♫ ~40.1 ꜱᴏ ᴛʜɪꜱ ᴀɪɴ'ᴛ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ, ɪ ꜱᴀᴡ ʏᴏᴜ ᴀɢᴀɪɴ, ᴛᴏᴅᴀʏ

If the real thing don't do the trick, no
you better make something quick
you gonna burn, burn, burn, burn, burn
in to the wick
ooo, Barra-Barracuda

- Heart
___________________________________
◄ ││ ►

Venerdì è arrivato. Significa che oggi io e le  Rebel Blue Stars ci esibiremo al Devil Kiss.

Me la sto facendo addosso? Sì.
Sarà un fiasco? A tutti gli effetti.
Abbiamo provato in questi tre giorni? Assolutamente no.

Chet ha cercato in tutti i modi di rassicurarmi, solo che non c'è verso. Non ci riesco. Sono più tesa di una corda di violino. Inoltre tra il pubblico ci sarà mio padre. Ovvio che non è la prima volta che mi vedrà suonare.

E solo che... non lo so. L'ansia mi sta divorando.
Sono sicura delle mie capacità, questo è ovvio. Solo che mi sento agitata lo stesso. Dovrò salire su quel palco totalmente sobria perché appunto mio padre sarà presente. Quindi non posso avere neanche un piccolo aiutino. A meno che non beva qualche goccio di qualcosa di potente.

Con le altre ci siamo viste mezzo secondo solo per decidere che cosa suonare. Sono quasi tutti brani punk, a parte qualche brano metal che ho voluto inserire a tutti i costi. Rebel non era tanto contenta, ma alla fine ha accettato e ha detto che farà del suo meglio per suonarle nel miglior modo possibile.

Le ho comunicato di aver trovato un nome per la band e lei che ha fatto? Niente. Mi ha risposto con un vaga alzata di mento, senza dire se le piace o meno. Io non la capisco, davvero. È strana forte. Pensavo di essere io quella strana, ma lei mi batte alla grande.

Scar alla fine ha davvero pensato e creato i nostri outfit in soli tre giorni. Ammetto di esserne rimasta sorpresa, sul serio. Ma non sono proprio sicura se mi piace il look che ha scelto per me. Io dovrò indossare una gonna di pelle nera – forse un po' corta-, con una cintola abbastanza grande piena di borchie e catene. Un top stra- corto e stra- provocante con trama leopardata e degli stivali lunghi sino al ginocchio. Ha detto che penserà lei ai miei capelli e al trucco. Ora, poco mi importa dell'abbigliamento. Voglio solo calmarmi e non rischiare di vomitare in testa alle persone per l'agitazione.

Manca solo un'ora a quando saliremo sul palco. E io sto morendo dentro, giuro. Mi sta venendo da piangere. Nel giro di mezz'ora ho fumato quasi un pacchetto di sigarette e mi sono bevuta tre camomille una dietro l'altra. Forse mi hanno fatto l'effetto contrario, perché sono più agitata di prima.

«Io non ce la faccio» piagnucolo, sedendomi sulle ginocchia di Chet.

Mi stringe e mi palpeggia una coscia con nonchalance. «Certo che ce la fai, sei bravissima» mi rassicura, stuzzicandomi la pelle scoperta delle gambe.

Scuoto la testa. «No, sarà una vera merda» piagnucolo ancora, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Inspiro il suo profumo e cerco di tranquillizzarmi.

La sua mano risale lungo il mio fianco tirando su la felpa. Mi sfiora la pelle facendomi venire la pelle d'oca. « Non sarà una merda, non se ci sarai tu a cantare. Ti ho vista farlo, sei spettacolare e non devi avere paura.»

Neanche queste parole riescono a rassicurarmi. Sto per dare di stomaco.

Infilo la mano sotto la sua felpa nera per cercare ulteriormente contatto con la sua pelle calda e liscia. Lo sento rabbrividire sotto il mio palmo. Adoro il modo in cui freme sotto il mio tocco. E adoro lui.

La sua mano continua a risalire sotto la felpa, il mio respiro si spezza. Sollevo il viso e le sue labbra si posano subito sulle mie. Mi incendio all'istante e rispondo al suo bacio immediatamente.
Il suo piercing alla lingua mi solletica il palato mandandomi scariche elettriche lungo tutto il corpo.

Gli mordo la lingua e poi la succhio, facendolo gemere dentro la mia bocca. Dio, lo voglio così tanto. Sento la sua erezione premere prepotentemente contro la mia coscia nuda.

