Capitolo Sesto.
"Harry, ho trovato le chiavi" gridò dall'ingresso Tania, stringendo il portachiavi nero dell'auto tra le dita.
Harry scese gli scalini di corsa, imprecando.
Aveva sprecato mezz'ora a cercare quelle stupide chiavi e ora erano in ritardo.
Come al solito.
Quando usciva con Tania perdeva la testa e finivano per arrivare sempre con un margine di almeno mezz'ora di ritardo, una volta per colpa dell'uno, una volta per colpa dell'altro.
Le prese le chiavi dalle mani e uscì sbuffando, per poi aspettarla in auto, picchiettando nervosamente le dita sul volante.
"Harry, non roviniamoci questa giornata, per favore" gli sussurrò lei, posando una mano sulla sua e intrecciando le dita alle sue.
"Non stiamo mai un po' di tempo da soli" si alzò sul sedile, stampandogli le labbra sulla guancia.
L'immagine di Mint che compiva lo stesso gesto attraversò la mente di Harry, facendo spuntare un sorriso sulle sue labbra.
"Me la farò passare" si difese, fuggendo il tocco della fidanzata e mettendo in moto l'auto.
Una leggera pioggia scendeva sull'asfalto, appannando i finestrini e contribuendo ad aumentare il traffico.
Harry soffocò la tentazione di far scendere Tania dalla macchina e lasciarla in mezzo alla strada, dopo che, per la quarta volta, gli aveva spiegato cosa desiderava e cosa sperava ci fosse in quell'inutile chiesa.
Quando arrivarono erano le quattro e un quarto e, ovviamente, si stava celebrando la messa.
Tania scoppiò a ridere, probabilmente divertita dall'inconveniente, facendo svettare la rabbia di Harry a livelli inauditi.
Se ne tornò in macchina, sbattendo violentemente la portiera, mentre lei attraversava il prato circostante, sotto una pioggia incessante.
Strinse le tempie tra le dita, i gomiti appoggiati alle ginocchia e sbuffò frustrato.
Si era preso un giorno libero per niente, con il solo risultato di peggiorare il suo umore.
Per lo meno era lui il capo e non doveva rispondere a nessuno delle sue assenze.
Probabilmente nemmeno si erano accorti della sua assenza, considerato che se ne stava tutto il giorno chiuso in ufficio.
Fatta eccezione per la piccola pausa per dare un passaggio a Mint.
"Merda" imprecò, alzando lo sguardo davanti a lui. Il display lampeggiava le 16.33.
Come aveva fatto a dimenticarsi di lei?
Era un pensiero costante nella sua testa, una visione impressa nei suoi occhi, eppure si era completamente dimenticato di averle promesso che sarebbe andato a prenderla.
Abbassò il finestrino, chiamando Tania che si divertiva sotto la pioggia pochi metri più in là.
"Tania, vieni in macchina" sbuffò esasperato, dando un colpo di clacson.
"Harry!" lo rimproverò la ragazza "Siamo davanti a una chiesa."
"Sali in macchina" sentenziò lui, mettendo in moto l'auto.
Tania sbuffò, lasciandosi cadere sul sedile del passeggero.
"Che ti prende, Harry?"
"Ho un impegno. Ed è importante" sbottò il riccio, immettendosi sulla strada principale.
"E la chiesa? E il nostro pomeriggio assieme?"
"La chiesa aspetterà." Fece una pausa, cambiando la marcia "E anche il nostro pomeriggio."
Il cuore di Tania sobbalzò nell'udire quell'ultima frase. Harry era irascibile. Lo era sempre stato.
E lei aveva imparato a convivere con questo suo lato.
Ma era del loro matrimonio che si stava parlando. Del loro futuro assieme.
E non ci sarebbe dovuto essere nulla di più importante ai suoi occhi.
"Harry, ferma l'auto."
Il ragazzo la guardò per un attimo, scegliendo poi di ignorarla e tornare a concentrarsi sulla strada.
"Ti ho detto di fermare l'auto." continuò lei "Fermala o chiamo la polizia."
Harry accostò, voltandosi interamente verso di lei.
"La polizia?" domandò confuso.
Ma Tania si era già slacciata la cintura e stava ora uscendo dall'auto, visibilmente infastidita.
"Sei impazzita?"
Harry si sporse dal finestrino, cercando di capire se fosse tutto uno scherzo.
"Vado a vedere la chiesa. Tu torna pure, mi prenderò un taxi" disse solo lei.
"Ma sei arrabbiata?"
Tania alzò le spalle e Harry decise di non continuare oltre.
Si sentiva in colpa a lasciarla lì da sola, ma al momento aveva altri pensieri per la mente.
E se anche fosse rimasto lì avrebbero solamente finito per litigare.
Alzò il finestrino e riprese a guidare, osservando nello specchietto retrovisore la sua fidanzata che risaliva la strada scoscesa verso la piccola chiesa.
Solitamente teneva la radio spenta o ad un volume ragionevolmente basso, ma ora poco gliene importava.
Non cambiò nemmeno stazione radio, ascoltando una serie di canzoni noiose e simili tra loro susseguirsi.
Parcheggiò l'auto sul ciglio della strada e avanzò velocemente all'interno dell'Accademia.
Sorpassò il suo ufficio e raggiunse la sala da ballo, vuota.
Clarisse era seduta sul pavimento in un angolo e stava lavorando al balletto, osservando alcuni video su un piccolo tablet.
"Buonasera Signor Styles. Non l'ho vista oggi" alzò il viso, salutandolo.
"Avevo un impegno con Tania." si difese lui "Le ragazze sono già andate?"
Clarisse annuì.
"Se vuole posso chiudere io la scuola."
"Mi farebbe un grande favore, Clarisse" la ringraziò Harry allontanandosi, ma la sua testa era già altrove.
Raggiunse il suo ufficio e spalancò il primo cassetto della scrivania, senza trovare quello che cercava.
Guardò anche nel secondo e nel terzo e finalmente riuscì a trovare il modulo di iscrizione.
Sul fondo, accanto alla firma, era riportato un recapito telefonico.
Aveva bisogno di sapere come stava la sua piccola. Se le era successo qualcosa, se era arrabbiata con lui.
Si sentiva morire al solo pensiero di averla lasciata da sola al freddo, sotto la pioggia incessante, senza nemmeno avvertirla, senza dirle assolutamente nulla.
Sfilò il cellulare dalla tasca e compose il numero, portandoselo all'orecchio.
Richiuse la porta dell'ufficio e si appoggiò ad un angolo del tavolo, ascoltando il telefono suonare a vuoto.
Attendeva con ansia di sentire la voce della signora Ellison dirgli che non si doveva preoccupare, che non c'era nessun problema, che poteva capitare a chiunque di dimenticarsi qualcosa.
La voce gli si strozzò in gola, non appena un timido "Pronto?" risuonò dall'altro capo del telefono.
Spazio autrice.
Scusatemi, in questi capitoli non succede nulla, I know, ed è abbastanza che non pubblico, scusate ancora, ma cercherò di farmi perdonare.
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