Capitolo Ventitreesimo

"Mi troverai qui fuori , Mint. Non farmi aspettare."
La ragazzina alzò gli occhi al cielo, richiudendosi la portiera alle spalle e allontandosi dall'auto della madre per entrare a scuola.

I lividi sul viso si erano fatti più evidenti e la botta sul fianco le provocava delle fitte intense ad ogni passo.
Sua madre si era bevuta la storia della sua caduta dalle scale o forse, più probabilmente, aveva deciso di non prestarci troppo caso.

Mint attraversò il corridoio principale dell'istituto, ignorando gli sguardi della maggior parte dei suoi compagni, nascondendo per bene la testa nel cappuccio della felpa rosa e stringendosi nella divisa scolastica.

Aveva passato la notte insonne e avrebbe volentieri trascorso l'intera giornata sotto il piumone, nascondendo a tutti gli occhi gonfi di pianto e il viso emaciato.
Ma, ovviamente, saltare la scuola non era un'opzione contemplabile. Non se voleva che Harry continuasse a vedere la luce del giorno.

Quello di sua madre non era nulla di diverso da un ricatto, ma per quanto potesse essere ingiusto nei suoi confronti, in quanto parte ricattata Mint non ne aveva vie d'uscita.
Per ora l'unica condizione posta dalla madre era stata l'abbandono delle lezioni di danza e un più severo controllo sui suoi spostamenti che sarebbero stati casa-scuola, scuola-casa e sempre supervisionati dalla madre.

Ma Mint sapeva perfettamente che sua madre non si sarebbe accontentata di quello, che avrebbe studiato una punizione più articolata, in modo che la pagassero sia lei che Harry.

Ma non era già una punizione sufficiente per entrambi impedire loro di vedersi?
Cos'altro avrebbe potuto fare?
Spedire Harry in prigione? Costringerla a cambiare nuovamente casa?

Si fermò davanti all'armadietto, su cui campeggiava ancora la scritta oscena a caratteri cubitali e fece finta di nulla, aprendolo per recuperare il libro della prima ora.
Poi sgusciò nell'aula di diritto e legge e andò a sedersi nell'angolo più remoto della classe, lontano dagli sguardi indiscreti degli altri ragazzi.

Il professore iniziò a spiegare e Mint spostò lo sguardo fuori dalla finestra, osservando le macchine che sfrecciavano veloci sulla statale lì vicino.
Cosa aveva fatto per meritarsi tutto questo?
Aveva una relazione con un uomo più grande, certo. Ma questo era un problema?

Lo sarebbe stato per sempre? O una volta superata la soglia dei diciotto anni, nessuno avrebbe più prestato attenzione a loro?
Le parole di Harry le risuonarono nelle orecchie, resta sempre così.

Così come? Così giovane, così innocente, così minorenne?
Harry l'avrebbe voluta ancora dopo cinque, sei, sette anni? O avrebbe cercato un'altra ragazzina per rimpiazzarla?

Effettivamente lei non sapeva nulla di lui. Non sapeva se avesse già avuto delle relazioni simili prima di incontrare lei.
Doveva fidarsi ciecamente di lui e sperare che tutto andasse per il meglio? O doveva farsi delle domande?

Forse sua madre, su alcune cose, aveva anche ragione.

Tornò con gli occhi alla lavagna, giusto in tempo per accorgersi che gli sguardi di quasi tutti i suoi compagni erano puntati su di lei.
Abbassò il viso sulla pagina ancora vuota del blocco per gli appunti, provando a prestare attenzione alla lezione.

"Signorina Ellison?" richiamò la sua attenzione il professore, costringendola a sollevare gli occhi dal foglio.
"Ha qualcosa di interessante da aggiungere alla mia lezione?" domandò, poggiando la penna sul tavolo e inforcando gli occhiali per inquadrarla meglio.

"Come scusi?" miagolò la ragazzina, continuando a percepire gli sguardi di tutti fissi su di lei.
Il professore accennò un sorriso infastidito.
"Vedo che la classe è più interessata a lei che a me, quindi la prego di rendermi partecipe del legame che chiaramente non ho colto tra lei e la mia lezione." parlò, lasciando che il fastidio trasparisse il più evidentemente possibile dalle sue parole.

Mint arrossì per l'imbarazzo, tamburellando nervosamente con le unghie sulle cosce scoperte sotto l'orlo della gonna a quadri.
"Mi scusi" mormorò, il labbro inferiore che le tremava appena, "Non stavo seguendo la lezione."
Un'eco di risa soffocate si sollevò dalla classe, contribuendo ad alimentare la rabbia del professore.

"Come immaginavo" sospirò, alzandosi in piedi, "Stavamo parlando di reati" spiegò, voltandosi verso la lavagna ancora vuota.
Afferrò un gessetto bianco dalla cattedra e diede le spalle alla classe iniziando a scrivere una lunga parola sulla superficie nera.

