♫ ~ 35.1 ᴅᴏɴ'ᴛ ʏᴏᴜ ᴋɴᴏᴡ ᴛʜᴀᴛ ʏᴏᴜ ᴀʀᴇ ᴀ ꜱʜᴏᴏᴛɪɴɢ ꜱᴛᴀʀ
Don't you know
Don't you know that you are a shooting star
And all the world will love you just as long
As long as you are.
-Bad Company
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Appena è sorto il sole me ne sono andato.
Forse la decisione che ho preso è sbagliata. Così sbagliata che ora non so come rimediare. Certo, potrei dire a Blue che ho cambiato idea, che mi tiro indietro. Però cazzo... Non lo so. Io voglio continuare. Per quanto sia fottutamente sbagliato quello che sto facendo; voglio continuare.
Quando mi perdo tra le sue cosce, nei nostri baci, il mondo intorno a me fa meno schifo. Non voglio privarmi di questo. So anche che quando diventerò dipendente da lei, non mi farà più lo stesso effetto. O forse, tutto il contrario. Scoparmi Blue Jean sarà la mia nuova droga preferita. Quella che mi ucciderà una volta per tutte. Chi lo sa, staremo a vedere.
Non appena metto piede a casa, Joel è già in piedi pronto per andare alla ricerca di un lavoro che non lo sfrutti. Chissà se mai lo troverà. A questo punto credo che ci impiegherà un'eternità. Capisco che non voglia essere sottopagato, ma tutti hanno iniziato dal basso, no?
Forse si è reso conto che mi sta per scoppiare la testa – oppure ho un espressione di merda stampata in faccia- e quindi è per questo motivo che mi ha appena messo davanti alla faccia una tazza di caffè.
Ne bevo un sorso e spero che riesca a cacciarmi via un po' di sonno. Ultimamente sto morendo di sonno e non c'è verso che dorma come si deve. Sono stanco e non so nemmeno per quale motivo. Sembra che più dormo più mi sveglio stanco. E questo non fa altro che contribuire a farmi salire l'asticella del malumore ancora di più.
Lo sanno tutti che quando non dormo bene sono intrattabile.
Joel si siede sullo sgabello di fronte alla cucina e continua a guardarmi. Posa la tazzina sul bancone e si schiarisce la voce. «Dove hai passato la notte?»
Oddio, perché continua a comportarsi come se fosse mio padre? Non so, si sente in dovere di tenermi d'occhio? «Con un'amica.»
Inarca appena un sopracciglio. «Amica?»
Annuisco. «Sì, un'amica. Ci scopo, è vero ma è pur sempre un'amica», alzo le spalle e svuoto tutta la tazzina del caffè in un sorso.
L'espressione che assume Joel mi fa fremere le labbra. Sembra che stia cercando di leggermi nel pensiero. Be', buona fortuna se ci riesci. Invece contro ogni previsione azzecca. «Eri con Blue Jean, vero?»
Come cazzo ha fatto a capirlo? Certo, ho ancora il suo profumo dolce addosso, ma mio fratello mica sa che è il suo. Annuisco. «Sì.» Tanto vale essere sincero, sono certo che lui non andrà a dirlo a nessuno. Anzi sono più che sicuro che ora partirà all'attacco con una delle sue ramanzine che io prontamente non ascolterò. Alcune volte odio che sia così pieno di morale e balle varie. Dovrebbe levarsi il palo che ha ficcato su per il culo. Forse vivrebbe anche meglio e prenderebbe la vita meno seriamente. Tanto anche se si comporta così non ne uscirà vivo lo stesso. Moriremo tutti. Dal più buono al più pezzo di merda. Tanto vale vivere la vita facendo quello che ci pare.
«Ci vai a letto?»
Annuisco. «Sì. Ci vado a letto e sei pregato di tenerti i tuoi pensieri e le tue ramanzine per te. Non mi serve una ramanzina da parte tua.» In cucina entra anche Noel. Imbronciato come sempre e con i capelli sparati che puntano in ogni direzione.
Lo guardo, a stento riesco a trattenere una risata. «Che cazzo ti è successo? Hai litigato con il mostro sotto al tuo letto?» Lo guardo dalla testa ai piedi. «A quanto pare ha vinto lui.»
Lui e Joel si scambiano un'occhiata strana. Bene. Ora si mettono anche a nascondermi le cose?
Si passa una mano tra i capelli scompigliandoseli di più. «Ho dormito male.» Si siede sullo sgabello e inizia a fare silenziosamente colazione.
Qualcosa dentro di me si smuove, quando cerco lo sguardo di Joel. Alza le spalle e serra appena le labbra.
Fare il fratello maggiore a quest'ora del mattino mi rompe il cazzo. Però mi tocca.
Mi siedo accanto a Noel e lo fisso fino a quando non solleva lo sguardo dalla sua tazza di latte per rifilarmi un'occhiataccia irritata. «Sai che odio quando mi guardi così.»
«Lo so. Dimmi che cosa ti succede.»
Distoglie di nuovo lo sguardo e cerca quello di Joel.
«Noel, la domanda te l'ho fatta io, non Joel», sbotto secco.
Perché ogni giorno della mia vita devo avere a che fare con persone drammatiche? È questa la condanna che ho da scontare? Avere a che fare con le Drama Queen? E che cazzo.
Riporta nuovamente lo sguardo su di me. Le sue spalle si afflosciano. Si inumidisce le labbra prima di parlare. «Credo che siano tornati gli incubi...»
«Che cazzo dici? Stai andando da Colvin per questo motivo!», sbotto.
Alza le spalle. «Lo so, sono un paio di notti che li faccio», sussurra. Sono più che sicuro che vorrebbe aggiungerci anche un " io ho gli incubi e tu non ci sei mai perché passi la notte a casa delle ragazze".
Merda. Inizio già a sentirmi in colpa anche se non lo ha detto.
