Capitolo Ventottesimo

Mint accennò un mezzo sorriso, stringendosi al fianco di Harry, le dita che cercavano il suo fianco. Harry decise di stare al gioco, annuendo al commesso e circondando la ragazzina con il braccio.

"Vorremmo vedere un paio di calze" rispose, accarezzando piano i capelli di Mint, la mano nascosta dal corpo di lei.

L'uomo iniziò ad aprire i cassetti, svolgendo le calze e mostrandole una dopo l'altra ad entrambi, commentandone il colore, il tessuto e la pesantezza, senza mai smettere di sorridere.

Una decina di minuti dopo, Mint aveva scelto un paio di calze rosa pallido, bordate di pizzo sull'estremità superiore.

"Volete farci ricamare qualcosa? Un nome, delle iniziali?" propose il commesso, mentre si avvicinava alla cassa.

Harry lasciò andare il fianco di Mint, sfilando il portafoglio dalla tasca dei jeans.

"H.S., su entrambe le calze." rispose, allungando la carta di credito oltre il bancone.

...

Mint rigirò la forchetta tra le dita, prima di posarla sul piatto vuoto. Harry le sembrava distante, pensieroso.

Si rendeva conto della situazione, o almeno credeva di capirla. Erano dei fuggitivi? Che cosa sarebbe successo ad Harry se fossero riusciti a trovarli?

Probabilmente era solo preoccupato che non andasse tutto come sperato e ovviamente le sue preoccupazioni le aveva anche lei.

Cos'avrebbe fatto sua madre? Continuava a temere che da un istante all'altro sarebbe comparsa dalla porta del fast food e l'avrebbe presa per un braccio per portarla direttamente al collegio che aveva scelto per lei.

Cominciava a sentirsi in colpa per essersene andata così, ma cos'altro avrebbe potuto fare? Aveva tentato di discuterne con lei, ma sua madre non aveva voluto sentire ragioni, non le aveva lasciato alternative. O la fuga o il collegio.

E non poteva nemmeno concepire l'idea di passare tre anni senza Harry, senza sapere nemmeno se lui sarebbe rimasto lì ad aspettarla. In tre anni potevano cambiare moltissime cose, poteva cambiare tutto. Avrebbe potuto trovare un'altra o addirittura tornare da Tania.

"Posso portarvi qualcos'altro?"

Seguì lo sguardo di Harry fino alla cameriera che afferrò i piatti sporchi e accennò un sorriso cordiale, prima di sparire in cucina.

"A cosa stai pensando?" domandò Harry, cercando lo sguardo della ragazzina. Lei appoggiò i gomiti sul tavolo, sostenendo la testa con una mano.

"A mia madre" mormorò, le dita di Harry che si allungavano sulla superficie liscia del tavolo, fino a sfiorare le sue, stringendo una mano nella sua.

"Sei preoccupata?"

Mint annuì, posando lo sguardo sulle loro dita intrecciate, cercando di ignorare i suoi occhi.

Potevano davvero farlo? Scappare da sua madre, scappare dalla legge?

Iniziava a sembrarle un'idea stupida, a farle paura. I difetti di quel piano iniziavano a superarne i pregi, le difficoltà che avrebbero potuto incontrare sulla strada a sembrarle degli ostacoli impossibili da superare.

Harry avrebbe potuto stufarsi di lei, lei avrebbe potuto stufarsi di lui. Le sembrava inconcepibile l'idea di smettere di amarlo, eppure era già successo a tante coppie. Sarebbe potuto succedere anche a loro, magari solo temporaneamente, magari dopo un litigio. Ma in quel caso cosa avrebbe potuto fare?

Non era certa che sua madre l'avrebbe riaccolta in casa, non dopo un simile comportamento. Probabilmente non l'avrebbe nemmeno portata al collegio, le avrebbe semplicemente chiuso la porta in faccia. Poteva farlo? Lei era ancora minorenne, sua madre doveva pur avere qualche obbligo verso di lei.

"Mint", sollevò il viso verso gli occhi di Harry, che la guardavano silenziosi.

"Non angosciarti, piccola, non serve a nulla."

Incrociò lo sguardo di una signora di mezz'età seduta al tavolo vicino, che si era voltata per un istante a guardarli. Liberò la mano dalla presa di Harry, alzandosi in piedi rapidamente.

"Devo..devo andare al bagno" balbettò, allontanandosi in fretta, gli occhi di Harry che la seguivano incerti.

"Non ci sono alternative" sussurrò, osservando il suo riflesso nello specchio del bagno. Aprì l'acqua, sciacquandosi il viso, le mani che le tremavano appena.

