Capitolo Ventisettesimo
Mint allungò le punte dei piedi, cercando di riprendere sensibilità alle gambe.
Sollevò lo sguardo verso Harry, accennando uno sbadiglio, osservando le sue dita giocare con l'orlo delle calze bianche.
"Tua madre sa che sei qui?" domandò lui dopo qualche secondo di silenzio, le mani che le causavano brividi lungo tutto il corpo.
Mint riappoggiò la testa al bracciolo del divano, stendendosi completamente sulle gambe di Harry.
Quando era con lui il tempo volava. Era così difficile provare ad immaginare una vita lontana da lui, senza di lui.
Sentiva dentro di sé l'urgenza di dirgli tutto, in fretta, prima che fosse troppo tardi. Ma era terrorizzata. Percepiva la paura scorrerle nelle vene sempre più intensamente, mentre il momento decisivo si avvicinava.
Avrebbe potuto dire di no.
Che cosa avrebbe fatto in quel caso?
Preferiva non pensarci, o non avrebbe mai trovato la forza di parlare.
Chiuse gli occhi, godendo per qualche altro istante del tocco di Harry sulla sua pelle.
Si morse il labbro inferiore, passandosi una mano sul viso.
"Non ancora" sussurrò, puntando gli occhi in quelli verdissimi di lui.
"Ma non sono venuta fin qui solo per vederti" riprese, la voce leggermente incerta, "Ho bisogno del tuo aiuto, Harry."
Le dita di lui smisero immediatamente di accarezzarle la pelle, immobilizzate sull'orlo delle sue calze al ginocchio.
"Ho bisogno che tu mi porti via di qui, subito" mormorò lei, scendendo dalle sue gambe e mettendosi a sedere sul divano, accanto a lui.
"Mint" la interruppe la voce calda di lui, immediatamente, uno sguardo sconsolato sul viso.
"Lo sai che farei di tutto per te" fece una pausa, appoggiando entrambe le mani sulle ginocchia, "ma non puoi chiedermi questo. È sequestro di minore, piccola. Rischio il carcere, rischio di non poterti vedere mai più."
Il labbro di Mint vacillò sotto la presa dei denti, gli occhi che iniziavano a bruciarle mentre cercava di impedire che si coprissero di lacrime.
"Ti prego, Harry, mi vuole mandare in collegio" la voce le si strozzò in gola, mentre Harry affondava le dita tra i capelli, tenendosi la testa tra le mani.
Non poteva portarla via, non poteva tenerla con sé.
Per quanto potesse desiderarlo, c'era la legge di mezzo e non poteva rischiare così il carcere.
"È troppo pericoloso, piccola" sussurrò, sollevando il viso dai palmi delle mani.
"Ma hai detto che faresti di tutto per me" pianse Mint.
Come poteva non aiutarla? Era il suo eroe, doveva salvarla.
Avrebbero aggirato la legge!
Lei lo amava, questo non poteva cambiare le cose?
"Non voglio andare in collegio" mormorò, avvolgendo le braccia esili attorno alle ginocchia.
Voleva stare accanto ad Harry, averlo vicino in ogni istante.
E non solo perché lo amava. Ma perché non voleva perderlo.
Lei l'avrebbe potuto aspettare, in collegio, in carcere, ovunque, anche per tutta la vita.
Ma non era così sicura che lui sarebbe stato capace di fare altrettanto.
E se avesse trovato qualcun'altra finché lei era lontana?
Non poteva essere certa che lui sarebbe rimasto solo per tutto quel tempo.
Era pur sempre un uomo. Un uomo estremamente affascinante.
E lei era una ragazzina come un'altra.
"Nemmeno io voglio che tu vada in collegio, ma non posso rischiare così tanto." rispose Harry.
Si sarebbe arreso così facilmente?
"Non ci tieni abbastanza?" domandò Mint con un fil di voce.
Harry si morse l'interno della guancia, abbandonandosi contro lo schienale del divano.
"Ci tengo anche troppo, piccola, ma devi capire che non posso rischiare di finire dietro le sbarre. Cosa faremmo dopo? Anche ammesso che mi lasciassero uscire, dopo qualche mese o anno, non mi permetterebbero mai di avvicinarmi a te. E non posso perderti perché non sono stato capace di aspettare che tu uscissi dal collegio."
Mint si guardò attorno, riflettendo.
Harry aveva ragione, ma perché doveva essere così difficile?
Lei voleva solo stare con lui, niente di più.
Si voltò verso di lui, le guance arrossate dalle lacrime.
