♫ ~27. ɪᴛ'ꜱ ᴛʜᴇ ʙᴇɢɪɴɴɪɴɢ ᴏꜰ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ

🔞QUESTO CAPITOLO CONTIENE CONTENUTI ESPLICITI 🔞

Freed from this frightening dream
Flash before my eyes
Now it's time to die
Burning in my brain
I can feel the flames
Metallica
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O scappavo via oppure scoppiavo a piangere davanti a mio nonno e William. Farmi vedere in questo stato da mio nonno non è proprio il caso. Ho promesso a mio padre che mi sarei fatta vedere sempre con il sorriso. Fino alla fine.

Il mio vaso stava già strabordando e quella stupida torta che mi è caduta, lo ha fatto traboccare del tutto.

Thor si avvicina a me e mi annusa le lacrime. Ho cercato di trattenerle ma non ci sono riuscita. Non ce la faccio più a fare finta che tutto vada bene, a fingere che mio nonno non stia morendo. Lo vedo con i miei occhi che ogni giorno che passa, la luce nei suoi si sta spegnendo. Alcune volte fatica anche a parlare e non si capisce nemmeno che cosa vuole dire. Certe volte quando cammina, sbanda e va a sbattere da una parte all'altra. Sta morendo. Arriverà quel giorno che precederà la sua morte, il giorno che non camminerà e non parlerà più. Lo hanno detto i medici a mia nonna quando lo hanno dimesso. Hanno detto che andrà solo a peggiorare e anche rapidamente. Quel bastardo sta crescendo a dismisura dentro la sua testa, come un parassita del cazzo. Ecco perché ha l'occhio storto: perché sta comprimendo e spingendo. Maledetto.

Io non so davvero come farò a reagire. Sto cercando di passare più tempo possibile con loro. Mi sono persino trasferita momentaneamente a casa di papà portando con me anche Salem e rinchiudendolo nella mia stanza.
Non so davvero cosa fare o pensare. Questa cosa sembra più grande di me e io ora, non riesco a gestirla.

Sono scoppiata a piangere per una cazzo di torta. Questo fa capire quanto sia emotivamente distrutta questo periodo. Non voglio proprio accettare il fatto che mio nonno non ci sarà più da un momento all'altro. La sua morte stravolgerà completamente le nostre vite. Soprattutto quella di nonna. La devasterà e io non so come aiutarla, non riesco neanche a farlo con me stessa. A quanto pare non sono per niente forte. Non lo sono mai stata.

Affrontare tutto questo proprio adesso non ci voleva. Non quando sto ancora cercando di risalire su. Non fa altro che spingermi sempre più a fondo. In questi giorni non riesco più a dormire, a respirare. Non riesco a fare niente.

Rox mi ha dato altri giorni di riposo. So già come andrà a finire: si troverà qualcun altro e io non avrò più neanche un lavoro. Sinceramente, ora nemmeno mi importa. Voglio solo svegliarmi da questo incubo e basta.
Invece non riesco nemmeno a rendermi utile per mia nonna, per nessuno. Ora più che mai vorrei poter non sentire niente. Fosse per me tornerei a casa mia, chiuderei tutte le tende e mi sballerei così tanto da perdere i sensi e sperare di risvegliarmi quando tutto questo sarà finito.

Non posso però. Devo essere forte e stare accanto a mia nonna. È lei che a breve perderà l'amore della sua vita, non io. Sarà mio padre a perdere un padre , non io. Non posso continuare a fare l'egoista del cazzo. Il mondo non gira tutto intorno a me. Esistono anche gli altri, non sono solo una comparsa.

Sospiro prendendomi la testa tra le mani. Ho come l'impressione che mi stia per esplodere. Thor è seduto davanti a me in attesa di essere coccolato. Allungo una mano e lo attiro a me abbracciandolo. Lui felice, mi lecca una guancia, portandosi via una lacrima. Chissà se anche lui si è reso conto che il suo compagno di vita sta per andarsene. Sicuramente sì, gli animali lo sentono anche prima di noi. Forse si è accorto prima di tutti che c'era qualcosa che non andava in mio nonno. Solo che non ha potuto avvisare. A questo cane gli manca solo parola. È vero che fa cose terribilmente stupide e non pensa altro se non a mangiare. Ma è anche intelligente. Come dire... quando si applica.

Affondo il viso tra il suo pelo e sospiro. Odora di biscotti e non so nemmeno perché. «Lo sai anche tu, vero?» sussurro, continuando ad accarezzarlo.

«Blue.» La sua voce mi fa sussultare. Non l'ho nemmeno sentito avvicinarsi.

Mi volto nella sua direzione senza neanche preoccuparmi di nascondere gli occhi umidi. Tanto se ne accorgerebbe lo stesso. Lo stronzo è bravo a leggermi. E io lo odio.

Si siede accanto a me sul divanetto di vimini. Mi guarda. «Va tutto bene?»

Mi accascio contro il divano e sollevo lo sguardo sulla tettoia di legno. «Come potrebbe andare tutto bene?»

Si accende una sigaretta e ne offre una a me. Fumare con l'ansia che possa beccarmi mia nonna, non mi sembra una buona idea. Ma ne ho bisogno.

Si appoggia con la schiena al divano e divarica le gambe, sfiorando la mia con il suo ginocchio. Osservo la sua mano libera avvicinarsi alla mia coscia. Non dico niente. Infila un dito dentro ai buchi delle calze, le tira su e poi le lascia andare di nuovo. «Sembri una porchetta.»
Mi acciglio ma non riesco a trattenere una risata. «Sempre complimentoso, devo dire», gli schiaffeggio la mano per allontanarla dalla mia coscia. Ogni volta che mi tocca mi viene la pelle d'oca.

Ghigna. «Non era un complimento. Sono serio, sembra lo spago che mettono attorno alla porchetta.»
Sbuffo indispettita. «Se sei venuto qui per farmi tuoi complimenti, vattene dentro.» Oggi non ho voglia.

Volta tutto il corpo nella mia direzione, posando un braccio sullo schienale del divano e sfiorandomi una ciocca di capelli. «No, sono venuto qui per farti compagnia.»

