♫ ~ 31. ᴊᴜꜱᴛ ɢᴏᴛ ᴀ ʟɪᴛᴛʟᴇ ᴛᴀꜱᴛᴇ, ɪ ɢᴏᴛᴛᴀ ɢᴇᴛ ꜱᴏᴍᴇ ᴍᴏʀᴇ
🔥 QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE ESPLICITE🔥
Just me and you
Teenage, backstage, sex and outrageIt's like I got an outboard motor in my bloodstreamAnd all you've done tonight is walk in through the doorNo lie, all true
-Motörhead
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Apro la porta di casa mia. Come sempre mi ritrovo circondata dal casino. Sono settimane che non ci torno più e ho lasciato davvero un gran bel bordello. Ora però è l'ultimo dei miei problemi.
Abbasso la cerniera di questo stupido vestito e lo lascio scivolare sino a terra. Poi è il turno delle scarpe. Infilo solo una maglietta. Mi ritrovo a guardarmi intorno, alla ricerca di non so nemmeno cosa.
Entro in bagno. Mi strucco. Mi guardo allo specchio. Come è successo quasi un anno fa, non mi riconosco più. Tutte le lacrime che ho trattenuto per tutto il giorno mi sovrastano con la stessa potenza di un uragano devastante. Mi reggo al bordo del lavandino per non cadere a terra.
Non piango nemmeno in modo discreto, è un singhiozzare trattenuto per troppo tempo.
Premo i gomiti sul lavandino e copro il viso con le mani cercando di smettere. È tutto inutile. Continuo a piangere.
Probabilmente resto chiusa nel mio bagno per cinque minuti. Faccio diversi respiri e mi asciugo gli occhi. Cerco di chiamare a raccolta un po' di determinazione. Riesco a fermare le lacrime ma non a contenere la rabbia.
Nemmeno mi rendo di conto di quando il mio braccio si solleva e il pugno colpisce lo specchio che si affila prima di rompersi. Me ne rendo conto solo quando le nocche iniziano a sanguinare e il lavandino bianco si macchia di goccioline rosse.
Non sento dolore.
Anzi, tutto questo non fa altro che far accrescere la rabbia che mi ribolle nelle vene in questo momento. Con un gesto da folle scaravento a terra tutto quello che si trova sul lavandino. Tutto a terra. Alcune cose si rompono e a me non importa.
Non so nemmeno perché sono arrabbiata a dirla tutta. Torno in salotto ed è qui che la mia rabbia da il meglio di sé.
Urlo quando afferro la luce notturna e la scaravento contro il muro ammuffito. Impreco quando con una forza che non sapevo nemmeno di avere, sollevo il divano letto e lancio il materasso per aria.
Piango come una disperata quando prima di colpire il comodino, apro il cassetto e ne estraggo una bustina di cocaina e la riverso sul dorso della mia mano. La sniffo tutta, senza nessun tipo di rimorso. Nessuno può vedermi, nessuno saprà mai che sto crollando come un castello di sabbia. Nessuno.
Continuo a distruggere tutto quello che mi ritrovo davanti. Persino una foto di me e di mio padre viene scaraventata al muro.
Non sopporto più niente, nemmeno la maglietta che indosso. La strappo via come se fosse un foglio di carta. Sono mezza nuda al centro del mio salotto delirante come una pazza.
Mi strattono i capelli come un'ossessa. Poi è il turno di demolire anche la cucina. Sbarro le ante dei mobili e tutto ciò che capita davanti al mio delirio vola a terra. Anche quel cazzo di riso basmati che William mi ha fatto comprare.
Il sangue continua a gocciolare. Sto lasciando goccioline ovunque come se fosse un sentiero, tipo quello di Ansel e Gretel. Solo che loro non erano così pazzi e nemmeno così tanto arrabbiati.
Io lo sono. E non so più per quale motivo sono impazzita in questo modo.
Solo quando scaravento il mio giradischi a terra mi rendo conto del disastro che ho combinato. Crollo a terra sulle ginocchia. Il viso sepolto tra le mani e le nocche che continuano a sanguinare.
L'urlo che caccio mi tramortisce, mi brucia la gola. Ho perso la testa e non riesco più a trovarla in mezzo a tutto questo delirio.