Si infilò lentamente il resto dei vestiti, allacciandosi poi le scarpe.
Recuperò lo zaino da terra e si alzò in piedi, cercando di trovare le parole giuste, ma la sua testa era vuota da ogni pensiero.
"Addio, Harry" sospirò infine, per poi voltarsi e percorrere in fretta il salotto, fino alla porta.
Afferrò la maniglia tra le dita tremanti, socchiudendo le palpebre per un istante.
Harry la guardava dal divano, immobile, nessun accenno ad alzarsi.
Mint contò fino a dieci, aspettando che lui si alzasse, che le dicesse di restare, che facesse qualcosa.
Ma lui non si mosse.
Spinse con forza sulla maniglia e uscì, correndo attraverso il vialetto e fermandosi appena fuori dal cancello, seduta sul ciglio del marciapiede, la testa nascosta tra le braccia sopra alle ginocchia.
Harry aspettò qualche altro secondo, le unghie conficcate nel ginocchio sinistro, mentre un dolore ben più intenso si faceva spazio dentro di lui.
La stava abbandonando.
E faceva troppo male.
Si alzò in piedi, sistemandosi i pantaloni, e si guardò attorno.
Non poteva fermarla. Non poteva portarla via. Doveva sopportare e sperare che lei lo aspettasse, che il tempo passasse veloce e che la distanza non facesse troppo male.
Si fermò davanti al tavolo della cucina, afferrando il cellulare che aveva appoggiato lì qualche ora prima e leggendo rapidamente un paio di messaggi senza molto interesse.
Si avvicinò alla finestra, appoggiandosi al bancone della cucina e scostò la tenda, guardando fuori.
Mint era lì, accucciata sul bordo del marciapiede a pochi metri da lui, lo zaino abbandonato accanto a lei.
Doveva essere quello l'ultimo ricordo di lei che avrebbe avuto?
Il suo sguardo triste, disperato, sconsolato, mentre gli diceva addio uscendo di casa?
Le dita scivolarono da sole sulla superficie liscia del cellulare, per poi premere il tasto verde sotto al numero desiderato.
Lo portò all'orecchio, lo sguardo fisso sulla ragazzina seduta lì fuori.
"Pronto?" lo raggiunse una voce dall'altra parte.
Prese un respiro profondo.
Stava facendo la scelta giusta?
Cercò di mettere assieme tutte le sue forze, lasciando che la tenda tornasse al suo posto.
"Buongiorno" rispose, "Sono Harry Styles."
Un rumore scosse Mint dal suo pianto.
Si sistemò sul marciapiede, sollevando di poco la testa.
Si asciugò il viso con le mani e spostò i capelli dietro la schiena.
Harry era seduto accanto a lei, le ginocchia che quasi si sfioravano.
"Ora me ne vado" sussurrò, afferrando lo zaino e alzandosi in piedi.
Harry la prese per un polso, attirandola a sé, stringendo il suo corpicino in un infinito abbraccio.
Non riusciva a lasciarla andare.
Mint chiuse gli occhi, le braccia strette contro il petto di Harry, il respiro irregolare.
Harry inspirò il profumo dolce dei suoi capelli, stringendola di più a sè.
"Non voglio perderti" mugolò Mint, le lacrime che bagnavano la spalla di lui, il respiro soffocato sul suo petto.
Harry separò i loro corpi di qualche centimetro, allungando le mani verso il viso della sua piccola.
Le accarezzò le guance, asciugandole le lacrime e sistemandole i capelli dietro alle orecchie.
"Nemmeno io voglio perderti" rispose, stringendola ancora a sé.
Prese un respiro profondo, abbassando lo sguardo su di lei. Non riusciva a continuare a vederla così.
"Dobbiamo nascondere la tua bici" sussurrò, dopo qualche istante, accennando un sorriso.
"Poi potremo andarcene."
Mint sollevò le labbra in un sorriso, infilandosi in fretta lo zaino in spalla.
Seguì Harry in garage, dove sistemarono la bici e poi tornò dentro casa.
Si sedette in divano, aspettando che Harry recuperasse uno zaino e ci infilasse un paio di vestiti e di cose che sarebbero potute risultare utili.
Appena un quarto d'ora dopo, stavano uscendo dal vialetto di casa, a bordo dell'auto di lui.
Appoggiò la testa al finestrino, guardando fuori.
La musica della radio riempiva l'abitacolo, contribuendo a rilassare i nervi tesi di entrambi.
Mint prese un respiro profondo.
Stavano facendo la cosa giusta?
Si voltò verso Harry, osservando il suo profilo concentrato sulla strada.