Gli accarezzo l'addome e poi faccio scivolare la mano sul cavallo dei suoi jeans, solleva leggermente il bacino per venire incontro alla mia mano. Con fare possessivo afferra il mio seno e lo stritola nella mano. Quella mano con quel tatuaggio che mi fa impazzire. Quanto la vorrei sul mio collo, maledizione.

Credo proprio di avere una fissa per le mani maschili. Be', non è niente di strano. Ci sono uomini e non solo, che hanno la fissa per i piedi, no? Io ce l'ho per le mani. Tutto regolare.

Gli salgo a cavalcioni sulle cosce e lo bacio con più trasporto, la sua mano sempre stretta attorno al mio seno. Mi struscio contro il tessuto dei suoi jeans per cercare di alleviare la pressione che entrambi sentiamo.

Qualcuno però bussa contro la mia porta interrompendo tutto. Tiro indietro la testa e sbuffo rumorosamente.

«Puttanella, siamo venuti per trasformarti in una fottuta rock star!» strilla Dylan da dietro la porta.

Chet ridacchia e mi da' una pacca sul sedere. «Vai e apri, prima che ti butti giù la porta.»

Scendo dalle sue gambe e mi sistemo la gonna, poi vado ad aprire. Sento di avere le guance accaldate e questo non passerà inosservato ai mie amici. Soprattutto a Dylan.

Tra le mani hanno mille sacchetti, ho quasi paura.
Entrano dentro casa e si fermano di botto quando vedono Chet seduto sul mio letto. Lo so, è una visione celestiale. Il mio ragazzo è bello da impazzire.

Dylan lancia i sacchetti che aveva in mano sul bancone della cucina e va subito a presentarsi. «Piacere Dylan, sì, so chi sei. Ma non so ancora qual è il tuo segno zodiacale.» Oddio, no.

Io e Scar ci scambiamo uno sguardo esasperato.

Chet gli stringe la mano. «Piacere, Dylan. Il mio segno zodiacale, dici? Non ne ho idea.»

«Be', dimmi quando sei nato!» ribatte lui.

Perché deve mettermi in imbarazzo? Scar va a presentarsi. «Io sono Scarlet e ti prego di lasciar perdere questo pazzo.»

Chet ridacchia. Stringe la mano a Scar e poi risponde alla domanda di Dylan. «Sono nato il 22 settembre.»

Gli occhi del mio amico si accendono all'istante. «Oh, vergine!» esclama euforico. «Segno di terra», guarda me con aria soddisfatta. « Perfetto, immagino che facciate scintille sotto le lenzuola.»

Mi irrigidisco all'istante. Anche Chet, che mi scocca un'occhiata che non riesco a decifrare. Be' non ha nessuna colpa Dylan, non sa quello che ha Chet. Non ne ho parlato con loro e non credo che lo farò. È una cosa tra noi due.

Scar capisce che sono in difficoltà e dopo essersi schiarita la voce, rovista dentro i sacchetti. «Bene, abbiamo pochissimo tempo, quindi iniziamo subito a prepararti.»

«Sì», le do' man forte.

Chet si alza in piedi. «Bene, vi lascio ai preparativi», si passa una mano sul collo con fare imbarazzato. Si avvicina a me e mi bacia sulla guancia. «A dopo, piccina», saluta anche i miei amici e praticamente si catapulta fuori da casa mia.

Dylan si sdraia sul mio letto emettendo un lungo sospiro sognante. «Dal vivo è anche più bello, brava Blue», strizza l'occhio.

Deglutisco. «Lo so, è bellissimo», mi siedo sullo sgabello. Scar continua a guardarmi in modo strano, ma fingo di non rendermene conto.

Sbatte le palpebre e si mette subito a lavoro.

___________________________________
◄ ││ ►

Adesso sì che sembro una prostituta, ma di quelle degli anni 80. Solo che non ho i capelli cotonati ma raccolti in due trecce alla francese. Ma ho il rossetto super rosso, gli occhi truccati di nero e glitter ovunque sulle tette. Mi giro appena per guardarmi anche di lato. Questa gonna è così corta che si intravedono anche le mie mutandine rosse con i cuoricini rosa. Forse dovrei metterci dei calzoncini sotto? Le calze a rete mi avvolgono le cosce rendendo il tutto ancora più volgare. Non posso presentarmi così sul palco, davanti a mio padre oltretutto.