Ignoro l'ennesima scarica elettrica che attraversa tutto il mio corpo ogni volta che mi sfiora. Sospiro, voltandomi dall'altra parte per rifuggire al suo sguardo. «Non voglio compagnia.»

Lo sento sbuffare. «Lo so. Però tuo nonno mi ha chiesto di seguirti, che facevo, gli dicevo di no?» continua a intrecciarsi la mia ciocca di capelli tra l'indice e il pollice.

Adesso sì che mi volto a guardarlo. «Te l'ha detto lui?»
Annuisce. A quanto pare gli piace proprio giocare con i miei capelli. «Sì.»
«Altrimenti non saresti venuto di tua spontanea volontà, immagino.»

Mi rifila un sorrisetto sghembo poi solleva l'altra mano e, con la punta dell'indice mi da un piccolo buffetto sul naso. «E qui ti sbagli. Sarei venuto lo stesso per vedere come sta la piccola Drama Queen.»

Alzo gli occhi al cielo e allontano il viso dal suo dito. Quel piccolo contatto però è stato... un gesto troppo intimo. «Adesso non sono più Pudding o una svitata. Adesso sono una Drama Queen?»

Arriccia il naso in quel modo che inizio ad adorare. «Ti chiamo con il primo nomignolo che mi viene in mente, Porchetta.»

Quest'uomo – fisicamente parlando- che ho davanti è un cretino. Un cretino che riesce sempre a strapparmi un sorriso con i suoi modi di fare. Burbero e allo stesso tempo divertente. «Tu invece sei un cabrón», lo prendo in giro.

Inarca un sopracciglio. «E cosa vuol dire? Come fai a sapere lo spagnolo?»
«Significa caprone, cornuto, ma anche bastardo. So qualche parola in spagnolo solo perché quando ero più piccola mi ero fissata con una band ska-punk spagnola», alzo le spalle.

«Sei proprio ricca di sorprese. E dimmi, com'era questa band?» sembra incuriosito. O forse sta solo cercando di distrarmi dalla mia vita di merda.

Mi sistemo, Thor torna da me e sale sul piccolo divano sdraiandosi su di noi. Invadente e al tempo stesso adorabile. Spero che scorreggi in faccia a William.
«A me piacciono, fanno buona musica, anche se in Spagna non sono ben visti. Ti farò sentire qualcosa, un giorno.»

«Perché non adesso? Poi rientriamo a fare il nostro primo concerto insieme», le sue labbra si incurvano in un ampio sorriso. Quelle  bellissime fossette spuntano ai lati delle guance.

«Okay, dammi il tuo telefono, il mio l'ho lasciato dentro» dico, aprendo il palmo della mano davanti alla sua faccia.

Infila la mano nella tasca dei pantaloni e me lo porge. «Non entrare nella galleria, potresti scioccarti talmente tanto che ti si bloccherebbe la crescita.»

La mia faccia si contrae in un'espressione schifata. «Mandi le foto del tuo pistolino alle ragazze?» lo punzecchio. Non ha affatto un pistolino.

Lui solleva una mano per darmi un buffetto sulla testa che mi scompiglia i capelli. «No, sono loro che inviano le loro patatine. Sto facendo una raccolta. Alla prossima patata che ricevo in chat, in omaggio avrò un servizio di bicchieri a forma di fica.»

Sta ridendo, ma non sta neanche scherzando. Sul serio le ragazze inviano la foto della passera? Cioè, perché? Che senso ha!
«Non aprirò mai la tua galleria e nemmeno le tue chat», arriccio il naso. «Sbloccami questo contenitore elettronico di patate», borbotto.

«Trenta undici novantatré.»

Egocentrico del cavolo. «Sul serio hai come pin la tua data di nascita?»
Scrolla le spalle. «Non sapevo che altro mettere», inarca un sopracciglio. «Come fai a sapere quand'è il mio compleanno?»

Oh, lo so perché Dylan ha stalkerato il tuo profilo. Sa persino il tuo segno zodiacale!
«Dylan, lo ha scoperto lui tramite il tuo profilo da boomer su Facebook», intanto sblocco il telefono. Per fortuna non ha la sua foto come blocco schermo. Ma ha Eddie T H. La mascotte degli Iron Maiden.

Io ora come sfondo ho una foto mia e di Salem, siamo così carini insieme. Anche se nella foto si può vedere quanto sia scazzato dal fatto che io gli stia baciando la testolina.

«Mi avete stalkerato per bene», ridacchia.
«Ti ha stalkerato» lo correggo, senza neanche guardarlo. Vado su Spotify e prima di andare a cercare la band, mi cade l'occhio sull'ultima playlist che il biondo ha ascoltato. Scoppio a ridere in modo sguaiato. «Sul serio?»

«Che c'è!» dice strappandomi di mano il suo telefono.

Oddio, potrei anche farmi la pipì addosso per quanto sto ridendo. «Ascolti i Backstreet Boys, i 5ive e NSYNC?» asciugo le lacrime con il dorso della mano.
«È un problema? Non esiste solo il rock», borbotta. È così carino quando mette il broncio che vorrei mordergli le labbra.

«Lo sapevo che sotto la corazza da super cattivo, si nascondeva un ragazzo con il desiderio di fondare una boy band anni 90», adoro prenderlo in giro. «Un giorno mi canterai I Want It That Way.»

Si alza in piedi. «Posso farlo anche adesso, se vuoi. Ma preferisco Bye Bye Bye dei NSYNC.»

Lo guardo cercando di capire se è serio o meno. È serio. E io adesso muoio dalla voglia di vedere questo scimmione ossigenato cantare quelle stupide canzoni. «Sto fremendo dall'impazienza.»

Si schiarisce la gola in modo teatrale e inizia a cantare. Per poco non cado dal divanetto quando imita anche il ballo. Tutto sommato ce lo vedrei davvero in una boy band pop. Di sicuro, farebbe impazzire un sacco di teenager. Forse anche me.