Ripensò alla sua prima volta in quell'auto, al suo tocco debole sulla sua pelle, alle strane e nuove sensazioni che si erano fatte spazio dentro di lei.
Non era passato molto tempo, ma sembrava fosse trascorsa una vita da quel momento.
Le era perfino impossibile cercare di ricordare, di immaginare una vita senza lui.
"Cosa ti ha fatto cambiare idea?" mormorò, senza smettere di guardarlo.
Lui strinse la presa sul volante, la mascella tesa.
Ci pensò per qualche secondo, senza distogliere il viso dal parabrezza.
"Sentire quanto fa male." disse infine, svoltando in una secondaria.
Mint accennò un mezzo sorriso, rilassandosi sul sedile.
Stavano rischiando grosso.
Sistemò l'orlo delle calze, che le erano scese sotto le ginocchia.
Stava davvero per iniziare una nuova vita.
Il cuore le batteva di gioia dentro il petto.
Una vita con Harry.
"Dove stiamo andando?" domandò, un sorriso sulle labbra.
Harry la guardò per un istante, prima di tornare alla strada.
"Ti fidi di me, piccola?"
Lei annuì, mordendosi l'interno della guancia.
"Allora ti basta sapere che stiamo andando lontano da qui." rispose, rilassandosi contro il sedile.
Mint alzò il volume della musica, voltando il viso verso il finestrino, per poi chiudere gli occhi, lasciandosi cullare dall'avanzare dell'auto.
Harry continuò a guidare, il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto.
Sapeva che anche lei aveva paura. Che era a conoscenza dei rischi e che era disposta a correrli pur di stare con lui.
Aspettò che si fosse addormentata, prima di spegnere la radio.
Preferiva guidare in silenzio, lo trovava più rilassante.
Posò lo sguardo su di lei, continuando a tenere d'occhio la strada.
Le gambe bianche piegate contro il sedile, avvolte nelle calze al ginocchio.
Dio, come lo eccitavano quelle calze.
L'idea di sfilarle, lentamente, rivelando la pelle liscia della sua piccola poco alla volta, lo mandava fuori di testa.
Così come qualsiasi altro particolare di Mint.
Aveva sempre, costantemente, un disperato bisogno di lei e del suo splendido corpo.
Finché era giovane, finché era piccola.
Finché era ancora, almeno apparentemente, innocente.
E l'idea di essere stato proprio lui a rubarle una parte di quell'innocenza, non faceva che aumentare la sua eccitazione.
Si sistemò il cavallo dei pantaloni con una mano, tornando a concentrarsi sulla strada e cercando di pensare ad altro. Non era il momento adatto per ritrovarsi con un'erezione.
Guidò fino all'ora di pranzo con Mint che dormiva silenziosamente al suo fianco, accoccolata sul sedile anteriore.
Parcheggiò di fronte ad un enorme centro commerciale nei pressi dell'autostrada.
Slacciò la cintura e prese un respiro profondo, sistemandosi i capelli sulla fronte.
Si voltò verso Mint, avvicinando il viso al suo. Le accarezzò dolcemente una guancia, posandole un bacio sulla fronte.
Lei accennò uno sbadiglio, sollevando lentamente le palpebre.
Fece scontrare le labbra con quelle di lui, lasciando che fosse lui a dirigere i movimenti.
"Siamo arrivati?" domandò sulle sue labbra in un sospiro.
Harry separò i loro visi, mordendosi il labbro inferiore.
"Facciamo solo una piccola sosta" sussurrò, scendendo con la mano lungo la sua spalla e poi fino alla chiusura della cintura, slacciandogliela.
"Andiamo a mangiare qualcosa" disse, facendo scontrare un'ultima volta le loro labbra, prima di scendere dall'auto.
Le aprì la portiera e l'aiutò a scendere, per poi dirigersi verso l'ingresso del centro commerciale. Mint saltellava accanto a lui, un ampio sorriso stampato in volto, lo zaino che ad ogni passo sbatteva leggermente sulla sua schiena.
Harry cercava di non guardarla, gli occhi fissi davanti a lui, miliardi di pensieri che si accavallavano nella sua mente. Qualcuno sospettava qualcosa?
Il fatto che non avesse trovato il tempo di radersi peggiorava ulteriormente la situazione, rendendo ancora più evidente il divario che c'era tra i due. Forse sarebbe bastato non dare nell'occhio, non tenerle la mano, non essere troppo affettuoso. Ma era fin troppo difficile non notare Mint.