"Forse se lo scrivo presterà più attenzione, Signorina Ellison" si lamentò, apponendo con forza un punto dopo l'ultima lettera e spostandosi per permetterle di leggere.
"Stavamo parlando di pedofilia" disse con tono amaro, pulendosi le dita dalla polvere di gesso sul maglione blu, lasciandovi così delle orrende impronte biancastre.
"Desidera contribuire in qualche modo alla lezione?" domandò, aggiungendo il suo sguardo inquisitore a quello del resto della classe.

Mint sbiancò. Il sangue nelle vene le defluì rapidamente fino alle punte delle dita dei piedi e l'aria attorno a lei si fece immediatamente densa ed irrespirabile.
Gli occhi di tutti sembravano perforarle la pelle, il livido sul fianco aveva ripreso a bruciarle, molto più intensamente di prima, le dita delle mani le tremavano attorno alla penna.

"Non ho niente da dire" mormorò, evitando gli sguardi degli altri, gli occhi che iniziavano a pizzicarle.
Non aveva mai pensato a Harry come a un pedofilo, ma agli occhi degli altri era quello, giusto?

Un adulto che cercava favori sessuali nelle ragazzine inesperte. Voleva sapere quante altre volte l'avesse fatto. Se fosse stata lei la prima o se avesse già avuto delle storie simili, con delle ragazzine.

Una lettera dopo l'altra appuntò la parola sul foglio bianco, ricalcandola più volte.

Pedofilo.

Harry stava commettendo un reato. Se in questo momento un uomo fosse entrato in classe con una pistola in mano e, puntandola contro la classe, avesse chiesto a tutti di consegnargli portafogli, soldi, gioielli e orologi, non sarebbe stato molto diverso.
Se fosse successa una cosa simile, Mint avrebbe voluto che quell'uomo finisse in prigione.

E se al suo posto ci fosse stato Harry? Avrebbe potuto amare un criminale?

Rubare era un reato, ma anche la pedofilia lo era. Lei era la vittima. Lui il criminale.
Sua madre lo voleva spedire in prigione perché, effettivamente, era giusto così.

Se qualcuno l'avesse saputo Harry sarebbe finito in prigione e lei che cosa avrebbe potuto fare?
Nulla, se non cercare di smentire le voci e spiegare che non era successo nulla.

E non era nemmeno più così sicura che le avrebbe smentite davvero.
Provò ad ascoltare il professore, il viso sempre chinato sul foglio strappato in prossimità della lettera P.

"Pedofilia non significa abuso, non significa stupro. Le due parti possono essere consensuali, ma si tratta comunque di un reato.
Per un uomo può essere piuttosto semplice addescare una ragazzina giovane e inesperta, farle credere che quello sia tutto ciò che lei ha sempre desiderato e approfittarsi di lei. Lo stesso, con le dovute differenze può essere ovviamente fatto da una donna o da due elementi dello stesso sesso, questo non cambia il succo della situazione."

Mint rabbrividì. Il Signor Styles l'aveva trascinata nella sua trappola?
Ripensò ai passaggi in auto, ai suoi tentativi di accarezzarla, agli sguardi, alle attenzioni che le riservava.
Non era successo per caso e non era nemmeno stata una cosa graduale e inaspettata. Forse per lei lo era stata ma per lui no.

Lui l'aveva desiderata fin dal primo giorno, aveva studiato i modi migliori per restare da solo con lei e l'aveva aiutata ad esplorare la sua sessualità, traendone ovviamente beneficio.

Per un istante desiderò tornare indietro. A quando ancora non lo conosceva, a quando era un'innocente ragazzina dalla mente pura. Alla sua infanzia, se così si poteva chiamare.

Ma sarebbe stata possibile una vita senza di lui?

La campanella interruppe lo scorrere dei suoi pensieri e, meccanicamente, richiuse il blocco degli appunti e lo infilò nello zaino, spostandosi nella classe successiva.

[...]

Sua madre l'aspettava dentro l'auto parcheggiata in prima fila, appena fuori dalla scuola.
La raggiunse a passo sostenuto, sfilandosi lo zaino dalla spalla e appoggiandolo sui sedili posteriori, per poi sedersi al posto del passeggero.

"Come è andata a scuola?" le domandò la signora Ellison, mettendo in moto l'auto.
"Abbiamo parlato di pedofilia."

Lavigne si raggelò sul posto, stringendo con forza il volante e uscendo dal parcheggio, il viso bianco come un lenzuolo.
"Di pedofilia?" domandò qualche minuto dopo con voce incerta.

Mint annuì, sistemandosi la calza sinistra scesa leggermente sotto il ginocchio. Ciò di cui aveva bisogno, al momento, era un consiglio. E, purtroppo o per fortuna, l'unica persona a cui poteva chiedere aiuto era proprio sua madre.