"O questo o il collegio" continuò, bagnandosi i capelli nel tentativo di sistemarli dietro le orecchie.

Sussultò, la porta che cigolava alle sue spalle. Non impiegò che pochi secondi per riconoscere le mani familiari di Harry, appoggiate sulle sue spalle, il viso di lui che compariva nello specchio, dietro di lei.

Chiuse gli occhi, lasciando che le mani di lui percorressero il profilo del suo collo, risalendo fino ai capelli, per spostarli completamente dietro le spalle.

In un istante tutte le preoccupazioni sembravano svanire, nuovamente. La loro fuga acquistava senso, il suo tentativo disperato di stare con Harry sembrava davvero l'unica scelta possibile. Lo era.

Le mani di Harry percorsero nuovamente il suo collo, scendendo verso i fianchi, le labbra incollate alla clavicola scoperta per baciare dolcemente la pelle candida. Continuò a tenere gli occhi chiusi, lasciando che il tocco di Harry fosse il suo unico pensiero, il suo profumo inebriante che quasi la stordiva.

Si appoggiò al ripiano del lavandino, mentre Harry le sollevava la gonna sui fianchi, accarezzando ogni centimetro di pelle mano a mano che la scopriva. Rabbrividì appena, le dita che sfioravano l'orlo superiore del suo intimo, tirando appena per sfilarlo.

"Harry" mugolò, spingendo involontariamente la schiena contro il suo petto, il cuore che batteva violento. Provò debolmente a sfilarsi dalla sua presa, riaprendo gli occhi davanti allo specchio.

Le labbra le si incurvarono involontariamente in un sorriso, mentre Harry risollevava il capo dal suo collo, guardandola nel riflesso dello specchio, le dita che ora avevano afferrato l'orlo delle mutande per sfilarle.

"Potrebbe entrare qualcuno"

La voce le uscì flebile, mentre cercava gli occhi di Harry con lo sguardo. Non voleva fermarsi, non voleva fermarlo. Ma la porta era socchiusa, il locale affollato.

Harry la strinse per i fianchi, costringendola a voltarsi verso di lui.
"Ti fidi di me?" mormorò sulle labbra di lei, prima di annullare ogni distanza catturandole in un bacio esigente.

Mint indietreggiò appena, scontrando la schiena con il lavandino ora alle sue spalle, le labbra incollate a quelle di Harry, le mani incastrate tra i loro corpi, avvinghiate alla camicia quasi per stringerlo ancora più a sé.

Baciare Harry era sempre come la prima volta. Le farfalle nello stomaco, il cuore palpitante che spingeva per uscire dal petto, le gambe tremanti, la testa libera da ogni altro pensiero.
Si separarono per riprendere fiato, Mint che annuiva piano con la testa, Harry che rispondeva con un sorriso a denti scoperti.

"Voglio farti sentire bene, piccola" sussurrò, accarezzandole dolcemente la guancia arrossata, "Farti passare ogni preoccupazione" continuò, l'altra mano che tornava sotto la gonna, facendo scivolare l'intimo verso le ginocchia.

Sussultò, le dita di Harry che la sfioravano nei punti più sensibili, risalendo dalle cosce verso la sua intimità.
"Siamo solo noi due, piccola, okay? Solo noi."
Un gemito le sfuggì dalle labbra, gli occhi ancora incollati a quelli di lui, il respiro affannato, lo sguardo di lui che sembrava denudarla ed esplorarla più di quanto lo stessero facendo le sue mani.

Infilò le dita tra i suoi ricci, stringendolo a sé.
Lo guardava in silenzio, le labbra schiuse, mentre Harry la sollevava per i fianchi, facendola sedere sul ripiano del lavandino, continuando ad accarezzarla come solo lui sapeva fare.

Voleva di più. Entrambi volevano di più. Ma con Harry era sempre tutto così graduale, così lento, così estenuante, da farle dubitare che si potesse fare l'amore in modo diverso, che si potesse amare in un modo meno perfetto.
E ad ogni istante in cui il suo respiro si faceva più ansimante, in cui le dita si spingevano più a fondo togliendole l'aria, in cui il desiderio diventava sempre più acceso negli occhi di lui, lei desiderava solo essere trattata per una volta con violenza, con forza, invece che come una fragile bambola di porcellana.

Voleva essere spinta contro il muro, voleva essere spinta fino al culmine, voleva provare ogni emozione possibile, provarle tutte in una volta fino a ritrovarsi senza respiro, fino a dimenticare ogni cosa, perfino il suo nome.

