♬~23.1 ʏᴏᴜ ᴡᴇʀᴇ ᴍᴇᴀɴᴛ ꜰᴏʀ ᴍᴇ
Friends say it's good
Everybody says it's just like Robin Hood
I move like a cat
Charge like a ram
Sting like a bee
Babe, I want to be your man
Well it's plain to see
You were meant for me
Yeah, I'm your boy
Your 20th century toy
T.REX
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Dicono che settembre sia il mese giusto per poter ricominciare una nuova vita, o comunque è il mese giusto per riprendere le cose che si sono messe in pausa con l'arrivo dell'estate.
Come da copione che si rispetti Londra si trasforma completamente a settembre. Il suo pallido grigiore torna a farsi vedere e le piogge diventano più frequenti. Io amo l'autunno è la mia stagione preferita in assoluto. Non so, la città diventa ancora più magica con i suoi colori autunnali.
Al mattino fa ancora un po' di caldo, poi il pomeriggio fa fresco. La notte c'è da cagarsi dal freddo. A me non importa però. Sto bene e non vedo l'ora che l'estate e i suoi colori troppo accesi vadano via del tutto.
Comunque con l'arrivo di settembre la mia vita non è cambiata di una virgola. A parte qualcosina. Tipo quella sera a casa di William.
Non riesco ancora a capacitarmi di come io mi sia ritrovata ad andare a casa sua per calmarlo, dopo che Joel mi ha inviato un messaggio dal telefono di William, a ritrovarmi inginocchiata davanti a lui con il suo uccello conficcato in gola.
È stato un po' imbarazzante all'inizio. Ma poi... mi è piaciuto da morire.
Peccato che appena abbiamo finito lui è tornato a essere lo stronzo di sempre e a stento riusciva a guardarmi in faccia.
È passata quasi una settimana da quella notte. Una settimana da quando l'ho visto. Non mi ha cercata e non l'ho più visto. È sparito nel nulla come il suo amico. Anche Sid sembra essersi volatilizzato.
Bene, se settembre è davvero il mese dei cambiamenti: io cambierò l'atteggiamento che ho verso i ragazzi. Smetterò di farmi usare e di farmi sottomettere da loro. È giunta l'ora di darci un taglio e di conservare al sicuro l'ultimo granello di dignità che mi è rimasto.
Non posso continuare a farmi usare in questo modo dai ragazzi. Né da Sid e tanto meno da William.
Sembra che ci abbia preso gusto a fare cose con me. Ammetto che sia divertente, ma può bastare. Poi il fatto che io non possa parlarne con nessuno, nemmeno con la mia migliore amica, mi fa impazzire.
Per quanto scandalose siano le cose combino sono certa che Scar non mi giudicherebbe se glielo dicessi. Solo che non posso farlo. Lui mi ha detto di non dirlo. Quello che abbiamo fatto io e Sid... non posso dirlo lo stesso. Se lo venisse a sapere mio padre: li ucciderebbe entrambi con un kalashnikov. Meglio lasciare il mondo così com'è. Fa già abbastanza schifo per conto suo.
Oggi tornerò a lavorare e da una parte sono felice. Lo sono perché così, almeno di mattina, non posso combinare cazzate perché sono impegnata a sistemare vinili.
Dall'altra non ho voglia di alzarmi dal letto e lasciare Salem da solo. Fosse per me lo porterei ovunque dentro uno zainetto.
Al momento è l'unico maschio che non si approfitta di me.
A settembre succede anche che qualche persona che hai lasciato nei caldi raggi del sole estivo, tornino dal passato come fantasmi.
Non fantasmi veri, sarebbe davvero inquietante se il messaggio che ho appena ricevuto lo avesse inviato una persona dall'oltre tomba.
Però lo stupore è lo stesso.
Vincent è riapparso dal nulla. Dopo settimane di silenzio.
Immagino che sia sparito dalla circolazione dopo la chiacchierata che ha avuto con mio padre. So che quando vuole sa essere davvero inquietante con le minacce.
Questa mattina appena mi sono svegliata ho promesso a me stessa di lasciar perdere per un po' i peni dotati. Vorrei ricucirmi una dignità.
Lui però mi ha chiesto solo di concedergli un caffè, niente di sconcio. Non succederà che ci ritroveremo a scopare sul tavolino del bar.
Gli rispondo che possiamo vederci durante la mia pausa pranzo. A quanto pare sono l'unica scema che lavora.