Strattono appena i capelli. Parlare di queste cose la mattina richiede uno sforzo immane. «Sono sempre gli stessi?»
Annuisce, poi riprende a mangiare. Guardo Joel che a sua volta guarda Noel con un'espressione dispiaciuta. «Perché non me lo hai detto?»
Joel aggrotta la fronte. «Quando te lo dico, se non sei mai a casa?»
Ci mancava solo questa. Come se non fosse già stressante così la mia cazzo di vita. Pensavo che ci fossimo liberati una volta per tutte di questi incubi di merda. Ovviamente – come sempre- mi sbagliavo. «Ne devi parlare con Colvin», propongo rivolgendomi a Noel.
L'occhiataccia che mi rifila Noel mi fa capire che non la pensa come me. «Non gli dirò proprio un cazzo.»
«Lui può aiutarti, Noel. Noi che possiamo fare? Vuoi che dormiamo nella tua stanza? Non sei più un bambino, okay? Come sei grande per scopare con le ragazzine, lo sarai anche per questo. Cresci!»
Complimenti per il tatto. Genio.
«Non ti sto chiedendo un cazzo, okay?», sbotta. Preso dalla rabbia lancia il cucchiaino che va a schiantarsi contro il frigo prima di cadere a terra con un tonfo secco. «Tranquillo che non ti recherò nessun disturbo. Non voglio un cazzo da te, coglione.» Scende dallo sgabello ed esce dalla cucina.
Joel mi guarda con le labbra serrate. « Proprio non ci riesci ad avere un comportamento diverso con lui, vero?»
Passo una mano sul viso. Ha ragione. Mi comporto sempre di merda con quel ragazzino. Non ha nessuna colpa lui, è ovvio che poi risponde a tono e mi tratta male a sua volta.
«Cazzo», borbotto sottovoce.
Posso comportarmi in mille modi con Noel, ma io deciderò sempre di comportarmi come un coglione. Così come faccio con tutti.
Scendo dallo sgabello ed esco dalla cucina senza dire niente. Percorro il corridoio e mi fermo davanti alla porta della camera di Noel. Ovviamente è chiusa a chiave. Perché è ovvio che in questa famiglia siamo uno più drammatico dell'altro. Poi mettici anche l'adolescenza di mezzo e tutto diventa ancora più drammatico.
Busso. «Noel.»
Dall'altra parte sento che lancia qualcosa contro la porta. «Vattene a fanculo, Billy. Non rompermi il cazzo!»
Non so perché ma alcuni comportamenti di Noel mi ricordano quelli di Blue Jean. Forse perché hanno solo cinque anni di differenza? Sono ragazzini. Lei sicuramente ha ancora qualche strascico di adolescenza dentro.
Busso ancora. «Apri questa cazzo di porta. La butto giù!» Minaccio.
«Fai pure, tanto è casa tua. Stronzo!» Sbotta.
Sento un sorriso tendermi le labbra. Dio, quanto siamo uguali. Maledettamente uguali. Lui è me quando avevo la sua età. Certo, lui non fa uso di droghe – per fortuna- ma siamo uguali.
«Dai Noel, non fare il bambino. Apri la porta, per favore.» Ma ti pare che devo mettermi a supplicare un ragazzino? Che palle. Ho bisogno di dormire adesso, non di pregare le persone.
La serratura scatta ma la porta resta chiusa. Abbasso la maniglia ed entro, trovandolo seduto sul letto con lo sguardo rivolto sulle sue Converse.
Prendo un bel respiro e caccio via un po' di rabbia. Urlargli contro non risolverà un cazzo. Mi siedo accanto a lui e lo guardo. «Dimmi che cosa è successo.»
Scuote una sola volta il capo con un gesto secco.
Alzo gli occhi al cielo. «Dai, non farti pregare. Dimmi, sono sempre uguali?»
«Intendi quando sogno lei che prova a strangolarmi? Allora sì. Oppure quando lui mi prende a calci sulle costole? La risposta è ancora sì» dice, senza guardarmi negli occhi.
Ora sì che mi sento ancora di più una merda. Sarà quasi più alto di Joel, stronzo, irascibile e schizzato: ma è ancora un po' bambino. Quel bambino di soli quattro anni è ancora sepolto lì, da qualche parte dentro di lui.
Non so che dire in questo momento. L'unica cosa che posso fare è una che non ho mai fatto con lui. Gli avvolgo un braccio intorno alle spalle, lo attiro a me e lo abbraccio. Entrambi ci irrigidiamo come due tronchi di albero. «Scusa.»
Noel scoppia semplicemente a piangere, di punto in bianco. Come se avesse accumulato troppe lacrime e ora non riuscisse più a trattenerle. È stato così improvviso che per un momento mi sento spaesato. Lo stringo più forte.
Cazzo, mi sento la persona peggiore del mondo. A lui non importano i vestiti di marca o i telefoni di ultima generazione. Lui ha bisogno di un cazzo di fratello maggiore. Forse anche di qualche abbraccio, dato che non gliene ho mai dato uno.
Si lascia andare tra le mie braccia e io lo stringo. Piange così forte che il suo corpo è scosso dai singhiozzi. Il mio cuore – che a quanto pare è ancora lì- si spezza un pochino. Gli accarezzo la schiena con movimenti lenti. Alla fine mi stringe anche lui. «Scusa anche tu», mormora con il viso sepolto contro il mio petto.
Con la coda dell'occhio vedo Joel spuntare in corridoio. Ci guarda e abbozza un sorriso, come se fosse fiero di quello che sto facendo, poi scompare di nuovo. Forse aveva paura che scleravo come l'ultima volta.
Schiarisco la gola per rispedire giù il groppo che si è formato. «Mi dispiace Noel, so di essere il fratello peggiore del mondo...» non so neanche che cosa dire. «Nonostante tutto voglio che tu sappia che ci sono sempre per te.»
Annuisce. «Sei decisamente il fratello peggiore del mondo. Sei una vera merda, Billy», tira su col naso, « Ma lo so che ci sei sempre, a modo tuo.»