Questa versione di William è... non trovo neanche le parole per descriverla. Fantastica. Questo ragazzo è dotato di carisma e magnetismo puro.

Si inginocchia davanti a me – adesso sembra che si stia preparando per uno spettacolo alla Magic Mike- posa entrambe le mani sulle mie cosce e il mio respiro va a farsi benedire. Smette di cantare e ci guardiamo negli occhi.

Sono agitata e senza fiato. Non so per quale motivo, e nemmeno mi importa saperlo, ma voglio baciarlo. Lo voglio anche perché so che sta facendo di tutto per farmi sorridere. Lo apprezzo molto e gliene sono davvero grata.

Affonda i polpastrelli sotto le calze a rete e la mia pelle si incendia. Non capisco cosa sta succedendo. Non riesco a respirare, a muovermi o a pensare. Sento solo le sue mani addosso.

È una pessima idea per tantissime ragioni. La prima, è che siamo quasi amici. Appoggio le mani sui suoi avambracci, sento i suoi muscoli e quella sexy distesa di nervi tenderei sotto i miei palmi. Si solleva appena. Adesso il suo viso è all'altezza del mio. Borbotta qualcosa e all'improvviso le sue mani si spostano sui miei fianchi.

Sono felice di aver indossato questo maglione corto, almeno posso sentirle bene, le sue mani sulla mia pelle. Dio, sto per sciogliermi come un pupazzo di neve sotto al sole. «Blue», balbetto. «Mi piacciono i Blue.» Sinceramente non so nemmeno perché l'ho detto e cosa c'entrano i Blue adesso.

Un sorrisetto si allarga lentamente sul suo viso. «Anche tu allora hai una boy band preferita che tieni nascosta.»
Alzo gli occhi al cielo. «Sono pur sempre una ragazza, anche se tu la pensi diversamente.»

Mi coglie di sorpresa quando mi avvolge la mano sulla nuca e mi attira a sé. Abbassa la testa e sento le sue labbra sulla fronte. Inspira profondamente. «Il tuo profumo è così dolce che mi mette l'acquolina. Ti fai il bagno in mezzo allo zucchero filato?>»

Trattengo il fiato quando scivola verso il mio collo e sento il suo fiato caldo sulla pelle e le sue labbra sfiorarmi la gola mentre mi inclina la testa di lato. Smetto di respirare quando sento il tocco caldo e umido della sua lingua contro la mia pelle. «William...» sussurro.

Gli ingranaggi del mio cervello stanno andando in cortocircuito. Così ogni singola terminazione nervosa del mio corpo.

Mi morde il collo e dalla sua gola risale un gemito roco. Affondo le dita contro i suoi avambracci, come se avessi paura di cadere da un momento all'altro. Le sue labbra continuano a muoversi sulla mia pelle, ha i denti serrati mentre si avvicina al mio mento. Rafforza la presa sui miei fianchi e all'improvviso mi attira sé, facendomi sporgere il sedere dal bordo del divanetto, che scricchiola sotto il mio peso.

Sono così confusa per quello che sta succedendo, che posso giurare di vedere nella mia testa tutti i componenti dei Blue che cantano e ballano. Sto perdendo la testa. Le sue mani risalgono lungo i miei fianchi provocandomi un milione di brividi e quando finiscono sotto il mio maglione, il mio cuore si inceppa.

Tutti i miei pensieri sul fatto che questa fosse una pessima idea, svaniscono quando con i polpastrelli accarezza i contorni del mio seno.

Gesù.

Emette un verso soffocato e mi morde il collo molto più forte di quanto mi aspettassi.
Sussulto, poi emetto un gemito soffocato e mi inarco verso di lui.

Gli infilo le dita tra i capelli, beandomi della sensazione di accarezzare questi ciuffi morbidi. Inclino la sua testa leggermente all'indietro per scoprire che cosa proverò a sentire le sue labbra sulle mie.

Le sue lunghe dita sfiorano impercettibilmente i miei piercing ai capezzoli. Mi sfugge un gemito un po' troppo rumoroso. Il suo, invece, è seguito da una serie di imprecazioni.

«Ragazzi, Elvis vi sta aspettando!» La voce di mia nonna ci fa sussultare entrambi. Per fortuna non si è spinta oltre la porta, altrimenti avrebbe visto le mani di William infilate sotto il mio maglione.

Mi paralizzo. Lui posa la testa contro il mio collo, le sue labbra premono di nuovo contro la mia pelle. «Scusa.»

Non so se essere più scioccata per questo intenso contatto o perché le sue labbra hanno appena pronunciato la parola scusa. Posa un piccolissimo bacio mortale sul mio collo e si allontana.

Io resto inerte a fissare i suoi anfibi. Che cavolo stavamo facendo? Soprattutto fuori in giardino dei miei nonni? Abbiamo chiaramente perso la testa tutti e due.

Mi ricompongo mi alzo in piedi e sistemo il maglioncino, sotto il suo sguardo che continua a bruciarmi la pelle.

Non dico niente, gli sfilo davanti e rientro dentro casa. Lui mi raggiunge poco dopo. Ha un'espressione che non mi piace affatto. Sembra che gli stia per scoppiare il cervello.

«Tutto okay, Blue Bean?» mi chiede nonno, adesso seduto sul divano.

Annuisco. E spero di non avere le guance arrossate e lo sguardo di una che stava per farsi toccare il seno in giardino. «Sì», forzo un sorriso. «Sei pronto per lo spettacolo?» Con movimenti nervosi afferro la mia chitarra e passo la tracolla sopra la  testa.

William fa la stessa cosa, in totale silenzio. Sembra che voglia eclissarsi. Ma non può. Poi però mi guarda e la sua solita espressione distaccata si fa strada sul suo viso. «Che cosa suoniamo?»

«Nonno, decidi tu» mormoro, distogliendo lo sguardo da William.

Mio nonno solleva un braccio e se lo passa dietro la testa quasi calva. «Sorprendetemi.»

In questo momento ricordo a stento il mio nome. Per fortuna il Biondo accanto a me capisce il mio disagio e ci sorprende tutti suonando Great Balls Of Fire – ovviamente solo con la chitarra, in quanto non abbiamo un piano forte a portata di mano-.