Finalmente mi alzo dal letto rilasciando un lungo e rumoroso sbadiglio. Accarezzo la testa a Salem e vado in bagno per fare una doccia.
Questa notte ho dormito poco e male.
Dovrei aggiungere anche un altro buon proposito alla lista di settembre: smettere di sballarmi.
Le vecchie e brutte abitudini non sono passate. Ormai sembra che io non riesca a farne a meno.
Sembrerà strano dirlo, ma non vedo l'ora che il Dottor Colvin torni dalle sue ferie.
Sul suo profilo Instragram ho visto che si trova a Tenerife con quella che presumo essere sua moglie. Dubito che stia pensando a noi pazienti. Be', non lo posso biasimare. Passa undici mesi all'anno ad ascoltare i deliri delle persone. Se le merita un po' di ferie lontano da noi svitati.
Il mio pensiero corre a Noel. Chissà come sta Noel. Quella sera, quando sono andata a casa sua, mi è sembrato davvero sconvolto. Povero ragazzo che cosa ha fatto di male per meritarsi un fratello come William non lo so proprio. Mi dispiace anche per Joel, ovvio. Ma Noel... lui è ancora piccolo.
Va bene basta pensare al Trio Degli Ossigenati.
Esco dalla doccia e mi avvolgo un asciugamano al corpo. Torno in salotto e vado dritta verso l'armadio.
Indosso un paio di jeans un po' larghi e una maglietta dei Green Day. Immagino che la proposta di William per quanto riguarda il biglietto del loro concerto, sia andata a farsi benedire.
Se vivessi ancora con mio padre non avrebbe esitato a farmeli trovare sul comodino al mio risveglio.
Forse potrei smettere di sperperare soldi in droghe e alcool e conservarli per comprare i biglietti del concerto. Sicuramente sarebbero soldi spesi bene e non nuocerebbero alla mia salute.
Infilo le Converse e per sicurezza metto il chiodo di pelle dentro lo zainetto. Non si sa mai. Esco di casa con ottocento gradi e poi potrei ritrovarmi improvvisamente sotto il diluvio universale e con meno dieci gradi.
Prima di uscire di casa sistemo anche Salem per quando sarò assente. Infilo le cuffie nelle orecchie ed esco, preparandomi a questa nuova giornata e alle possibili sciagure che potrebbero imbattersi nelle mie ventiquattro ore.
Raggiungo la fermata del bus mentre Billie Joe Armstrong urla nelle mie orecchie che vuole essere la minoranza e promette fedeltà agli inferi. Canticchio insieme a lui mentre alla fermata sopraggiungono altre persone.
Sono così presa dalla canzone che mimo anche la chitarra. Le mie dita non riescono proprio a stare ferme. «A free-for-all, fuck 'em all, you are your own sight», canticchio. Una signora anziana si volta nella mia direzione e mi rifila un'occhiataccia di traverso.
Che c'è adesso non si può più neanche cantare? Questo mondo sta andando proprio a rotoli. Alcune volte desidero essere nata prima. Che ne so, essere un'adolescente degli anni 80, quando la musica era ancora musica. Quando c'erano i veri ribelli con le palle grandi quanto una casa. Quando bastava una buccia di mandarino per comprare una casa. ( Non funzionava proprio così. Più o meno, però). Quando ai concerti le persone tenevano le corna per aria e non uno smatphone. Ecco, mi sarebbe proprio piaciuto. Invece sono nata negli anni di merda. Dove le persone preferiscono guardare il telefono piuttosto che guardare chi hanno davanti, negli occhi. Che viene preferito un abbonamento a Spotify piuttosto che attendere con ansia che esca un cd. Ormai quasi più nessuno compra un vinile. Sono rimasti in pochi, e quelli, sono la parte sana di questo mondo.
Io sto nel mezzo. Purtroppo ho sia cose degli anni 80, ma anche cose di questi anni. Il telefono lo uso anche io. La musica l'ascolto su Spotify quando non sono a casa. Sono un incrocio. Preferisco di più le cose anni 80 però.
Sicuramente la signora che mi ha guardata male ha vissuto la sua adolescenza tra gli anni 60/70, a quanto pare però non si ricorda più com'erano quegli anni. La gente andava in giro letteralmente nuda per le strade a vendere acidi.
E lei mi guarda male perché canto?
La faccio salire davanti a me sul bus e le cedo anche l'unico posto disponibile. Giusto per farle capire che esistono ancora giovani educati. A quanto pare non gliene frega proprio un cazzo, continua a guardarmi male lo stesso. A un certo punto penso anche di avere qualcosa fuori posto e mi guardo sulla fotocamera del telefono.