Ridacchio per la sua sincerità sfacciata. «Guarda che sei uguale a me», lo prendo in giro. «Ci vogliamo bene a modo nostro.»
Annuisce, scioglie l'abbraccio e si allontana. Solleva un braccio e con la manica della felpa si asciuga le lacrime. «Certo che ti voglio bene», borbotta.
Gliene voglio anche io. Ma non rispondo. Quindi cambio subito discorso. «Ti va di parlarne?»
Scuote appena il capo. «No, sono sempre gli stessi. Ora non ci voglio pensare. Devo andare a scuola.»
«Non andarci oggi» dico, stupendomi delle mie stesse parole.
Si stupisce anche lui, infatti entrambe le sue sopracciglia si sollevano verso l'alto.
Be', di solito lo faccio andare a scuola anche se fuori c'è un apocalisse zombie. Una volta l'ho fatto andare anche quando aveva la febbre. «Sicuro di stare bene?» Mi chiede.
No, è chiaro che non sto bene con la testa in questo periodo. Ne sono una prova le mie scelte, infatti. Però non mi va di mandarlo in quella gabbia di scemi in questo stato. «Sì, resta a casa. Anzi, se non ho niente da fare, usciamo un po'.» Wow Billy, ora sì che dovresti iniziare a preoccuparti.
«Be', di certo non mi metterò a supplicarti di mandarmi a scuola.»
Abbozzo un sorriso. «Resta a casa per oggi.» Mi alzo in piedi e gli rivolgo un'ultima occhiata prima di uscire dalla sua stanza.
Quando entro nella mia e prendo il telefono, ci trovo una sfilza di messaggi. A quanto pare oggi sono più ricercato di un preservativo quando ti accorgi di averli finiti. Paragone del cazzo. Qualcuna mi sta contagiando.
Ignoro quelli di Vicky. Leggo quello di Blue, però.
Blue: Per colpa tua mi è rivenuto il ciclo. Buongiorno un cazzo.
Con quale motivazione – e teoria- dovrebbe essere colpa mia?
Io: Dovresti farti vedere, invece di dare le colpe a me. Che poi, perché dovrebbe essere colpa mia? Mica mi sono messo a trivellarti le ovaie. Buongiorno un cazzo anche a te.
Leggo quelli del gruppo della band.
The Overdrive
James Weller: Buongiorno ragazzi, oggi vi voglio tutti nel mio ufficio. È una cosa super importante.
Joey: Che cosa ha combinato Sid? O forse è colpa di Billy?
Sid: Che cazzo vuoi? Non ho combinato niente io.
Luke: Ci risiamo...
James Weller: Nessuno ha combinato niente. È una cosa di cui vi devo parlare. Venite qui appena potete.
Joey: Va bene. @Billy: passeresti a prendermi?
Sid: @Billy: sì, anche a me. ( Anche se non sono così contento di venire in macchina con te, ma non ho voglia di guidare).
Io: Non sono il vostro autista.
Sid: È il minimo che potresti fare per avermi preso a pugni :)
James Weller: Cosa?
Luke: ???
Joey: Perché nessuno gli tappa la bocca a questo imbecille? Anzi, perché nessuno gli lega le mani?
Io: Passo a prendervi, non rompete il cazzo.
Luke ha cambiato le impostazioni della chat. Solo gli amministratori possono inviare messaggi.
Grazie al cielo, Luke! Ho sempre una certa ansia quando leggo che Sid sta scrivendo.
Prima o poi me la farà pagare, è solo questione di tempo. E io sarò felice di ricambiare con un altro pugno. Prima o poi faremo pace. Inizia a darmi davvero fastidio non parlare con lui. Io e lui siamo come la salsa BBQ e la carne grigliata. Lui è il mio fedele compagno di cazzate. Però non sarò io a chiedere scusa.
Prima o poi tornerà.
Dato che non posso dormire vado a farmi una doccia.
Dopo essermi cambiato controllo se Noel si è calmato. Lo trovo a guardare dei cartoni animati alla tv. Un coso blu che sembra... un coniglio? Non lo so. Il suo migliore amico è un pesce rosso. Anche i cartoni animati di adesso fanno schifo.
«Vuoi venire con me?» chiedo, avvicinandomi a lui.
Solleva il mento all'insù e annusa l'aria. «Profumi più di una prostituta», arriccia il naso.
Inarco un sopracciglio. «Che ne sai, sei stato con una prostituta?»
«No, certo che no», borbotta. « Dove devi andare?»
«Devo vedermi con gli altri, James ci vuole parlare. Poi magari andiamo a mangiare qualcosa.» Mi tocco la nuca un po' in imbarazzo. Credo che sia imbarazzo. Non lo so. Non ho mai chiesto a Noel di venire con me da qualche parte. Solo sé obbligato.
Come se non aspettasse altro, spegne la tv e si alza dal divano. «Okay, tanto non mi va di stare a casa da solo.» Mi sfila davanti con la sua chioma scompigliata ed esce di casa.
Fuori c'è ancora un tempo da schifo. Sui gradini di casa ci sono tantissime foglie arancioni e gialle che sono cadute dagli alberi per colpa della pioggia. L'autunno è arrivato. Mi piace come stagione, però la pioggia mi fa girare un po' il cazzo. Ironico, no? Dato che vivo in una città dove piove un giorno sì e l'altro pure. Però è meglio non lamentarsi, sempre meglio di quel caldo asfissiante.
Mi rendo conto di essere uscito di casa a maniche corte quando, uscendo da sotto la tettoia, la pioggia mi bagna tutte le braccia. Guardo la porta di casa e poi le mie braccia. No, fanculo, dentro non ci torno.
Apro la macchina e ci entro subito dentro, Noel lo stesso.
