Capitolo Ventiseiesimo

Si sedette sul letto, osservando il suo armadio quasi completamente vuoto.
Erano rimaste solo alcune coperte e qualche maglietta che non le entrava più, ma che non aveva avuto il coraggio di buttare.

A breve anche il resto della sua stanza sarebbe apparso così: vuoto e desolato.
Abbassò lo sguardo verso la valigia rosa, aperta accanto al letto, i vestiti perfettamente piegati in modo da occupare meno spazio possibile.

Si sciolse i capelli e per l'ennesima volta cercò di ricomporre la crocchia scomposta, che continuava a cadere pochi minuti dopo. 
Aveva ancora il viso impiastricciato di lacrime, gli occhi rossi e gonfi per la notte passata a piangere.

Forse sarebbe stato meglio fare una piccola pausa e darsi una sistemata, prima di finire le valige.
Afferrò i vestiti che aveva lasciato sul letto e li portò in bagno, aprendo il rubinetto della vasca.

Si spogliò meccanicamente, lo sguardo fisso nello specchio davanti a lei, che iniziava ad appannarsi a causa del calore dell'acqua.
Sarebbe stato il suo ultimo bagno in quella casa. In quella città.

Non era arrivata lì da molto, ma non si sentiva ancora pronta ad andarsene. A cambiare tutto, di nuovo.

Richiuse il rubinetto ed entrò nella vasca, i muscoli che iniziavano a rilassarsi nell'acqua calda.
Chiuse gli occhi e infilò la testa sott'acqua, trattenendo il respiro.

Vuoi vedermi morire?

Sarebbe stato così facile.
Sarebbe bastato smettere di respirare o dimenticarsi di sollevare la testa sopra il livello dell'acqua. E tutto sarebbe finito.

Il collegio non significava comunque la morte per lei?
Una vita senza Harry era la morte.

Riaprì gli occhi, osservando le sue dita sott'acqua, le sue gambe, il suo corpo.
C'era solamente Harry nei suoi pensieri.
Le sue dita, le sue gambe, il suo corpo.
I suoi morbidi ricci castani, le soffici labbra rosso ciliegia, gli occhi verdi di speranza.

Solo quello le restava.
La speranza che lui l'avrebbe salvata.
Che l'avrebbe portata via, molto lontano, dove nessuno avrebbe potuto raggiungerli, dove il loro amore sarebbe stato una cosa normale.
Una cosa bellissima.

Buttò fuori un po' d'aria, formando delle bollicine, mentre respirare le diventava sempre più difficile.

Sarebbe stato così perfetto.
Solo loro due. Lei e il suo Harry. Per sempre.

Richiuse gli occhi, buttando fuori altra aria.
La gola iniziava a bruciarle.

Doveva essere forte.
Cosa avrebbe fatto Harry senza di lei?
Sollevò il viso sopra la superficie dell'acqua, tossicchiando per riprendere fiato.

Strofinò i palmi delle mani sul viso, cercando di ripulirsi il viso dalle lacrime e di allontanare il rossore intenso dagli zigomi e dalla punta del naso.
Erano passati due giorni da quando sua madre le aveva mostrato gli opuscoli dei vari collegi a cui le sarebbe piaciuto iscriverla.

Due giorni infernali.

Sua madre l'aveva chiusa in casa, tenuta sott'occhio ad ogni istante e a ben poco erano servite le sue suppliche, le sue preghiere, i continui litigi.
Il collegio non era un'opzione negoziabile.
Ci sarebbe andata in ogni caso, e nessuna minaccia, nessun pianto, nessun ricatto le avrebbe permesso di evitarlo.

Poco alla volta le suppliche per finire almeno l'anno nella sua scuola si erano intrecciate al desiderio di rivedere Harry almeno un'ultima volta.
Gliel'aveva chiesto in tutti i modi. Era perfino arrivata a chiederle di invitare Harry nella loro casa, con lei presente, solo per potergli dire che se ne sarebbe andata e dirgli, infine, addio.