No, è proprio lei così. Odia proprio i giovani e forse tutta la razza umana.
William sarà proprio così da vecchio, è già a buon punto.
«Cazzo, smettila di pensare a lui» borbotto a voce fin troppo alta, aggiudicandomi un'altra occhiataccia dalla vecchia. Inarco un sopracciglio. «Ha finito di guardarmi male?» quando è troppo è troppo.
Mi guarda con sufficienza arricciando il naso come se puzzassi più di un sacco della spazzatura. «Gioventù bruciata», schiocca la lingua e si sistema una ciocca argentata che le è sfuggita dallo chignon.
Ma che ho fatto di male?
Meglio lasciar perdere, non voglio mettermi litigare con una signora anziana. Ho già un posto fisso all'inferno per altri peccati che ho commesso. Meglio rigare dritto.
La corsa verso Morden sembra durare un'eternità. Appena il bus si ferma mi catapulto fuori. La nonnetta mi rifila l'ultima occhiataccia dal finestrino.
Il mio dito medio si solleva in automatico. Tanto non la vedrò mai più. Andrò comunque a fare compagnia al diavolo.
Sorrido soddisfatta e poi attraverso la strada.
Le famigliari campanelle suonano e Rox è sempre al solito posto. Sommersa da una catasta di scatoloni appena arrivati.
Riemerge dal cumulo di carta. «Buongiorno Blue!»
«Giorno Rox. Passate bene le ferie?» le chiedo mentre poso lo zainetto sul mobiletto e accendo la macchinetta del caffè.
Mi si avvicina. «Diciamo di sì», borbotta. Le sue guance diventano un po' rosse.
«È successo qualcosa di speciale?» la punzecchio.
Si morde l'interno guancia. «Mmh, sì.»
Infilo la cialda e premo il tasto per far scendere il caffè. «Racconta, dai!»
Si dondola sulle punte dei piedi. Solo ora faccio caso al suo abbigliamento. Indossa una gonna marrone di pelle, delle calze arancioni e un maglioncino bucherellato sempre arancione. Lei è già entrata nel mood autunnale.
Solo io mi vesto sempre uguale? Che sia estate, autunno, inverno o primavera?
Anzi per quasi tutta l'estate ho indossato persino delle felpe. Poi il mio corpo è cambiato, ho smesso di sentire freddo.
Oh, dimenticavo. Un altro cambiamento – abbastanza significativo- è stato che l'altro giorno ho avuto delle leggere mestruazioni. Sono durate pochissimo e sono state molto dolorose, però stanno tornando. Devo essere sincera: mi sono mancate. Quando ho visto quel sangue ho anche pianto come una scema seduta sulla tazza del water. Significa che il mio corpo sta lentamente guarendo. Ho quasi del tutto ripreso a mangiare in modo quasi normale. Mi capita ancora di saltare i pasti perché proprio mi passa per testa di mangiare. Piano piano, sistemerò anche questo.
Purtroppo i miei allenamenti con William sono durati pochissimo. Non ho più messo piede in palestra. Quella non mi manca proprio. Era una tortura.
Però dato che il sesso al momento è fuori dal menù, credo che ci tornerò per scaricare la tensione della giornata.
Ecco, mi sono persa di nuovo. Settembre non si è portato via neanche questo. «... al Rocktail per vedermi con Bree», dice Rox.
Cazzo, mi sono persa il resto della conversazione. «Bree?»
Annuisce con gli occhi lucenti. «Stiamo uscendo insieme!»
Ah, figo. Aspetta, cosa?
«Tu... lei...?» cosa mi è sfuggito?
Roxy ridacchia. «Tesoro, mi piacciono le donne! Sul serio non te ne sei mai accorta?»
Io, accorgermi delle cose? Quando mai! Scuoto il capo. «A essere sincera, no. Quindi anche Bree...»
«Ovvio!» ridacchia, guardandomi come se fossi una pazza.
«Be' sono felice per te», le sorrido. «Sicuramente anche io diventerò lesbica. Le donne danno meno problemi di quegli esseri con la proboscide tra le gambe.» Borbotto, ripensando alla mia triste situazione sentimentale.
Rox prorompe in una fragorosa risata. Si asciuga gli angoli degli occhi con il pollice. « Credimi, non è affatto così. Immagina quando a entrambe viene il ciclo oppure quando ci si mette quella gelosia che solo noi donne possiamo avere. È un incubo lo stesso!» ride. «Comunque, perché vuoi cambiare sponda? Innanzitutto, come sono andate le tue ferie?»