Mio nonno lo guarda con un enorme sorriso stampato sul volto. Anche mia nonna entra in salotto e va a sedersi accanto a suo marito per godersi lo spettacolo. Io sono ancora troppo scossa per quello che è successo fuori. Infatti ci metto più del dovuto per andargli dietro con la chitarra, aspettando la nota giusta per entrare in scena. Non riesco a coordinare i movimenti delle mie dita. Sembra che non abbia mai suonato una chitarra in vita. William tenta di darmi il ritmo suonando un po' più piano. È inutile però, sono troppo distratta.

Alla fine scazzata gli lascio suonare questa canzone da solo.
Lui sembra apparentemente calmo. Be', perché non dovrebbe esserlo? Non sono mica la prima ragazza che tocca in quel modo. Ha letteralmente un album di patate!

Sono io quella che si emoziona per una carezza o un tocco fatto in un certo modo. Perché anche se ho fatto sesso con alcuni ragazzi, la verità è che non ne so un cazzo d'intimità. Sono sempre andata dritta al punto. Nessuno mi hai toccato per troppo tempo e in quel modo. Quindi no, non so niente su queste cose.
E se l'effetto che mi fanno è quello di farmi dimenticare persino di come si suona la chitarra, è meglio evitare.

Quando William finisce la canzone, inizio io. Intonando le note di Johnny B. Goode. Mia nonna schizza in piedi e si mette a ballare sotto lo sguardo perdutamente innamorato di mio nonno, che la guarda come se fosse la cosa più bella del mondo.

Chissà se qualcuno mi guarderà mai in questo modo. L'amore, quello di una volta, non esiste più. Ora è tutta una questione di sesso, mettersi le corna, fare sesso, tornare insieme, lasciarsi trecentomila volte in un mese e... sesso. L'amore come quello dei miei nonni non esiste più.

E ora vorrei solo uscire dal mio corpo e osservarli in silenzio. Mentre lei balla e lui batte solo le mani, perché in piedi non riesce proprio a stare.

William si avvicina a me dandomi una leggera spallata. Si è reso conto che stavo per piangere di nuovo. Cazzo. Abbasso lo sguardo e mi concentro sulla mia esibizione. Credo che nessuno abbia mai suonato così male la canzone di Chuck Berry. Spero che non si stia rivoltando nella tomba per colpa mia.

Passiamo a quella successiva, Splish Splash di Darin.
Poi William decide di darmi il colpo di grazia suonando Can't Help Falling In Love di Presley. Mio nonno si tira su a fatica, cinge la vita di mia nonna e si mettono a ballare. Tutto il mio mondo si riduce al nulla più assoluto. Ora ci sono solo loro che danzano lentamente come quelle belle statuine dentro una palla di cristallo innevata.

Nonno avvicina la sua bocca all'orecchio di nonna per canticchiarle la canzone in un sussurro quasi inudibile. Sbaglia alcune parole. Lei però sorride senza farglielo pesare. Ha gli occhi lucidi e si sforza per non piangere. «Va tutto bene», le sussurra mio nonno.

Deglutisco a fatica e mi impongo di distogliere lo sguardo da loro due. Cazzo, fa male da morire. Mi sento morire dentro. Non riesco neanche a immaginare come si sente mia nonna.

È troppo. Ma devo restare inchiodata qui e fingere di essere la ragazza più forte del mondo. Mentre tutto dentro di me sta cadendo a pezzi. William si avvicina di nuovo di me, piegandosi leggermente in avanti. «Respira, Blue.»

Annuisco, inspiro bruscamente e poi espiro. Non mi sento meglio. Le lacrime sono sempre lì, pronte a cadere. Smette di suonare lasciandolo fare a me. Continua però a cantare, mentre posa una mano sulla parte bassa della mia schiena. Sta cercando di darmi forza?

Nonna lo aiuta a sedersi. Si scambiano un sorriso così dolce che mi sciolgo anche io. Mio nonno guarda me e William e batte le mani. «Sembra che suoniate insieme da una vita.»

A quanto pare anche gli altri che ci guardano da fuori, si sono resi conti che c'è una forte connessione tra me e Gilmour – mentre suoniamo-.

« Ora mi piacerebbe sentire William cantare My Way di Sinatra

Bene. Non so perché gli ha chiesto di cantare questa canzone, ma va bene. Mi metterei a cantare anche Itsy Bitsy Spider se me lo chiedesse.

William con un'espressione un po' sorpresa da questa richiesta, impugna di nuovo la sua chitarra e ci regala a tutti quanti un sorriso furbo. «Okay, però canterò la versione di Sid Vicous, è più cazz.. accattivante.»

Nonno ridacchia e gli fa un cenno con la mano. «Puoi cantare la versione che preferisci.»

Vado a sedermi sul divano in mezzo ai mie nonni. Mio nonno posa una mano sulla mia e la stringe. Abbasso lo sguardo e mi rendo conto che stavo tremando. Lo guardo e lui mi strizza l'occhio in un modo che dovrebbe essere rassicurante.

Ci voltiamo tutti nella direzione di William quando inizia a suonare. Ogni volta che lo guardo pizzicare quelle corde, sembra che intorno a lui si sprigioni un aura luminosa in grado di incantarmi. Imita il modo di cantare di Vicious strappando una risata divertita a mio nonno, che lo guarda con ammirazione. È bravo. Lo sappiamo tutti e lo sa anche lui. E quando lo scoprirà anche il resto del mondo, diventerà così famoso che si ritroverà i paparazzi anche in bagno. È destinato alla fama. E io mi sento schifosamente fortunata per averlo conosciuto prima che lo diventi. E lo sarò di più quando lo vedrò sbocciare del tutto. Quando incanterà milioni di persone. Quando brillerà sul palco del Madison Square Garden come una fottuta esplosione solare. Per quanto mi riguarda sta brillando anche adesso che si trova nel salotto dei miei nonni.