Ma sua madre non aveva voluto ascoltare.
Alle risposte negative si era sostituito in fretta il silenzio più totale.
Le poche parole che si scambiavano finivano rapidamente in violenti litigi e in un impenetrabile muro di impassibilità da parte di Lavigne.

Mint uscì dalla vasca, avvolgendosi un asciugamano attorno al corpo e uno attorno alla testa, prima di uscire dal bagno.
Era sveglia già da qualche ora e sua madre non era ancora entrata nella sua stanza, nemmeno per urlare addosso qualche rimprovero o dirle di sbrigarsi con le valige.

Sarebbero partite nel fine settimana e le restavano esattamente due giorni per riuscire ad aggirarla e vedere Harry.
Non poteva andarsene senza salutarlo.

Si infilò i vestiti che aveva lasciato sul letto. Prima l'intimo bianco e poi una tutina rosa confetto, abbinata alle sue solite calze al ginocchio.
Ogni volta che le indossava, il viso di Harry compariva, come un'ombra, davanti ai suoi occhi, il suo sguardo intenso e caldo, le sue mani che con estrema lentezza le sfilavano le calze di dosso, accarezzando ogni centimetro della sua pelle.

Sfilò l'asciugamano dalla testa e cominciò a pettinare i capelli bagnati, per poi raccoglierli in due lunghe trecce, lasciando che si asciugassero da soli.

Forse sarebbe stato il caso di controllare che sua madre stesse bene, che non le fosse successo qualcosa.
Scese le scale, dirigendosi verso la sala da pranzo.
Forse si era solo dimenticata di venire a svegliarla. O forse era troppo impegnata con le sue faccende per salire da lei.

"Mamma?" provò a chiedere, varcando la soglia della cucina. In casa però non c'era nessuno.
Un biglietto abbandonato sulla tavola attirò la sua attenzione.

Finisci di preparare le valige.
Sono uscita per iscriverti al St. Agnes.
Tornerò per pranzo, fai la brava
Mamma

Alzò in fretta lo sguardo verso l'orologio appeso al muro, il cuore che aveva già cominciato a batterle più forte nel petto.
Le 11.35.
Avrebbe dovuto fare in fretta, non poteva sapere a che ora sarebbe rientrata sua madre e non aveva alcun interesse a scoprirlo.
Risalì di corsa le scale, inciampando un paio di volte sugli scalini e si fiondò nella sua stanza, cercando con lo sguardo il suo zaino.

Una volta trovato, lo svuotò, sparpagliando i libri sulla scrivania.
Tanto non le sarebbero serviti dove stava andando.
Spostò dalla valigia tutti i vestiti che riusciva a farci stare, aggiunse lo spazzolino, il pigiama, calze, mutande, reggiseni, i suoi documenti e i pochi soldi che aveva nascosto dentro un vecchio libro nella libreria.

Infilò le scarpe più comode che aveva e si precipitò giù dalle scale, lo zaino infilato su una spalla.
Forse poi sarebbe riuscita a tornare a prendere il resto delle sue cose, ma al momento non aveva né il tempo, né i mezzi necessari.

Voltò il biglietto lasciato da sua madre e recuperata una penna dal tavolo, scarabocchiò un messaggio veloce.
Lo rilesse, fermandosi per un istante in cucina, la schiena appoggiata al ripiano di metallo, la testa che vagava già ben oltre la porta di casa.

Non avrei voluto che andasse così, ma non mi hai lasciato altra scelta.
Ti voglio bene, ma il collegio non è la scelta giusta per me.
Harry lo è.
Dopotutto quello che abbiamo passato, io so che lui mi ama, come so che mi ami anche tu.
E preferisco rinunciare a te, per qualche tempo, piuttosto che rinunciare ad entrambi per sempre.
Spero che capirai e che continuerai ad amarmi, nonostante tutto.
Ti voglio bene mamma,
Mint

Era vero. Se avesse potuto scegliere, non avrebbe voluto questo.
Non avrebbe voluto trovarsi costretta a scappare, ad andarsene, a non vedere mai più sua madre.