Prima di andare a Trafalgar Square, passo a prendere Joey e Sid. Per fortuna non vivono molto lontano da casa mia. Altrimenti li avrei lasciati a piedi. Non ho voglia di guidare, dato che da un po' sto facendo avanti e indietro da Stanmore a Camden per colpa di una ragazzina. Ah, e anche quando vado a Bayswater da Vicky. Dovrei iniziare a farmi rimborsare la benzina? Da Vicky, ovviamente. Dato che da Blue ci vado di mia spontanea volontà.
Mi fermo davanti a casa di Joey e suono ripetutamente il clacson. Lui esce di casa imprecando cose che nemmeno sento e sollevando il braccio per mandarmi a fare in culo. Per poco non si rompe l'osso del collo quando scivola su delle foglie bagnate a terra. Io e Noel sghignazziamo.
Apre lo sportello prima di fulminarci con lo sguardo. «Che cavolo avete da ridere?» Poverino, ha proprio una brutta cera. Sicuramente la piccola Sky sta dando il peggio – o il meglio- di se stessa con i dentini.
«Non stavamo ridendo di te» risponde Noel, sorridendo sotto i baffi.
«Tu perché non sei a scuola?», replica Joey.
Noel scrolla le spalle. «Sto poco bene.»
Ingrano la marcia e tre i solati dopo mi fermo a prendere Sid. Speravo di vedere lui cadere col culo per terra. Purtroppo però non succede. Lui e la sua camminata da modello di Calvin Klein restano illesi.
Raggira la macchina e apre lo sportello del passeggero. «Scendi e fammi sedere davanti», dice rivolto verso Noel.
Mio fratello gli rivolge un'occhiataccia fulminea. «Neanche morto, vai dietro», afferra lo sportello e cerca di chiuderlo – con Sid in mezzo-.
Sid, che ha il cervello di un bambino di otto anni, lotta per tenere lo sportello aperto. Diventa tutto caotico in meno di cinque secondi. Si mettono a litigare tra di loro e io e Joey li guardiamo irritati, anche un po' divertiti.
Sbuffo. «Avete finito di fare i bambini? E che cazzo!»
«Digli di sedersi dietro!» sbotta Noel.
Sto perdendo la pazienza. «Sid, non rompere i coglioni e siediti dietro», sbotto.
Lui mi restituisce un'occhiataccia. «Perché cazzo non è a scuola questo preservativo bucato?»
«Tu sei una sega mancata», replica Noel.
Alla fine Sid si tira indietro e Noel riesce a chiudere lo sportello. Sorridendo in modo trionfante per averla avuta vinta.
Sid va a sedersi accanto a Joey, chiude lo sportello sbattendolo e io lo fulmino con lo sguardo. «Sbattilo di nuovo, avanti. Poi vedi come sbatto la tua testa contro il marciapiede. Coglione.»
Joey si passa una mano sul viso in modo frustrato. «Per favore. Smettetela tutti quanti, okay?», sbotta. «Sto passando notti insonni e l'ultima cosa che voglio è sentire adulti che litigano come bambini!» sta per dare di matto, lo conosco. Quando diventa paonazzo è perché sta per esplodere. Joey è uno vero spasso quando si arrabbia. Non lo fa mai, ma quando lo fa è esilarante.
«Io non sono adulto», borbotta Noel. Nel mentre, Sid cerca di tirargli una manata alla testa infilando la mano tra il montante dello sportello e il poggiatesta del sedile. Infantile.
«Infatti stavo parlando con tuo fratello e l'altro coglione di Sid» sbuffa Joey, poggiando la testa contro il finestrino.
Decido di non replicare perché altrimenti non arriveremo più a Trafalgar Square.
«Che hai fatto alla mano?» mi chiede Sid.
La sventolo, provocandomi una scossa dolorosa che mi fa vedere le stelle. «Niente.»
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Scendiamo dalla mia macchina ed entriamo nell'edificio.
Sid chiama l'ascensore e aspettiamo. Si affianca a me, in modo che solo io possa sentire quello che sta per dirmi. «Willy Billy... Non sono più arrabbiato con te», confessa.
Come non detto: torna sempre lui.
Reprimo un sorriso trionfante. «Era ora.»
Sbuffa. «Lo so. Però ero arrabbiato perché mi hai preso a pugni. E perché mi piaceva Blue.»
«Non ti piace più?» inarco un sopracciglio. «Già passata?»
Alza le spalle. «Mi piace. Però me la sono fatta passare. Non voglio mettere a rischio la nostra carriera. Ci sono altre ragazze al mondo.»
Mi viene quasi da ridere, giuro. Chissà cosa direbbe se scoprisse che io e Blue siamo una specie di tromba-amici, e che questa notte me la sono scopata a morte a casa sua.
Appena le porte dell'ascensore si aprono entriamo tutti dentro. Restiamo in silenzio fino a raggiungere il nostro piano.
Il primo a uscire dall'ascensore è Noel, che inizia a guardarsi intorno in modo curioso.
Joey bussa contro la porta dell'ufficio di James che a sua volta borbotta un "avanti".
Entriamo tutti e quattro nel suo ufficio e ci accomodiamo sulle poltrone. «James, lui è Noel. Mio fratello» dico, spiegando la presenza di Noel a James. Lo guarda dalla testa ai piedi. Sì lo so, è identico a me. Lo pensa ma non lo dice.
Noel si presenta con un cenno del capo – maleducato di merda- e va sedersi sul divanetto dietro di noi, mettendosi subito a giocare con il suo telefono.
Sulla sua scrivania ci sono alcuni vassoi di dolci eanche dei salatini. Mh, che cosa festeggiamo? Noto anche una bottiglia di champagne.
Sid ruba un crostino con del salmone e se lo infila tutto in bocca. «Allora Weller, perché siamo qui?» bofonchia con la bocca piena.
James si sistema sulla sua poltrona. Ha un'espressione strana dipinta sul volto. La cosa più inquietante è quel sorriso che spunta da sotto quel leggero strato di barba rossa. Sembra Capitan Barba Rossa. O Ed Sheeran in versione metallara più cazzuta.