Persino Thor è incantato a guardarlo, muovendo la sua grossa coda da una parte all'altra.
L'ultima canzone che suoniamo è una dei Metallica. Nessuno mi leverà mai più l'immagine di mio nonno che ci sorride in quel modo, come se stesse assistendo al concerto della sua band preferita. Custodirò questo momento per sempre nel mio cuore.

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«Grazie per quello che hai fatto per Elvis. Sei davvero un tesoro», mia nonna posa un bacio sulla guancia di William. Lui inarca un sopracciglio e mi guarda con un sorrisetto malizioso.

Oddio, ancora con questa storia? Vuole flirtare con mia nonna?

«Non devi ringraziarmi, Ginger» risponde lui, accarezzandole appena la spalla.

Quanta confidenza.

«Mi piacerebbe vederti più spesso», continua mia nonna. Capisco che William sia fastidiosamente attraente. Però, cazzo. Dateci un taglio.

«Lo farò», risponde lui. A quanto pare sorride a tutte nello stesso modo. Non riserva a nessuno un trattamento speciale.

Anzi, forse a Vicky. Quella volta al bar le ha sorriso in modo diverso. Un modo in cui con me non ha mai fatto.

«Ci conto», lo abbraccia di nuovo e lui diventa come di marmo tra le braccia di mia nonna.

È allergico agli abbracci? No, impossibile. Altrimenti non mi avrebbe mai abbracciata quando eravamo seduti tra due bidoni della spazzatura.

«Lo accompagno», borbotto.
Lui ridacchia. «Che c'è, hai paura che mi rapiscano gli alieni?» mi punzecchia.
Mi fermo. «Allora vai da solo. Dio, quanto sei insopportabile.»
Alza gli occhi al cielo. «Dio, quanto sei permalosa! Accompagnami, avanti.»

Cammino verso il cancello sbattendo i piedi a terra come una bambina. I suoi continui cambi di personalità mi faranno ammattire.

«Aspetta!» ridacchia alle mie spalle.

Si diverte a farmi perdere le staffe. È chiaro.

Premo centocinquanta volte il pulsante del cancello. Appena si apre lo invito a uscire con un gesto della mano. «Prego, vai. Stiamo passando fin troppo tempo insieme, inizio a non sopportarti più.» Bugiarda.

«Si come no, e io magari ci credo» ridacchia, appoggiandosi con la spalla contro il cancello. Vorrei dirgli che è un po' difettoso e che tende a chiudersi di botto. Ma non lo faccio.

Poco dopo il cancello gli da una botta alla spalla e lui barcolla di lato.

Scoppio a ridere. «Ben ti sta!»
Mi fulmina con lo sguardo. «Lo sapevi?»
Annuisco.

Mi coglie alla sprovvista afferrandomi entrambe le mani e tirandomi fuori dal vialetto di casa dei miei nonni. Strillo per la sorpresa quando le sue dita si muovono veloci lungo i miei fianchi facendomi il solletico. «Oh, soffri il solletico? Buono a sapersi.»

Mi dimeno come un anguilla appena pescata cercando un modo per sfuggire alle sue dita. Ovviamente è impossibile.
Non so come, mi ritrovo spiaccicata contro il muro a secco, appena poco lontano dal lampione. Il suo viso è illuminato solo per metà. Ma posso vedere comunque l'intensità con cui brillano i suoi occhi.

Perché dev'essere così bello?

Smetto di ridere. Forse anche di respirare. Anche lui ha smesso. Le sue mani sempre premute contro i miei fianchi. «Non provocarmi.» È così vicino che il suo fiato mi solletica le labbra.

«Non ti sto provocando, non ho fatto niente», mi ritrovo a bisbigliare con un filo di voce.

Preme con più forza i polpastrelli sui miei  fianchi. «Sì invece, mi provochi ogni volta che mi respiri accanto.»

Sono più che certa che la parola corretta sia: mi ecciti ogni volta che mi respiri accanto. Non me la sento di dirglielo però. La connessione del mio cervello si è disconnessa da tutto il resto del corpo. Mi ritrovo a respirare in modo affannato eppure sono ferma, inchiodata tra lui e il muro.

Vorrei avere un po' di coraggio per tendermi in avanti e baciarlo. Ma non ce l'ho. Non ho il coraggio di farlo perché se poi mi respinge mi sentirei umiliata.

È lui però a inclinare la testa di lato. Le sue labbra accarezzano la mia mascella e poi scendono lungo il collo. Come prima in giardino.

Perché non vuole baciarmi sulle labbra? Forse anche lui pensa che sia sbagliato? Se proprio dobbiamo andare in fondo, è sbagliato anche questo. Adesso però non mi importa. Voglio che mi tocchi ovunque.

Sento la sua lingua leccarmi un piccolo pezzo di pelle, inclino la testa per dargli più accesso. Una sua mano scivola sotto il mio maglione, non esita nemmeno per un secondo, la apre e mi afferra un seno strappandomi un gemito strozzato.

«Perché non usi mai reggiseni? Mi distrai, cazzo. Te ne regalerò almeno una cinquantina.»

Il mio intento era quello di ridacchiare, invece quello che mi sfugge dalle labbra, è un altro gemito. Con l'altra mano spinge il mio bacino contro il suo. E lo sento. Duro, grosso e perfetto. Il primo istinto che ho è quello di strusciarmici contro.

Lui emette un verso soffocato e morde di nuovo il mio collo.
«Non...» non ricordo nemmeno che cosa dovevo dirgli. In questo momento a stento riesco a concentrarmi sul mio respiro.

Presa dall'eccitazione, afferro la sua mano che mi tiene il fianco e gliela spingo verso giù. Voglio che mi tocchi, cazzo.

Sento le sue labbra sorridere contro il mio collo. «Che cosa vuoi?»

Mi strofino ancora contro di lui facendogli capire le mie intenzioni.

«Dimmelo», ordina.
Mi lecco le labbra. «Voglio che mi tocchi.»

Solleva la testa per guardarmi negli occhi, lentamente, la sua mano scivola sulla mia gonna, mi accarezza la coscia fasciata dalle calze a rete con una delicatezza che quasi mi uccide. «Così?» sussurra suadente.