Sussulto quando sento dei colpi alla porta. Probabilmente qualche vicino ha chiamata la polizia. «Vaffanculo!» urlo, rivolta alla porta e a qualsiasi fottuta persona ci sia dietro. Afferro un bicchiere di vetro già sbeccato, affettandomi anche il palmo, e lo lancio contro la porta. «Non rompetemi il cazzo!» la mia intenzione era quella di usare un tono di voce più arrabbiato. Invece l'ho urlato tra le lacrime.
«Blue, apri questa cazzo di porta!»
Mi paralizzo. Crollo con il sedere per terra sentendo la sua voce. Che cazzo ci fa qui? Premo una mano sullo stomaco. Sono letteralmente nuda, se non per le mutandine. «Non rompermi il cazzo nemmeno tu. Vattene via!» urlo.
Merda. Eccolo, il mio respiro che diventa sempre più corto. Vaffanculo.
Lui testardo com'è continua a picchiare il pugno contro la porta. Potrebbe tranquillamente buttarla giù con una spallata, ma non glielo dirò mai. Voglio che se ne vada.
Non rispondo. Mi sdraio a terra e cerco solo di regolarizzare il respiro, i battiti del mio cuore. Sta per esplodere.
Chiudo gli occhi cercando anche di non sentire più William che continua a tirare pugni contro la mia porta. Non voglio vedere nessuno. Lui è in cima alla lista delle persone che non voglio vedere. Sicuramente si è infilato nuovamente Vicky nella tasca dei jeans, dentro la sua capsula. Oppure lei, scema com'è lo sta aspettando in macchina per poi comparire dal nulla con il suo tempismo del cazzo.
Ridacchio per i miei stessi pensieri di merda. La cocaina sta già facendo effetto.
Finalmente ha ceduto, non bussa più. Spero che se ne sia andato, a fare in culo però.
Resto a terra con lo sguardo rivolto al soffitto, le tette all'aria e strafatta come una pera. Oh, e anche la mano che continua a sanguinare.
Chiudo gli occhi per quello che credo un istante. In questo momento non ho nemmeno la percezione del tempo.
Dura poco però, li riapro subito quando sento William imprecare fuori dalla mia finestra. Di nuovo?
Lo hanno assunto per fare il remake di qualche stupida serie tv americana?
Riuscendoci mi alzerei per chiudere la finestra, e magari sperare di beccargli le dita. Anche amputargliele non sarebbe male. Ma non ci riesco. Resto a terra, non me ne frega niente. Tanto neanche lo guarderò in faccia.
Sento il parquet scricchiolare sotto di me. Poi i suoi anfibi che si muovono nella mia direzione. Poco dopo compare la sua chioma nel mio campo visito seguita a ruota dai suoi occhi. «Che cazzo hai fatto?»
Continuo a fissare il soffitto. «Volevo restaurare casa.»
Con la coda dell'occhio lo vedo passarsi una mano tra i capelli. Sospira. «Perché sei nuda?»
«Ho caldo. Sei pregato di non guardare.»
«Guardare il tuo corpo adesso è l'ultima cosa che voglio. Tirati su», cerca di afferrarmi la mano malconcia ma io la ritraggo. «Che cosa hai fatto alla mano?»
«Vattene via, William. Sul serio. Non è un buon momento adesso», la mia voce suona un po' atona. Strascico le parole a fatica come se fossi strafatta. Ah no aspetta. Lo sono.
Ignora il mio invito ad andarsene e afferra la mia mano. «Stai sanguinando.»
«Ma non mi dire? E io che pensavo che fossero venute le mestruazioni alla mia mano», ridacchio.
Si alza in piedi, traffica con qualcosa e poi torna da me. Prende di nuovo la mia mano e ci posa sopra qualcosa. Immagino che sia una delle mie magliette che ha trovato a terra.
«Che cosa è successo?» parla, dopo un breve silenzio.
«Credo sia la mia onesta reazione alla morte di mio nonno. Ognuno reagisce come vuole, no?»
Sospira, tenendo la mia mano premuta contro la maglietta. «Ci sta. Va bene sentirsi così. Ma non va bene cercare di alleviare il dolore ricorrendo alla droga o facendosi del male.»
Abbasso lo sguardo su di lui. «La mano non mi fa male.»
«Okay, ma hai chiaramente fatto uso di cocaina. Pensi che non me ne renda conto?» dice serio.
Ridacchio, anche se non c'è niente di divertente. «Grazie, ma non accetto consigli da te.»
«Non ti sto dando consigli. Ti sto dicendo le cose come stanno, Blue» risponde, secco.