"Mamma" mormorò, giocando con l'orlo di pizzo della calza.
"Sì?"
Mint si soffermò su un filo tirato, tenendolo stretto tra le dita magre.
"Tu credi nell'amore?"
La donna si rilassò appena sul sedile, guardando di sfuggita la figlia piegata verso le ginocchia.

"Non lo so" disse solo, cercando di evitare l'argomento.
Mint si sollevò, poggiando la schiena al sedile e voltandosi verso sua madre.
"Non puoi non saperlo" sussurrò, "o ci credi o non ci credi" sorrise appena, come per sottolineare la stupidità della risposta di lei.

Lavigne sospirò, svoltando a sinistra dentro il vialetto di casa.
"Ci credo" ammise, spegnendo l'auto, "Ma ho capito una cosa, nella mia vita. È tutto molto più facile se impari a non crederci" scese dalla macchina, richiudendosi la portiera alle spalle, seguita dalla figlia.

Mint poggiò lo zaino in ingresso e si sfilò le scarpe, andandosi a sedere sul divano.
Sua madre era ancora impegnata ad appendere il cappotto ad una gruccia nell'armadio in ingresso.

"E come si fa?" domandò la ragazzina, sollevando i piedi sulla superficie morbida del divano.
"Che cosa?" borbottò la madre, la testa infilata in mezzo alle giacche.

"Come si impara a non crederci?" ripeté Mint a voce più alta.
La donna riemerse dall'ingresso, un mezzo sorriso sulle labbra.
"Se lo sapessi avrei già smesso di crederci, Mint"

"E ora basta con le chiacchiere, mettiti a fare i compiti."
Mint annuì, salendo le scale in silenzio verso camera sua.

Le parole di sua madre le riecheggiavano in testa. Imparare a non credere nell'amore.

Sembrava piuttosto difficile e anche piuttosto stupido, a dirla tutta.
Lei sapeva cos'era l'amore. Lei amava Harry, giusto? Non c'era bisogno di aver vissuto tutta la vita per capire l'amore.

Quello che provava quando stava con Harry, le sensazioni che sentiva dentro di sé quando lui le stava vicino o le sfiorava la pelle, o ancora quando la baciava, non era qualcosa in cui lei avrebbe voluto smettere di credere.

Si distese sopra le coperte, puntando gli occhi verso il soffitto rosa.

Harry la amava?
Non gliel'aveva mai chiesto e lui non l'aveva mai detto. E se gliel'avesse detto?
Due semplici parole avrebbero potuto cambiare tutto?

Mint non ne era molto convinta. Le parole erano importanti, certo, ma quello che desiderava non era sentirsi dire la cosa giusta. No. Lei voleva capire.
Capire perché le sue coetanee non provassero le stesse cose che provava lei, capire perché Harry era capitato proprio nella sua vita e non in quella di Bree, Stacey, Nicole o chiunque altra.

Era stata lei più debole delle altre? Era forse più ingenua, più immatura, più sciocca?  O era stato lui a giocare le sue carte alla perfezione?

Sfilò il blocco per gli appunti dallo zaino e lo appoggiò sul letto, spalancandolo.
Pedofilo.

Si alzò in piedi e raggiunse l'enciclopedia infilata tra i libri sulla prima mensola sopra la scrivania. Appoggiò anche quella sul letto e si sedette a gambe incrociate.

Pedofilia: perversione sessuale caratterizzata da attrazione erotica verso i fanciulli, indipendentemente dal loro sesso

Non sembrava  esattamente qualcosa di normale.
Ma se Harry era un pedofilo, non sarebbe stato sempre interessato a lei. Prima o poi anche lei sarebbe cresciuta e, pur restando una consistente differenza di età tra loro, lei non sarebbe più stata una bambina.

A quel punto Harry l'avrebbe scaricata? Aveva bisogno di vederlo, di parlargli, di capire.
Sua madre non avrebbe potuto capire, suo padre sembrava essersi totalmente dimenticato di lei e non c'era nessun altro con cui lei avrebbe potuto parlare.

Solo lui. Doveva trovare un modo per vederlo, o sarebbe impazzita.

Spazio Autrice.
Lo so non succede quasi nulla e lo so, probabilmente starete iniziando a stufarvi del fatto che ci siano sempre problemi o cose che impediscano loro di stare assieme, ma purtroppo una relazione tra un quasi trentenne e una minorenne si porta dietro parecchi problemi. E inoltre Mint è praticamente sola e parecchio ingenua, anche per colpa di sua madre che l'ha cresciuta in una bolla di vetro. Il che rende le cose abbastanza complicate, comunque vedremo come si evolverà la situazione ;)
Fatemi sapere che ne pensate, grazie per voti e commenti, vi adoro!
Bacini e alla prossima♡

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top