Cap III - Contrattazioni

Yoichi sembrò riscuotersi da un sogno. Non ricordava davvero come si fosse lasciato legare, era certo di essersi mosso e di aver sentito le mani di Ren sul suo corpo, attraverso i vestiti.

Ma era come se tutto fosse successo in modo ovattato, distante, come se si fosse trattato di attori visti attraverso un banco di nebbia.

Ma adesso, mentre lottava contro i legacci, e si rendeva conto di quanto fossero solidi, un pensiero folle gli attraversò la mente.

«Mi hai stregato!» Yoichi non credeva davvero a quello che aveva detto. Aveva preso precauzioni, posto sigilli, eretto difese. Indossava perfino due talismani contro simili incantesimi.

«Certo che si» trillò Ren, gongolando con le orecchie e la coda come un cucciolo davanti a un nuovo giocattolo. «Ed è stata una faticaccia, lo ammetto, sei molto resistente, mio caro incantatore... ah, a proposito, come ti chiami?»

Yoichi sentì il proprio nome premere sulla lingua. Si morse le labbra fino a quando non fu certo di averne il controllo.

«Non lo farò!» disse, con meno sicurezza di quanta sperasse «non riuscirai a stregarmi di nuovo!»

Ren drizzò le orecchie, la coda le vibrava frenetica dietro la schiena, in un ipnotico movimento che accompagnava il sorriso sadico che si spandeva su tutto il volto della kitsune. Yoichi sentì il terrore afferrargli il cuore.

«Sai... speravo lo dicessi...» Ren si leccò le labbra «se ti fossi lasciato stregare, non sarebbe stato divertente...»

Con lentezza esasperante, la kitsune iniziò a sfilargli i calzini. Yoichi si ricordò che lei avesse menzionato il solletico, ma non aveva davvero creduto che lo avrebbe fatto.

«Tu vuoi... vuoi... vuoi farmi il solletico?» l'elfo era così sorpreso da scordare per un attimo la paura.

«Certo!» Ren inclinò la testa da un lato, come un cucciolo giocoso. «Era l'accordo»

«Ma... ma... ma...» Yoichi balbettò, non sapendo nemmeno lui come definire quella situazione. Soffriva il solletico, ma di fronte alla miriade di possibili dolorose e sadiche torture che avrebbe potuto subire, quella gli parve troppo infantile per essere vera.

«Ah, ho capito» Ren sorrise. «Sei convinto che sia solo un giochino da bambini»

Yoichi, non sapendo come rispondere, ma sapendo di doverlo fare, si limitò ad annuire.

«Bene! E allora, quando mi implorerai di smettere, ti rinfaccerò queste parole!»

La kitsune gli stava ammirando i piedi, e l'incantatore si sentì di colpo esposto, vulnerabile, come se fosse stato nudo di fronte a lei. La faccia gli andò a fuoco, mentre lottava contro un imbarazzo crescente.

Non riusciva a capire cosa passasse per la mente di Ren, o per quale motivo i suoi occhi sui suoi piedi gli dessero quella strana sensazione. Era come se un intero formicaio sciamasse sulla sua pelle nuda, in un miscuglio di fastidio e piacere.

Lentamente, la kitsune avvicinò una mano ad ogni piede, sfiorandoli dolce con la punta delle dita. Un fulmine attraversò la schiena di Yoichi, facendolo sussultare e perfino facendogli tremare le orecchie.

«Che carino...» la kitsune continuò a sfiorargli i piedi, lenta, metodica, dolce. Yoichi sentiva appena il contatto tra polpastrelli e pianta. Uno scatto disperato gli attraversava la gamba, ogni volta che si avvicinava alle dita dei piedi. Senza rendersene conto, paura e aspettativa si erano mischiate dentro di lui, in un'unica emozione difficile da decifrare.

Da un lato, Yoichi non aveva nessuna voglia di farsi torturare con il solletico. Dall'altra, la sua mente implorava che quel folle limbo avesse una fine.

«Fi... finiscila!» urlò l'elfo, lottando per sottrarre i piedi al tormento. Utahime non si degnò di rispondere.