Mi metto a sedere e gli strappo la maglietta dalla mano. Lo faccio da sola, non ho bisogno di lui. «Okay, ora che hai detto la tua perla di saggezza puoi anche andartene via.»
«Non me ne vado» dichiara, categorico.
Lo guardo di nuovo. «Invece te ne vai eccome. Ho altre cose da fare e tu non sei invitato.»
Aggrotta la fronte. «Cose del tipo?»
Alzo una spalla. «Ho tre bellissimi francobolli colorati che mi aspettano. Tu non sei invitato nel mio viaggio. Vattene via», ripeto.
«Sul serio vorresti prendere degli acidi?» sbotta. «Cazzo Blue, ma che cazzo stai dicendo?»
Inclino leggermente la testa di lato. «Io per caso vengo a dirti qualcosa quando ti fai di eroina? Non mi pare», un sorriso sbilenco mi tende le labbra. «Almeno per un paio d'ore andrò in un posto migliore. Tu più che altro, dove l'hai lasciata la tua ragazza? Inizio seriamente a sospettare che te la porti dietro dentro una capsula come quelle di Bulma. Spunta fuori sempre nei momenti meno opportuni. Mi meraviglio che non salti fuori con un poof!»mimo un esplosione con le mani.
«Non sai neanche quello che stai dicendo.» Chiaramente lui non mi trova per niente spiritosa.
«Può darsi. Ma quando dico che te ne devi andare sono seria» serro le labbra, cercando di intimorirlo.
Posso anche solo immaginare come mi stia vedendo lui in questo momento. Sballata e con le tette al vento e un paio di mutandine nere con i fantasmini che si illuminano al buio. Sollevo una mano e tiro indietro i capelli. «Su, William. Levati dai coglioni. Vai da Vicky e non rompermi il cazzo» sotto il suo sguardo di fuoco mi alzo in piedi. Barcollo un po' ma riesco a non cadere. Attraverso la stanza e afferro il mio zainetto da terra che nel trambusto è finito quasi sotto al divano. Fingo che William non sia qui. Apro lo zaino e dal taschino interno afferro i miei francobolli.
Ne prendo uno, poi poso lo zaino sul letto.
«Non farlo», suggerisce con tono aspro.
Mi volto nella sua direzione. «Impediscimelo», schiudo le labbra e tiro fuori la lingua.
Si alza in piedi e con due falcate mi raggiunge. «Smettila.»
Scuoto la testa. Sollevo la mano e faccio per posare l'acido sulla lingua. Con un movimento rapido me lo strappa di mano. «Dammelo», sibilo.
«Devi smetterla», dice tra i denti.
«Non puoi dirmi quello che devo fare. Non mi rappresenti proprio un cazzo», rispondo a tono.
«Starai bene per quanto? Dodici ore, e poi?» sbotta.
Sorrido. «E poi ne prenderò semplicemente un altro.»
Scuote il capo rassegnato. Dato che non dice niente mi chino a prenderne un altro dallo zainetto.
«Dato che vuoi farti così male» inizia, la voce ridotta a un sibilo. «Scopa con me.»
Trasalisco a quella frase. Mi volto di scatto nella sua direzione. Forse ho anche capito male. Sono abbastanza confusa. «Cosa?»
Fa un passo verso di me invadendo il mio piccolo spazio personale. «Hai capito bene. Se vuoi farti del male: scopa con me.»
Perché adesso mi sta chiedendo di scopare con lui? Oddio. Questo ragazzo è... pazzo. Forse si è preso l'acido quando mi sono voltata di spalle.
«Preferisco prendere un acido piuttosto che scopare con te» sputo, acida.
«Bugiarda.»
Inarco un sopracciglio. «Dico sul serio. Dovresti sparire.»
«Cacciami via, allora.»
«Lo sto facendo!» sbotto esasperata.
Fa un altro passo annullando totalmente la distanza che c'era tra noi. Mi sento minacciata dalla sua presenza. E poi cazzo, sono mezza nuda. È strano e anche abbastanza imbarazzante.
Distolgo lo sguardo dai suoi occhi e osservo il piccolo pezzo di carta che tengo nel palmo della mano. «Perché adesso vuoi scopare con me?»
«Perché mi va. Molto.»
Questa cosa non andrà a finire bene. Mi sento come nel film di Matrix, quando Neo deve scegliere se prendere la pillola blu o quella rossa.