Anche io rubo un bignè al cioccolato dal vassoio e lo sbrano in un solo boccone. «Dai James, sputa il rospo. Quel sorriso è abbastanza inquietante.»
Posa i gomiti sulla scrivania e congiunge le mani come se stesse pregando. «Avete presente il Rock FallFest che si svolge ogni anno in una delle città più grandi dell'Inghilterra?» Inizia.
Sid annuisce con la bocca piena.
Joey solleva entrambe le sopracciglia. «Certo che lo abbiamo presente. Ci siamo andati un paio di volte. Si esibiscono tante band che adoriamo.»
Sì, da quando ne ho memoria siamo sempre andati tutti e tre insieme, quando non eravamo impegnati a fare altre cose inutili. Abbiamo sempre sognato di partecipare anche noi. Ovviamente nessuno ci conosce. Certo, adesso abbiamo una certa notorietà grazie a James. Siamo sempre al secondo posto dietro i Self Esteem. Però, sarebbe davvero bello parteciparvi almeno una volta nella vita. È un evento spaziale. In più abbiamo la possibilità di vedere altre band -quelle famose davvero- esibirsi senza sborsare una sterlina.
Il sorriso di James diventa più ampio, facendolo sembrare Lo Stregatto. «Cazzo!» esclama euforico. «Sono stato contattato da Steven Collins, quello che organizza il festival, circa una settimana fa.»
Il mio stomaco sprofonda. «E?»
Batte la mani sulla scrivania. «E niente, vi hanno chiamati. Siete stati invitati anche voi!»
Sid si strozza con una pizzetta, iniziando a tossire. «Cosa?» balbetta con gli occhi lucidi. Joey gli da qualche pacca sulla schiena per aiutarlo a mandare giù il boccone.
James annuisce con enfasi. «Sì, gli Overdrive sono ufficialmente ospiti del festival. Mi ha fatto un paio di nomi di chi ci sarà con voi. Ovviamente non ve l'ho detto subito perché stavo contrattando per il prezzo.»
Stritolo il bracciolo della poltrona con la mano guasta facendomi pure male. «E chi?»
Dio, sto fremendo come una ragazzina.
Strofina le mani tra di loro. Solleva il pollice per iniziare a tenere il conto. «Green Day, Rancid, Billy Idol e tanti altri!»
Oddio. Potrei anche svenire. Sul serio. La scolaretta che c'è in me sta esultando con tanto di pom pom.
Tutti e tre lo guardiamo con la bocca aperta.
«Ci stai prendendo per il culo?» prorompe Sid accigliandosi.
James storce il naso. «Mi sarei scomodato a ordinare dolci e quant'altro? Questo champagne costa un botto!»
Il mio pensiero va subito a lei. Se le dicessi che sarà presente anche Billy Idol, sverrebbe. Un sorriso non richiesto si forma sulle mie labbra. «Blue lo sa?» chiedo senza neanche rendermene conto.
Mi guardano tutti sorpresi dalla mia domanda.
Joey mi colpisce su un fianco con una gomitata.
James aggrotta leggermente la fronte. «Sì, lo sapeva. Ma non sa chi sono le altre band.»
Lo sapeva e non mi ha detto nulla? Che piccola stronza.
Sid batte le mani, alleggerendo un po' l'aria. «Bene, quando andremo? Sopratutto dove lo faranno?»
«Giusto», borbotta James. «Sarà il trentuno ottobre a Newcastle.»
Sid si lascia andare sulla sedia con uno sbuffo. «Merda. Ma manca poco! E questo coglione», mi indica. «Ha la mano distrutta!»
D'istinto nascondo la mano. «Non fa male», mento. Fa male è come, ogni volta che la muovo vedo le stelle.
James preme due dita sull'attaccatura del naso. «Che diamine hai fatto alla mano?»
I miei amici aspettano una risposta. E anche James. «Ho dato un pugno al muro», confesso. Sapendolo prima ci avrei pensato due volte prima di tirare un pugno al muro come un coglione.
James storce il naso. «Per quale motivo? Tu ci lavori con quelle mani, idiota.»
Me lo merito.
Alzo le spalle. «È capitato», borbotto. «Non è un problema, non mi fa male e per quando ci sarà il concerto sarà guarita», lo rassicuro. Rassicuro anche un po' me stesso e spero che non sia rotta davvero. Forse dovrei andare a farmela controllare.
Ci guarda uno per uno. «Ragazzi. Questa è un occasione che non capita sempre. Non si può rifiutare e non potete neanche permettervi di sbagliare, ok? Ci sono band di fama mondiale e voglio, anzi, dovete essere a pari livello con loro. D'accordo?» serra le labbra. «Non voglio casini. Pretendo massima serietà», poi guarda me. « Dovete essere perfetti e far vedere chi siete. Quindi iniziate a provare e... almeno per quel giorno, ti supplico, resta sobrio.» Mi supplica davvero, per un momento penso anche che si possa mettere in ginocchio.
Purtroppo il mio abuso di droghe non gli è passato inosservato. È strano anche che non mi abbia detto di stare alla larga dalla figlia.
Dai, posso farcela a restare sobrio per un paio di giorni, magari solo qualche canna, no?
Annuisco. «Certo, nessun problema.»
Punta un dito contro di me. «È tutto nelle tue mani Billy. Ricorda: sei tu il front man e i riflettori saranno tutti su di te.»
«Oh, grazie per averci ricordato che noi siamo solo delle comparse», commenta sarcastico Joey.
Lo congeda con una alzata di mano. «Sapete a che cosa mi sto riferendo. Ovviamente siete tutti e tre indispensabili. Ma lui è al centro dell'attenzione. Quindi nessun passo falso, niente droghe, bevete solo acqua se è necessario, Cristo santo! Ma state lontano dai guai e dalla droga.» Parla con noi come se si stesse rivolgendo a dei bambini iperattivi e casinisti. Forse un po' lo siamo.
