♬ ~ 5.1 ꜰʀᴇᴇ ʙɪʀᴅ

If i leave here tomorrow
Would you still remember me? 
For i must be traveling on, now. 
'Cause there's too many places i've got to see. 
'Cause i'm as free as a bird now. 
Wont' you fly high, free bird.
Lynyrd Skynyrd
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Da quasi un mese io e i ragazzi non facciamo altro che passare le nostre giornate chiusi dentro lo studio di registrazione. Alla fine, James Weller ci ha offerto un contratto discografico. Non posso che esserne al settimo cielo.

Ce la stiamo mettendo davvero tutta. Ci sto mettendo tutto me stesso in questo primo disco che sarà il nostro trampolino di lancio. Per lo meno, è quello che ci ripetono James e Luke, il suo nuovo socio. Quei due sono davvero uno spasso. Sarà il fatto che abbiamo più o meno pochi anni di differenza, però mi stanno simpatici, non devo nemmeno sforzarmi di trovarli spassosi. Quella che, per qualche strana ragione, mi sta sulle palle è sua figlia.

Da quella sera al Rocktail , l'ho rivista solo qualche volta quando capita che vado ad accompagnare Noel a quelle sedute del cazzo.

Inutile dire che non mi ha degnato neanche di uno sguardo. Niente. Si è comportata come se nemmeno esistessi. Non ha neanche tutti i torti, mi sono comportato decisamente di merda con lei. Un vero stronzo. Ma non sono stato lì a perdere tempo a scusarmi. Voglio solo che tutto fili liscio e che niente si metta in mezzo tra la mia band e la nostra carriera. Se James venisse a sapere di quello che la sua adorabile figlia ha combinato con Sid, succederebbe un putiferio.

Ho decisamente altre cose a cui pensare.

Devo riuscire giostrare le mie ventiquattro ore dividendole tra la band e quel rompi coglioni di mio fratello minore. Noel è una vera e propria piaga.

Non so neppure che cosa mi stia trattenendo nello spedirlo in una casa famiglia a calci nel culo.

Ogni giorno della mia vita mi maledico per aver accettato la sua custodia legale. Sono il tutore legale di una bestia demoniaca.
Ma è più che ovvio che dovevo prenderlo con me. Non abbiamo nessun altro. Anche Joel vive a casa mia, anche se, a differenza di Noel potrebbe benissimo andarsene via e prendersi una casa tutta per sé. Ma a quanto pare, l'idea di lasciare casa mia non gli sfiora minimamente la testa. Per fortuna, Joel è decisamente un angelo in confronto a Noel.

E Cristo, nostra madre poteva decisamente avere più fantasia con i nomi. Probabilmente quando li ha decisi, era sballata persa. Noel, Joel, un fottuto scioglilingua.

Tornando a Noel, vorrei tanto strappargli le palle e fargliele ingoiare. Dico sul serio.

Per mia sfortuna è la mia copia sputata. Stesso atteggiamento arrogante, stessa faccia da schiaffi. Immagino che qualcuno lo abbia mandato nella mia vita per farmi un dispetto, per tutte quelle volte che io ho fatto dannare i miei nonni. Diciamo che non è proprio ai miei livelli, ma se nessuno lo ferma, potrebbe decisamente combinare anche di peggio.

Quindi una volta che finisco con la band, devo andare a rimediare alla sua ennesima puttanata.

Stamattina ho ricevuto una chiamata dalla scuola, non è stata per niente piacevole. Mi hanno detto che è stata trovata una bustina di cocaina dentro l'armadietto di Noel e che è stato beccato con una ragazzina mentre erano in atteggiamenti molti intimi.

Da ragazzo con meno cervello di lui, sono un po' orgoglioso su questo lato, per quanto riguarda la ragazzina, intendo. È un seduttore nato, proprio come il sottoscritto.

Da fratello maggiore: gli spacco la faccia appena torno a casa.