Forse però io potrei scegliere entrambe le pillole.
Pillola rossa: sesso sfrenato con William Gilmour, la persona che si è rivelata essere quella che odio di più al mondo.
Pillola blu: fare un bellissimo viaggio.
Se le prendessi insieme otterrei del sesso super mega galattico e anche un viaggio astrale.
Oddio, ma che dico? Scuoto la testa per cacciare via questo pensiero di merda. Sarebbe una decisione di merda sotto ogni aspetto.
«A me no» dico, ricordandomi che aspettava una risposta.
«Allora lo prenderemo insieme», solleva la mano dove tiene l'acido e schiude le labbra.
Che cazzo sta facendo? Non gli basta quello che si inietta? Faccio un passo verso di lui. Le tette premute contro il suo petto. Dentro di me il piccolo falò che era già acceso, diventa un vero e proprio incendio. «Prenderesti un acido per me?»
Si lecca le labbra e i miei occhi seguono quel gesto con avidità. «In questo preciso momento, solo adesso andrei anche all'inferno per avere un piccolo assaggio del tuo corpo.»
Il mio respiro arranca. Non capisco perché mi stia dicendo queste cose. È una tattica per portarmi a letto? Lo fa con tutte?
Mh, dubito che lui abbia a che fare con delle ragazze svitate come me che si calano acidi come se fossero caramelle.
Deglutisco. «Entrambi?»
«Entrambi cosa?» sussurra, mentre una sua mano accarezza il mio braccio facendomi venire la pelle d'oca.
Sollevo il mento per guardarlo negli occhi. «Scopare con te e fare anche un viaggio.»
Ghigna, provocandomi uno spasmo al basso ventre. «Te l'ho detto: andrei anche all'inferno in questo momento, Blue. Picchierei anche satana in persona.»
Ogni sua parola è una stilettata di piacere in mezzo alle mie cosce. «Okay, allora andremo all'inferno insieme questa notte. Solo per questa notte.»
Annuisce. Poi si avvicina di più a me. Ormai sono intrappolata tra il suo corpo e la finestra. «Apri la bocca.»
Le mie labbra si schiudono senza esitare. Cazzo, sto tremando come una foglia e sono arrapata da morire. Posa il piccolo pezzo di carta sulla mia lingua. Con la punta della lingua gli lecco il dito. Emette un verso strozzato per questo piccolo contatto. «Ora succhialo.»
Gli succhierei qualsiasi cosa adesso.
Chiudo le labbra e succhio la carta. Lui si infila in bocca quello che tenevo tra le mani io. È sexy da morire. Vorrei saltargli addosso ma in questo momento non riesco a muovermi.
Mi solleva il mento e mi guarda negli occhi. «Se non ti va, dillo.»
Non mi va? È impazzito?
«Mi va», sussurro. Mi va da impazzire!
La sua mano scivola sulla mia guancia. «Anche a me. Mi va ogni volta che ti ho davanti. Tu e questa espressione innocente» si china su di me, la sua bocca contro la mia mascella. «Mi fate perdere la cazzo di ragione.» Mi morde la pelle. «Tu e il tuo carattere di merda, mi fate perdere la ragione», la sua mano scivola dietro la mia schiena, poi mi attira a sé. «Tu e le tue fantastiche tette: mi fate perdere la ragione» Scivola verso il basso. Le sue mani accarezzano i miei fianchi prima di afferrare entrambe le mie tette e strizzarle.
Mi sfugge un gemito. Particolarmente poco silenzioso.
Le sue labbra si schiudono sopra il mio capezzolo. Toglie la lingua e ne disegna il contorno. Tiro indietro la testa infilando una mano tra i suoi capelli morbidi come la seta. L'altra mano si occupa dell'altro seno. Pizzica il capezzolo intrappolandolo tra il pollice e l'indice.
Molla il capezzolo che teneva in bocca con un schiocco umido. «Tu e la tua boccaccia di merda; mi fate perdere la ragione.»
La frequenza cardiaca schizza alle stelle quando le sue labbra sfiorano le mie. «Tu e la tua cazzo di lingua strafottente: mi fate perdere la ragione.»
Poi inclina ancora di più la testa di lato. Le sue labbra si posano sulle mie. Ma non è un vero e proprio bacio. Guizza fuori la lingua e lecca il mio labbro inferiore, poi lo mordicchia. «Mh, proprio come le avevo immaginate. Morbide e dolci, ma al tempo stesso velenose.»