Intanto il suono di una chitarra che proviene dalla radio accesa, cattura tutta la mia attenzione. Ogni singola fibra del mio corpo si tende. Il mio corpo ha riconosciuto il modo suonare anche prima delle mie orecchie.
James solleva il volume e le note di Shooting Star dei Bad Company, si disperdono in tutta la stanza. «Adoro questa canzone» dice, sorridendo.
Non riconosce sua figlia? Sul serio?
Forse, e dico forse, non sa che lavora per quel coglione di Chet Liddell.
«È Blue», dico.
Si gira verso di me con un'espressione sorpresa. «Cosa?»
Annuisco. «Sì è lei. Immagino che non ti abbia detto che adesso lavora per una radio.»
Si acciglia. «No, non mi ha detto niente», sembra anche abbastanza offeso. Be', non è colpa mia se sua figlia gli nasconde le cose. E non è nemmeno colpa mia se non l'ha riconosciuta.
Poco dopo la musica finisce e Blue Jean parla, annunciando il prossimo brano.
«Sì, è decisamente lei», borbotta James guardando la radio con la fronte aggrottata.
«E lo champagne?», prorompe Sid cercando di alleggerire la tensione che si è creata qui dentro.
James lo guarda in tralice. «Da questo momento in poi, fino alla fine del festival, sarete astemi. Ora sparite dalla mia vista», cerca di congedarci sventolando una mano per aria. Sicuramente ha fretta di liberarsi di noi per chiedere spiegazioni alla figlia.
Non so perché non glielo abbia detto. Che ha da nascondere?
Sid borbotta qualcosa mentre ci alziamo dalle poltrone per lasciare l'ufficio. Joey, scrive qualcosa sul suo telefono e io... non vedo l'ora di chiedere a Blue se viene con noi. Così potrà assistere anche al concerto dei Green Day e anche a quello del suo amore finto biondo.
«Billy?» mi richiama James.
Mi volto a guardarlo. Ha un'espressione severa stampata sulla faccia. «Mh?»
«Ero serissimo. È tutto nelle tue mani. Non mandare tutto a puttane.» Nel suo tono di voce c'è anche una leggera nota di supplica.
Annuisco. «Nessuna cazzata.»
Abbassa lo sguardo sulla mia mano. «Fatti dare un occhiata, per favore.»
Annuisco ed esco dal suo ufficio.
Appena raggiungiamo l'ascensore, Sid e Joey mi riempiono di un sacco di domande. Sembrano dei bambini quando raggiungo la fase dei continui " E perché?".
Noel invece continua a giocare con il suo telefono, non ha nemmeno salutato quando siamo usciti dall'ufficio. Forse è ancora scosso per la nottata che ha passato.
«Quindi Blue lavora per una radio adesso?» mi chiede Joey.
Annuisco.
«Quale?» continua a tempestarmi di domande.
Alzo gli occhi al cielo. «L'ha detto prima di annunciare la canzone», sbuffo.
Lui continua a non capire, si acciglia. «Quindi? Di chi è?»
«Chet Liddell», risponde Sid al posto mio.
Joey sgrana gli occhi. «Davvero? Cavolo, è da un botto di tempo che non lo vedo.»
Arriccio il naso. «Non ti perdi niente, è il solito sbruffone del cazzo. Sempre la stessa faccia da schiaffi.»
Quando Blue capirà a chi si è avvicinata, sarà troppo tardi. Chet è un pezzo di merda, proprio come Vince. Ed è sicuramente per questo motivo che sono rimasti "amici". Mi da parecchio fastidio che lei continui a frequentare persone del genere, ma questa volta lascerò che ci sbatta la testa da sola. Ovviamente nei limiti, se venisse a dirmi che l'hanno trattata male o anche solo sfiorata, li ammazzo. Li faccio fuori entrambi.
Fino a quando si limiterà a lavorare per lui, va bene. Più o meno. Cercherò di starne fuori.
Usciamo fuori e Noel e Sid si mettono entrambi a correre per raggiungere la macchina. Io e Joey scuotiamo la testa nello stesso momento.
Mi avvicino alla macchina e loro stanno ancora battibeccando. La apro, e questa volta è Sid vince la sua battaglia e si siede per primo. Noel gli fa il dito medio, lo insulta e va a sedersi dietro. Continua a tirargli schiaffi da dietro e Sid cerca di scacciarlo via come se fosse infastidito da una mosca.
Prima di partire controllo il mio telefono. Blue ha risposto al messaggio di questa mattina.
Metto in moto e intanto leggo.
Blue: Infatti più tardi ci andrò, a farmi controllare. Mi dispiace, ma non possiamo scopare. Dovrai consolarti con la tua mano ( o puoi andare da Vicky).
Sollevo lo sguardo per accertarmi che nessuno stia badando a me. Non c'è pericolo, quei due stanno ancora litigando e Joey è impegnato con il suo telefono.
Io: Te l'ho già detto: io non ho paura del sangue. Sono un vampiro.
Blue: No, sei disgustoso semmai.
Io: Si vede che sei stata solo con dei ragazzini incapaci. Comunque, tuo padre ti ha sentita alla radio ( non ti ha riconosciuta, ma io sì). Non gli hai detto che stai lavorando per Chet lo stronzo?
Blue: No, non gliel'ho detto. Ma non per chissà quale motivo. Semplicemente perché sennò voleva farmi lavorare per lui.
Io: Sarebbe stato meglio :)
«Vogliamo partire oppure cosa vogliamo fare?» sbotta Noel dai sedili di dietro.
Mi volto per guardarlo male, poi scrivo un altro messaggio a Blue.
Io: Comunque, ci vediamo stasera. Devo parlarti.
Blue: La mia vagina è chiusa per lavori in corso, William. Non mi farai cambiare idea.
Io: Non voglio scopare! Mi servi solo come "amica". A che ora finisci?