Vorrei ridere. Sul serio.
«Come sono andate le mie ferie?» ripeto.
Di merda. Ho fatto sesso con Vincent e con Sid. Ho fatto una sega a William e lui mi ha infilato le dita così in profondità che le ho sentite fino alla gola. Ho litigato con mio padre. Ho sniffato eroina, sono quasi morta nella doccia di casa mia. Mio fratello continua a ripudiarmi. Oh, ho fatto anche un pompino a William ed ho anche...
Oddio. «Tutto bene», sorrido. «Niente di emozionante.»
«Dovremmo uscire», propone. «Stasera.»
Inarco un sopracciglio. «È lunedì. Il lunedì non c'è niente di interessante.»
Rotea gli occhi al cielo. «Bree ha la giornata libera. Potremmo andare a mangiare qualcosa e poi a bere da qualche parte. Senza ubriacarci, ovviamente.»
Perché tutti pensano che io sia alcolizzata? Lo sono davvero?
«D'accordo posso far venire anche i miei amici?»
Non voglio reggervi la candela, senza offesa.
Scrolla le spalle facendo ondeggiare i capelli fucsia. «Certo, che problema c'è?»
Inizio ad aprire gli scatoloni. Ma i miei occhi ricadono su dei dischi in particolare. Il mio cuore si agita.
Lo afferro tra le mani e lo osservo con il cuore in gola.
Sulla copertina ci sono stampati William, Sid e Joey. Il nome della loro band è scritto con il carattere gotico e colorato di rosso. L'album si chiama Broken Dreams. Sul fondo c'è scritta la casa discografica di mio padre.
Perché non ne sapevo niente? Nessuno mi ha messo al corrente.
Lo rigiro tra le mani e leggo i titoli delle tracce. Ne riconosco alcune, quelle a cui ho partecipato anch'io quando ho aiutato William.
Il mio stomaco si rivolta in modo nauseabondo.
«Ce l'hanno fatta, eh?» commenta Rox alle mie spalle.
«Già» mormoro, osservando il ghigno del Biondo che guarda verso l'obbiettivo con aria strafottente.
Nemmeno mio padre mi ha detto niente...
Questa cosa mi ferisce. Mi ferisce davvero tanto.
«Mettine uno nel lettore cd, se vuoi. Io non li ho mai sentiti», propone.
Io li ho sentiti eccome.
Schiarisco la gola diventata troppo secca. «No, vanno bene gli AC/DC», borbotto. Li sistemo dentro l'espositore con forse troppa rabbia, rischiando di romperne la copertina di plastica rigida.
Pensavo... che cosa pensavo? Che William sarebbe venuto da me a darmi la notizia e ci saremmo abbracciati come delle adolescenti strillanti?
Dio, alcune volte sono proprio ingenua.
Mio padre quando lo vuole davvero, sa arrivare ovunque. A chiunque. Infatti non mi sorprendo quando lo speaker della radio della nostra zona annuncia una canzone degli Overdrive.
Papà ha promesso che gli avrebbe fatti diventare famosi e così sarà.
Vorrei tapparmi le orecchie e mettermi a urlare come una bambina capricciosa, quando Rox solleva il volume. «Non c'è bisogno di mettere il disco. Sono alla radio!»
Come se non lo avessi sentito.
La voce inconfondibile di quello stronzo inizia a serpeggiare dentro il locale. Il mio cuore si devasta. Le mie budella si riducono in poltiglia.
Sento gli occhi bruciare e non so nemmeno per quale motivo. Alla fine sono felice per loro. Forse quello che mi rode è essere stata lasciata indietro? Soprattutto da mio padre.
Adesso sai come ci si sente a essere allontanati, Blue. Stai raccogliendo ciò che hai seminato.
Deglutisco il groppo amaro che ho in gola ed esco dal negozio per prendere un po' d'aria. Accendo subito una sigaretta, e nel farne un lungo tiro disperato, mi va di traverso anche il fumo. Inizio a tossire in mezzo al marciapiede come una scema. Batto alcuni colpi contro il mio petto. «Fanculo», farfuglio con la voce spezzata.
Non rientro dentro fino a quando non passano alla canzone successiva.
Come d'accordo quando vado in pausa pranzo, mi raggiunge Vince. Per fortuna ogni livido che aveva è scomparso. È tornato ad avere l'aspetto da belloccio di sempre.
