ma era evidente che fosse sotto l'effetto di qualche droga pesante, una di quelle capace di ridurlo alla stregua di una bambola solo per poter permettere a quella feccia di abusare di lui. E l'erezione che continuava ad avere tra le gambe lo portò a pensare che avessero mischiato insieme a quella sostanza illegale qualche tipo di eccitante per potersi divertire meglio e offrire un bel spettacolino a Muzan. Troppe volte li aveva visti praticare quel tipo di atto di sottomissione, deliziando il piacere perverso del capo.
«A-Akaza...» Riuscì a mormorare Kyojuro, in un breve momento di lucidità. «F-fa male...» Continuò, portando una mano tra le gambe per stringere tra le dita il membro eretto e mugugnare sommessamente, con un'espressione a metà tra il desiderio e la sofferenza.
Akaza lo guardò provare ad alleviare il suo tormento, vedendolo ansimare e tremare per i brividi, mentre cercava di infilare la mano dentro i pantaloni senza riuscirci. Sospirò e scosse la testa, prima di decidere di scendere dalle gambe di Kyojuro e inginocchiarsi sul pavimento. Allungò le mani fino a raggiungere il bottone e la cerniera che tenevano chiusi i pantaloni, li aprì velocemente e lo aiutò a sfilarli del tutto. Si trovò davanti agli occhi il sesso congestionato della propria soulmate, così teso e arrossato da fare male solo a guardarlo. Decise che cercare di alleviare quella forte eccitazione che scorreva nelle vene dell'altro a causa della droga e di qualsiasi tipo di afrodisiaco usato su di lui, avesse la priorità su tutto il resto. A farlo bere e a medicargli le lievi escoriazioni su polsi e caviglie ci avrebbe pensato dopo.
Senza distogliere lo sguardo dal viso sudato e arrossato di Kyojuro, gli afferrò con decisione la base del membro eretto e lo tenne fermo mentre apriva la bocca per accoglierlo completamente al suo interno. Il biondo professore di storia reclinò la testa all'indietro e gemette con forza, portando le mani tra i capelli di Akaza per stringerli flebilmente tra le dita. Al bartender bastarono pochi movimenti di lingua per sentirlo riversarsi copiosamente direttamente contro la sua gola, facendogli raggiungere un primo orgasmo in pochi secondi con un rantolo liberatorio. Ingoiò il seme perlaceo senza battere ciglio, raccogliendo ogni singola goccia con dedizione.
Kyojuro respirava affannosamente, abbandonato del tutto contro lo schienale del divano con sguardo assente. La maglietta che aveva addosso gli si era appiccicata contro il petto, umida di sudore, mentre i capelli biondi gli si erano incollati al viso madido. Akaza decise di sfilargli con attenzione l'indumento dalla testa, lasciando la sua pelle libera di respirare seppur attraversata costantemente dai fremiti che la facevano accapponare. Riportò la sua attenzione sull'intimità che non aveva perso vigore e continuava a svettare ritta tra le cosce aperte di Kyojuro. Sapeva che fargli raggiungere il piacere una volta sola non sarebbe bastato, così tornò ad accovacciarsi in mezzo alle gambe della propria soulmate per dedicarsi nuovamente al sesso umido e sensibile.
Akaza fece scorrere la lingua sulle vene in rilievo, guardando il professore arcuarsi appena e gemere sempre più forte. Non sapeva quanto fosse cosciente né se riuscisse a capire ciò che stava succedendo. Decise di non pensarci - sperando solamente di riuscire a mitigare il suo tormento - e di dedicarsi solamente a dargli piacere per lenire il fuoco della lussuria che immaginava scorrergli nelle vene come lava liquida. Aprì la bocca e strinse le labbra attorno al membro pulsante di Kyojuro, soffermandosi volontariamente sul glande bagnato dagli umori e dal precedente orgasmo, succhiandolo appena e passandovi sopra la lingua. Poi si spinse verso il basso, fino ad affondare con il naso nei ricci biondi che decoravano il pube dell'altro e accogliendolo fino in gola. Ripeté quei movimenti per un po', prima di avvertire nuovamente il piacere liquido della propria anima gemella riversarsi dentro la sua bocca.