Blue: 19:00. E voglio tornare a casa, sto morendo.
Io: Tragica! Ci vediamo dopo.
Infilo il telefono in tasca e faccio retromarcia. Sid mi sta guardando in modo strano. È possibile che abbia sbirciato, ma non me ne frega un cazzo. Anche se dubito che lo abbia fatto, altrimenti avrebbe dato di matto.
Torniamo a Stanmore e lascio gli altri nelle loro rispettive case. Noel passa sul sedile del passeggero.
Non abbiamo mangiato, e sto morendo un po' di fame. Quindi anziché tornare a casa, guido fino al Burger King.
Noel ha mangiato poco e soprattutto ha parlato poco. Ho notato che appena ha iniziato a fare buio, si è incupito ancora di più. Immagino che non sia affatto piacevole fare degli incubi, soprattutto quelli che fa lui. Non so come aiutarlo però. Non posso.
Addento il mio hamburger e lo guardo. «Come va a scuola?»
Alza una spalla, mentre gioca con un patatina fritta. «Sempre uguale. Mi odiano, i miei compagni di squadra fanno sempre di tutto per non passarmi la palla quando giochiamo. Tutto nella norma, insomma.»
Cazzo. Mi rendo conto di non sapere proprio niente della vita di mio fratello. Anche questo mi fa sentire dannatamente in colpa. «Lasciali fare, sono solo degli idioti», dico.
Abbozza un sorriso. «Lo so, ma non è divertente essere preso di mira. Dopo lo "scandalo"», mima le virgolette. «Sono peggiorati. Soprattutto perché alla fine non sono stato cacciato da scuola.»
«Vuoi che intervenga io?»
Solleva la testa di scatto. «Sei impazzito? E cosa vorresti fare, dare fuoco alla scuola con i miei compagni dentro?»
Sì, potrei farlo tranquillamente. «No, certo che no», sbuffo. « Però potrei parlare con quella scema della tua preside. Oppure mi presenti questo bulletto del cazzo.»
Ridacchia, ma non è per niente allegro. «Casey è un coglione», alza le spalle. «Ma non voglio che tu intervenga.»
«Okay, allora togli le palle e difenditi. Pestalo, se è necessario, ma non farti mettere i piedi in testa, Noel.» Ma sì, che bei consigli che do! Viva la violenza!
Abbassa lo sguardo. «So difendermi da solo. Il problema è che lui riesce a mettermi contro tutta la squadra. Non voglio essere cacciato. Giocare a pallone è l'unico modo che ho per scaricare la rabbia.»
«Forse dovresti giocare a Rugby, o comunque uno sport dove è presente più violenza. Almeno puoi picchiare senza essere espulso.»
Schiocca la lingua. «Ma che dici. So giocare solo a calcio. Se fossi venuto a qualche partita, lo sapresti anche tu.»
Colpito e affondato, William.
Poso l'hamburger nella confezione e gli poso una mano sulla spalla. Solleva lo sguardo. «So di essermi comportato di merda con te», inizio. Temporeggio per pensare alle parole giuste da dirgli, l'ho deluso già abbastanza questo ragazzino. «Ma ti prometto che cercherò di essere migliore. Più presente, soprattutto.»
Serra appena le labbra. «Attento a quello che prometti.»
«Sono serio. Cercherò di essere il fratello maggiore di cui hai bisogno.» Ma sentimi, sembro uno di quei padri che promette ai figli di andare alle loro partite e poi puntualmente non ci va perché ha fatto tardi in ufficio. Be', non sarò come quelli. Voglio davvero essere un fratello migliore. Cazzo, io e Joel siamo l'unica famiglia che ha.
Annuisce, anche se dal suo sguardo capisco che non è per niente convinto delle mie parole. «Va bene», sorride. «Allora, se proprio vuoi iniziare a essere un fratello migliore...»
Lo interrompo. «Inizi già con le pretese?»
Annuisce. «Ovvio!»
Alzo gli occhi al cielo. «Vai, sentiamo.»
Il sorriso che ha stampato sulle labbra si amplia di più. «Ho visto delle nuove scarpette da calcio e le vorrei da morire.»
Ah, pensavo peggio. «Quanto costano?»
«Cinquecento sterline». dice quasi in un sussurro.
«Cinquecento sterline?» sbotto. «Sono placate in oro? Sono firmate da qualche calciatore famoso?»
Sul serio. Costano quanto una Yamaha Ntx1. No, non la moto.
Sbuffo. «Va bene, ti comprerò queste scarpette del cazzo. Desideri altro, per caso?» chiedo ironico.
«In realtà sì. Ho accidentalmente spaccato il joypad della PlayStation.»
Serro la mascella. «Accidentalmente?»
Si tocca la mascella e assume un'espressione innocente – Che non gli si addice affatto-. «Potrei averlo accidentalmente lanciato contro il muro quando ho perso una partita», sfodera anche uno dei suoi sorrisi innocenti. È una cosa che si è portato dietro di quando era piccolo e combinava qualche cazzata.
«Okay», dico tra i denti. «Ordinalo e usa la mia carta. E non prendertela a vizio», puntualizzo. Immagino che adesso voglia usarmi un pochino.
Scuote il capo. «No, assolutamente no.»
«Finisci di mangiare», borbotto. Lancio un'occhiata all'orologio digitale dell'auto. Mancano ancora quattro ore alle 19:00. E io non so come impegnare il tempo.
Potrei andare al Rocktail e mettermi dietro al bancone.
Sballarmi.
Andare a dare da mangiare alle anatre.
Solo che non ho voglia di fare niente.
Oppure potresti semplicemente passare un po' di tempo con tuo fratello, invece di pensare solo alla fica, no?
«Sai che ti dico? Andiamo adesso a comprare queste scarpette. Se non diventi bravo come Bobby Charlton te le faccio ingoiare», borbotto.
Lui ridacchia. «Preferirei diventare bravo come Haaland.»