Ormai la mia vita è diventata un continuo casino. Quando passo una giornata in tranquillità mi meraviglio, dato che ogni giorno c'è sempre qualcosa di nuovo che mi stronca di botto la voglia di stare in questo mondo del cazzo.

In più ci si mette Noel.

Mi chiedo spesso il perché nostro padre non abbia preferito gettarci nel cesso avvolti nella carta igienica. Oppure nostra madre avrebbe dovuto ingoiarci.

Per lo meno a me. Dato che sono il fratello con più problemi a stare al mondo.

Joel per fortuna è nato con la testa sulle spalle. Almeno lui è stato graziato e baciato dalla fortuna alla nascita. Certo, anche lui da piccolo ha passato la stessa merda che ho passato io.
Ma lui è riuscito a uscirne vincitore e a testa alta, al contrario di me, che continuo a portarmi quei ricordi dietro come uno strascico. Un bagaglio che pesa una tonnellata. Me lo porto ovunque. Tranne quando suono la chitarra.

Quando suono tutto il resto scompare. Ci sono solo io, la chitarra e la musica.

L'unica cosa che mi salva e che riesce a farmi sentire ancora di appartenere a qualcosa.
Non butterò mai al cesso l'opportunità che ci è stata data. Lotterò con tutto me stesso per prendermi tutto, mi berrò fino all'ultima goccia della fama che mi attende. Perché lo so. L'ho sempre saputo di appartenere a questo mondo.

Potrò sembrare un illuso del cazzo, un gradasso. Ma è la verità. Io sono nato per stare sul palco.
Sono nato per cantare le cose che non riesco a dire a voce. Nato per essere una fottuta rock star. Consapevole di tutti i contro che fanno parte di questa vita.
Non importa. Io voglio tutto.

Mi prenderò tutto.

Ringrazio anche le madri dei miei migliori amici per non averli ingoiati. Senza di loro, arrivare fin qui sarebbe stato più difficile.
Gli devo letteralmente la vita a quei due coglione.
Sono la mia seconda famiglia. Le persone a cui tengo di più.
Ovviamente non glielo dirò mai. Ma è così. Gli voglio davvero bene.

Come potrei non volergliene? Loro c'erano sempre. E con sempre, intendo proprio sempre.

Hanno visto il peggio di me e non sono andati via. Anzi, sono sempre pronti a darmi una mano a rialzarmi, a darmi un letto su cui dormire quando mia madre sclerava e mi cacciava di casa nel cuore della notte.
Loro c'erano sempre.
E io a modo mio, ci sono sempre per loro.
Anche se ultimamente non sono un granché come amico o come fratello.

È un periodo un po' strano, non so nemmeno io che cosa mi sta succedendo. So solo che qualsiasi cosa mi stia succedendo; devo accantonarla da una parte e concentrarmi solo sul disco.

Niente si deve mettere d'intralcio tra me e il mio sogno. Nulla.

Porca vacca, sono persino sobrio da quasi una settimana... Mh, forse anche di meno. Ma non importa. Non mi sto facendo perché è importante che io resti lucido mentre suono. Poi, una volta ottenuto il successo che desidero, potrò spendere i miei soldi in droga e puttane.
Scherzo, non ho bisogno di pagarle le ragazze. Basta un sorriso dei miei e una parolina detta in un certo modo che loro si calano letteralmente le mutandine.

Solo una è riuscita a resistere al mio fascino.
Una ragazzina dai capelli neri e da due occhi fantastici.
Peccato che sia la figlia del mio discografico e anche antipatica da morire.

Detto francamente non ha niente di lontanamente sexy. Niente. È sempre senza trucco, con i capelli scompigliati e l'aria sperduta.

E io, a essere sincero, la trovo fastidiosamente intrigante. Anche se è molto lontana dai miei canoni di bellezza. Non ha niente a che vedere con le ragazze che frequento di solito. Lei sembra appartenere ad un altro pianeta.