Per quanto in quel momento non ci fosse un rapporto sereno tra loro, Mint sapeva di volerle bene comunque, sapeva che gliene avrebbe sempre voluto. E che nonostante tutto, avrebbe sentito la sua mancanza.

Ma non avrebbe potuto fare altrimenti.
Se fosse andata al collegio li avrebbe persi entrambi.
Forse così l'avrebbe persa. Anzi sicuramente.
Ma, se tutto fosse andato bene, poi avrebbe capito.

Era pur sempre una possibilità.
E una volta compiuta la maggiore età avrebbe potuto scusarsi, tentare di farla ragionare.
Era un comportamento da egoisti?
Forse.

Ma sua madre era stata egoista con lei per tutta la sua vita.

Si sistemò lo zaino su entrambe le spalle e uscì in fretta, richiudendosi la porta dietro la schiena.
Recuperò la bici dal garage e iniziò a pedalare il più velocemente possibile, il cuore che la trascinava in avanti, le braccia che sembravano già stringere il corpo muscoloso di Harry, il suo respiro che già inebriava i suoi sensi.

Non avrebbe dovuto rinunciare a lui. Non l'avrebbe perso.
Passò accanto alla sua auto, parcheggiata con precisione nel vialetto e abbandonò la bici sull'erba, fiondandosi verso il campanello.

Non riusciva ad aspettare. Aveva bisogno di vederlo.
Suonò il campanello un paio di volte, prima di iniziare a bussare insistentemente, senza nemmeno aspettare qualche secondo per permettergli di aprirle la porta.

Harry si alzò svogliato dal divano, abbassando il volume del televisore, bloccato su un qualche noioso programma di basso livello.
Erano giorni che non vedeva la sua piccola, giorni che erano trascorsi nella sua mente come fossero mesi.

Si passò una mano sulla barba che stava iniziando a ricoprire poco a poco il suo mento.
La scuola di danza era chiusa e Harry non aveva niente da fare. Nessuno da vedere, nessuno con cui parlare.
Era naturale che avesse tralasciato le sue abitudini, come radersi tutte le mattine.

Abbassò per un istante lo sguardo sulla camicia bianca di lino che lasciava perfettamente intravedere i tatuaggi sul suo petto e i pantaloni della tuta blu che gli erano scesi sui fianchi.
Si diede una piccola sistemata, prima di aprire con calma la porta, pronto ad urlare contro chiunque stesse bussando senza sosta lì fuori.

Ma ogni traccia di rabbia svanì in un attimo dentro di lui, non appena la piccola figura di Mint si materializzò davanti ai suoi occhi.
La ragazzina gli saltò addosso immediatamente, aggrappandosi con le braccia sottili al suo collo e avvolgendo le gambe attorno ai suoi fianchi.

Un semplice gesto e i pantaloni erano già diventati uno strumento di tortura per lui. Allungò le mani verso il suo fondoschiena stringendolo appena tra le dita per tirarla più vicina a sé, il viso di lei nascosto nell'incavo della sua spalla, il suo profumo dolce di vaniglia e cocco che riempiva la stanza.

Tornò verso il salotto, continuando a stringerla, una mano che scendeva piano lungo la sua gamba, sfiorando appena la pelle nuda, fino al bordo delle calze, poco sopra il ginocchio.
Si sedette in divano, facendola appoggiare alle sue ginocchia, le sue gambe semiaperte davanti a lui, la tutina che era risalita, coprendo a malapena le mutandine bianche.

Mint separò il viso dalla sua spalla, spostando una treccia sulla sua schiena, un sorriso leggero sulle labbra.
Harry si fermò a contemplarla in silenzio.
Era così incredibilmente bella.
Così bella da farlo star male, da farlo sentire completamente inadeguato.

Sollevò la mano destra sulla sua guancia, toccando la pelle morbida e liscia, appoggiando il pollice sullo zigomo arrossato, puntando gli occhi nei suoi.
Poi scese lentamente verso le sue labbra, percorrendole con le dita, spingendo con l'altra mano il suo corpo verso di lui e posandovi una serie di minuscoli baci, prima di spingersi più a fondo nella sua bocca rosata.