Ordiniamo i nostri caffè e io prendo anche un toast.
Lo so, caffè e toast è un accoppiata di merda. Ho fame.
Da quando ci siamo seduti qui fremo dalla voglia di fargli una domanda. Quella domanda.
«Devo chiederti una cosa» dico, rompendo il breve silenzio che aleggiava su di noi.
Sorride. «Certo, chiedi pure.»
Mi mordo l'interno guancia con fare nervoso. «Che cosa ti ha detto mio padre per farti sparire per quasi un mese e non cercarmi più?»
Le sue ampie spalle hanno un impercettibile fremito. Si lecca le labbra. «Perché vuoi saperlo?»
Che razza di domanda. «Perché sì!»
Si allenta il bottone della camicia e si passa una mano sulla mascella scolpita. «Vuoi la verità?»
«Ovvio», rispondo senza esitazione.
«Mi ha gentilmente suggerito di starti alla larga perché altrimenti avrebbe dato fuoco al teatro. Con me dentro.»
Per poco non gli sputo un pezzo di prosciutto cotto in faccia. «Cosa?» gracchio.
È impazzito?
Annuisce. «Hai capito bene. Quindi ho preferito dargli retta. Insomma, morire carbonizzati non rientra nei miei piani per il futuro. Capisci, no?»
Be', non ha tutti i torti.
«Capisco. Perché hai deciso di cercarmi di nuovo?»
Ha cambiato idea e vuole essere grigliato con la salsa BBQ?
Alza le spalle. «Forse perché sono un po' sadico, non lo so. Comunque volevo solo prendere un caffè e chiederti ancora scusa per quella...»
Sventolo una mano per aria, mentre un pezzo di formaggio fuso mi penzola dal labbro. «Non fa niente, è acqua passata.»
Ho praticamente dimenticato che mi hai fatto sniffare dell'eroina per poi scoparmi nonostante ti dicessi di smetterla. Tutto dimenticato.
Bisogna anche dare delle seconde possibilità nella vita, no? Una cosa è certa: non andrò mai più a casa sua e non accetterò neanche una caramella da lui. Però in amicizia possiamo ancora vederci.
«Sicura?» non sembra del tutto convinto. Forse avevo un'espressione di merda quando gliel'ho detto?
«Sicura. Ti va di uscire con me e i miei amici stasera? Una serata tranquilla.» Niente eroina spacciata per cocaina e niente Whiskey irlandese. «Mangiamo qualcosa e poi ci beviamo qualche drink, ti va?»
Abbozza un sorriso. «Mi piacerebbe. Ma è appena iniziata la settimana e non posso fare molto tardi la sera. Sarà per la prossima volta, magari nel fine settimana.»
«Okay», alzo le spalle e continuo a mangiare il mio toast.
Non ho ancora ben capito il lavoro di Vince. Sì, so che ha un teatro, ma effettivamente che cazzo fa? Non lo saprò mai. A quanto pare è un uomo impegnato e basta.
Paga il conto ignorando le mie proteste e mi accompagna di nuovo a lavoro. A piedi, perché sono voluta andare in un locale non molto distante. Non si sa mai.
È sempre meglio stare in mezzo alla gente.
«Bene» dice, una volta che mi fermo davanti alla porta del Paradise Of Vinyls.
«Non sparire, eh», lo prendo in giro.
Scuote appena il capo. «Non lo farò.» Si piega verso di me e io mi paralizzo.
Mi tranquillizzo quando posa un semplice bacetto sulla mia guancia. Per un momento pensavo che volesse baciarmi. Un mini infartino mi è venuto, lo ammetto.
Sorrido sentendolo un po' stiracchiato sul viso. «Ci vediamo.»
«Ciao Blue Jean» come sempre, accarezza ogni lettera del mio nome come se fosse qualcosa di dolce.
Lo guardo andare via e rilascio un sospiro prima di tornare dentro.
«Com'è che ti becco sempre con ragazzi carini?» Rox non mi da neanche il tempo di chiudere la porta.
Alzo le spalle. «Non lo so, per qualche strana ragione mi trovano attraente. Come la merda per le mosche», rispondo sarcastica.
Lei ride. «Ma che dici. Sei bella. E ora lo sei anche di più con il tuo colore naturale.» Indica i miei capelli.
Già, sono tornati al loro rosso naturale. È stato un po' strano guardarmi allo specchio e vedere il mio colore naturale. Non ho più nessuna intenzione di farli scuri. Se mai mi dovesse venire di nuovo quello schizzo, mi amputerò le mani.