Apro la bocca per protestare nell'esatto momento in cui Scar mi spruzza il profumo addosso. Mi finisce tutto in bocca e inizio a tossire.

«Oddio, scusa!» strilla battendomi una mano sulla schiena. «Giuro che non volevo ucciderti!»

La guardo scioccata. «Volevi uccidermi eccome!» tossisco. «Non solo sembro una zoccola degli anni 80 pronta ad andare a battere sui marciapiedi, volevi anche avvelenarmi!»

Si acciglia. «Non sembri una zoccola anni 80!» brontola. «Sei super sexy!»

«Ti ricordo che c'è anche mio padre, Scar!» Mi sta venendo da piangere e da vomitare. Anche un po' da urlare. Forse anche un attacco di panico.

Lei alza le spalle con fare innocente. «Quindi? Tutte le rock star si vestono così!»

Mi siedo sullo sgabello. «Non in questi anni, Scar. Non mi stupirei se mi lanciassero banconote sul palco», protesto. «Rebel e Stella come saranno vestite?»

Si morde il labbro inferiore assumendo un espressione ancora più innocente. «Stella ha voluto un vestito lungo e tutto colorato. Mentre Rebel ha optato per un paio di pantaloni stretti e il chiodo di pelle.»

Balzo di nuovo in piedi. «Quindi solo io sono vestita da prostituta?» strillo. Non posso neanche passarmi le dita tra i capelli perché ho le trecce e un quintale di lacca. Non posso neanche piangere perché altrimenti mi cola tutto il quintale di ombretto nero che mi ha messo sulle palpebre.

Si può piangere senza lacrimare?

«Dai, non fare la drammatica. Sei bellissima», cerca di rincuorarmi.

«Sì Pudding, sei bellissima come una zoccola anni 80», rincalza Dylan.

Lo trucido con lo sguardo. «Grazie tante.»

Alza le spalle.

Guardo l'ora con la speranza di avere più tempo per cambiarmi, ma non ce l'ho. Il mio umore è già calato di brutto. «Non posso neanche cambiarmi» piagnucolo, senza lacrimare.

«Stai bene così, fidati di me!» sbuffa.

Arriccio il naso. «La prossima volta mi ricorderò di non chiederti aiuto. Che cosa mi farai indossare? Delle lingerie in pelle rossa e mi darai dei frustini?»

Gonfia le guance per non ridere. «Ottima idea!»

Allungo la mano e la spintono dalla spalla. «In questo momento ti odio da morire, sappilo.»
«Esagerata», borbotta.

Chet mi invia un messaggio dicendomi di essere fuori casa. La nausea aumenta a dismisura.

«Devo andare», mormoro. Infilo il giubbotto di pelle sperando di coprirmi almeno un po'. Avrei voluto mettermi una coperta sopra e usarla a mo di mantello.

«Ti raggiungiamo dopo, okay?» dice Scar venendomi incontro verso la porta. «Metto in ordine, do' da mangiare al piccolo Salamino e vado a casa a cambiarmi.»
Annuisco. «Va bene, grazie.» Chiudo la porta e scendo le scale.

Mi sento così in imbarazzo, cavolo.

Apro lo sportello e mi siedo. Chet mi guarda dalla testa alle... ginocchia.

Alzo una mano per impedire che dica qualcosa. «Non dire niente, ti prego», afferro la cintura e l'allaccio con rabbia.

Non dice niente per davvero, così alzo lo sguardo su di lui. Sta sorridendo in quel modo che mi fa svolazzare le farfalle nello stomaco. «Perché mi guardi così?» borbotto.

Si sporge in avanti e mi bacia sulle labbra. «Perché ti trovo sexy da morire e... sono un po' geloso in realtà», borbotta contro la mia bocca.

Mi scosto appena per guardarlo negli occhi. «Geloso per cosa?»
Indica il mio corpo con una mano. «Di tutto questo.»

Sorrido, cercando di non arrossire troppo e di impedire alle farfalle che svolazzano nel mio stomaco di risalirmi lungo l'esofago. «Non devi essere geloso, Chet. Io ho occhi solo per te.» Lo bacio di nuovo, lui ricambia con un bacio che mi mozza il fiato.
Cristo Santo, non mi ha mai baciata in questo modo.

«Belle mutandine, comunque», sussurra sulle mie labbra. «Molto sexy, come chi le indossa.»

Sto per andare a fuoco. È meglio che ingrani la marcia altrimenti gli salto addosso. Apro il finestrino per far entrare un po' d'aria fresca, scongiurando un incendio dentro di me.

