Capitolo Nono.
Le labbra di Harry si muovevano avidamente su quelle della ragazzina, assaporandone ogni centimetro, mentre con le mani forti le accarezzava la pelle liscia della schiena, sotto la camicetta bianca.
Le emozioni si susseguivano dentro Mint. La paura di essere scoperti, di essere visti, di finire nei guai rendeva il tutto più rapido, più eccitante.
Stava impazzendo per il caldo, il sole le picchiava sulla schiena entrando dal parabrezza e lei, trovandosi incastrata tra il corpo del Signor Styles e il volante, faticava perfino a respirare.
O forse erano solo i baci incessanti e avidi del riccio a toglierle il respiro.
Sussultò quando Harry le afferrò l'orlo della camicetta con le dita, sollevandogliela fino alle spalle. Separò con uno scatto le loro labbra, mantenendo le mani immobili attorno al collo di lui.
"Che succede, Mint?" domandò spaesato lui, stringendo la stoffa leggera tra le dita, pochi centimetri sopra il reggiseno bianco.
"Io non me la sento, Signor Styles." mugolò la ragazzina, abbassandosi la camicetta.
Harry la percorse con lo sguardo. Le ciocche bionde, scivolate fuori dalla presa dell'elastico, che le incorniciavano gli zigomi arrossati e le labbra rosso ciliegia socchiuse.
Abbassò gli occhi sulla stoffa della divisa scolastica stretta tra le sue dita.
Cosa stava facendo? Era appena una ragazzina.
E non una ragazzina smaliziata e impertinente, ma innocente e timida. Come poteva strapparle così ogni briciolo di innocenza?
"Mi dispiace" sussurrò Mint, specchiandosi negli occhi verde smeraldo di Harry.
Lui spalancò esageratamente le palpebre, guardandosi poi rapidamente attorno.
"Che cosa sto facendo?" mormorò, senza riuscire nemmeno lui a sentire la sua voce,
"Torna al tuo posto." continuó alzando il tono della voce, "Ti riporto a casa."
La ragazzina scosse il capo.
"Ma Signor Styles, non può riportarmi a casa ora. È troppo presto, mia madre capirebbe che non sono andata a danza" si lamentó, infilandosi la camicetta nella gonna.
Harry annuì, passandosi una mano tra i capelli.
Sbuffò, uno sguardo a metà tra la frustrazione e la disperazione sul viso.
Mint lo osservava attentamente, mentre i sensi di colpa la attanagliavano.
Stavano così bene prima, quando lui la stringeva a sé e la riempiva di baci ed ora era colpa sua se il Signor Styles si sentiva così male.
Tutto ciò la fece sentire relativamente importante. Se riusciva a mutare così facilmente l'umore di un uomo doveva pur valere qualcosa.
Ma era ben poca soddisfazione, quando il clima era peggiorato così rapidamente.
Harry spalancò la portiera, aspettando che Mint scendesse dalle sue ginocchia e si lisciasse la gonna sulle gambe, per poi seguirla nel parcheggio.
"Mi dispiace, Signor Styles" riprese la ragazzina "Non volevo rovinare tutto così."
Il profilo di Harry era corrucciato, impegnato a fissare un punto indefinito molti metri davanti a lui.
"Non è colpa tua, Mint" spezzò il silenzio, qualche minuto dopo.
"Ma allora perché è così triste? Mi sento in colpa a vederla così."
Harry sorrise appena dentro di sé, ma il comportamento della ragazzina non fece che rafforzare il problema e renderlo più evidente. Era troppo giovane e innocente per lui.
"Vedi Mint, c'è qualcosa o qualcuno che io desidererei con tutto me stesso e ti giuro che me ne prenderei cura più di chiunque altro" fece una pausa, osservando gli occhioni azzurri della ragazzina alla sua destra "ma purtroppo non si può ottenere ogni cosa."
Mint spostò lo sguardo davanti a lei, riflettendo sulle parole del Signor Styles.
"E per quale motivo non può ottenere quello che desidera, Signor Styles?" mormorò dopo poco.
Harry si fermò in mezzo al parcheggio, le mani infilate nelle tasche.
"Perché quello che desidero è sbagliato."
"Forse a lei sembra sbagliato. Ma magari a qualcun'altro potrebbe sembrare normale."
"In realtà è esattamente il contrario. Per me è normale, mentre per il resto del mondo è sbagliato." asserì con una nota amara sulle labbra, scompigliandosi i ricci con le dita.