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Non so né come né perché ci siamo ritrovati in un ristorante LGBT e altre lettere che non ricordo. Stiamo mangiano dei sandwich con infilzati dentro delle bandierine con l'arcobaleno. Tutto sommato è bello come locale. Le cameriere sono delle bellissime e simpaticissime Drag Queen, che a guardarle non si direbbe che siano maschi. Sono meravigliose.
Mangiamo con sottofondo la canzone Your Spin Me Round (Like A Record). È un po' difficile mangiare mentre ci muoviamo a ritmo. Io adoro la musica dance anni 80.
Dylan canticchia la canzone tra un boccone e l'altro. Rox e Bree muovono le mani a tempo in modo buffo. Io e Scar... mangiamo e ogni tanto muoviamo le spalle a ritmo.
Quando finiamo di mangiare e passiamo ai cocktail, le note di Take On Me degli A-ha ci fanno letteralmente impazzire, tanto che ci alziamo in piedi e balliamo fra i tavoli, tra gli sguardi divertiti degli altri clienti.
Ci raggiunge anche Venus, la Drag Queen che ha servito al nostro tavolo per tutta la sera. Scar non ha perso tempo e sta già rendendo partecipi i suoi follower di quello che sta facendo.
Io e Dylan cantiamo a squarciagola, per fortuna senza spaccare i timpani di nessuno. Tranne quando lui si lancia nel " I'll be gone in a dayyyyyyyyyy" che fa storcere il naso un po' a tutti. Nessuno però ha il coraggio di dirgli niente.
Mi sento in un film di quelli dove cantano accappella, quando partono le note di Wake Me Up Before You Go-Go.
La cosa bellissima è che tutti, e dico tutti i presenti si mettono a cantare con noi.
Perché non ho mai frequentato questi locali in vita mia? Credo proprio che non potrò farne più a meno di questo locale. Si respira un'aria di allegria pura. Nessuno ti giudica e i dipendenti sono delle cazzo di Drag Queen! Può essere più fantastico di così?
Ma è quanto parte Girls Just Want To Have Fun che diamo il meglio di noi stessi. Era da tantissimo, troppo tempo che non mi divertivo in questo modo con i miei amici. Che non mi divertivo essendo totalmente sobria. Giuro che mi sta venendo voglia di piangere. Sarebbero lacrime di gioia però questa volta.
Adesso il cuore mi sta scoppiando di gioia. Si può morire di felicità? Spero di sì. Così sarebbe una morte indolore. Morirei con il sorriso stampato sulla faccia.
Mi sorprendo di me stessa quando circondo Scar e Dylan con un abbraccio e li stritolo. Loro mi stringono a loro volta.
Non riesco più a contenere le lacrime. Ed è imbarazzante.
«Il nostro Pudding preferito è tornato a casa?» ridacchia Dylan.
Vorrei potergli dire sì. Ma so che non è così facile. Non lo è affatto. Non ci si libera così facilmente di quel mostro. Ma adesso, in questo preciso momento non è qui con me.
«Mi siete mancati», sussurro con la voce spezzata. Una lacrima sfugge al mio controllo ma viene prontamente asciugata dalla mia migliore amica.
«Noi siamo qui, e lo saremo per sempre» dice, baciandomi sulla guancia.
Essendo lunedì purtroppo il locale chiude troppo presto. Ho provato a piagnucolare davanti a Venus, ma non è servito a niente.
Adesso non sappiamo che cosa fare. È ancora presto e io non voglio tornare a casa.
«Possiamo andare al Rocktail», propone Bree allegra. Quando le rifilo un'occhiataccia abbozza un timido sorriso. «È l'unico che chiude tardi.»
«Meglio torno a casa mia», borbotto.
Scar mi circonda le spalle con un braccio. «Dai Blue Bean, non fare la guastafeste. Non sei obbligata a parlare con nessuno. Chiunque cerchi di evitare, non ti darà fastidio.»
Se solo potessi confidarmi con lei sarebbe tutto più facile e mi sentirei molto più leggera.
«Non ci sarà» si intromette Bree, capendo subito il mio timore.
«Chi?» chiede Dylan continuando a ballare sulle note di qualcosa che solo lui sente.
Io e Bree ci scambiamo un'occhiata. «Nessuno», risponde lei. Poi mi fa l'occhiolino.
