Capitolo Ventiduesimo
"Signor Styles, mi fa entrare?"
Harry restò immobile, la mano appoggiata alla maniglia, lo sguardo puntato negli occhi della donna ferma sulla porta.
Lui, che sapeva sempre cosa dire, cosa fare, come comportarsi, era ora praticamente sotto shock.
La donna incrociò le braccia davanti al petto, spostando il peso sull'altra gamba che fuoriusciva dalla gonna a tubo lunga fino alle ginocchia.
"Signor Styles?" ripeté, avanzando col busto e schioccando le dita davanti al suo viso. Sembrava seccata, annoiata e disgustata.
"Mi arrangio" sbuffò, spingendolo di lato ed entrando, senza preoccuparsi di richiudere la porta.
"E abbia la decenza di chiudersi quella camicia" continuò, alzando gli occhi al cielo.
Harry annuì appena, richiudendo lentamente la porta e afferrando il primo bottone.
Mint era di là. Un paio di passi e l'avrebbe vista.
Un paio di passi e il suo mondo si sarebbe spezzato a metà. Un paio di passi e ogni cosa sarebbe finita.
E non sarebbe finita molto bene per lui.
Sbattè rapidamente le palpebre e raggiunse la donna poco davanti a lui, afferrandola delicatamente per un braccio e costringendola a voltarsi.
"Signora Ellison" prese a parlare, cercando di usare un tono di voce abbastanza alto per farsi sentire anche nelle stanze vicine, "A cosa devo il piacere?"
Fece un mezzo sorriso, cercando di mascherare lo sguardo di terrore che gli copriva il viso.
La donna si liberò del suo tocco, riservandogli uno sguardo rovente.
"Non mi faccia perdere tempo, Styles." sibilò.
"Dov'è mia figlia?"
Harry deglutì sonoramente. Le unghie della mano infilata in tasca andarono immediatamente a conficcarsi nella pelle della sua gamba destra, cercando di allentare la tensione.
"Non vedo perché dovrebbe trovarsi qui" disse, con finta nonchalance.
Lavigne lo incenerì con lo sguardo, percorrendo il suo corpo con gli occhi.
Possibile che non avesse avuto nemmeno il tempo di chiudersi la cintura?
Harry seguì lo sguardo della donna con gli occhi e si affrettò a richiudere la fibbia, arrossendo per l'imbarazzo.
"Mi scusi, stavo per farmi la doccia." mentì, senza lasciarle il tempo di rispondere.
"Desidera qualcosa da bere? Venga, le faccio un te, mi sembra molto agitata."
La donna rimase come impietrita a fissare la camicia semiaperta di Harry e la cintura infilata al contrario, lasciandosi trascinare nella stanza adiacente, la cucina.
Si accomodò su di uno sgabello, cercando di allontanare i brutti pensieri dalla sua testa.
Non doveva per forza essere come sembrava. Forse stava davvero per farsi una doccia, forse aveva sbagliato a dare per scontato che Mint si trovasse lì.
Ma se non era da lui, dove poteva essere?
Harry mise il bollitore sul fuoco, cercando di rilassare i nervi. Doveva restare tranquillo. Mint sarebbe rimasta in salotto e lui si sarebbe liberato in fretta della madre con una scusa.
Nessuno però lo tratteneva dall'approfittare della situazione.
Se fosse riuscito a dare una buona impressione di sé alla Signora Ellison, forse lei avrebbe allentato un po' la presa sulla figlia.
Doveva solo distrarla, cercare di farle cambiare argomento.
Si voltò verso la donna, regalandole un mezzo sorriso di cortesia e le porse una tazza di tè.
Si sedette di fronte a lei e la osservò sollevare incerta la tazza prima di portarla alle labbra.
"È tè nero" spiegò, incrociando le mani sul tavolo e sforzandosi per abbassare le spalle e sembrare rilassato.
Lavigne abbassò lo sguardo sul primo bottone aperto della camicia di Harry, intravedendo la pelle lucida marchiata da quelli che avevano tutta l'aria di essere dei succhiotti.
"È aromatizzato al ribes" continuò "Lo faccio importare direttamente da-"
La donna appoggiò la tazza con un rumore sordo sul tavolo.
"Francamente, signor Styles, non mi interessa assolutamente nulla di questo tè." rispose, con tono acido.
Harry sollevò le mani davanti a sé in segno di scuse e la donna riprese a parlare.
"Mia figlia non è a casa e devo assolutamente ritrovarla, per cui gradirei molto se lei mi dicesse dove si trova."
"Mint non è qui" ripeté l'uomo con tono piatto, dondolando appena le braccia sui gomiti. Un rumore raggiunse entrambi da una stanza vicina, come di qualcosa che fosse caduto a terra.
Lavigne si alzò in piedi, strisciando rumorosamente la sedia sul pavimento.
"Questo è tutto da vedere" sibilò, voltandosi in direzione del salotto e uscendo a passo spedito dalla cucina.
