♫ ~ 22.2 ɪ ᴅᴏɴ'ᴛ ᴡᴀɴᴛ ᴛᴏ ʙᴇ ᴀ ᴅᴇᴀᴅ ᴍᴀɴ ᴡᴀʟᴋɪɴɢ
🚨QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE ESPLICITE🚨
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Afferro un vasetto di vetro da sopra il mobile e con tutta la forza che ho lo lancio contro il muro.
«Pensate che io sia un tossico del cazzo? Mh? Bene!» sbraito. «Adesso ve lo faccio vedere io che cosa fa un tossico.» Attraverso il salotto come una furia, percorro il corridoio ed entro nella mia stanza.
Joel mi corre dietro.
«Smettila», mi intima. Il suo tono perentorio vacilla un po' quando lo fulmino con lo sguardo.
«Volete sapere che cosa fa un tossico, mh?»Apro i cassetti. Le mani mi tremano mentre cerco l'eroina. Intercetto subito la pallina di stagnola in cui è avvolta e la prendo. La sventolo davanti agli occhi increduli di mio fratello. «Guarda. Anzi, farebbe bene anche a te perdere ogni tanto il controllo, sai?» Srotolo la stagnola con mani tremanti e impazienti. «Invece hai sempre quel palo ficcato su per il culo!»
«Smettila», sibila. «Basta.»
Neanche lo ascolto. Getto un po' di quella polverina giallognola sul dorso della mano. Avvicino il viso pronto a sniffarla ma Joel me lo impedisce colpendomi la mano con un colpo secco.
La polverina cade a terra.
Io impazzisco.
Raddrizzo le spalle e lo sovrasto. «Che cazzo hai fatto?» Sbraito a un millimetro dal suo viso.
Indietreggia, sembra quasi impaurito da me. «Smettila», il tono di voce lo tradisce, gli si spezza un po'. Riducendo la sua richiesta a un flebile mormorio.
Lo afferro per il colletto della stupida polo azzurra che indossa e lo strattono appena. «Non avresti dovuto farlo», sibilo. «Ora me la ripaghi. Ah, non puoi», rido in modo inquietante. «Non puoi perché non hai un cazzo di lavoro! Ti credi superiore a me e poi campi sulle spalle del sottoscritto.»
Posa una mano sulla mia e cerca di liberarsi. «Non sei in te.»
«Invece sì. Mi avete rotto tutti quanti il cazzo!», rafforzo la presa sul colletto. «Adesso la raccogli.»
Sgrana appena gli occhi. «Cosa?»
Lo spingo via facendolo barcollare leggermente all'indietro. «Raccoglila. Subito», indico la polverina sparsa sul pavimento.
Lui non obbedisce resta in piedi scioccato dalle mie parole, dalla mia sfuriata da pazzo. «Me ne vado» dice, prima di voltarsi dandomi le spalle.
Lo fermo afferrandolo di nuovo dal colletto e lo spingo a terra. «Ho detto che devi raccoglierla!»
Cade sulle ginocchia emettendo un verso strozzato di dolore. Si regge sulle mani e mi guarda. Gli occhi lucidi, la fronte aggrottata.
Noel spunta oltre la porta e fissa la scena inorridito con gli occhi pieni di lacrime e le spalle che tremano. Mi raggiunge con poche semplici falcate e senza darmi il tempo di realizzare ciò che sta per fare, mi colpisce con un pugno sullo zigomo. Poi scarica una raffica di pugni contro il mio petto. «Ti odio, cazzo! Ti odio con tutto il cuore!» Sbraita, scoppiando a piangere.
Qualcosa dentro di me si spacca in mille pezzi. Forse è il cuore. Forse la mia anima. Non lo so.
Lo afferro per i polsi e lo allontano da me facendolo cadere sul letto.
Mi piego su di lui. «Non toccarmi mai più», sibilo.
Ha il viso rigato di lacrime però mi guarda come se fossi l'essere più schifoso del mondo. Forse lo sono.
Racimola un po' di saliva e me la sputa addosso colpendomi sulla guancia.
Questo è troppo. Sollevo un braccio per aria e carico un pugno.
Noel chiude gli occhi in attesa del colpo. Joel si alza rapidamente da terra e blocca il mio pugno sospeso per aria. «Torna in te, cazzo!» Mi urla in faccia.
Abbasso il pugno. Il mio respiro si spezza. Lo spingo via ed esco dalla stanza. Calcio via tutto quello che intralcia il cammino che mi separa dal giardino. Apro la porta finestra con rabbia ed esco.
Joel mi raggiunge. «Lo avresti picchiato davvero?» Urla alle mie spalle.
Non rispondo. Cammino avanti e indietro come una bestia in gabbia.
«Rispondi!» sbraita. «Avresti picchiato tuo fratello?»
Mi fermo di botto e lo guardo. «Sparisci», sibilo.
«No, non vado da nessuna parte! Questa volta non la passerai liscia!» Punta l'indice contro di me.