Non so se fidarmi del tutto di lei. Insomma, è la sorella di Joey, conosce Sid e William da una vita. Posso fidarmi? Mi sembra una brava ragazza, però... non lo so.
Sospiro. «D'accordo. Andiamo a Stanmore. Chi guida?»
Dylan scuote subito la testa. Scar fa no con l'indice. Bree si tira indietro. Restiamo solo io e Rox.
«L'auto è tua, guidi tu», dico.
Lei sbuffa. «Non ho voglia di fare tutti quei chilometri. Siamo dall'altra parte di Londra!»
«Lamentati con la tua ragazza, è lei che l'ha proposto», la punzecchio. Entrambe diventano rosse come due peperoni. Sono così così carine!
«Eh va bene!» solleva le braccia per aria con esasperazione. «Guido io.»
Non so come riusciamo a entrare tutti dentro la sua macchina. Io sono costretta a sedermi con una chiappa sulla coscia di Scar e una su quella di Dylan.
Circa cinquanta minuti dopo arriviamo a Stanmore. Io ho il sedere a pezzi e anche mal di stomaco. Spero proprio di non incontrare nessuno dei due. Non voglio rovinarmi la serata. E forse venire qui nel loro covo, non è stata una scelta saggia.
Anche il lunedì questo locale è popolato di persone. Tornano mai a casa loro oppure dormono nascosti dietro il bancone? Non lavorano? È strano, sul serio.
Si sa che quando vuoi evitare una persona, questa appare come un faro in mezzo al mare in piena burrasca.
William è seduto a tavolino con una ragazza dai capelli lunghi e castani, che indossa un vestitino bianco che le mette in risalto le forme perfette. Lui indossa una maglietta bianca con un teschio nero disegnato sul davanti, un paio di jeans neri e le Converse.
Mi pento di averle indossate anche io.
Ho appena realizzato qual è il suo prototipo di ragazza. Una con una bellezza da mozzare il fiato. Un corpo formoso e il viso angelico.
È anche più bella di quella Bonnie. Ha degli occhioni da cerbiatta che la fanno sembrare anche carina e coccolosa, come i Pinguini di Madagascar.
Il mio stomaco fa un imbarazzante capriola all'indietro. Non so, ma vederlo con quella meravigliosa ragazza, è strano. Mi provoca uno strano effetto. È così preso da lei che neanche nota il mio sguardo insistente.
«Che guardi?» mi chiede Scar.
Sbatto le palpebre e distolgo subito lo sguardo. «Niente», abbozzo un sorriso.
Lei prova a seguire il mio sguardo ma per fortuna una montagna umana si mette in mezzo per impedirglielo. Afferra la mia mano e raggiungiamo gli altri che sono già seduti sugli sgabelli davanti al bancone.
Il mio umore è già cambiato. Sento le spalle afflosciarsi e i nervi tendersi in modo fastidioso. Non sarei dovuta venire qui.
Mi da fastidio il fatto che lui sia qui con un'altra, ma non per chissà quale stronzata sentimentale. Mi da fastidio perché... è sparito dopo che gliel'ho succhiato! Questo mi rode parecchio. Mi ha usata anche lui, come tutti gli altri. Ed era il primo a dirmi che dovevo avere più rispetto per me stessa, testa di cazzo che non è altro.
Mi sa tanto che la vera testa di cazzo di tutto questo sono io che ho deciso di fidarmi un'altra volta di lui.
Sul palco stanno suonando un gruppo di ragazzini che sbagliano ogni cazzo di accordo e stonano di brutto ogni nota alta. Mi stanno sanguinando le orecchie.
Sbuffo dentro il mio Mojito Passion, attirando l'attenzione di Scar. «Ti stai annoiando?»
Arriccio il naso. «Più altro questi qui mi stanno massacrando le orecchie.»
Lei si volta a guardarli un momento. «Noi non eravamo così male», ride. «Di certo la cantante non stonava e non sbagliava nessuna nota», mi da una leggere gomitata.
«Non stonerei neanche se lo facessi di proposito.» Sono un po' modesta?
«Lo so. Tu sei bravissima, Blue», sorride sincera. «Che ne dici di fare una pazzia?»
Più di quelle che ho già fatto per tutta l'estate? No grazie.
«Tipo?»
«Io tu e Dylan saliamo su quel palco e salviamo le orecchie di tutti presenti, che ne dici?» Solleva entrambe le sopracciglia e le muove con fare ammiccante.
Scuoto il capo. «Assolutamente no. Sono troppo sobria per fare una cosa del genere.»
E poi lui e qui con quella Dea.
