Capitolo Venticinquesimo
La voce uscì incerta dalle labbra di Mint, un flebile sussurro a malapena udibile.
"Mamma?" mormorò, stringendo tra le dita, che ora tremavano sempre più visibilmente, i tre pacchetti di fogli.
La signora Ellison si voltò appena dando una rapida occhiata alla figlia prima di spostare nuovamente lo sguardo sui piatti nel lavello.
Appoggiò la tazza che aveva in mano e sfilò i guanti blu di lattice appoggiandoli sul ripiano della cucina. Asciugate le mani sul grembiule si voltò completamente, sfilando una sedia da sotto il tavolo e prendendo posto a poca distanza dalla figlia.
Restò in silenzio, concentrandosi per trovare le parole giuste da pronunciare.
Mint le venne in aiuto, trovando la forza di parlare.
"Che cosa significano questi fogli?" domandò, balbettando appena. La signora Ellison si sistemò una ciocca di capelli sfuggita dallo chignon, rielaborando i pensieri nella sua testa.
"Non mi hai lasciato altra scelta, Mint" rispose, con un tono difficile da decifrare. Sembrava dispiaciuta. Quasi come se quella scelta le fosse stata imposta dall'alto e non avesse potuto far altro se non accettare.
Ma Mint sapeva che non era così. Nessuno avrebbe costretto sua madre a mandarla in collegio, assolutamente nessuno. Stava fingendo? O forse credeva sul serio in quello che diceva? Credeva sul serio che Mint non le avesse lasciato altra scelta?
"Non devi per forza prenderla come una punizione. Vedila come una possibilità per ricominciare, per conoscere qualcuno di nuovo" Lavigne continuava a parlare, blaterando sciocchezze su come sarebbe stato facile farsi delle amiche, cambiare clima, su quante possibilità il collegio le avrebbe dato, ma Mint si rifiutava di ascoltare.
Quei collegi non erano nemmeno nello stesso Stato in cui viveva ora! Lei non voleva ricominciare, non voleva conoscere gente nuova, non voleva cambiare la sua vita e soprattutto non voleva dover dire addio ad Harry. Una scuola di sole ragazze? Sarebbe impazzita.
"Io non voglio andarmene" sbottò, i fogli ancora stretti tra le dita. "Non voglio ricominciare né fare amicizia con nessuno"
Lavigne si passò la lingua sulle labbra, sforzandosi per non perdere la calma. Avrebbero raggiunto un accordo pacifico, senza rancore, se fosse stato possibile. In ogni caso era lei ad avere il coltello dalla parte del manico e, con le buone o con le cattive, l'avrebbe spedita in collegio il prima possibile.
"Dai almeno un'occhiata a quei fogli, Mint." riprese, sfilando il primo plico dalle sue dita e aprendolo sul tavolo. La foto di una ragazzina sorridente campeggiava sulla prima pagina. L'apparecchio che le copriva l'arcata superiore dei denti, i capelli raccolti in due trecce lunghe fino alle spalle, la divisa scolastica e i libri sotto braccio.
"Guarda, ci sono tantissime attività, potresti riprendere a danzare, organizzano anche competizioni, ci sono corsi di piano, c'è perfino un'orchestra" la voce melliflua di Lavigne cercava di persuadere la figlia elencando le attrattive di un collegio dopo l'altro ma Mint non riusciva a concentrarsi. La sua mente vagava da un pensiero all'altro, il cuore le batteva all'impazzata nel petto.
Doveva dirlo ad Harry. Lui avrebbe fatto qualcosa. Non avrebbe lasciato che la portassero via da lui, avrebbe combattuto come un eroe e l'avrebbe salvata da quel mostro di sua madre.
Giusto?
Lavigne era passata al terzo fascicolo e lo scorreva sorridente sotto il viso di Mint, indicando una pagina dopo l'altra, ripetendo le solite stupide frasi. Vedrai ti piacerà, guarda qui c'è anche un corso di buone maniere, questo ha perfino la piscina, guarda come è felice questa ragazzina, ti piacerà da morire.
La testa di Mint pulsava di rabbia, le labbra le tremavano appena, il cuore sembrava sul punto di saltarle fuori dal petto.