"Non dovrebbe interessarsi così tanto dell'opinione degli altri. A meno che lei non desideri uccidere qualcuno perché in quel caso credo si dovrebbe decisamente interessare della polizia. Ma non è così vero?"
Harry rise, osservando quella piccola e dolce creatura spalancare gli occhi in uno sguardo quasi spaventato.
"No, non voglio uccidere nessuno" ridacchiò.
Da quando in qua si preoccupava così tanto delle sue azioni?
Aveva desiderato (e continuava a desiderare) quella ragazzina malgrado tutto, malgrado l'età, l'innocenza e soprattutto malgrado Tania.
Anzi, la desiderava soprattutto per l'età e per l'innocenza. Ed era per questo che non si poteva accontentare di Tania.
Fermarsi a questo punto non avrebbe avuto senso.
La desiderava più di ogni altra cosa e si stava avvicinando sempre di più a lei.
Mint non era scappata dopo i suoi baci, dopo le sue carezze, non si era infastidita, arrabbiata, non aveva chiamato sua madre.
Era rimasta perfettamente tranquilla. Si era perfino sentita in colpa.
Ed era normale che avesse avuto paura di andare oltre, di compiere il passo decisivo, ma ci avrebbe lavorato su.
Era evidente che quello non era un rapporto univoco, che anche lei desiderava qualcosa e appena si fosse sentita pronta, con le dovute accelerazioni, non ci sarebbe più stato nulla di cui preoccuparsi. O quasi nulla.
Ma riflettere, ripensare alle proprie azioni, sentirsi in colpa non si addiceva ad uno come Harry Styles e nemmeno al rapporto che si stava andando a formare.
Sarebbe dovuto essere impulsivo, passionale, rapido e intenso.
E non soltanto perché ad Harry piaceva così, perché preferiva un bacio impulsivo ad un noioso appuntamento, ma anche perché era l'unica possibilità di lasciare da parte i sentimenti.
Di chiuderli in un altro cassetto, evitando che andassero ad intaccare anche quel rapporto, perché era troppo surreale che da una simile relazione potesse uscire qualcosa che non fosse puro e semplice sesso.
E forse a Mint non sarebbe piaciuto sentirselo dire ma Harry non cercava il suo amore. Tutto ciò che desiderava al momento, irragionevolmente e incondizionatamente, era il suo minuto, acerbo e splendido corpo.
"Sali in macchina, principessa. Ti avevo promesso un gelato o sbaglio?"
Mint si aprì in un sorriso, dando le spalle ad Harry e tornando a passo spedito verso la macchina.
Non aveva ancora perfettamente assimilato gli avvenimenti di poco prima. Il Signor Styles era interessato a lei in quel senso?
Sembrava di si.
E lei come una stupida si era tirata indietro. Le sue compagne di danza non parlavano d'altro in spogliatoio, "quanto è sexy il direttore", "vorrei che fosse lui ad insegnarmi un certo ballo di coppia" e un'infinità di altri commenti inopportuni.
Loro non si sarebbero tirate indietro. Loro sarebbero arrivate fino in fondo. E allora cosa c'era che non andava in lei?
Per quale motivo aveva paura?
Anche lei era attratta dal Signor Styles, questo era innegabile.
Ma l'attrazione non sembrava essere sufficiente. Si conoscevano appena, lei non poteva nemmeno chiamarlo per nome e doveva dargli del lei.
Chi avrebbe portato avanti un simile rapporto?
Harry spalancò la portiera del guidatore e prese posto accanto a lei, mettendo in moto l'auto.
Mint osservò i suoi movimenti, il suo sguardo, le sue dita che scivolavano morbidamente sul volante.
Pochi minuti prima quelle dita accarezzavano così dolcemente il suo corpo, la sua bianca pelle sopra e sotto i vestiti.
Il cuore accelerò nel suo petto, mano a mano che i ricordi si fecero più forti.
Respiró profondamente e li ricacciò in profondità, guadagnandosi uno sguardo da Harry.
"Signor Styles, ripensandoci non ho molta voglia del gelato. Potrebbe portarmi a casa?"
"Certo, principessa. Ma a quest'ora la lezione di danza deve ancora finire."
Mint annuì.
"Mi inventerò qualcosa" mormorò, spostando lo sguardo oltre il finestrino, sul marciapiede deserto.
Spazio autrice.
Perdonatemi, il capitolo fa schifo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top