«Dai», sporge il labbro inferiore mettendo il broncio. Se la guardo negli occhi è finita. Non sono mai stata brava a dirle di no.
Tocca la spalla a Dylan che è intento a consigliare al barista di aggiungere glitter colorati al suo cocktail. «Dylan, Blue non vuole salire sul palco con noi.»
«Noi chi?» chiede confuso.
Lei sbuffa. «Noi», ci indica tutti e tre. «Come ai vecchi tempi!»
Dyaln storce la bocca. «Non abbiamo mai suonato su un palco, ci siamo sciolti prima.»
Bravo. Almeno lui farà rinsavire Scarlet.
«Dai, ce la caviamo abbastanza bene!»
Inarco un sopracciglio. «Abbastanza bene? Potevamo diventare famosi come gli Oasis!»
«Intendevo me e Dylan, ce la caviamo abbastanza bene», sfodera un sorriso ammiccante. «Dai, facciamolo», congiunge le mani a mo di preghiera.
Dylan svuota il suo bicchiere e lo sbatte sul bancone facendo sussultare Bree accanto a lui. «Facciamolo, cazzo!»
Ecco, si è schierato dall'altra parte.
«No, io passo», scuoto il capo.
Scar mi leva il bicchiere dalle mani e lo posa sul bancone, poi mi tira giù – di forza- dallo sgabello. «Muovi quel culo. Di cosa hai paura? Sei un'artista!»
«Se fossi un'artista sarei famosa» rimbecco, cercando di aggrapparmi al braccio di Roxy che non capisce che cosa sta succedendo, talmente è presa a guardare Bree.
Scar mi strattona e Dylan l'aiuta. Mi spingono con forza tra la folla fino al palco.
Mi sta venendo da vomitare. Non ho mai cantato davanti alle persone da sobria. E ora, lo sono. Totalmente sobria. Potrei vomitare sul palco davanti a tutti.
Dylan interrompe la pessima performance dei ragazzi richiamando l'attenzione del cantante. Lo fa piegare e gli sussurra qualcosa all'orecchio.
Cerco di scappare ma Scar mi acciuffa per il polso. «Ce la puoi fare, okay? Noi siamo con te.»
«Non voglio», piagnucolo.
Il cantante borbotta qualcosa quando ci passa accanto seguito dagli altri due killer degli strumenti.
Indica il palco con un cenno del capo. «Salta su e fatti valere, ne hai le capacità.»
Sto per sentirmi male. La serata finirà con me svenuta sommersa dal mio vomito.
Afferrano le mie mani e mi trascinano sul palco a mo di sacco di patate.
Le persone non sembrano neanche notarci, mentre i miei amici mi obbligano a stare sul palco impedendomi di scappare.
«Va bene!» strillo, quando per sbaglio Dylan mi strappa appena la maglietta. «Non c'è bisogno di essere aggressivi!»
«Scusa!» ridacchia.
Scar afferra il basso e Dylan si posiziona dietro la batteria.
«Vi ricordate almeno come si suona?»
Per risposta Dylan fa scivolare le bacchette tra le dita, ma una vola via andando a finire sul bordo del palco. Si alza subito a recuperala. «Certo che sì!»
Faremo una figura di merda colossale.
Scar si avvicina a me con uno sguardo innocente. «Ricordo solo le canzoni dei T.Rex» sorride, colpevole.
Alzo gli occhi al cielo. «Allora suoniamo loro, basta che non facciamo figuracce», lancio un'occhiata verso il Biondo che continua indisturbato a parlare con la sua nuova amica. Lei gli sorride in modo dolce e poi, con un gesto che mi provoca la nausea, posa una sua mano delicata su quella tatuata di William.
Sento la mascella serrarsi duramente e ogni nervo tendersi in modo fastidioso. «Iniziamo.» Agguanto la chitarra e sistemo la tracolla.
Non mi presento, non dico niente. Inizio semplicemente a intonare le note di 20th Century Boy.
La rapidità con cui William si volta verso di me mi fa persino sbagliare un accordo.
Riconosce il mio modo di suonare?
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Finalmente un po' di pace per Blue Jean✨
Chissà quanto durerà 🥹
Mi piace mettere immagini a fine capitolo, credo che lo farò sempre adesso, anche se Bing crea personaggi con troppi piercing che sembrano scolapasta!
Scarlet non ha nessun piercing e nemmeno tatuaggi, e Dylan non ne ha così tanti😅
Però bisogna accontentarsi🥹
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