"Non voglio andarci" urlò con tutto il fiato che aveva in gola, spingendo dietro di sé la sedia che barcollando per qualche secondo si schiantò con un tonfo a terra. Afferrò il foglio che sua madre stava esaminando e lo strappò in minuscoli pezzettini per poi gettarlo a terra.
"Perché non puoi accettare che io decida per la mia vita? Non voglio andare in quegli stupidi collegi né in nessun altro posto! Voglio stare qui, voglio andare in questa scuola. Mi hai tolto la danza, mi hai tolto Harry, non togliermi anche questo."
Riprese fiato, cercando di trattenere i singhiozzi che le bloccavano la gola, "Vuoi vedermi morire?" sussurrò infine, le dita incollate al bordo del tavolo, il respiro spezzato.
La signora Ellison rimase pietrificata sulla sua sedia, le palpebre che si chiudevano e riaprivano a malapena, lo sguardo vuoto.
Contrasse la mascella, ripiegando i fogli che Mint aveva risparmiato. Li avvicinò a sé, sotto lo sguardo vigile della figlia e li scorse con lo sguardo.
Mint la guardava in silenzio controllare i due opuscoli, confrontando pagina dopo pagina le attività, gli orari, i corsi e le tariffe.
Non osava muoversi. Restava li, immobile come un'animale impaurito, cercando di ridarsi un contegno.
Sua madre non le rispondeva nemmeno?
Non avevano mai litigato così tanto come in questi ultimi giorni. Avevano sempre avuto un rapporto più o meno pacifico, con qualche litigio ogni tanto, ma tutto nella normalità.
Ora però Mint sentiva che avevano raggiunto un punto da cui non si poteva tornare indietro. Il loro rapporto non sarebbe mai tornato come prima, a meno che Mint non avesse dimenticato tutto quello che era successo lì. In quel paese.
A meno che non avesse dimenticato Harry.
Era questo che voleva sua madre? Riavere sua figlia tutta per sé? E allora perché rinchiuderla in un collegio? Perché non trasferirsi in un'altra città?
C'era qualcos'altro sotto. Doveva per forza esserci dell'altro. Lavigne voleva privare Harry di Mint ma allo stesso tempo se ne stava privando anche lei stessa.
Non le voleva nemmeno bene? Non la voleva più in giro? Era stata così tanto un dispiacere per sua madre?
Non riusciva a capire. E probabilmente non avrebbe capito mai. Se due persone si amavano non dovevano stare assieme? Cosa c'entrava l'età?
Sua madre sollevò il viso verso di lei, riappoggiando i fogli sul tavolo.
"Andrai al St. Agnes" disse, la voce ferma e impassibile che non ammetteva alcuna replica.
"Vai a prendere una penna, ti iscriverò immediatamente"
Mint sentì il pavimento che le mancava sotto i piedi, le gambe farsi molli e instabili, un peso opprimente invaderle il petto.
Si tenne al tavolo cercando di tranquillizzarsi.
"Per favore" mugolò, "Ti prego mamma, non farmi questo"
Sua madre scosse il capo irremovibile, allungandosi per afferrare la penna che Mint non aveva avuto il coraggio di porgerle.
"Lo faccio per te, Mint. Tra qualche anno forse capirai che lo sto facendo solo per il tuo bene"
Mint si lasciò cadere su una sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo.
Si prese la testa tra le mani, asciugandosi le guance imbevute di lacrime.
"Continui a dire che lo fai per me ma io non riesco a capire" si lamentò, "almeno spiegami, dimmi perché me ne devo andare, il vero motivo"
Udì la penna scontrarsi con la dura superficie del tavolo, sua madre sospirare. Alzò lo sguardo per vederla tamburellare con le dita sul bordo del tavolo, come per riordinare i suoi pensieri.
"Il Signor Styles non è il tuo vero amore, Mint" disse, appoggiandosi allo schienale della sedia.
"Capisco perfettamente come possa farti sentire, desiderata, amata. Capisco il fascino che può esercitare." Fece una pausa, emettendo un sospiro, "Ma lui è un uomo, Mint, e tu sei solo una ragazzina. Non avete niente in comune, non potete costruire una vita assieme, non avete futuro. Lui presto o tardi vorrà sistemarsi e tu, per accontentarlo, dovrai rinunciare alla tua vita. Stai già rinunciando ora alla tua infanzia."