Anche le sue sono morbidissime. La mano alla base della mia schiena scivola verso l'alto e le sue dita si intrecciano ai miei capelli. Finalmente le sue labbra entrano in contatto con le mie.
Mi bacia. William Gilmour – che si è appena calato un acido per me- mi sta baciando.
Dopo tutte quelle volte che ci siamo toccati senza baciarci, mi rendo conto di essermi persa molto di più. Ogni volta che le sue labbra si scontrano con le mie sembra che qualcuno mi inietti qualcosa di potente nel sangue.
Allaccio la braccia dietro il suo collo. Lui si china appena, mi afferra il sedere e mi tira su.
Oh merda.
David Lee Roth sta cantando di nuovo Jump dentro la mia testa.
Forse LSD sta facendo effetto.
William Gilmour è tantissime di cose. Stronzo, irascibile, mentalmente instabile, lunatico come pochi, egocentrico a livelli estremi. Estremamente alto, grosso. Ma il suo bacio riflette anche tutti i lati che tiene nascosti sotto tutti quegli strati di ghiaccio.
Le nostre labbra si schiudono nello stesso momento. La sua lingua scivola nella mia bocca con impazienza. Inspiro il suo respiro con un gemito quando stritola il mio sedere tra le mani. Gli strattono i capelli e stritolo il suo corpo tra le cosce.
Vorrei tanto saltare tutto e andare subito al sodo. Ma i suoi baci... Dio. Mi uccidono e mi rianimano allo stesso identico modo.
Struscio la mia intimità contro lui. Geme dentro la mia bocca, la sua mano vola di nuovo sulla mia testa, il suo pollice mi accarezza la gola.
«Cazzo», ringhia mordendomi il labbro. «Mi fanno impazzire i tuo capelli infuocati.»
Mi allontano leggermente dalla sua faccia. «Cosa?» mi sfugge una risata.
«Sta facendo effetto», borbotta infilandomi di nuovo la lingua in bocca.
Mi stacco facendolo sbuffare. «Io sento David Lee Roth cantare Jump nella mia testa», confesso.
Ridacchia contro il mio collo, prima di mordermi la pelle con forza. «Digli di andare via. Nella tua testa ci devo essere solo io adesso.»
Annuisco, gettando la testa all'indietro. «Sì, nella mia testa, nella mia patata. Ovunque.»
Si stacca di nuovo, continuando a reggermi dal sedere. «Ovunque?»
Mi struscio contro il suo uccello. Dio, sono impaziente. «Forse. Adesso ti prego taci. Scopami e poi lasciami in pace», piagnucolo. «E smettila di brillare così tanto. I tuoi capelli mi stanno accecando.»
Sì, sta facendo decisamente effetto.
«Okay», ridacchia. Ci spostiamo dalla finestra. Si ferma davanti al divano distrutto. «Cazzo», impreca.
Io continuo indisturbata a strusciarmi contro di lui per alleviare l'incendio divampato nel mio basso ventre. «Dai, non sei un principe azzurro. Puoi scoparmi a terra. Non mi romperò, tranquillo», gli mordo il collo facendoli venire la pelle d'oca. Infilo una mano tra i nostri corpi e gli sbottono i jeans. Gli afferro l'erezione da sopra i boxer.
Lui trattiene il respiro. « Me lo vuoi staccare?» ridacchia inginocchiandosi a terra con me in braccio. Forse perde l'equilibrio, non lo so. So solo che mi schianto contro il parquet come un sacco di patate.
«Ahia!» piagnucolo.
Lui continua a ridere. «Cazzo, scusami Pudding.»
Rido anche io. «Vuoi uccidermi, non scoparmi.»
Mi guarda negli occhi. Sono così azzurri che mi sembra di guardare in faccia un iceberg. «No, voglio solo scoparti. Non potrei mai ucciderti, anche se mi stai sul cazzo in ogni modo possibile.»
Intanto io cerco di levargli la camicia. Perché doveva indossarla proprio oggi?
«Levati questa maledetta cosa!»
Non perde tempo nemmeno a sbottonare i bottoni. La strappa come se fosse Hulk. Sexy da morire, cazzo. Lo attiro di nuovo su di me facendolo cadere sul mio corpo con tutto il suo peso. È tutto molto confuso nella mia testa, lo ammetto. Mi sembra di star fluttuando sospesa per aria.