Le dita di Mint intrecciate ai suoi capelli lo attiravano verso di lei, i suoi fianchi magri che ondeggiavano sul suo corpo, contribuendo a rendere i suoi pantaloni sempre più stretti sul cavallo.
Aveva davvero troppo bisogno di lei.

Spostò una mano sulla sua, stringendola appena e guidandola verso il basso, mentre cominciava a mordere il labbro inferiore della ragazzina, prima dolcemente, poi con più decisione.

Scostò l'orlo dei pantaloni, accompagnando la sua mano sopra i boxer, aiutandola nei movimenti.
Emise un gemito profondo, non appena le piccole dita di Mint si avvolsero attorno alla sua lunghezza, ancora stretta nei boxer.

Osservò compiaciuto le labbra della ragazzina tingersi di rosso, le sue guance che poco alla volta si coloravano di una tonalità appena più leggera.
Mint accennò un sorriso, imbarazzata, la sua mano titubante che tremava appena pressata su Harry.
Provò a spingersi in avanti, nel tentativo di baciarlo di nuovo, il cuore che le batteva fortissimo per l'imbarazzo.

Harry scostò il viso, sollevando le labbra in un sorriso malizioso.
"Mi piace guardarti mentre mi tocchi, piccola" mormorò, "sei così innocente"

Mint deglutì sonoramente, abbassando lo sguardo verso un punto indefinito della camicia di Harry, la sua mano che si muoveva incerta nei suoi pantaloni.
L'altra mano di Harry la costrinse a sollevare il viso e incrociare i suoi occhi.
"Non so cosa devo fare, Harry" sussurrò la ragazzina, sbattendo più volte le palpebre, uno sguardo confuso sul viso.

Harry avvolse la mano attorno a quella di lei, accompagnandola nei movimenti, dolcemente, il respiro che iniziava a farsi sempre più veloce.
Mint seguì i suoi movimenti, spostandosi all'interno dei boxer, percorrendo la sua lunghezza dall'alto verso il basso e poi continuando, lentamente, anche dopo che la mano di Harry era tornata sulla sua schiena.

Lasciò che lui la attirasse a sé, senza mai distogliere il viso dal suo, il labbro inferiore incastrato sotto i denti per la concentrazione.
"Più veloce" gemette Harry, spingendo il bacino verso di lei, reclinando appena la testa all'indietro.

Era la prima volta che lo toccava in quel modo, ma era tutto così perfetto.
Le sue piccole dita, l'innocenza dei suoi movimenti, dei suoi sguardi, l'imbarazzo che le tingeva le guance.
Lo mandava in estasi.

Mint aumentò la velocità, un po' alla volta, il respiro spezzato di Harry che accompagnava i suoi gesti, il sorriso sulle sue labbra.
"Sei bravissima, piccola" mormorò, mentre arrivava al culmine, sollevando lo sguardo verso il soffitto ed emettendo un gemito roco di piacere.

Aspettò qualche secondo, la mano di Mint ancora avvolta attorno a lui, ma che aveva ora smesso di muoversi.
Afferrò un fazzoletto dal tavolino, ripulendo sé e la mano della sua piccola.

L'amava così tanto.

Spazio Autrice.
Dopo un'infinita attesa ci sono, di nuovo.
Mi sono chiarita per bene le idee su questa storia e so dove voglio arrivare e come.
Non vi dirò quanto manca alla fine, anche perché non ho ancora preparato i capitoli e non so esattamente quanto mi ci vorrà, né come li strutturerò.
Ma vi dico solo che avevo le idee confuse su come fare evolvere le cose a questo punto, ma ho preso una decisione e spero che non ne rimarrete delusi.
Comunque credo che dovrete sopportarmi almeno per un'altra decina di capitoli.
Probabilmente anche di più.
Grazie per l'attesa e per i messaggi, siete davvero adorabili.
Spero di tornare il prima possibile, comincerò immediatamente a lavorare al prossimo capitolo.
A presto, un grosso bacio!
PS. Se vi va passate a leggere le mie altre daddy Sold! e Hotel California

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top