Sì, così. Ma non voglio che mi tocchi la coscia. Scuoto il capo, afferro di nuovo la sua mano e la infilo sotto la gonna. Una disperata. Ecco cosa sembro.

Sorride. I suoi occhi brillano di eccitazione come i miei. Strofina un dito contro la mia fessura da sopra la stoffa delle mutandine. Merda, sono vergognosamente bagnata. «Mi vuoi sentire qui, Pudding?»

Maledizione a quel nomignolo! Non voglio ritrovarmi ad associarlo a questo momento quando mio padre mi chiama così o i miei nonni. Sarebbe imbarazzante.

Annuisco troppo velocemente.

Muove il dito su e giù accarezzandomi sempre da sopra quell'inutile stoffa. «Le tue mutandine sono sempre imbarazzanti» sussurra, afferrandole con il dito e spostandole di lato.

Le mie cosce si aprono in automatico come se non stessero aspettando altro. Iniziano a tremare e io mi aggrappo alle sue spalle. Quando il suo dito sfiora il mio clitoride dolorante, sono costretta a spalmare la faccia sul suo petto. Il suo profumo mi offusca la ragione ancora di più. Fa scivolare il dito avanti e indietro su tutta la lunghezza della mia intimità. Io smorzo i gemiti soffocandoli sulla sua camicia, che in questo momento vorrei strappare via per sentire ancora di più il calore della sua pelle.

«Sei fottutamente bagnata» ringhia sottovoce, mentre spinge un dito dentro di me.

Chiudo gli occhi così forte che vedo anche le stelline. Gesù... quelle mani sono favolose. Lui è davvero uno strimpellatore di clitoridi, cazzo. Mi muovo contro la sua mano. Sono così bagnata che la mia patata produce suoni indecenti. Mi schiudo ancora di più quando infila un secondo dito. Mi aggrappo alla sua camicia e continuo a tenere il viso sepolto sul suo torace muscoloso. Pensare che mi sta masturbando con la mano tatuata e quella in cui porta sempre l'anello a forma di teschio, mi fa eccitare ancora di più.

Le sue dita si muovono sempre più con urgenza. Afferra una mia mano e la infila insieme alla sua sotto alla mia gonna. «Toccati» ordina, sussurrando.

Obbedisco. Disegno piccoli cerchi umidi sul clitoride mentre roteo il bacino attorno alle sue dita sepolte dentro di me.

Madonna santa. Dovrebbero dargli il premio per il miglior sgrillettatore del mondo.

Sto per venire, lo sento. Lo sento muoversi nel mio basso ventre come bollenti vampate. Aumenta il ritmo e prende a succhiarmi la pelle del collo sempre più forte.
Con la mano libera mi aggrappo a lui con più forza. L'altra la muovo con più urgenza sul clitoride. Sono così bagnata che sento rivoli del mio umore inumidirmi l'inguine e l'interno coscia.

Le sue dita ficcate in profondità, si muovono sempre più veloci, quasi mi solleva da terra per la forza con cui le affonda. «Cazzo, William...» ansimo. Vorrei toccarlo anche io e alleviare anche la sua eccitazione. Ma non riesco a togliere la mano dal mio clitoride. Sto per esplodere ed è meglio che usi la mano libera per tapparmi la bocca, prima che mi senta tutto il vicinato.

«Brava, così. Se tu non fossi tu e io non fossi io, ti scoperei a sangue», sussurra contro il mio collo.

Non so perché continui a ripetermi questa cosa. Ma io sono sempre io e lui è sempre lui, quindi significa che non faremo altro niente all'infuori di queste cose?
Oddio, neanche voglio farle queste cose! È solo la foga del momento, tutto qui.

L'altra sua mano si infila sotto il mio maglione, le sue dita si avventano contro il mio capezzolo tormentandolo. Le sue dita sempre più veloci, la sua bocca che succhia il mio collo, la torsione contro i capezzoli e la mia mano che scivola sempre più veloce sul clitoride, mi fa letteralmente esplodere. Mi chiudo su di lui, che continua a pugnalarmi con quelle magnifiche dita. La mia intimità si chiude con degli spasmi risucchiando le sue dita.

«Porca puttana, te lo vorrei infilare così dentro da toccarti le corde vocali» ringhia, mordendomi ancora una volta il collo con forza.

Mi accascio contro il muro, lui sfila lentamente le dita provocandomi ancora piccoli e piacevoli spasmi. Abbassa la gonna e molla anche la presa sul mio capezzolo, ma resta spiaccicato contro di me. Penso che voglia essere ricambiato. Così, afferro il bordo dei suoi jeans alla ricerca del bottone. Mi afferra la mano e la ferma.

Sposto appena il viso per guardarlo negli occhi. «Perché?»
«Non voglio niente in cambio. È stata una giornata stressante, volevo solo consolarti un pochino.»

Che tradotto nella mia lingua significa: mi facevi una gran pena è così ho deciso di sditalinarti un pochino per tirarti su il morale.

Lo allontano con una spinta, lui mi guarda visibilmente confuso. «Sei un cogl...»

«Blue? William?» La voce di mio padre ci piomba addosso come una secchiata di acqua gelida. Mi allontano con un balzo da William e mi volto nella direzione da cui proviene la voce di mio padre.

Ha visto qualcosa? Oddio, ti prego, NO!

Siamo semi nascosti nell'oscurità, forse non ci ha visti. Faccio un passo in avanti. A giudicare dal modo in cui sta guardando entrambi, sembra che abbia visto che la sua adorata rock star stava facendo una visita ginecologica a sua figlia. O forse è solo sorpreso, non lo so.

«Ehi, papà!» cerco di tenere un tono di voce normale, anche se ho appena squittito come un topo.
William borbotta qualcosa alle mie spalle. Mi volto a guardarlo e vedo che sta osservando la sua mano. Abbasso lo sguardo anche io e per poco non mi strozzo con la saliva. Ecco perché ero così esageratamente bagnata. Oddio, che figura di merda.
Perché deve succedere tutto a me?

