Cap XVI - Capire chi Comanda
Ren si lasciò scortare nei bagni.
A dispetto delle sue aspettative, questi non si rivelarono la pozza calda che temeva.
Una vasca in muratura lunga qualche metro, piena d'acqua alla giusta temperatura, saponi alle erbe e un piccolo barile decorato per le abluzioni.
Ren, suo malgrado, dovette ammettere che non era niente male come bagno. E che aveva bisogno di rilassarsi un poco.
Erano stati giorni più complessi del dovuto, e non solo perché era dovuta fuggire dai cani shikigami. Doveva riconoscere che il piano di Yoichi non era così male, anzi, mentre si spogliava ed entrava nella vasca, ammise che aveva una semplicità geniale.
Il pensiero dell'elfo le colorò un poco le guance, mentre sentiva l'acqua calda fluire tra la pelliccia della coda e le cosce.
La sua mente prese a vagare, galleggiando dolce tra ricordi e fantasie. Per un momento fu di nuovo a casa, circondata dalle sorelle e dalle amiche.
Avrebbe punzecchiato le più piccole, mentre si sarebbe gloriosamente nascosta da Hana e Chika. Forse persino la loro madre le avrebbe raggiunte, in un tripudio di scherzi e punzecchiate. Ren sorrise, anche se le piante dei piedi, al solo pensiero, presero a prudere.
Sospirò, immergendosi più a fondo, fino a quando solo il naso spuntò dall'acqua.
Quel contratto era un'ottima occasione. Poteva marchiare un incantatore potente come Yoichi, poteva legare il suo nome a un'impresa come quella. Ren agitò la coda sott'acqua, ammirando le dolci onde che provocata.
Sorridendo, si fermò a immaginare che, una volta tornata a casa, avrebbe ottenuto almeno una coda per tutto quell'impegno.
A quel punto, avrebbe visto il volto compiaciuto di Kiko diventare verde d'invidia.
Ora, tutto quello che serviva a Ren era un piano per prendersi Yoichi. Portarselo a letto era l'idea più diretta, ma al solo pensiero, e al ricordo della serata, Ren sentì le orecchie fremere e le guance andare a fuoco.
Non poteva, non ne aveva il coraggio. Ma, a ben pensarci, se sia Hana che Kiko dicevano che era piacevole, e se persino sua sorella Chika arrivava a definirlo bello, allora, forse, lei poteva...
«Ma allora è vero!» una voce la riportò al presente, quasi facendola balzare via dalla vasca. D'istinto, Ren si coprì il seno.
Sull'orlo vasca c'era una giovane elfa, con gli occhi che scintillavano di interesse, mentre le fissava le orecchie
«Sei davvero una kitsune! Con la coda?» la ragazza pareva euforica, tanto da mettere in imbarazzo Ren
«Certo... come tutte le kitsune» disse, mettendosi in modo che la potesse intravedere
«E pericolosa, come tutte le kitsune» un'altra voce femminile risuonò nei bagni «temo»
La figura di un'elfa elegante, avvolta in un sontuoso kimono blu e verde, apparve sul bordo della vasca. Al vedere il sorrisetto sul suo volto, Ren ebbe l'istinto di ringhiare
«Pericolosa, mia signora? Perdonate, ma non capisco...» disse lei, allontanandosi un poco dal bordo, dove intanto si erano radunate due giovani elfe, quella euforica e un'altra annoiata
«Permettimi di presentarmi» disse l'elfa elegante «sono Akemi, concubina dell'illustre Hikuitaki no Katsumi»
«È un onore conoscervi, mia signora» disse Ren, con un sorriso timido in volto «io sono Haru no Emi, ringrazio la dea Inari per avermi offerto questo rifugio»
Se doveva fingere, tanto valeva passare per una di quelle ipocrite di Inari
«Emi...» la concubina masticò il suo nome, sorridendo «voglio essere chiara con te, e farti capire come funziona la gerarchia in questo palazzo»
Ren sapeva cosa stava per accadere, un passaggio fondamentale per il suo piano. Visto come sarebbe finito il tutto, si sarebbe vendicata in seguito, oltre a metterlo in conto a Yoichi
«Cosa dite, mia signora? Non capisco cosa intendete...» orecchie basse e coda floscia, unite al tono sommesso, diedero la perfetta immagine di sottomissione.
La concubina ghignò, schioccando le dita, e le due ancelle si gettarono su di lei, immobilizzandola in acqua
«Adesso ti spiegherò chi comanda...» disse la concubina.
Una parte di Ren avrebbe voluto liberarsi, picchiare le tre e tornare al suo bagno rilassante. Ma anche fingersi casta e indifesa aveva il suo fascino. Ed era un'altra voce da mettere in conto a un certo incantatore
«Mia signora vi prego! Perché mi fate questo? Vi prego, vi prego pietà!» la sua voce era così fintamente rotta di pianto da suonare vera. La cosa parve eccitare la concubina.
Con un sorriso, l'elfa estrasse una lunga piuma bianca.
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