Cerco di nuovo le sue labbra. Spinge il bacino contro il mio e le nostre intimità entrano in contatto facendoci gemere una dentro la bocca dell'altro.
Sto baciando William Gilmour. Non posso crederci.
Ci divoriamo a vicenda, ma strusciarci non basta più. Lo voglio dentro di me. Subito.
Gli afferro i capelli per tirarlo su. «Basta così. Tiralo fuori e scopami!»
Ride, di gusto. «Mamma mia quanto sei aggressiva. Adesso te lo do, okay? Rilassati piccola arrapata.»
Lo aiuto a levarsi questi maledetti pantaloni e a calarsi giù i boxer che scaccia via subito. Si riabbassa su di me.
Dio mio santo.
Ho appena realizzato che il suo uccello dovrà entrare dentro la mia patata.
Ci sta? Non lo so.
Sono disposta a rinunciare? Anche no.
Sono disposta invece a rischiare di essere aperta in due come un'anguria? Cazzo, sì.
«Se non hai preservativi prendi un sacchetto della spesa. Non mi interessa. Tu non uscirai di qui senza avermi scopata come si deve», quasi lo ringhio.
Madonna, da dove salta fuori questo mio lato?
La sua mano si infila in mezzo ai nostri corpi scosta le mie mutandine imbarazzanti e, senza avvisarmi, mi penetra con due dita. Gesù. «Ce li ho. Ma il sacchetto sarebbe stato la seconda opzione. Non me ne andrò da qui nemmeno se chiamerai la polizia» dice, mentre le sue mani compongono una nuova melodia con la mia patata.
Tiro su la testa per mordergli il collo. Glielo lecco, lo succhio. Ha un sapore divino questo ragazzo. Più lo mordo più lui affonda le dita in profondità.
Poi infilando una mano sotto la mia schiena, cambia posizione, mettendomi sopra di lui. La sua erezione sempre premuta contro di me. È così bello sotto di me che potrei anche piangere.
No, forse sto piangendo, non lo so. Perché cavolo ci siamo calati un acido prima di fare sesso? Non so nemmeno se quello che sta succedendo sia reale oppure è solo nella mia testa.
Mi accarezza i fianchi, poi le sue mani scivolano sulle mie tette. Gemo quando ne morde una con forza. L'altra mano risale fino al collo. Lo stringe appena.
Mi struscio su di lui con più urgenza facendolo gemere contro il mio petto. Roteo il bacino sulla sua erezione mastodontica.
«Vorrei tanto leccartela. Ma sono un po' impaziente», mormora con la voce roca.
«Tranquillo, non si offenderà affatto.»
Metto una mano al centro del suo petto e mi chino in avanti per baciarlo sulle labbra. Afferro il suo labbro carnoso tra i denti e lo mordo, lo succhio, risucchiando anche il piercing. Gli sfugge un basso gemito gutturale e spinge i fianchi contro di me. Mi tiro di nuovo su e continuo a strusciarmi. Al successivo movimento faccio scivolare la sua erezione sotto le mie mutandine, strofinandolo sulla mia pelle liscia e terribilmente umida.
«Cazzo», geme.
Lo afferro nella mano e con il glande mi masturbo.
Mio Dio.
Mi afferra le cosce e le stringe cercando di mantenere quel poco che gli resta del suo autocontrollo.
Continuo a masturbarmi con il suo uccello. Che sensazione favolosa.
«Non ti azzardare a venire», mi redarguisce. Aggancia le mie mutandine da entrambi i lati e le strappa via. Poof, sparite.
Ricambia posizione.
Sono di nuovo sotto di lui e il suo corpo spettacolare. Mi inarco contro di lui chiedendogli silenziosamente di infilarmelo dentro. Lui però mi abbassa il bacino fino a farmi toccare di nuovo il parquet.
Infila due dita dentro di me. La mia vista viene offuscata da una pioggia di stelline. Dico sul serio, le vedo.
Le muove velocemente e con forza, finché non provo a sottrarmene.
«Questo» dice, continuando a tormentarmi con le dita. «È il suono», si china per mordermi un capezzolo. «Che diventerà presto...» morde anche l'altro. «Il mio preferito», continua a pompare furiosamente con le dita. «Adesso puoi venire sulle mie dita. Poi ti darò il cazzo.»
«Maledetto», gemo.
Mentre mi scopa con le dita usa il palmo per premere sul clitoride creando un ritmo perfetto. Io esplodo come un fuoco d'artificio.