Se non fosse stata così piccola, e soprattutto non fosse stata la figlia del mio discografico, avrei fatto di tutto per portarmela a letto. Non so, forse sono impazzito, ma quando mi ha detto che non sarebbe mai venuta a letto con me ho preso quelle parole come una sfida.

Oddio, sto solo delirando. Forse inizio a sentire la mancanza della droga. Il mio corpo la necessita. Ma deve aspettare.
Magari questa sarà la volta buona che smetto per sempre.

Bugiardo. Ci hai già provato e non è andata affatto bene.
Vuoi sul serio passare settimane infernali come quelle?

No. Neanche morto.

Qualcuno fa schioccare le dita davanti ai miei occhi. Metto a fuoco, è la mano di quel coglione di Sid. «Che vuoi?»

«Niente. Volevo solo assicurarmi che non fossi su un'altra galassia.»

Poso la chitarra a terra e sgranchisco le dita aprendo e chiudendo la mano. «Ho sbagliato qualche nota?»

Scuote il capo. «No, certo che no. Tutto perfetto come sempre.»

Serro la mascella, irritato. «Bene, allora anche se mi perdo ma non sbaglio una sola nota, lasciami in pace.»
«Mamma mia quanto siamo irascibili», ridacchia. « Ti è venuto il ciclo, Principessa

Dio, Sid è davvero un idiota.

Lo guardo dalla testa ai piedi. «Mi chiedo quando crescerai. Immagino, mai.»

Ridacchia ancora, per niente offeso dalle mie parole. Ormai sa come sono fatto. È da una vita che ci conosciamo e sa perfettamente come sono. «Possiamo concederci una piccola pausa? Mi fa male il culo per tutto il tempo che sono stato seduto sullo sgabello.»

«Pausa?» scuoto il capo, categorico. «Non se ne parla. Dobbiamo finire entro le due perché dopo devo andare alla scuola di Noel e dopodiché devo ammazzarlo», stringo i pugni lungo i fianchi. Non esiste persona al mondo che sappia fammi perdere le staffe come Noel.

«Che ha combinato?» mi chiede, mentre svita il tappo a una bottiglietta.
«Solite cazzate da Noel.» Imito il suo gesto e bevo un lungo sorso di acqua fresca.

«Mi ricorda te, sai? Siete uguali» dice, serio. Poi prende di nuovo posto dietro la batteria.
«Un po'...», borbotto impugnando la chitarra.
È questo il punto. Noel non deve diventare come me.

«Un po' tanto», si intromette Joey che per tutto questo tempo è rimasto in silenzio.
Joey, a differenza mia e di Sid è quello con più cervello. Da quando è diventato padre è diventato ancora più serio e con la testa sulle spalle. Infatti, lo prendiamo in giro chiamandolo il papino della band, lui nemmeno si arrabbia. Ormai lo abbiamo perso completamente. È perdutamente innamorato della sua bimba.

Non posso neanche biasimarlo. Skylar è dolcissima e ogni volta che mi vede sorride come se avesse visto la persona più bella del mondo. È l'unica femmina che non finge di essere felice quando mi vede. Altrimenti, le donne, soprattutto quelle con cui mi concedo una scopata, dopo, non sono poi così tanto contente di vedermi.

Sky sì però, perché è ancora troppo piccola e non mi conosce.

Quando Joey ci aveva confessato di aver messo incinta una delle tante e di star seriamente pensando di farla abortire, io e Sid ci siamo imposti -come se fosse una decisione che spettava a noi-. Gli abbiamo fatto uno dei tanti discorsoni sulla vita e alla fine lui ha deciso di tenerla. O per lo meno, di prendersene cura. A prescindere da quale fosse stata la sua scelta, Ginevra – la mamma- aveva comunque deciso di tenerla. Quindi il suo parere sarebbe contato ben poco.