Varcò la soglia della stanza con Harry che la seguiva preoccupato, guardandosi rapidamente attorno.
Il divano era in disordine, in netto contrasto col resto della casa perfettamente ordinato.
"Sua figlia non è qui" ripeté Styles, la voce leggermente incrinata dalla rabbia.
Lavigne fece finta di non sentire e ripercorse la stanza con lo sguardo.
Sua figlia doveva essere qui. Non aveva altri posti in cui andare e, a meno che non si trovasse da qualche parte in giro per il quartiere, doveva assolutamente trovarsi dal signor Styles.
La preoccupazione dentro di lei era ormai svanita quasi completamente, lasciando posto alla rabbia e alla vergogna di avere una figlia invischiata in una relazione con un uomo di pochi anni più giovane di suo padre.
Cosa poteva trovarci in un uomo come lui?
Era senza dubbio affascinante, ma come poteva la sua bambina desiderare una relazione simile?
E lui? Doveva essere uno svergognato, un pedofilo. Si aprofittava dell'ingenuità delle ragazzine e magari le illudeva anche che quello fosse il meglio che potevano ottenere.
Ma come poteva Mint sapere che quello era il meglio per lei se non aveva mai provato nient'altro?
Lei era sua madre. Lei sapeva cos'era il meglio per sua figlia. Lei desiderava soltanto il suo bene. E oltretutto non avrebbe mai permesso che uno scandalo simile offuscasse il nome della sua famiglia.
Incrociò per un attimo lo sguardo di Styles prima di dirigersi verso le scale sulla sinistra.
Immaginò di trovarla nella sua camera da letto e rabbrividì. Era un'immagine oscena anche solo da immaginare per un istante.
Harry intervenne nuovamente.
"Signora Ellison, le ripeto che Mint non è qui e se non lascia immediatamente la mia casa le giuro che chiamo la polizia" sentenziò, sfilando il cellulare dalla tasca dei jeans.
Lavigne si fermò al terzo scalino, voltandosi verso l'uomo in piedi a pochi passi dal divano.
Effettivamente, se Harry avesse chiamato la polizia, sarebbe finita lei nei guai e non poteva permetterselo.
Abbassò lo sguardo verso il salotto e scese il primo scalino, bloccandosi immediatamente.
Harry seguì il suo sguardo con gli occhi, volgendo il viso esattamente nel punto che la donna stava fissando sconvolta.
Sul pavimento accanto ad un mobile bianco di media altezza, appallotolato e quasi impossibile da vedere stava il reggiseno in pizzo di Mint, abbandonato a terra.
L'uomo deglutì, tornando a guardare la donna che aveva già sceso gli altri due scalini e si trovava ora esattamente davanti a lui, le guance viola per la rabbia.
"Dov'è mia figlia?" ripeté, scandendo con attenzione le parole, "Mi dica dove è mia figlia o le giuro che la faccio arrestare in questo preciso istante"
Un rumore attirò l'attenzione di entrambi e, da dietro il divano in pelle, comparve Mint, confusa, spaventata e vestita solo di una coperta, con la divisa stretta tra le dita tremanti.
Uno schiaffo violento raggiunse il viso di Harry, che lo subì in silenzio, troppo sconvolto per poter reagire.
"Siete un porco" gridò la donna, ripetendo il gesto anche sull'altra guancia.
"Uno sporco pedofilo pervertito"
Il petto le si sollevava e abbassava rapidamente, le dita le tremavano per la rabbia.
Harry era immobile, davanti a lei, lo sguardo perso fisso sulla parete bianca.
"Guardate come l'avete ridotta" sputò, indicando la ragazzina impaurita.
"Avete rovinato mia figlia, vi siete preso la mia bambina e chissà cosa le avete fatto."
Harry indietreggiò di un passo, ascoltando le parole della donna in assoluto silenzio.
"Non siete in grado di trovarvi una donna alla pari? Avete bisogno di approfittare delle bambine?"
Mint avanzò velocemente, frapponendosi tra il corpo della madre e quello di lui, come per proteggerlo.
"Mamma, smettila" pianse, coprendosi con la coperta bianca.
"Non sono una bambina"
Lavigne spalancò esageratamente gli occhi, afferrando la figlia per un braccio.
"Tu stai zitta, e copriti che sembri una sgualdrina."
Mint iniziò a singhiozzare indietreggiando verso Harry e appoggiando la testa al suo petto coperto a malapena dalla camicia.
"Harry, fai qualcosa" pianse sulla sua camicia, stringendo la stoffa tra le dita magre.
L'uomo abbassò lo sguardo su di lei e poi lo alzò nuovamente sulla donna davanti a lui.
"Mint non ha nessuna colpa" disse solo, con voce piatta, posando una mano sulla nuca della ragazzina e accarezzando appena i capelli biondi.