Dio, mio odi così tanto?
Me la stai facendo pagare perché mi sono fatta toccare di nuovo da William?

Ha letteralmente le dita con cui mi ha toccata fino all'ugola, sporche di sangue.

Mesi e mesi senza ciclo – tranne quella piccolissima apparsa- e doveva arrivarmi proprio adesso, mentre lui mi stava toccando?

Vorrei sparire, sul serio.

Lui solleva la testa e mi guarda. Non riesco a interpretare la sua espressione adesso. Con nonchalance nasconde la mano incriminata nella tasca dei jeans.

«James», borbotta rivolto verso mio padre.

Giusto. C'è anche mio padre che appena mi volto a guardarlo, aggrotta la fronte. «Blue, potresti entrare a casa? Devo parlare un attimo con William.» Il tono cupo non promette niente di buono. Ha visto.

Cazzo. «Non puoi dirglielo davanti a me?» Azzardo. Ma sì brava, dai ancora di più nell'occhio, cretina!

«No.»
«Ci sentiamo domani Blue, vai. Buonanotte e ringrazia ancora una volta i tuoi nonni», interviene William. Il suo tono invece è calmo.

Mi volto a guardarlo e lui mi fa un cenno con gli occhi di andare via. Guardo mio padre, ma lui ha perso l'interesse per me e guarda solo William.

Cazzo. Cazzo. Cazzo.

Cammino verso casa a passo svelto. Il senso di umidità che sento in mezzo alle gambe, mi fa camminare come una scema. Che schifo.

Mi volto a guardarli ma nessuno dei due sta parlando, perché ovviamente stanno aspettando che io mi levi dalle palle.

Attraverso il vialetto ed entro a casa mia, imbattendomi in mio fratello che mi guarda dalla testa ai piedi. Immagino che lui abbia una specie di radar o il super fiuto per capire che ho appena avuto un orgasmo potente. Se lo ha capito, non dice niente. Mi sfila affianco ed entra in cucina.

Io corro al piano di sopra, mi fiondo alla finestra e cerco di spiare. Ma quella maledetta siepe – che chiaramente ha bisogno di essere potata- mi impedisce di vedere mio padre o William. Merda.

Delusa, vado in bagno. Mi siedo sulla tazza e... Sì. Sono decisamente arrivate. Belle potenti, belle rosse. Fanculo. Potevano anche aspettare un'oretta. Invece si sono presentate come se niente fosse dopo quasi un anno. Stronze.

Faccio una rapida doccia e mi vesto. Non ero più abituata a indossare l'assorbente. Adesso mi da persino fastidio avercelo dentro.

Mi avvicino di nuovo alla finestra per sbirciare ma non è cambiato nulla, nessuno è apparso dal nulla per potare la siepe. Non si vede proprio un cazzo.

Mi butto sul letto rimbalzando un paio di volte e sospiro, fissando il soffitto. Salem spunta da sotto al letto, annuncia la sua presenza con un sonoro miao e sale sul letto. Ovviamente la prima cosa che fa è salirmi sopra e impastarmi con vigore.

Ora che cosa dovrei pensare? Sono sicurissima che mio padre abbia visto tutto. Spero solo che non abbia visto anche il mio sangue sulle dita di William. Imbarazzante e schifoso allo stesso tempo. Forse dopo questa, William non mi guarderà più neanche in faccia. Nemmeno io credo che avrò più il coraggio di farlo.

Dai però, che sfiga è questa?

Ci sono i preferiti da Dio e poi ci sono quelli odiati. Io faccio chiaramente parte della seconda categoria.

Afferro il gatto e affondo il viso nella sua pelliccia. «Sono un disastro», piagnucolo.

Lui schizza via graffiandomi la pancia, quando nota la presenza di mio padre sulla porta.
Sono nella merda. Nella merda fino al collo. Anzi potrò fare l'angelo, sguazzando nella merda. Posso sentire già il rumore della carta che viene stracciata in mille pezzi e la carriera di William andare a farsi benedire. Per colpa mia e della mia vagina insaziabile. Sicuramente mi odierà anche per questo. Non solo per averlo imbrattato di sangue, ma anche per avergli rovinato la carriera già dagli esordi. Di solito le rock star se la rovinano da sé facendo una vita di eccessi. Lui invece se l'è rovinata per aver frugato nella mia patatina.

Giro la testa verso mio padre. Ha un'espressione indecifrabile.
Avanza dentro la stanza sospira e si siede sul letto.

Mi sollevo sui gomiti. «Papà...»
Solleva una mano per aria interrompendomi. «Non sono arrabbiato» dice a denti stretti, cosa che fa capire tutto il contrario. «Certo, non è stato affatto piacevole assistere a quella...» scuote il capo. «Ma non sono arrabbiato.»

«Lo hai picchiato?» chiedo, senza esitare.
Sgrana appena gli occhi. «Cosa? Certo che no! Anche perché se lo vorrebbe, mi annienterebbe. No, nessuno ha picchiato nessuno.»

Almeno su questo posso tirare un sospiro di sollievo. «Allora che cosa gli hai detto? » non hai visto le sue dita, vero? Dio che imbarazzo.
Si passa una mano sul viso. «Questo non ti riguarda.»
«Recederai il contratto?» chiedo, allarmata.

Scuote il capo. «No, nemmeno.»

« E allora?» sbotto, agitando una mano per aria.

Assottiglia gli occhi rimproverandomi in silenzio. Poi si sfiora la mascella dove una leggera barba rossa sta crescendo. «Lui ti piace?»
«Lui chi?»
«Di chi stiamo parlando?»
Mi sfugge una risatina sarcastica. «No, che non mi piace!»

Le sue sopracciglia si inarcano entrambe come a volermi dire " Allora perché ti stava frugando la patata? Aveva perso le chiavi della macchina lì dentro?".
«Blue, dimmi la verità», sospira.
«È la verità! Certo, è un bel ragazzo ma, no. Non fa per me.»
«Bene, allora potresti anche evitare di farti... toccare?» suggerisce.