Quando torno sul pianeta terra sono sconquassata. William però non ha finito, affatto. Si sistema di nuovo tra le mie gambe divaricate in un modo osceno, traffica con il preservativo e poi lo infila. «Adesso è il mio turno.»
«Non vedo l'ora» la mia voce trema ancora in preda all'orgasmo.
Mi rifila uno di quei sorrisi che tanto odio, ma che adesso mi fanno bagnare vergognosamente, inarca la schiena e si regge con il gomito premuto contro le mie costole.
Ho paura di andare in overdose di cazzo.
Si spinge dentro di me con una lentezza che mi fa quasi piagnucolare. È decisamente troppo grande per la mia patatina. Ma sarò disposta a correre il rischio.
Resta sospeso su di me, i fianchi si posano lentamente contro i miei. Strofina le labbra contro il mio collo emettendo un verso a metà tra il piacere e la sofferenza.
«Tutto okay?» Gli accarezzo la schiena, i suoi muscoli guizzano sotto la pelle liscia e candida come la neve.
Annuisce contro la mia gola, poi mi bacia il collo. «Sto solo cercando di non spezzarti in due. Non perché ho un cazzo-bazooka. Ma perché se mi lasciassi andare come vorrei, ti spezzerei.»
Gli afferro il viso tra le mani. I suoi occhi mi mozzano il fiato per quanto sono luminosi in questo momento. Certo, ha le pupille dilatate come quelle di un gatto che sta per farti un agguato, ma sono magnifici. «Non mi spezzerò, non sono una bambola.» Sposto le mani sul suo sedere e lo invito ad andare più a fondo.
Questo movimento, averlo tutto dentro, mi strappa un gemito un po' più rumoroso che lui prontamente smorza infilandomi la lingua in bocca.
Si tira su e osserva la sua erezione sparire dentro di me. Tira indietro la testa come se questa vista lo estasiasse.
Dio, quanto è bello. È questo che hanno provato tutte le ragazze che hanno avuto William Gilmour su di loro, dentro di loro?
Accarezza l'attaccatura delle mie gambe mentre si tira indietro e mi sfiora il clitoride con un'altra spinta. Aggancio le cosce attorno a suoi i fianchi, i talloni premuti contro le sue costole. Voglio che mi scopi. Non stiamo facendo mica l'amore.
Inarco il bacino facendogli capire che voglio di più. Per fortuna lui è bravo a leggermi senza che io dica niente. Aumenta le spinte. Si spinge più affondo, mi riempie tutta. Ed è fantastico, cazzo. Agguanta le mie natiche per tenermi stretta a lui, mentre si spinge dentro di me con brutalità.
Affondo le unghie contro la sue spalle. «Cazzo, Scimmione Ossigenato, sei fantastico», mugugno.
«Ah sì?» mormora in un gemito gutturale.
Annuisco. Cambia di nuovo posizione.
Non riesce proprio a stare fermo, eh?
Mi ritrovo sopra di lui. Quando si spinge di nuovo dentro di me, il mio respiro si spezza. Dio, lo sento fino alla gola.
«Io invece adoro farti venire.» Mi solleva e mi abbassa più velocemente, più forte, le dita che scivolano tra i miei capelli, le labbra che si uniscono di nuovo in un bacio volgare.
Ho un altro orgasmo con le braccia e la gambe avvolte attorno a lui.
Gemo forte. Non mi frega niente se mi sentiranno anche dall'altra parte del mondo.
Lui mi viene dietro. Geme contro la mia bocca. Credo di essermi appena innamorata del modo in cui geme quando viene, seguito da varie imprecazioni. Tutti i suoi angoli duri si sciolgono, mostrandomi un altro suo lato. Quello letteralmente e totalmente vulnerabile. Mi tira giù insieme a lui e mi ritrovo distesa sul suo petto.
Il suo cuore batte all'impazzata contro il mio orecchio.
Allora ce l'ha anche lui un cuore?
Questo è stato decisamente il miglior sesso che abbia mai fatto. E non lo dico solo perché sono sotto effetto di acidi. Lo dico perché è così.
Lo odio ancora, lo trovo antipatico come sempre. Ma scopa divinamente.
Dovrebbero dargli anche un Oscar.
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Niente raga, questi due non riescono a fare le cose in modo normale🤣
Venerdì, finalmente avremmo un punto di vista di William ✨
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