Si sistema sul suo sedile e ingrana la marcia. «Questa sera sono sicuro che dovrò bisticciare con un mucchio di pervertiti del cazzo», dice.

«No, non lo farai invece», sbuffo. « Lasciali guardare, tanto poi sei tu che mi hai, no?»

Si volta per rifilarmi uno di quei sorrisi spettacolari. «Giusto.»

Spero che dopo il nostro mini concerto, mi rapisca e mi "costringa" a fare sesso con lui. Non resisto più.

«Quali canzoni avete scelto?» mi chiede.

Abbasso il volume della radio. «Quasi tutte di band punk. Ma io ho messo in mezzo qualche canzone metal. Qualcosa dei Pantera, Maiden, Rainbow. Poi alcune classiche rock. Abbiamo deciso di aprire l'esibizione con una canzone delle Heart.»

Lui mi ascolta con un sorriso stampato su quelle belle labbra. «Non vedo l'ora di vederti su quel palco.»
Sorrido di rimando, anche se non mi sta guardando. «È grazie a te, se ci esibiremo lì dentro.»
Alza una spalle. «Figurati. Tutti meritano di vedere quanto sei brava.»

«Siamo brave», puntualizzo.
«Sì, però a me interessi solo tu.»

Il mio cuore si incendia prima di esplodermi dentro il petto. È... perfetto.
Chet è perfetto in tutto e per tutto.

«Ci sarà anche mio padre», dico.
«Ah sì?»
«Sì.»
«Sa che stiamo insieme?»

No. «Ehm, no. Non gliel'ho detto. Ma sono sicura che non abbia niente da dire in contrario», borbotto.
«Lo spero...» sospira.

Anche se mio padre avesse qualcosa in contrario, a me non importa affatto. Sono grande e posso decidere con chi stare. Non devo rendere conto a nessuno. Quindi, se Chet non gli piace, se lo farà piacere lo stesso.

Quando arriviamo al Devil Kiss, Rebel e Stella sono già qui. Più mi avvicino a loro, più noto il loro atteggiamento strano. Sono strafatte, cazzo.

Chet mi prende subito la mano intrecciando le dita alle mie. Rebel nota il gesto e si rabbuia. Sul serio, che problemi ha? Ha detto che non gli piace! Dio quanto è strana.

«Ehi», le saluto una volta che le raggiungiamo. Sì, sono decisamente strafatte. Credo che si siano calate un acido. Spero che riusciranno a suonare lo stesso. Questa cosa mi fa agitare di più.

Rebel passa a rassegna il mio abbigliamento e ridacchia. «Sembri una groupie degli anni 80, cazzo.»
Stritolo la mano di Chet. «Gentile», dico tra i denti.
Lei alza le spalle. «Dico quello che vedo, tesoro.» Perché fa la stronza?

Lei e Stella si voltano per entrare dentro. Osservo la porta come se fosse quella che conduce direttamente all'inferno. Il locale è illuminato solo da una luce rossa, il che non mi rincuora affatto.

Esito un po', ho voglia di darmela a gambe.

«Rilassati, piccina», dice Chet stringendomi la mano.
Alzo lo sguardo su di lui. «Come faccio a rilassarmi? Le hai viste?» indico la porta con un gesto nervoso. «Sono strafatte e Rebel si comporta da stronza!» Oh no, sto per piangere.

Prende il mio viso tra le mani e poi mi schiocca un sonoro bacio sulle labbra. «Ce la farai. Tanto sarai tu quella al centro dell'attenzione. Potresti anche salirci da sola su quel maledetto palco e brilleresti anche di più.»

Il mio stupido cuore si scioglie. «Lo pensi davvero?»
Annuisce. «Sì, lo penso davvero.»

Mi tiro sulle punte e lo bacio di nuovo. «Dio, meno male che ci sei tu, altrimenti sarei morta.»

Ridacchia. «Non è vero, non hai bisogno di niente e nessuno per brillare», mi accarezza la guancia e io inclino la testa abbandonandomi a questo gesto dolcissimo.
«Sei adorabile, Chet» mi sfugge, senza neanche rendermene conto.
Lui sorride. «Lo sei di più tu, credimi», mi bacia di nuovo e io gli avvolgo le braccia al collo.

«Blue?» la voce di mio padre mi piomba alle spalle.