Sogghigno. «Che vuoi fare, chiamare la polizia? Fai pure, Joel. Dietro le sbarre non si sta poi così tanto male. Sempre meglio che convivere con voi due rompi coglioni.»
Joel si pietrifica. Poi assume un'espressione che non ho mai visto aleggiare sul suo viso. E ne ha sempre avuto il diritto, di essere arrabbiato. «Ci finirai in galera se continuerai così! Che cosa vuoi fare, mh? Vuoi ripetere lo stesso errore che hai commesso con Bonnie?»
Che cazzo c'entra Bonnie adesso?
«Stai zitto», ringhio.
«Non sto zitto!» urla. «Dalla prima volta che ti ho visto con Blue Jean ho avuto il timore che tu avresti potuto farle quello che hai fatto a Bonnie!»
Nemmeno Blue ci entra un cazzo adesso. Anzi sentire il suo nome mi fa incazzare di nuovo. «Lo sai anche tu che io non ho mai toccato Bonnie!» strepito furioso. «Non l'ho mai picchiata e mai drogata! E non lo farò mai con nessuna ragazza, nemmeno a Blue!»
«A questo punto non ti credo più!» Sbotta.
Ed è così che perdo di nuovo la testa. Afferro il tavolino e lo scaravento verso Joel che con prontezza lo scansa.
Mi guarda allarmato con gli occhi sbarrati. «Sei pazzo?»
Sì. ho perso la testa. «Vattene.»
Joel è un altro testa di cazzo testardo e non se ne va. Si avvicina a me e prova a calmarmi.
Non c'è niente che possa farmi calmare in questo momento. Niente.
Lo afferro dalle spalle per levarmelo di dosso, pronto a picchiarlo. Lui mi precede e posando entrambe le mani sul mio petto mi spinge in piscina.
Cado come un sacco di patate in acqua. I vestiti si bagnano diventando più pesanti e appiccicandosi alla mia pelle.
Joel mi guarda con aria soddisfatta, poi prende il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni e scrive a qualcuno.
Io smetto di fare il pazzo. O almeno di dare di matto. Mi metto a galleggiare con lo sguardo rivolto verso il cielo cupo.
Che cazzo ho combinato?
Non so da quanto tempo sto galleggiando come uno stronzo dentro la piscina. Non so nemmeno se sono solo o meno. Non ho più distolto lo sguardo dal cielo. Ho la conferma di non essere più solo quando sento la voce di Joel che dice: «Arrangiati tu, per oggi non voglio più vederlo.» Il suo tono è piatto, pieno di delusione e stanchezza.
Non mi disturbo neanche a controllare con chi sta parlando. Forse ha chiamato Joey, non lo so. Per quanto mi riguarda può aver chiamato anche la polizia, non me ne frega un cazzo.
«William.» La sua voce mi colpisce in pieno sulla bocca dello stomaco. «Esci da qui, ti prenderai un malanno», prosegue.
«Siamo a settembre. Fa caldo ancora» replico acido, senza nemmeno guardarla.
«Che cosa hai combinato?» Cerca di mantenere la calma, ma so che vorrebbe insultarmi. Non so che cosa le abbia detto Joel e nemmeno mi importa. Voglio solo essere lasciato in pace.
«Che cosa ci fai qui?»
«Mi ha chiamata Joel. Esci di lì, per favore», mi supplica.
«Joel è un coglione. Vattene via, non ti voglio qui» sputo, con tutta l'acidità che ho in corpo.
«Esci dall'acqua», sbuffa arrabbiata.
«Non ne ho voglia. Non ci riesco», il mio tono rimane freddo e distaccato. In questo momento non voglio neanche guardarla in faccia.
«Ti aiuto io», sospira e con la coda dell'occhio vedo che si china sul bordo della piscina. Allunga una mano verso di me.
Riluttante l'afferro e per un momento mi passa per la testa di tirarla dentro l'acqua. Ma non lo faccio. Non ho voglia di sentire strillare anche lei.
Riesce a tirarmi su e io mi siedo sul bordo. «Ora te ne puoi andare», dico secco.
Scuote la testa. «No, non me ne vado.»
«Vattene via Blue, che cosa sei venuta a fare? Non hai di meglio da fare? Non devi scopare con Sid o con qualcun altro?» Lo so, sono uno stronzo.
Mi guarda talmente male che sento il calore bollente uscire dai suoi occhi infuocati. «Che ti prende adesso? Sono venuta qui per te, non mettere in mezzo nessun altro! Lui non c'entra niente», dice secca.
Ridacchio. «C'entra eccome. Sarà solo colpa vostra se la band non avrà futuro.»
«È solo questo?» Sbotta. «Oppure c'è qualcos'altro sotto? Sei geloso?»
«Geloso di cosa? Di te?» Le scocco un occhiata carica di biasimo. «Perché dovrei essere geloso di te? Mi importa solo della mia carriera. A quanto pare tu sei solo una complicanza», continuo a tenere un tono di voce freddo.
«Non ho nessuna intenzione di mettermi tra te e la tua band», sussurra guardandomi negli occhi.