Sollevo una mano per aria. «Vabbè, basta che concludi qualcosa di buono.»
«Lo spero», mormora.
Forse dovrei andarci qualche volta a vedere una delle sue partite. È sempre andato Joel da solo, mentre io ero troppo impegnato a sballarmi o a scoparmi mezza Londra. Sono proprio una merda.
«Quando avrai la prossima partita?» chiedo, mentre guido verso il centro commerciale.
«Domenica, ma io starò in panchina», sbuffa.
Mi volto a guardarlo. «Perché?»
Alza le spalle. «Il coach ha deciso così, non ne ho idea.»
Bene, i nomi sulla mia lista di omicidi cresce a dismisura. Forse dovrei sul serio chiuderli tutti dentro la scuola e fare una grande arrostita. «Non glielo hai chiesto?»
Scuote il capo. «No. Se ha deciso così avrà i suoi motivi.»
Dio, perché non usa quella linguaccia del cazzo anche con gli altri, invece di togliere il peggio di sé solo con me? A quanto pare fuori casa Noel si comporta come un agnellino, poi torna a casa e si sfoga con me.
«Ci parlo io?»
«No!» sbotta. «Smettila, okay? Non voglio farmi odiare di più per colpa dei tuoi deliri. Lascia stare, giocherò la prossima volta.»
Sì, come no. Figurati se io lascio perdere. Domani mattina mi presenterò alla sua scuola, così chiariamo un po' la faccenda. Sono un fratello di merda, è più che vero – ed evidente- ma nessuno mette i piedi in testa a Noel o a Joel – posso solo io, ma non gli altri-. «Va bene, non farò niente», lo rassicuro.
Abbiamo girato tutti i negozi dell'intero centro commerciale per trovare queste cazzo di scarpette. Quando stavo iniziando a dare di matto, il commesso si è ricordato di averne un paio ancora in magazzino. " Vanno a ruba" ha detto, dopo averci tenuto lì dentro per quasi quaranta fottuti minuti.
Noel esce dal negozio contento come una pasqua. Io esco con settecento sterline in meno. Perché sì, le ho pagate anche di più.
Lo seguo dentro il negozio di videogiochi e balle varie. Anche qui impiega un'eternità a scegliere un joypad. Io sto per perdere completamente la pazienza. Se c'è una cosa che odio a morte è girare per i negozi. Alla fine, ne prende uno tutto blu elettrico – ovviamente quello che costa di più-. Dico addio ad altre trecento sterline. Mio fratello mi costa più di un'ipotetica ragazza.
Prima di uscire da questa trappola succhia- soldi, ci fermiamo a prendere un frappuccino. Io li adoro, sono una droga. Soprattutto quello al cioccolato e al caramello.
«Dopo verrai con me a casa di Blue», gli dico, mentre è intento a sbranare un biscotto più grande della sua faccia.
«Perché?» farfuglia con la bocca piena.
Perché così evito di saltarle addosso. «Le devo parlare», dico vago.
Inarca un sopracciglio. «Scommetto che vuoi chiederle se verrà con voi a Newcastle.»
Beccato. «Sì», ammetto. «Ma non farti strane idee. Siamo solo amici.» Anche se ogni tanto succede che il mio cazzo entra accidentalmente nella sua fica.
Lui fa una smorfia. «Non ho detto niente. Lo so che ti piace e che tu piaci a lei. Ma siete troppo... strani per stare insieme», continua a mangiare il suo biscotto.
Blue mi piace, come essere umano. Ma non in quel senso. Abbiamo già chiarito quello che vogliamo uno dall'altra. Non mi viene neanche in mente di mettermici insieme. È piccola e ha decisamente altre cose a cui pensare. E anche io. Ci sfoghiamo a modo nostro. E per qualche ora ci dimentichiamo dei nostri casini. Se devo essere sincero Blue Jean è un ottima e piacevole distrazione.
Poi però quando finiamo di scopare torna a essere la stessa di sempre. Quella è l'unica pecca.
Io invece mi trovo ad ammettere di essere diventato un po' "rammollito", dato che dopo che me la scopo, l'abbraccio. Gli abbracci fanno parte delle coccole post- scopata. Cosa che io non ho mai concesso a nessuna. Perché a lei sì?
Ritorno sul pianeta terra e mi ricordo che Noel ha detto qualcosa. «Nessuno deve stare con nessuno, Noel. Ma ti pare che io e lei potremmo stare insieme? Neanche in un altro universo.»
Lui arriccia il naso. «È troppo bella per te. Continua a uscire con quelle specie di Barbie plastificate e lasciala a qualcuno che sappia apprezzarla davvero.»
Mi sfugge una risata. «Ti sei preso una cotta per lei?», lo prendo in giro.
«Io posso prendermi una cotta per qualsiasi cosa in questo momento», ridacchia. «Però devo ammettere che una botta – anche due- gliela darei.»
Adesso sì che scoppio a ridere. «Ma che botta vorresti darle? Piantala, prima che te la dia io una botta, in testa però.»
Ridacchia anche lui. «Mai dire mai nella vita.»
Arriccio il naso come se avesse nominato qualcosa di schifoso. «Se mi metterò insieme a una ragazza, significa che sono stato posseduto o sto per morire.»
«Sì, come no», mi canzona.
Non mi fiderò mai più di una vagina dotata. Le ragazze sanno essere più infedeli degli uomini. Sono state create da Satana. Ecco perché il loro apparato genitale se capovolto, somiglia al diavolo.
Restiamo al centro commerciale fino alle 18:30. Poi prima di tornare in macchina, mi fermo in farmacia per comprare una confezione di antidolorifici alla nana malefica.
E poi via ad altri chilometri. Mi daranno un premio prima o poi?
Perdonatemi per questo capitolo un po' lungo🥲 ma potevo dividerlo solo così , non ho potuto fare diversamente 🥲
Perdonatemi anche eventuali errori😅
Ci vediamo nella seconda parte 🥹
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