Questa volta, Akaza non ingoiò del tutto lo sperma di Kyojuro. Ne fece colare un po' sulle dita che poi portò dritte tra le natiche dell'altro, trovando la piccola apertura nascosta lì in mezzo e spingendovi dentro le falangi che aveva reso scivolose. Le fece sprofondare senza troppi problemi fino alle nocche, trovando sin da subito la prostata di Kyojuro che stimolò incessantemente, facendolo contorcere e gemere oscenamente. Gli bastarono poche pressioni ben mirate, per vederlo raggiungere un terzo orgasmo senza toccarlo ulteriormente.
«Ah! A-Akaza... d-dentro!»
Il bartender guardò la propria soulmate negli occhi vermigli, trovandoli umidi e vitrei, capendo cosa volesse. Anche se lo aveva portato già tre volte verso l'apice del piacere, non era bastato ad appagarlo del tutto. Kyojuro era ancora sotto l'effetto della droga che lo rendeva insoddisfatto, cosa più che evidente per via dell'erezione che non accennava a perdere vigore. Akaza si sbottonò i pantaloni e li abbassò insieme all'intimo, quel tanto che bastava per scoprire il sesso pulsante. Lo allineò senza aspettare troppo alla stretta apertura che aveva già preparato, prendendo i fianchi di Kyojuro per farlo scivolare appena verso di sé così da potersi muovere con più facilità. Si spinse dentro di lui con un unico colpo di reni, affondando per intero tra le pareti calde e pulsanti. Rischiò di venire all'istante, tanto era rovente quell'antro accogliente, così come lo era il corpo sudato della propria anima gemella.
Digrignò i denti e cominciò a muovere le anche a ritmo sostenuto, sprofondando facilmente dentro quello stretto anello di muscoli, facendo schioccare la pelle contro quella di Kyojuro che sospirava e gemeva ad ogni affondo. Lo fece suo con irruenza e foga, inseguendo l'orgasmo che sentiva risalirgli in ondate calde su per la colonna vertebrale e cercando di accontentare il piacere perverso che continuava a serpeggiare nel corpo dell'altro.
Akaza afferrò con una mano l'erezione del professore di storia e cominciò a scuoterla allo stesso ritmo con cui si spingeva tra le sue cosce. Gli ansiti si fecero sempre più alti e sconnessi, finché il corpo di Kyojuro non si arcuò all'inverosimile, attraversato dai fremiti di un potente orgasmo asciutto. Il bartender raggiunse a sua volta l'apice in quel preciso momento, sentendosi comprimere tra le pareti interne e riversando il proprio piacere in profondità tra le natiche sode dell'altro. Kyojuro collassò subito dopo, afflosciandosi contro i cuscini del divano privo di sensi, ansante e madido di sudore. Akaza uscì dal suo corpo, guardandolo con apprensione e sentendo una morsa attanagliare prepotentemente il suo stomaco. Sperava davvero che fosse tutto finito e che la sua anima gemella non dovesse mai più vivere un'esperienza traumatica come quella.
Andò in bagno a riempire una bacinella con dell'acqua fredda, prese un panno e il kit di primo soccorso; poi tornò in cucina, fece stendere Kyojuro sul divano e cominciò a prendersi cura di lui. Lo pulì da ogni traccia di sudore e sperma, rinfrescando la pelle che continuava a essere bollente. Gli disinfettò i tagli sui polsi e sulle caviglie e applicò dei cerotti lì dove riteneva fosse necessario. Preparò degli impacchi e glieli applicò sulla fronte e all'interno dei gomiti, per cercare di far scendere la sua temperatura corporea per come si faceva in caso di febbre alta.
Rimase al suo capezzale per tutta la notte, assicurandosi che bevesse la giusta quantità di acqua e cambiando i panni ormai tiepidi con altri impacchi freddi. Solo quando lo vide riposare serenamente, senza avere più violenti brividi, e constatò che la temperatura fosse tornata normale, lo coprì con una coperta e si concesse di stendersi vicino a lui per riposare. Era stata una giornata davvero intensa e sperava davvero che, adesso che Muzan si trovava dietro le sbarre, non ne avrebbero dovute vivere mai più.
» N° parole: 1767
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