Sentiva gli sguardi di tutti puntati su di lui e su quel piccolo angioletto che gli parlava ininterrottamente di qualcosa che lui non era riuscito ad afferrare. Eppure nessuno lo stava guardando. Non più del solito, non più del normale.
Era impensabile anche solo l'idea di passare una vita così. O almeno quei tre anni che separavano Mint dalla soglia della legalità. Cosa avrebbe fatto? L'avrebbe chiusa in casa, senza mostrarla a nessuno? Anche se avesse deciso di vivere come un eremita, rinchiuso in casa con la sua piccola, non si sarebbe liberato del problema.
Anzi, la gente avrebbe inevitabilmente cominciato a parlare. A chiedersi cosa avesse mai di così strano o di così prezioso da nascondere, il comune Harry Styles. Non poteva nemmeno ritirarsi in un posto dimenticato da Dio e vivere solo con lei.
Mint doveva andare a scuola, crescere, conoscere il mondo. Non poteva privarla anche di quello.
La mano della ragazzina lo sollevò dai suoi pensieri, afferrando il suo braccio per richiamare la sua attenzione. Harry trasalì, percependo lo sguardo di chiunque puntato su di lui. Si liberò in fretta del tocco di lei, lasciando che poco più di un passo li separasse.
Mint spalancò maggiormente gli occhi, lasciando ricadere la mano lungo il fianco, il sorriso che era sparito dalle sue labbra.
"Harry, che cosa ti prende?" sussurrò, le dita che stringevano l'orlo inferiore della tutina rosa.
Si guardò attorno, cercando di darsi un po' di contegno. Tutti erano impegnati nelle loro faccende e nessuno si era nemmeno voltato per un istante a vedere cosa stesse succedendo.
Stava impazzendo. Doveva mantenere la calma.
Tornò con lo sguardo al viso di Mint che lo fissava confusa dal basso.
"Niente, piccola" mormorò, sfiorandole la spalla nuda con una mano, "Mi ero perso nei miei pensieri e mi hai spaventato."
Mint annuì, accennando un sorriso falso, e riprese a camminare.
Il centro commerciale era enorme. Costellato di negozi di ogni tipo, fast food, ristoranti e perfino di una palestra attrezzata al secondo piano. La ragazzina si guardò attorno, osservando le vetrine in distanza, seguendo Harry verso una meta a lei sconosciuta.
Non sapeva nemmeno dove la volesse portare. Si fidava di lui, con tutta sé stessa, ma perché doveva essere così misterioso? Non si fidava abbastanza di lei da poterglielo dire?
Una vetrina attirò la sua attenzione, distogliendola dai suoi pensieri. Allungò una mano verso la manica della camicia di Harry, trascinandolo verso la vetrina rosa pastello. Sembrava un negozio preparato appositamente per lei. Gonnelline a pieghe bianche o dai colori pastello, camice senza maniche, una pila di maglioni sulle tinte del rosa e un'infinità di calze al ginocchio di ogni tipo.
Si voltò verso Harry, che stava sorridendo dietro di lei.
"Vuoi entrare, piccola?" domandò, conoscendo già la risposta. Mint si fiondò su un tavolo su cui erano accoppiate e piegate tutte le calze al ginocchio. Harry la seguì, dando una piccola occhiata al commesso che sorrideva da dietro al bancone.
L'uomo si avvicinò, sistemandosi gli occhiali sul naso. Era decisamente più vecchio di Harry, i pantaloni gli stringevano attorno alla pancia e gli occhiali gli scivolavano, ad ogni passo, verso la bocca.
"Come posso esservi utile?" domandò, fermandosi dietro al tavolo al centro del negozio.
Mint sollevò lo sguardo verso Harry, cercando un segno di approvazione sul suo viso.
L'uomo riprese a parlare "Vuole fare un regalo a sua figlia?"
Spazio Autrice.
Scusate il ritardo.
Ho avuto una sorta di problemi di cuore in questo periodo e mi sono ritrovata senza ispirazione. Ma sono fiduciosa che l'ispirazione torni in fretta, anche perché so già cosa succederà, devo solo riuscire a scriverlo nel modo giusto.
Nel frattempo, ho creato un canale YouTube, su cui se vi va potete passare, mi chiamo Lyla Gallagher.
In alto o a lato del capitolo (dipende da dove leggete) potete trovare una specie di trailer per Knee Socks.
Non è un granché ma mi annoiavo e ho deciso di caricarlo.
Grazie per tutti i voti e i commenti e per i messaggi privati o pubblici, scusate se non rispondo sempre, ma a volte mi dimentico.
A presto!
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