Canticchiando, prese a passare un solo artiglio alla base delle dita. Yoichi sentì la carne fremere.

Dalla punta dei piedi fino agli inguini, tutto il suo corpo tremava, scalciava, fremeva.

Un sorriso folle gli iniziò ad incurvare le labbra, mentre la sua testa si divideva tra l'accogliere e il fuggire quella situazione.

«Ancora convinto sia solo un gioco?» gli chiese Ren, nella voce una strana intonazione. Yoichi annuì, senza ricordarsi come parlare.

E poi avvenne.

L'elfo non si rese conto del cambiamento, almeno non subito. L'attimo prima stava lottando tra un piacevole disturbo e un fastidioso piacere che gli percorreva le gambe.

L'attimo dopo, la sua gola era invasa dalle risate, sentiva di star piangendo più che capirlo. Scuoteva disperato ogni parte del corpo libera, agitando i piedi nudi per sottrarli al turbine di artigli e dita che li inseguivano.

«Ahahahahahahaahah! Noooooo! Ahahaahahahahahahah! Fermaahahahahaahahah! Fermahahaahahahahahahhaahhahaah!» parlare era diventato difficile, e anche solo pensare a suoni che non fossero risate sembrava impossibile.

Yoichi perse il senso del tempo. Esisteva solo Ren, le sue unghie e il solletico selvaggio che gli infliggeva. Poi, improvviso com'era iniziato, tutto finì. L'elfo si ritrovò affannato, con il cuore che martellava nel petto, la faccia che andava a fuoco e la totale mancanza di aria nei polmoni.

Non ricordava di essersi mai sentito così stanco. E nemmeno di aver mai provato un tale misto di soddisfazione e piacere.

Ancora più rosso in faccia, fissò la kitsune che gongolava felice.

«Sei... soddisfatta?» chiese Yoichi, sputando fuori le parole. Utahime sorrise sadica.

«Certo che no, incantatore». L'elfo si sentì morire.

Guardò con terrore gli artigli della kitsune avvicinarsi di nuovo ai suoi piedi. Un misto di terrore e eccitazione scosse tutto il suo corpo, facendolo sussultare e divincolare nei legacci.

«Aspetta... aspetta! Aspetta aspetta!» urlò Yoichi.

«Facciamo così... potrei smettere se mi offrissi qualcosa di decente» Utahime inclinò la testa in avanti, soffiando sulle dita dei piedi «ad esempio il tuo nome»

Un calore folle risalì le cosce dell'elfo, che sotto le vesti iniziava a sentir crescere un rigonfiamento indecente.

«Non... non lo farò! Il nome... lo useresti per qualche magia contro di me!» la sua risolutezza era ormai a brandelli, ma ancora una piccola luce di razionalità risplendeva nella sua mente.

«Mmm... allora potremmo fare altro...» il fiato caldo di Ren gli carezzava le dita dei piedi. Yoichi per un istante immaginò come sarebbe stato sentirne la lingua calda sotto le piante nude.

Il cuore gli saltò due battiti, mentre tra le gambe il fremito diventava sempre più insistente.

«Facciamo così!» Ren balzò in piedi, battendo le mani, la coda le ondeggiava eccitata dietro la schiena, le orecchie vibravano euforiche. Per un attimo, a Yoichi sembrò di guardare un cane giocoso.

«Ti permetterò di dettare le condizioni del nostro patto! Oh si, tu potrai proporre qualsiasi cosa tu voglia! E intendo... qualsiasi» le ultime parole mandarono un brivido ardente lungo la schiena dell'elfo.

«Ottimo... allora... slegami, prendo carta e pennino e scriveremo il...» Yoichi si fermò, notando come un pennellino fosse già apparso tra le mani di Ren.

«Non servirà la carta, e nemmeno l'inchiostro» la kitsune si accoccolò di nuovo davanti ai piedi dell'incantatore «ti consiglierei di essere sintetico, incantatore, ma sappiamo quanto voi elfi amate i dettagli minuti...»

Yoichi pensò seriamente di svenire. E qualcos'altro in lui stava seriamente pensando di "venire".

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top