Cap XXII - Dove Devo Essere

Il castello degli Hikuitaki aveva alte mura, un rettangolo di mattoni e pietre attorno al palazzo e alle varie strutture.
Ayako aveva tremato al pensiero di lanciare un attacco contro di loro, già immaginando arcieri pronti a trafiggere lei e i suoi compagni. Molti accanto a lei avevano avuto la stessa reazione, fino a quando Yoichi non era venuto avanti.
Non ricordava di aver mai visto il volto di suo fratello così serio, mentre disponeva I talismani per gli shinigami. Pochi momenti dopo, una ventina di figure demoniache, tutte corazzate come samurai, ognuna con una spada enorme e un grande arco in mano, stava galoppando contro il castello
«Per questo...» iniziò Ayako, ricostruendo quanto visto nel bosco.
I samurai dei Kucho, che si erano scambiati sorrisi e cenni col capo, si zittirono a quello spettacolo. Intanto, nel castello risuonava l'allarme, e sempre più soldati apparivano sulle mura, mentre le prime frecce sciamavano contro i samurai di carta.
Incuranti di proiettili o altro, gli shikigami caricarono a testa bassa, galoppando lungo le mura e scagliando una freccia dopo l'altra, ogni tiro che strappava un difensore alle mura
«State pronti» disse Yoichi, girando il cavallo «li farò sfondare le porte, entrate subito dietro di loro»
Ayako annuì, stringendo l'arco. Nel bosco aveva agito d'istinto, tendendo e scoccando come conto un semplice bersaglio. Ma, quando l'adrenalina si era placata, si era sorpresa a non riuscire a ripensare all'elfo ucciso, e che farlo le dava un senso di nausea.
Quasi strillò, quando Yama e un altro samurai si strinsero a lei, le cavalcature così vicine da toccarsi
«Fai attenzione» disse Yoichi, sorridendole mentre la passava accanto.
Ayako notò la patina di sudore sul suo volto, la curva forzata delle labbra, la postura ingobbita delle spalle. Erano piccoli segnali, e non dubitava che altri non li cogliessero; ma lei aveva passato troppo tempo a guardarlo, per poterli ignorare.
Era stanco, stremato. Eseguire e mantenere quegli incantesimi a lungo doveva essere estenuante, perfino per lui.
Come sempre, Yoichi non si lamentava, ma quello non voleva dire che non soffrisse; come quando da bambini sorrideva ai precettori, e poi piangeva nella sua camera
«Anche tu» borbottò, scoprendo che la battaglia imminente le aveva tolto il fiato.
Si ritrovò a cavalcare assieme agli altri samurai, e per la prima volta Ayako si domandò cosa ci facesse lì.
Perché non era rimasta a casa?
Perché aveva voluto cavalcare con loro, rischiando la vita?
Non era il suo posto, quello. Lei era una nobile elfa, lei doveva saper danzare, suonare e cantare, doveva saper comporre poesie, servire il tè, fare composizioni con i fiori.
Cavalcò stretta assieme agli altri, le dita che scivolavano verso la faretra, incoccavano la freccia e scagliavano.
Ayako non sentì il grido di dolore, ma quando rialzò lo sguardo vide una testa in meno sulle mura.
Un'esplosione segnalò che gli shikigami avevano sfondato il portone.
La mente di Ayako volò a Yoichi. Lui era un motivo, almeno uno dei tanti.
Ad essere onesta con se stessa, mentre incoccava e tirava di nuovo, non lo sapeva nemmeno lei.
Ma, dentro di lei, girando il cavallo, saltando oltre le macerie della porta infranta, sentiva un grido di gioia che le premeva sulle labbra.
Non era a casa, a fare la bella statuina, vestita come una bambola; stava facendo qualcosa, qualcosa di terribile e spaventoso, qualcosa che la spingeva a voler scappare lontano, ma qualcosa che poteva aiutare la sua gente.
Ayako vide un samurai farsi avanti, la spada sollevata; Yama galoppò contro di lui, abbattendolo con un fendente al collo. Un altro stava tendendo un arco, ma lei fu più veloce, e quello scomparve nella calca, una freccia tra gli occhi.
Cortigiane e servitori correvano nel cortile, mentre soldati e samurai cercavano di bloccare l'avanzata dei cavalieri.
Ayako si girò per vedere meglio cosa stesse succedendo.
Un'esplosione di fiamme avvampò all'ultimo piano del castello, e due figure volarono via, due puntini scuri che atterrarono su un tetto lì vicino.
Strali di terra piombarono su alcuni samurai lì vicino, mentre due elfi uscivano dal castello.
Ayako vide un muro di fiamme sollevarsi verso di loro. Non ebbe il tempo di urlare, che una parete d'acqua intercettò il fuoco.
Yoichi si stagliava sulla porta distrutta, le mani intrecciate in un sigillo.
La ragazza si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, mentre manovrava il cavallo per stare il più lontano possibile dal centro degli scontri.

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