"Harry" balbettò, spostando la mano dalla spalla alla cintura dei jeans.
Lo avvicinò a sé, armeggiando con la cintura per slacciarla, i denti piantati nel labbro inferiore per trattenere i gemiti.
Fece scivolare jeans e boxer verso le ginocchia in una sola mossa, spostando le mani sulla schiena di Harry.

Lasciò che lui la sollevasse, stringendola a sé, le fronti appoggiate l'una all'altra.
"Sei sicura?" sussurrò Harry sulle sue labbra, gli occhi carichi di passione.

Mint si avvinghiò a lui, circondandolo con le gambe.
"Lo voglio adesso" mormorò, "ti prego."

Chiuse gli occhi, le dita di Harry che le accarezzavano la guancia fino a sfiorarle le ciglia.
"Apri gli occhi, Mint" mugolò, "Voglio guardarti negli occhi" continuò, le mani che erano tornate al suo fondoschiena per sollevarla definitivamente dal lavandino.

Mint sollevò piano le palpebre, l'adrenalina che le scorreva nelle vene, un brivido di paura che la scuoteva per un istante.
Harry attese qualche istante, gli occhi puntati nei suoi con una tale intensità quasi volesse studiare i suoi lineamenti fino ad impararli a memoria per averli con sé in ogni momento.

Entrò in lei con dolcezza, memorizzando ogni sfumatura nei suoi occhi, cercando di riconoscere ogni emozione mano a mano che la attraversava accendendole lo sguardo.
La strinse più forte, spostandosi di qualche passo, fino a bloccarla contro il muro, aumentando le spinte.

Mint distolse lo sguardo, il calore ormai familiare che si irradiava lungo il suo corpo, il piacere che si intrecciava al dolore in un modo che nemmeno lei stessa era in grado di comprendere.
Incastrò la testa sopra la sua spalla, stringendosi a lui.

Se solo fosse entrato qualcuno, tutto il loro mondo sarebbe crollato. Per davvero questa volta.
Come avrebbero potuto spiegare ciò che stavano facendo?

Il commesso del negozio aveva messo ancora più in luce un ostacolo che già sapevano essere presente: la loro differenza d'età.
Se quell'uomo aveva ipotizzato che Harry fosse suo padre, cosa avrebbe potuto pensare chiunque avesse varcato quella porta?

Gemette il più silenziosamente possibile, inarcando la schiena contro il muro, le dita piantate nella schiena di Harry, un brivido di elettricità che le toglieva il respiro e le annebbiava la mente.

La mano di Harry si spostò sul suo mento, costringendola dolcemente a spostare il viso davanti al suo.
"Ti amo, Mint" sussurrò sulle sue labbra.
"Lo sai, vero?"

La ragazzina annuì, spingendosi in avanti per far scontrare le loro labbra, ma Harry la trattenne.
Inarcò le sopracciglia, spostando lo sguardo dalle labbra agli occhi di lui.
"Lo sai che ti amo?"

"Ti amo anche io, Harry" mormorò con un fil di voce.
"Qualsiasi cosa succeda, devi ricordarti quanto ti amo, Mint."

La ragazzina spostò le mani dalla schiena alle spalle di lui, sostenendosi.
"Cosa ti prende?" sussurrò confusa.

"Voglio solo che tu sappia quanto ti amo, piccola" accennò un sorriso, attirando nuovamente le labbra di lei sulle sue in un bacio.

...

Mint tenne gli occhi incollati al finestrino per tutta la durata del viaggio.
La mano di Harry era stretta alla sua per tutto il tempo possibile, separandosi solo per scalare le marce.

Mint guardava fuori ma non vedeva la strada, né il paesaggio che li circondava, tanto la sua mente era affollata dai pensieri.
Harry continuava a sembrarle distante, pensieroso e poco alla volta stava iniziando a diventare pensierosa anche lei.

Si accorse che si erano fermati perché Harry lascio di nuovo la sua mano, voltandosi interamente verso di lei.
Erano fermi in un parcheggio quasi vuoto, circondato su due lati da una siepe piuttosto alta.

"Siamo arrivati" sussurrò Harry, slacciando la cintura.
Mint scese dall'auto, aspettando che facesse il giro per raggiungerla.
"Dove siamo?" domandò, provando a guardarsi intorno.

Harry si passò una mano tra i capelli, grattandosi appena dietro il collo.
Sembrava nervoso.