"La smetta di toccare mia figlia" gridò la madre in risposta, strattonando Mint lontana dal corpo di Harry.
"Mamma ti prego"
"Non voglio sentire lamentele" le urlò sul viso, "hai già fatto abbastanza danni alla nostra e a questa famiglia."
Harry provò ad intervenire, cercando di mantenere un tono pacato per non peggiorare la situazione già critica.
"Mint non ha fatto nessun danno alla mia famiglia, signora Ellison" si difese, "mi assumo tutta la colpa di quello che è successo."
La donna sorrise.
"Oh ma la colpa è di entrambi" sibilò, "e pagherete entrambi"
Con uno strattone trascinò la figlia verso la porta, lasciando il signor Styles solo, immobile al centro del salotto.
Mint provò a dimenarsi, a trattenere i piedi, a cercare l'aiuto di Harry, ma sua madre non volle sentire ragioni e con un po' di fatica la trascinò fuori soffocando il pianto della ragazzina sotto il rumore della porta che si richiudeva violentemente alle loro spalle.
La voce di Lavigne raggiunse a malapena le orecchie di Mint, sovrapponendosi al pianto sommesso della ragazzina, rannicchiata sul sedile della macchina, il viso rivolto verso il finestrino e il corpo avvolto nella coperta del Signor Styles.
"Sei una sgualdrina" sputò la madre, mettendo in moto l'auto e uscendo dal parcheggio.
"È l'unica cosa che sai dire?" si lamentò Mint, roteando gli occhi.
"Non puoi nemmeno immaginare quanto mi vergogni di essere tua madre in questo momento" continuò la donna, allontandosi dalla casa di Harry lungo le vie semideserte del quartiere residenziale.
Mint sospirò, asciugandosi le lacrime con un'estremità della coperta, cercando di tenere il viso coperto di lividi nascosto alla madre.
Ci mancava solo che pensasse che Harry l'avesse picchiata per complicare ulteriormente la situazione.
"Oh ma vedrai che cosa succederà"
Mint piantò le unghie nella pelle del sedile, cercando di tranquillizzarsi.
"Me la pagherete" continuò con voce minacciosa "entrambi me la pagherete"
"Tu per avermi messa in ridicolo, per avermi umiliata in questo modo. E lui" alzò gli occhi al cielo, stringendo con più forza il volante lucido "Lui per essersi preso la mia bambina."
"Io non sono la tua bambina" rispose Mint, la voce scossa dal pianto, "non lo sono e non lo voglio essere."
Lavigne si voltò un istante verso di lei, poi tornò a fissare la strada davanti a sé.
"Sei mia figlia" disse con voce piatta.
"Se potessi preferirei non esserlo."
Lavigne strinse il volante tra le dita, mentre le nocche le si coloravano di bianco.
"Anche io preferirei una figlia che se la tenesse nelle mutande invece di darla al primo trentenne che capita" disse, "ma è andata così, quindi fattene una ragione."
"Tu però non te ne fai una ragione, vero?" rispose Mint, imitando il suo tono in modo canzonatorio.
"Vuoi togliermi tutto, vuoi farmi diventare una stupidissima bambola senza cervello che faccia qualsiasi cosa tu voglia e che resti a vivere con te per tutta la vita."
Si voltò verso la madre, infischiandosene di dover nascondere i lividi bluacei.
"Hai tanta paura di vivere la tua vita da sola? È per questo che vuoi che resti una bambina? Per tenermi con te per sempre?"
Lavigne sospirò, cercando di calmarsi, urlare sarebbe stato inutile, avrebbe solo rischiato di rovinarsi l'acconciatura.
"Che tu lo voglia o no, Mint, sei mia figlia e farai qualsiasi cosa io ti dica di fare."
"Chiamerò i servizi sociali" si lamentò la ragazzina, "chiederò l'affidamento a mio padre, dirò che mi hai picchiata."
Soffocò un singhiozzo, "Non voglio vivere con te."
La donna continuò a guidare tranquillamente, lasciando che le minacce della figlia le scivolassero addosso senza nemmeno fingersi preoccupata.
Quando Mint ebbe finito di parlare, Lavigne riprese la parola, rispondendo con un tono leggero e quasi pacato.
"Farai quello che ti dirò, Mint" si voltò verso di lei, guardando per un istante il profilo della figlia rivolto nuovamente verso il finestrino "o Harry Styles finirà dritto dietro le sbarre."
Spazio Autrice.
Sono stata super veloce stavolta quindi (credo per la prima volta) non vi devo chiedere scusa per l'attesa lol
Comunque cercherò di essere veloce anche con i prossimi aggiornamenti.
Votate e commentate e soprattutto fatemi sapere che ne pensate del capitolo, e se mi odiate per rovinare sempre tutto con Harry e Mint...ma purtroppo se restasse tutto calmo e pacifico le cose diventerebbero noiose
Comunque aspetto vostri commenti, a presto♡
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