Però sono felice che Skylar faccia parte di questo pazzo mondo e delle nostre vite incasinate. Mi piace anche passare del tempo con lei, anche se prontamente tenta di cavarmi un occhio con quelle dita minuscole. Poi però mi mostra quel sorriso sdentato e io mi sciolgo come un panetto di burro. Totalmente. Quella bimba è in grado di farmi sciogliere come un ghiacciolo sotto al sole.
Sono anche felicissimo che questa sorte sia toccata a Joey e non a me.

Io padre? Non fatemi ridere.
Io stesso non mi affiderei nemmeno un pesciolino rosso a cui badare. Morirebbe non appena varcherebbe la soglia di casa mia.
Riesco a stento a badare a me stesso, e faccio una gran fatica.
Con Noel è diverso. Sono costretto a badare a lui, dato che non abbiamo più una famiglia alle spalle.
È un obbligo, tutto qui. E per quanto mi faccia dannare, non lo spedirei mai sul serio in una casa famiglia.

Io mi riferisco al fatto di avere un figlio tutto mio. Al solo pensiero mi viene l'orticaria. Nemmeno mi piacciono i bambini. Sono irritanti, puzzolenti e bavosi.
Tranne Sky. Lei è l'unico mostriciattolo che sopporto.

Le persone, quando capita che dico i miei anni, partono subito all'attacco con le loro fottute, noiose e irritanti domande: " A quando il matrimonio?"
"Guarda che fare un figlio da grande, è brutto. Non te lo godi perché sei vecchio!"

Sono snervarti.
Nessuno ha scritto una legge che obbliga una persona a sposarsi e a riprodursi non appena raggiunge quel fatidico numero tre.

E poi a me le leggi non sono mai piaciute. Così come le regole.
Io sono, e sempre sarò l'eccezione alla regola.
Perché io sono William Gilmour, e nessuno può dirmi cosa dovevo fare.
Tanto farò sempre e solo di testa mia.

Forse è anche per questo motivo che ho deciso di non avere più relazioni con una donna. Relazioni intendo quelle che comprendono anche sentimenti e stronzate varie.
L'ho deciso perché non esiste al mondo una ragazza che sappia tenermi testa.
O sono troppo accondiscendi e quindi pallose. Oppure mettono corna a destra e sinistra. Se c'è una cosa che non sopporto è il tradimento.

Può suonare strano, surreale, ma io non ho mai tradito una donna. Non è una cosa da me. Insomma, preferisco chiudere la relazione e andare a scoparmi un'altra senza sentirmi in colpa.
Poi però sono stato tradito. Non è stato bello. Non lo è stato affatto. A distanza di due anni mi rode ancora un po' il culo. Non per il tradimento in sé. Sapevo delle abitudini di Bonnie. Più che altro mi gira il cazzo perché mi ha cornificato scopandosi il secondo chitarrista della band, nonché uno dei miei più cari amici. Non solo ha mandato a puttane la nostra relazione – che poco mi importa- ha mandato a puttane più di vent'anni di amicizia.

A quanto pare Vince aveva un altro concetto sull'amicizia e ha preferisco scoparsi la mia ragazza.
Ammetto che un po' mi ha fatto male chiudere con lui. Ma è stato inevitabile. Per me. Per la band soprattutto. Infatti dopo che lui è andato via, siamo cresciuti ancora di più, lavorativamente parlando. E ora eccoci qui, con un contratto discografico tra le mani. E con l'assicurazione di volare altissimi.

Mi dispiace un po' per Vince.
Ma lui ha preferito fare come John Lennon e ha preferito la sua/mia Yōko Ono.

Dio, ora mi ricordo perché odio da morire i Beatles.
Loro e i loro stupidi capelli a caschetto.

Comunque, sono solo cazzi suoi. Ci ha perso lui.
Io non ho perso proprio un bel nulla.
Anzi, ci ho solo guadagnato un pezzo di carta che renderà la mia vita tanto speciale quanto spericolata.