Mi stacco da Chet così veloce che mi viene il capogiro. Mi volto nella direzione di papà. Indossa un paio di jeans neri e stretti, infilati dentro agli anfibi e una felpa nera che gli conferisce un aspetto da cattivo ragazzo. Vestito così non sembra nemmeno un uomo di quarantadue anni. Sembra un ventenne.

Gli vado incontro e lo abbraccio. « Per fortuna sei qui», mormoro tra le sue braccia, nel suo abbraccio trovo un po' di conforto.

«Non me lo sarei mai perso, anche se avrei preferito vederti vestita in un modo più... decente.» Ovvio che faceva commenti sul mio abbigliamento poco casto.

«È colpa di Scar», mi difendo. Sciolgo l'abbraccio e gli prendo la mano trascinandolo verso Chet. «Papà, lui è Chet. Il mio... il mio ragazzo», farfuglio imbarazzata.

Non ho mai presentato un ragazzo a mio padre. E devo ammettere che è più imbarazzante di quanto pensassi.

Si stringono la mano e papà abbozza un sorriso. «James Weller.»
«Piacere, Chet Liddell.»

Papà annuisce. «Sì, so chi sei.»

Cos'altro sa? Cristo Santo!

Poi prosegue. «Ascolto la tua stazione radio ogni giorno. È l'unica che passa musica decente», ridacchia.

Tiro uno sospiro di sollievo mentale.

Chet sorride. «Mi fa piacere, signor Weller.»
Papà aggrotta la fronte. «Signor Weller? Abbiamo solo nove anni di differenza, Chet», sentenzia «Chiamami solo James.»

Le guance di Chet si accendono un po', ed è così carino, cavolo. Se non ci fosse mio padre gli salterei addosso e gli darei un morso. «Okay, James.»

«Bene, adesso possiamo andare d'accordo», abbassa lo sguardo su di me. «Agitata?»

Annuisco. «Ho voglia di vomitare.»

Allunga la mano per darmi un pizzicotto sulla guancia. «Non dire sciocchezze, sai benissimo quanto sei brava. Non devi avere paura di niente», mi sorride in modo rassicurante.

«È quello che sto cercando di spiegarle da prima. Potrebbe anche salire da sola sul palco e farebbe comunque un figurone», interviene Chet rincarando la dose.

Papà gli rivolge uno sguardo compiaciuto. «Bravo ragazzo, ha proprio bisogno di qualcuno che la sproni e che le faccia capire quanto sia fantastica.»

Io e Chet ci scambiamo un sorriso complice. Lo adoro.

Entriamo dentro al locale. A primo impatto, somiglia molto al Rocktail. Ci sono un sacco di riferimenti al mondo del rock. Per il resto, è tappezzato di poster che raffigurano il diavolo, corna ovunque e anche immagini esplicite di diavoli che penetrano donne nude. È un po' inquietante.

Ci sono già un mucchio di persone ed io sto per dare di stomaco sul serio.

Stella viene a rapirmi, mi afferra per il braccio e mi trascina in un piccolo corridoio fino ai bagni, dove c'è anche Rebel che è chinata su un lavandino intenta a sniffare.

Ancora?

«Che ci facciamo in bagno?» chiedo.
Stella saltella sul posto. «Dobbiamo rilassarci un pochino. Magari cercare anche un rito motivazionale.»

Che cacchio ho appena sentito?

«Rilassarci come, sballandoci?» guardo Rebel che forma un'altra striscia perfetta sul lavandino prima di sniffarla tutta. Arriccio il naso. «Preferisco restare sobria.»

Lei alza le spalle e saltella fino al lavandino. Si guarda allo specchio e poi estrae una bustina con quei francobolli. Apre la bocca, tira fuori la lingua e lo posa sopra.

Secondo me collasseranno prima di salire sul palco.

Raggiungo il lavandino apro l'acqua e mi bagno un po' i polsi. Sono così agitata che sento il cuore battermi ovunque.
Le mie gambe diventano molli quando l'organizzatore della serata compare oltre la porta del bagno per dirci che tra poco saliremo sul palco.

Rebel e Stella escono per prime. Io mi prendo qualche secondo per cacciare via il senso di nausea. Mi guardo allo specchio. Sembro strafatta e non ho toccato proprio niente.

Ce la posso fare. Ce la posso fare.
È solo un pub. Rilassati. Respira. È solo un semplice pub. Non sei davanti a migliaia di persone. Respira.