Mint sbuffò, "No mamma, sei tu che non capisci" la interruppe, "non sono una bambina. Non sto rinunciando alla mia infanzia perché ormai quella fase l'ho già superata, sei tu che non riesci ad accettare che io stia crescendo"
Lavigne scosse il capo, "Non mi aspetto che tu capisca, Mint. E preferisco sapere che mi odi, piuttosto che vederti rovinata da un uomo troppo grande per te"
La ragazzina alzò gli occhi al cielo, distogliendo lo sguardo dalla madre. Perché non riusciva a capire che lei e Harry si amavano? Era una cosa così surreale da credere?
"Ma lui mi ama, mamma" provò a dire, sapendo di peggiorare solo le cose. Beh non che le cose potessero peggiorare di molto.
"Ne riparleremo tra qualche anno. Per ora sei sotto la mia tutela" prese in mano la penna e aprì il fascicolo.
"Vedrai che al St. Agnes ti troverai bene."
Mint si alzò da tavola, dirigendosi a passo spedito verso le scale.
"Non ceni?" domandò la signora Ellison, sollevando lo sguardo verso la figlia. La ragazzina scosse il capo.
"Non ho fame" rispose acida.
"Inizia a mettere in ordine le tue cose. Il collegio offre la possibilità di cominciare a qualsiasi punto del semestre ed io ho intenzione di sfruttarla."
La porta della camera di Mint si richiuse con violenza, soffocando le ultime sillabe pronunciate da Lavigne. In ogni caso non c'era pericolo che Mint non avesse capito.
Sarebbero partite il prima possibile, magari anche quella stessa settimana.
Si lasciò cadere sul letto, sollevando le coperte sopra il suo corpo, stringendosi tra le sue stesse braccia e cercando di tranquillizzarsi.
Piangere non l'avrebbe aiutata, anzi, non l'avrebbe portata proprio da nessuna parte.
Si asciugò il viso, sollevando lo sguardo verso il soffitto, il labbro inferiore soffocato dai denti.
Cosa avrebbe dovuto fare? Sua madre aveva ogni diritto di iscriverla ovunque volesse e lei avrebbe dovuto semplicemente ubbidire.
Per lo meno fino a che non avesse compiuto diciotto anni la sua vita sarebbe stata interamente decisa da sua madre.
E lo era stata fino a qualche mese prima. Esattamente come sua madre l'aveva programmata: voti alti, la passione per la danza, amicizie limitate, niente che fosse al di fuori dalle regole, niente di eccitante. Fino a che non aveva conosciuto Harry.
Lei era esattamente come sua madre voleva che fosse. Educata, ubbidiente, timida, innocente. Perfino i vestiti che indossava erano ciò che sua madre voleva che indossasse.
Era una bambola, un modellino forgiato perfettamente dalle sue mani.
Harry aveva incrinato quella linea di perfezione. Le aveva fatto scoprire qualcosa che sua madre non avrebbe mai voluto farle scoprire. Non a quell'età.
Sollevò le coperte sopra la testa, osservando il debole raggio di luce che filtrava dall'orlo sollevato sopra il cuscino.
Aveva cercato di nascondere Harry a sua madre e non c'era riuscita. Aveva abbandonato le lezioni di danza, aveva formalmente accettato di non vederlo più, per quanto poi non fosse stata troppo fedele alla promessa.
E sua madre, nonostante tutto, aveva deciso di punirla in quel modo.
Se davvero la sua relazione con Harry non avrebbe avuto futuro, se davvero lui l'avrebbe fatta soffrire, che senso aveva accelerare il processo facendola star male fin da subito?
Avrebbe smesso di pensarci. Smesso di preoccuparsi. L'aveva già capito, piangere e disperarsi non sarebbe servito a nulla.
Bisognava agire. Sua madre la considerava una ragazza cattiva?
Allora avrebbe fatto in modo di diventarlo a tutti gli effetti.
In ogni caso, non aveva più nulla da perdere.
Spazio Autrice.
Scusate per il ritardo, farò il possibile per fare di meglio.
A breve cercherò di aggiornare anche Sold! e Hotel California per chi le stesse leggendo.
Grazie mille per voti e commenti, siete adorabili, un grosso bacio e a presto!
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