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Ora sono pronto per un altro round: convincere la preside di Noel a non espellerlo dalla scuola. Sarà difficile, lo so. La sua preside non mi renderà le cose per niente facili. Ho avuto altre occasioni di parlare con lei.
È una sadica del cazzo. Potrebbe diventare tranquillamente una dittatrice dei giorni nostri.

Attraverso il corridoio della scuola che tanti anni fa, mi ha visto combinare tante stronzate, anziché studiare. Non è cambiato praticamente niente. Sento alcuni occhi puntati su di me. Per fortuna indosso gli occhiali da sole e non sono costretto a scambiare sguardi e sorrisi con nessuno.

Chi ha inventato gli occhiali da sole sicuramente odiava la razza umana.

Entro nel suo ufficio senza nemmeno bussare. Lei sussulta per la sorpresa, ma non si scompone più di tanto. Resta seduta sulla poltrona di velluto marrone, con quelle sue chiappe enormi. Mi rifila un'occhiata dalla testa ai piedi e sulle sue labbra sottili come fogli di carta, compare una smorfia carica di ostilità. Forse anche di disprezzo. Come se in questo momento fosse appena entrato il peggior criminale del mondo nel suo ufficio.

Senza aspettare il suo invito mi siedo sulla sedia di fronte alla scrivania, proprio davanti a lei. Sistemo gli occhiali sulla testa e le punto gli occhi addosso, pronto a sentire le puttanate che ha da dirmi.

Anche lei si sistema gli occhiali sul naso. «Allora» inizia, con quella voce stridula simile a delle unghie che graffiano sulla lavagna. « Immagino che lei sia qui per quanto riguarda lo scandalo che ha coinvolto suo fratello.»

Trattengo a stento una risata. Addirittura scandalo? Ma per favore.
Schiarisco la voce cercando di mantenere un tono più professionale possibile. «Innanzitutto, credo proprio che gli scandali siano ben altri. Non credo che mio fratello abbia ucciso qualcuno», chiarisco subito questo piccolo punto che mi raschiava in gola.

Assottiglia lo sguardo guardandomi attraverso quelle lenti spesse come due fondi di bottiglia. «Ah no?» mi rifila un'occhiata piena di compassione. «In questa scuola -dovrebbe saperlo- non sono ammesse nessun tipo di sostanze stupefacenti. Io e i miei colleghi abbiamo pensato di espellere il ragazzo dalla scuola.»

Sento un formicolio bollente lungo tutto il corpo. «Espellere? Non sapete nemmeno se appartiene a lui quella roba!»
Chiaramente so cosa vede e cosa non vede questa stronza. Vorrei tanto dare di matto, ma in questo momento è lei che ha il coltello dalla parte del manico. In questi casi, non importa quanto io sia stronzo o persuasivo, e nemmeno quanti zeri abbia sul conto bancario.

Però questo non le da il diritto di trattare mio fratello e me come spazzatura.

Arriccia il naso. «Era nel suo armadietto.»

Mi appoggio allo schienale della sedia e mi sfrego il mento. «Non ha pensato che magari qualcuno l'abbia messa lì per fare un dispetto?»
Annuisce lentamente. «Certo che lo abbiamo pensato, ma non possiamo mettere in castigo tutta la scuola.»

Una leggera smorfia compare ai lati della mia bocca. «Quindi deve pagare solo mio fratello? No», scuoto il capo. «Non esiste. Potete anche metterlo ai lavori socialmente utili, a frequentare lezioni extra e balle varie. Ma espellerlo, non esiste.» Sono disposto anche a portare questa scuola del cazzo davanti ad un giudice.

Lei si raddrizza sulla sedia e assottiglia ancora una volta quegli occhietti da ratto. «Devo parlarne con gli altri insegnanti. Al momento, non posso promettere niente. La situazione è abbastanza grave. Questo genere di atteggiamenti non sono tollerati nella nostra scuola. Ed è un vero peccato che Noel rischi di ripetere l'anno per questa bravata. Di certo, resterà sul suo fascicolo per sempre.»