Un conato di vomito mi sorprende all'improvviso, obbligandomi a trascinarmi al water più vicino. Lo raggiungo giusto in tempo prima di vomitare anche i polmoni, un po' della mia anima. Aiuto.

Se la prendo così per un mini concerto al bar, chissà cosa farò se mai diventeremo famose. Mi verrebbe un infarto?
Mi accascio contro la parete, disgustata per essere seduta su questo pavimento sporco.

Un colpo leggero arriva alla porta.

«Arrivo!» sbotto, ricacciando in gola un altro conato.

Ma la porta si apre. Un paio di anfibi appare davanti ai miei occhi. Non ho neanche bisogno di sollevare la testa per capire di chi si tratta. Riconoscerei i suoi passi anche in mezzo ad un rave party. Avrei preferito vedere Chet. Non lui. Lui è l'ultima persona che voglio vedere in questo momento.

Forse dovrei vomitargli gli anfibi nuovi di zecca.

«Perché non sei lì fuori?»

Perché tu sei qui? Adesso che so che c'è anche lui, credo proprio che me ne andrò a casa o resterò chiusa in questo bagno per sempre.

Mi asciugo la bocca col dorso della mano. «Ho bisogno di un momento.»

Lentamente, come se si aspettasse un'altra ondata di vomito, si china sulle ginocchia e mi guarda negli occhi. «Non hai bisogno di un momento, Blue. A che ti serve? Sai suonare e cantare. Di cosa hai paura?»

Distolgo lo sguardo dai suoi occhi. «Ho paura, credo che sia normale, no? Non sto sempre su un palco davanti alle persone. E sono vestita da puttana!»

Lui si fa una risata, breve e asciutta. «Non lo sei.»

Gli lancio un'occhiata. «Perché sei qui?»

«Il tuo amico è troppo impegnato a conquistare tuo padre, e non si è reso conto che sul palco manca proprio la cosa principale.» Mi tende una mano e la prendo, lasciando che mi aiuti a rimettermi in piedi.

Mi appoggio contro le piastrelle sudice e sollevo lo sguardo verso l'alto. «Non credo di farcela. Non vestita in questo modo.»
«Ce la farai», dichiara con convinzione.

Non gli do ascolto e lo oltrepasso uscendo dal bagno. Raggiungo il lavandino e mi guardo allo specchio. Ora sì che sembro una puttana a tutti gli effetti. Il mascara è colato durante lo sforzo di vomitare. Apro l'acqua e cerco di darmi una ripulita. Mi reggo contro i bordi del lavandino e faccio alcuni respiri profondi. Ho lo stomaco in subbuglio e sento un'altra nuova ondata di conati risalirmi lungo la gola.

«Blue», mi richiama.

Sollevo lo sguardo sullo specchio e lo guardo. Lui è sempre così bello, ingiustamente bello. Indossa un paio di jeans chiari e un maglione nero che lo fascia alla perfezione. Mi chiedo se sia presente anche la sua ombra gemella.

«Non ce la faccio, William. Pensavo di essere più coraggiosa, ma non è così. Non fa per me.»

Lo vedo compiere un passo in avanti. È proprio dietro le mie spalle e mi osserva dallo specchio con uno strano cipiglio negli occhi. «Cazzate. Tu sei nata per questo.»

Scuoto la testa. «Non è vero.»

Mi rifila un'occhiataccia irritata. « Sì invece. Lì fuori c'è già un gruppetto di persone che fa il tifo per voi. A proposito, bel nome», si morde il labbro inferiore per non ridere.

Alzo gli occhi al cielo. «Lo ha scelto Scar», mi difendo. «Chi c'è, oltre mio padre e Chet?»

Il suo sguardo si rabbuia. «Io. Tuo padre era così emozionato quando ci ha invitati a venire ad assistere all'esordio del suo piccolo spermatozoo.»

Mi sfugge una risatina. «Sei un idiota.»

Alza le spalle. «Un idiota che riesce sempre a farti sorridere. Comunque, ci sono i tuoi amici e anche Sid e Joey. Anche tuo fratello.»

Strabuzzo gli occhi. «Davvero?»

Thomas è venuto a vedermi? Caspita, mio padre ha sparso la voce!

Annuisce. «Sì, davvero. Ed è giunta l'ora di portare il tuo bel culetto sul palco. Non è tanto carino far aspettare il pubblico, sai?»

Un altro sorriso mi tende le labbra. Mannaggia a lui. «Tu come ti senti prima di un esibizione?» gli chiedo. Ovviamente sto cercando di temporeggiare un altro po'.