Mint riconobbe uno sguardo che sperava non avrebbe più rivisto nei suoi occhi. Lo stesso sguardo vuoto e confuso di quando sua madre aveva suonato alla porta di casa sua per portarsela via.

"Harry?" mormorò nuovamente, ricevendo solo un silenzio imbarazzato come risposta.
Gli voltò le spalle, iniziando a percorrere il vialetto verso la siepe.

Harry era fermo qualche passo più indietro, lo sguardo che vagava lungo il corpo di Mint. Le afferrò una mano, trattenendola.

Perché non poteva semplicemente dirle dove erano arrivati?

"Harry, per favore, dimmi dove siamo."

Lui non rispose, la strinse solo in un abbraccio.
Il cuore di Mint batteva veloce, la testa le faceva male.

Non era possibile. Harry non poteva averla tradita.
Si liberò del suo abbraccio, la mente annebbiata, la lingua intorpidita.

"Non è mai stata una fuga, non è vero?" quasi gridò, gli occhi che tentavano disperatamente di non riempirsi di lacrime.

Harry si leccò le labbra, provando ad attirarla nuovamente a sé ma lei stava già indietreggiando. Rabbia e paura nei suoi occhi.

"Mint, l'ho fatto per il tuo bene" mormorò, provando ad avvicinarsi a passi lenti.
Lei si appoggiò con la schiena all'auto, scivolando verso il basso e nascondendo il viso tra le braccia.

"Mia mamma lo sapeva?" domandò, provando a trattenere i singhiozzi senza riuscirci.
Harry annuì piano, inginocchiandosi davanti a lei.

"Mint, ti prego, era l'unica opzione possibile. È l'unica possibilità che abbiamo di avere un futuro."

Mint ascoltava la sua voce spezzata, ma ad ogni parola Harry le sembrava più lontano.
Le aveva mentito, l'aveva tradita.
Proprio lui, lui che diceva di amarla.

"Un futuro? Io passerò almeno tre anni qui dentro, Harry. E poi?"
"Io sarò qui fuori ad aspettarti"
Le dita di Harry accarezzavano il suo viso.

"Lo sai che ti amo, non vorrei mai farti del male"
"Tu mi stai uccidendo così, Harry, io non voglio stare qui dentro! Potevamo scappare, quella era l'unica possibilità!"

Harry alzò gli occhi al cielo, sollevandosi sulle ginocchia per darle le spalle.
Il rumore del suo pugno che si scontrava con il metallo dell'auto riecheggiò nell'aria.

"Mint, non è una possibilità scappare! Mi avrebbero preso e sarei finito in prigione per chissà quanti anni!"
Mint incrociò le braccia, smettendo di singhiozzare.
"Anche questo collegio è una prigione" si lamentò.

"No, Mint, non è vero. Quando tu uscirai, io sarò qui ad aspettarti e non ci saranno più problemi. Se io fossi finito in prigione non avrei più potuto vederti, mai più."

Mint sapeva che Harry aveva ragione, sapeva che prima o poi se ne sarebbe resa conto e avrebbe smesso di odiarlo, ma ora davvero non ci riusciva.
Si sentiva tradita, presa in giro, abbandonata.

Harry si inginocchiò nuovamente a terra.
"Ti amo, Mint, ti prego, dimmi che provi lo stesso."
Mint scosse il capo, alzandosi da terra.
"Non so più quello che provo, Harry."

Il ragazzo indietreggiò, tenendosi all'auto.
"Ti aspetterò" mormorò, gli occhi puntati in quelli di lei.
Mint annuì, gli occhi vuoti dai pensieri.
"Mia madre porterà il resto dei bagagli immagino" sussurrò, recuperando il suo zaino dall'auto.

Harry provò ad abbracciarla, ma lei si allontanò, lo zaino infilato sulla spalla destra.
"Addio, Harry" sussurrò, il cuore, la testa, le ossa che le facevano male.

Harry osservò la sua figura minuta allontanarsi lungo il vialetto, dirigendosi verso l'ingresso del collegio.
Aspettò qualche secondo, prima di rientrare in macchina, richiudendo la porta con violenza dietro di lui.

Incrociò le braccia sul volante, vi appoggiò la testa e scoppiò a piangere.

Spazio Autrice.
Non è la fine, assolutamente.
So che non è ciò che molti di voi speravano, ma sento che questa è la direzione che voglio far prendere alla storia e ai miei personaggi. Comunque non è assolutamente la fine del libro, anzi.
A breve arriverà il prossimo capitolo, spero che la storia continui a piacervi.

Prossimo Aggiornamento: Sabato 14 Luglio

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