Respira Billy. Respira. Vuole solo farti perdere le staffe per dimostrare a tutti che ha ragione, che sei una persona poco raccomandabile e totalmente sbagliata per crescere un adolescente.

Mi viene voglia di ridere però mi trattengo, devo comportarmi da adulto. «Nel suo tono di voce, mi sembra di scorgerci una minaccia. Vorrei sbagliarmi», la sfido.

Mi rifila un'altra occhiata carica di biasimo. « Nessuna minaccia. Sarebbe toccata la stessa sorte a qualsiasi altro studente.»

Ma non mi dire, bugiarda.

Il suo tono non è chiaramente cordiale, e io mi sono rotto il cazzo di stare zitto e di farmi mettere i piedi in testa da questa versione di Hitler con la gonna. «Va bene. Spero che possiamo risolvere la questione in modo diverso ed evitare l'espulsione di Noel dalla scuola, vero? La scuola non ha bisogno di essere messa sotto l'occhio del ciclone, ci sono voluti anni per farsi un nome e per renderlo degno come altre scuole, no? Come ha detto lei: io lo so benissimo.» Un sorriso beffardo si forma sulle mie labbra.

Sono fiero di me per essermi trattenuto fin troppo.

Un muscolo nella parte inferiore della sua mascella freme. «No, certo che no», sbuffa. «Vedremo che cosa posso fare.»

Mi alzo dalla sedia con un sorriso trionfante, allungo una mano verso di lei. «È stato un piacere parlare con lei, Signora Thompson.»

Stringe la mia mano con la punta delle dita, come se avesse paura di contrarre qualche strana malattia. «Buona giornata, Signor Gilmour.»

Buona giornata. Come no.
È tutto tranne che una bella giornata per me.
È proprio il secolo che non va bene per me.

Torno in macchina e faccio partire subito la chiamata tramite i bluetooth. Joel risponde dopo qualche squillo.

«Allora, quanto è nella merda da uno a dieci?» dice, senza neanche salutare.
Intanto io esco dal parcheggio della scuola. « Devono decidere che cosa fare. Ma qualcosa mi dice che non lo espelleranno» sorrido, anche se Joel non può vedermi. «Nella merda lo è comunque, con me. Appena torno a casa gli fracasso il culo a suon di calci. Stasera a cena, mangeremo Noel allo spiedo.»

La risata di mio fratello mi raggiunge da ogni direzione. «Non fare cazzate, lo sai che tanto arrabbiarsi non porta a niente con lui. Lo metteremo in punizione.»

Schiocco la lingua. «In punizione? E tu sei convinto che basterà una punizione per mettere in riga quel coglione?»
Joel sbuffa una risata. « Ti devo ricordare da quale fratello ha ereditato questo pessimo atteggiamento?»

«No, ne sono consapevole.» Purtroppo. «Vabbé, sono quasi arrivato a casa. Se non avrai più notizie da Noel significa che l'ho ammazzato.»

«Smettila, non fare cazzate» dice, in tono di supplica. « È solo la fase adolescenziale. Non possiamo stargli troppo addosso e soprattutto dobbiamo stare attenti a come ci poniamo con lui.»

« A come porci con lui? Alla prossima che combina lo impalo dal culo e lo faccio diventare un'attrazione di Kensington Park», dico tra i denti.
«Va bene. Fai come ti pare. Io non ho sentito niente, a dopo.»

Borbotto un "a dopo" e interrompo la chiamata.

Per tutto il tragitto verso casa ho cercato di racimolare un po' di calma, il tanto che basta per non entrare a casa buttando giù la porta e avventarmi contro mio fratello.

Entro dentro casa e tutto tace, non si sente volare una mosca.
Imbocco il corridoio a passo svelto e, senza nemmeno bussare alla porta, entro nella sua stanza. La scena che mi ritrovo davanti mi fa perdere completamente il senno.

Ha proprio una faccia tosta. Cazzo.

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