Inarca un sopracciglio. «Non ne abbiamo fatte molte, lo sai. Comunque niente, salgo sul palco e faccio quello che so fare. Dai, ora esci. Se avrai paura, cercarmi con lo sguardo, sarò proprio lì», dice. L'attimo dopo esce dal bagno.

Se avrai paura, cercarmi con lo sguardo, sarò proprio lì.

Il mio cuore trema a quelle parole. Sembrava una vera e propria dichiarazione d'amore. Oddio, sto delirando. L'ha detto solo per farmi calmare. William crede in me, così come tutti gli altri che sono venuti a vedermi.

Quando esco dal bagno sono completamente stordita. Raggiungo la sala principale e sbircio oltre il palco, sotto lo sguardo di fuoco di Rebel, che sta chiaramente aspettando me. Per poco non muoio sul colpo quando vedo la quantità delle persone che popolano la sala. Come fanno ad essere così tante in uno spazio così ristretto?

Gli anfibi di Rebel si fermano pericolosamente vicini alle mie dita aggrappate al palco. Sollevo lo sguardo. «Vuoi salire oppure dobbiamo fare la figura delle idiote?» sbotta con tanto di fronte aggrottata. La sua cresta giallo fluo è illuminata dai led rossi. Sembra una versione super strana di Ade.

Annuisco. Rispedisco indietro l'ennesimo conato di vomito e salgo sul palco. Appena incontro – brevemente- lo sguardo delle persone, sento vari mormorii di apprezzamento. È ovvio che quelli sotto vedano sotto la mia gonna, Cristo Santo.

Mi piego in modo goffo, con le cosce serrate per raccogliere la chitarra da terra. Sistemo la tracolla sulla spalla e prima di girarmi verso il pubblico, prendo un bel respiro.

Mi volto.

Il silenzio è così denso che si potrebbe mangiare con un cucchiaino come se fosse un budino al cioccolato. Il tipo che è venuto a chiamarci prima in bagno, sale sul palco e stacca il microfono dall'asta.

«Buona sera a tutti!» esclama, fendendo il silenzio. «Oggi abbiamo l'onore di avere sul nostro palco una nuova band emergente. Il mio amico mi ha assicurato che sono davvero brave, ed io, spero proprio che abbia ragione», ridacchia. «Loro sono le The... Rebel... Blue... Stars!» urla.

Sto per morire.

Veniamo accolte dagli applausi che si sollevano da sotto al palco. Il tizio posiziona di nuovo il microfono al suo posto e si affretta a scendere dal palco.

Mi avvicino all'asta come se stessi andando verso la mia esecuzione. Inumidisco le labbra prima di parlare. E spero proprio di non vomitare ora. «Buona sera», mormoro contro il microfono. « Spero che vi divertiate insieme a noi.»

Faccio un passo indietro e senza preavviso, inizio a suonare la canzone Barracuda. Le ragazze mi vengono dietro senza problemi.

I miei occhi saettano per tutta la sala. Intercetto papà che mi guarda con orgoglio. Chet, che mi sorride dolcemente facendomi arrossire. Thomas, che muove la testa a ritmo, Dylan e Scar che saltellano come se fossero al concerto della loro band preferita. Sid e Joey che canticchiano mentre bevono una birra. E poi lui. Lo sguardo freddo e impassibile su di me. Le sue labbra si incurvano appena in un sorriso che purtroppo dura poco. Impugno il manico della chitarra come se ne valesse della mia vita, e semplicemente canto guardando solo lui. Non guardo nessuno, non vedo altro nessuno se non William.

So che è sbagliato, Chet è lì a pochi passi da lui. Ma solo in questo modo riesco a tranquillizzarmi e ad essere più sicura di me stessa. Proprio come quando suonavamo insieme, tutto il resto scompare. Ci siamo solo io, lui e l'elettricità magnetica che si crea tra noi.

Non mi rendo nemmeno conto che le persone hanno iniziato a cantare insieme a me. Non mi rendo conto di niente. I miei occhi sono incatenati a quelli del Biondo che in questo momento sta catturando tutta la luce della sala e sta gettando nell'oscurità tutti gli altri.

Non so dare una spiegazione a tutto questo. Ma lui, in questo momento, è davvero il mio arcobaleno nell'oscurità. E per quanto sia sbagliato nei confronti di Chet, ho bisogno del suo contatto visivo per restare in piedi e dare il meglio di me.