Non è colpa mia se quando il biondo orbita intorno a me perdo la testa. È come quando la mia luna entra nel segno dello scorpione. Dylan mi sta contagiando.

«Lui che cosa ha detto?» Voglio saperlo, ma al tempo stesso ho paura di sentire la risposta. 
Serra appena la mascella. «Niente.»
«Papà» incalzo, agitandomi.

Ha detto sicuramente che gli faccio schifo o qualcosa del genere. O che è inciampato per caso sulla mia patatina con le dita.

«Ha detto che non succederà più. Si è scusato e mi ha assicurato che tra voi non c'è niente. Io voglio credergli. Però ragazzi... placate i vostri bollenti spiriti. Non è stato affatto piacevole per me, sul serio.»

Ovvio che non c'è niente tra noi. Ogni tanto però ci piace toccarci. Ma no, non c'è nulla. Non succederà davvero mai più.

«Posso fidarmi?»
Annuisco, più convincente che posso. «Certo», aggiungo anche un sorriso.
«Bene», si alza dal letto e si avvia verso la porta. «Buonanotte, Pudding.»
«Notte papà», sussurro.

Chiude la porta e io mi infilo sotto le coperte. I dolori del ciclo iniziano a farsi sentire. Sembra che qualcuno mi stia affettando le ovaie con un coltello affilato.

Maledizione.

Non ho la più pallida idea di quanto dureranno. Sono felice che siano tornare, ma adesso mi stanno antipatiche, le odio.
Spero solo che William non sia un tipo che si scandalizza.
Porto le mani sul viso e sbuffo contro il buio.

Lo schermo del telefono si accende illuminando un piccolo pezzo del soffitto. Lo afferro subito e spero che sia lui.
Quando leggo il suo nome, il mio cuore fa una capriola all'indietro abbastanza imbarazzante.

William: Devi una camicia a mio fratello.
Io: Perché?
William: Immagina, puoi.

Le mie guance vanno a fuoco. Sul serio sono riuscita a sporcare anche la camicia? Che cazzo. 

Io: Mi dispiace. Per tutto. È stato... schifoso e imbarazzante.
William: Imbarazzante un po' sì – per te-. Schifoso no. Confesso che ti avrei scopata lo stesso anche a costo di navigare nel mar rosso. Mi scuso anche io, per essermi spinto – di nuovo- oltre. È che alcune volte non riesco a ragionare quanto ti ho intorno. E succede che faccio cazzate. E tu, me le lasci fare perché ti piace tanto quanto me fare puttanate. Non devi permettermi di toccarti, Blue. Davvero. Non farlo più. Meglio tirami un pugno in testa.

Mi avrebbe scopata lo stesso? 
No, non pensare a quello.
Leggi anche il resto del messaggio, maiala!

Io: Succede la stessa cosa a me. Ho pensato che fosse colpa della mia luna che entra nel segno dello scorpione.... Tu che in quale casa hai la luna?
William: Di cosa cazzo stai parlando?
Io: Oroscopo... sai per caso a che ora sei nato?
William: Sicura di stare bene?
Io: Rispondi senza rompere!
William: Verso le 12:20. perché?

Dylan si è impossessato di me. Esco dalla chat per controllare il suo ascendete. E chissà forse anche lui ha la luna in scorpione e così si spiegherebbe tutto. Oddio, ma che dico? «Esci da questo corpo, Dylan!» bisbiglio nel buio. 

Tuttavia controllo lo stesso. William Gilmour è Sagittario ascendente Acquario. 
Ora mi spiego un sacco di cose. L'Acquario è uno dei segni zodiacali più ribelli dello zodiaco. Ironia, è anche il mio ascendente. 

Basta pensare all'oroscopo! Sono solo cavolate. 

Io: Fatto. Il tuo ascendente è l'Acquario.
William: Continuo a non capire di cosa cazzo stai parlando.
Io: Lascia stare. Piuttosto dimmi che cosa  ti ha detto mio padre. Ti ha minacciato di morte? Dimmi la verità.
William: Inaspettatamente no...
Io: Mh, allora aveva ragione.
William: Che cazzo chiedi a fare se lo sai già?
Io: Volevo sentire entrambe le campane. Tu invece, è vero che gli hai detto che non succederà mai più e che tra noi non c'è niente?
William: Sì. È vero.
Io: Che non ci sia niente tra noi, sono d'accordo anche io. Ma che non succederà mai più...
William: Che altro avrei dovuto dire, Blue? Dirgli " Si, mi sarebbe piaciuto sbattermi tua figlia davanti a casa dei tuoi genitori"? Non succederà più.
Io: D'accordo.
William: D'accordo.
Io: Notte.
William: Non fare l'offesa, lo sai anche tu che è sbagliato.
Io: LO SO! Ma tu mi provochi e poi mi fai passare per l'unica cogliona arrapata!
William: Buonanotte.
Io: Vaffanculo, stronzo.

Esce dalla chat.
Sospiro contro il display. Ogni volta che capita che ci avviciniamo troppo, prontamente poi si allontana e mi fa pensare di essere l'unica cogliona arrapata che ha fatto tutto da sola. Come a dire che gli ho puntato un bazooka in faccia per toccarmi. Stronzo

Non mi farò mai più toccare da lui, anche se tutto il mio corpo dirà il contrario. Decido io, non i miei ormoni che impazziscono quando lui è vicino. 

Alcune volte ho paura di venire anche solo se mi starnutisce accanto.
Forse sono io la malata patologica. 

Fatto sta che non mi farò più toccare se poi non fa altro che contraddirsi da solo.
Cazzone. Cazzone in tutti i sensi



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Vi lascio anche un po' di immagini del capitolo 🖤

* William mezzo nudo anche davanti ai nonni di Blue Jean, questo ragazzo non conosce il senso del pudore 🤣*

Anche qui mezzo nudo... 🥹

E anche qui 🥹🥹🥹

Blue con Thor, il cane dei nonni 🥹🥰

Il 30 novembre sarà il compleanno di William, ogni stellina o commento lasciato, contribuirà a regalargli una maglietta😂

A lunedì ✨🖤
Grazie per tutto 🖤

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