L'ho sempre saputo che tra noi c'era qualcosa di molto forte. E non sto parlando di amore e cazzate varie. Sto parlando di altro che non riesco nemmeno a spiegare. Non sono sicura se anche lui provasse le stesse mie sensazioni, non mi importa, però.

Il suo sguardo mi scava dentro, i suoi occhi mi spolpano l'anima e la riducono in brandelli. Non sono mai riuscita ad interpretare i suoi sguardi. Ma adesso, in questo preciso istante, capisco che cosa mi stanno dicendo i suoi occhi. Lui crede in me, lo ha sempre fatto, nonostante tutto. Nonostante come siano andate le cose tra di noi. Lui crede in me.

Tremo quando finiamo la prima canzone e le persone sotto di noi invocano a gran voce il nome della nostra band. Mi sembrava patetico all'inizio. Ma sentirlo urlare da così tante persone, lo rende decisamente bellissimo.

Sorrido come un idiota davanti al microfono. «Siete molto calorosi, grazie mille», mi trema persino la voce. Sono emozionate e potrei piangere. «Ora voglio dedicare una canzone all'uomo più importante della mia vita. A quell'uomo che mi ha dato la vita e che mi ha trasmesso la passione per la musica. All'uomo che senza il quale io non saprei come sopravvivere in questo pazzo mondo», la mia voce si incrina un po'. Non sto per suonare una canzone romantica, ma una delle preferite di mio padre: War Pigs dei Black Sabbath.

Guardo mio padre e lo vedo sorridere come un bambino il giorno di Natale. Non riesco a vederlo bene, ma immagino che abbia gli occhi lucidi. Questa canzone non era nemmeno nella nostra scaletta, però Rebel e Stella mi vengono dietro con facilità. Inizio a cantare e mi sembra di vedere tutte le persone incantante dalla mia voce e dal mio modo di suonare. Vorrei che guardassero in questo modo anche Stella, perché cazzo, sta suonando la batteria in modo impeccabile, sembra che Bill Ward si sia impossessato di lei.

Poi è il mio turno. Di lasciarmi possedere da Tony Iommi e lanciarmi nel suo perfetto assolo di chitarra, quello che ha sempre fatto impazzire mio padre e che ha suonato almeno un milione di volte nel suo studio di registrazione.
Sono così sudata che alcune gocce di sudore mi scivolano lungo le tempie. Ho i vestiti appiccicati e i brillantini che avevo sul seno, stanno andando un po' da tutte le parti.

Chiudo gli occhi per dare il meglio di me nell'assolo. Dio, l'adrenalina mi scoppietta dentro le vene come un fuoco incandescente.

Poi però smetto di suonare improvvisamente perché non sento più la batteria. Apro gli occhi di scatto e mi volto nella direzione di Stella. Lei però non c'è, sta scendendo dal palco e Rebel la guarda con preoccupazione. Cerco delle spiegazioni negli occhi di Reb, lei serra le labbra e alza le spalle.

Che dovrei fare adesso? Mi sta venendo di nuovo il panico. Che cosa le è preso a Stella? Stava andando benissimo, cazzo.

«Scusate... io...» farfuglio contro il microfono. Forse anche io sto per avere un attacco di panico. Cerco subito gli occhi di William. Su di noi è calato un silenzio sconcertante. Sono tutti un po' confusi per quello che è appena successo.

Rebel si avvicina a me. «Passa tu alla batteria», sussurra.

Mi volto di scatto nella sua direzione. «Sei pazza?»
«No. Vuoi fare una brutta figura? Lo so che la sai suonare», dice tra i denti.
«Che cosa le è preso?» chiedo.
Lancia un'occhiata preoccupata nella direzione dove è andata Stella. «Panico. Ricordi che lei è autistica, vero?»
Certo che lo ricordo. «Sì, certo.»
«Bene. Vai dietro quella maledetta batteria!» sibila.

«E chi suona la chitarra?» sto per piangere. Stavamo andando così bene.

Con la coda dell'occhio vedo un movimento tra il pubblico. Per poco non collasso quando William sale sul palco accompagnato dalle urla deliranti delle persone.

Eccomi qui con un nuovo capitolooooooo! La pausa è finita e si ricomincia 🖤
Vedrò se pubblicare il continuo in giornata oppure venerdì 🖤
Come sempre vi ringrazio per il supporto 🖤🖤

Mi scuso per gli errori 🫣 Ho iniziato a revisionare i vecchi capitoli, arriverò anche a questi 😆

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top