Arriccio la labbra. «Brava, meglio così. Ora lasciami in pace. Adesso sei l'ultima persona che voglio vedere.»
Cazzo, quanto sono bastardo.
Ignora le mie parole e tutto il veleno che le sto sputando addosso.
Sospira. «Andiamo dentro.»
Cedo. Allunga una mano per aiutarmi ad alzarmi e io la prendo, mi tiro su, ma prima che io possa fare qualcosa mi attira tra le sue braccia e mi stringe, letteralmente, mi stritola con le sue esili braccia.
Resto spiazzato da questo gesto. Il mio corpo si pietrifica diventando di sabbia. Che cazzo sta facendo?
«Non voglio che ti succeda qualcosa di brutto. Per favore, smettila di farti del male», sussurra nascondendo il viso contro il mio petto.
«Smettila» sussurro, ignorando la scarica di brividi che percorre tutta la mia schiena.
«Fallo per te stesso. Non meriti tutto questo», sussurra sfiorandomi il petto da sopra la maglietta bagnata.
«Merito tutto, invece.» Cerco di fare il duro, ma la verità è che la sua vicinanza mi provoca la pelle d'oca e so che se ne accorge.
Fanculo, non m'interessa. C'è anche fresco. Sarà per questo.
«No, non lo meriti. Sei un grande artista, William. Devi ancora brillare e mangiarti il mondo. Tutti meritano di avere un assaggio della tua bravura», sussurra continuando a sfiorare la mia pelle.
Socchiudo gli occhi cercando di mantenere la lucidità che da poco ho riacquistato e mi allontano velocemente da lei. Mi guarda con delusione.
«Vattene Blue, dammi retta.»
«Ok, ti accompagno nella tua stanza.»
Camminiamo fianco a fianco, il mio braccio sfiora il suo. La vedo rabbrividire.
Mi accompagna nella mia stanza e mi obbliga a sedere sul letto. «Devi togliere questi vestiti», sospira.
Le do retta e comincio a spogliarmi con movimenti scoordinati e lenti. I miei gesti rallentati la irritano al tal punto che mi aiuta a spogliarmi strappandomi via le mani dalla maglietta.
Reprimo una risata. «Impaziente.»
«Taci William. Non è divertente! Il tuo comportamento non è corretto, hai cercato di prendere a pugni anche tuo fratello!» Sbotta guardandomi severamente.
Alzo le spalle. «Se l'ho fatto un motivo ci sarà.»
«Sei uno stronzo, sul serio.»
Una volta levati tutti i vestiti, senza chiedere il permesso, si allontana da me e apre il mio armadio alla ricerca di qualcosa di asciutto da farmi indossare. Prende una maglietta e un paio di pantaloni di tuta poi torna da me e me li lancia addosso.
«Non riesco a vestirmi» le dico, con voce suadente.
Lei sbuffa rumorosamente e si avvicina per afferrare la maglietta, pronta a infilarmela. Ma con un movimento veloce le afferro le mani facendo cadere la maglietta e gliele poso entrambe sul mio petto.
«Che stai facendo?» Sussurra. Il suo corpo inizia a tremare come una fragile foglia in pieno autunno.
Sollevo lo sguardo e incastro i miei occhi nei suoi. «Ho bisogno che tu mi tocchi», sussurro con voce roca. «Davvero tanto bisogno. Resta qui, per favore.»
Scuote la testa. «Non mi sembra il caso.»
«Si, lo è», ribatto.
«Lasciami andare» sospira con poca, pochissima convinzione nella voce. La vedo lottare contro sé stessa. Dentro i suoi occhi in questo momento c'è in atto una guerra. So che vorrebbe restare qui con me. Ma d'altra parte vorrebbe darsela a gambe levate il più velocemente possibile.
Forse vorrebbe anche sputarmi in un occhio.
Si allontana da me, allora io le afferro i fianchi e la circondo con le braccia impedendole di muoversi.
«Lasciami», sussurra.
Non rispondo, ma inizio a strofinare delicatamente i capelli bagnati contro la sua pancia facendola rabbrividire, le mie mani sfiorano la sua pelle calda e il suo corpo risponde immediatamente al mio tocco.
«Non vuoi essere lasciata Blue, lo sento che rabbrividisci», sussurro iniziando ad accarezzarle la pelle scoperta della schiena. Le sollevo leggermente la maglietta e le poso un bacio sul ventre.
Vorrebbe allontanarmi, ma non ci riesce.
Invece di fermarmi infila la mano tra i miei capelli bagnati accarezzandoli.
Le mordo piano la pelle come se volessi mangiarla, poi poso le mani sul suo sedere e l'avvicino ancora di più a me.
«Voglio toccarti, Blue» soffio contro la sua pelle.
«No, non possiamo. Non lo vuoi davvero. Sei solo confuso per tutto quello che è successo» ribatte, anche se chiude gli occhi beandosi del mio tocco.
«Si che possiamo, possiamo fare tutto ciò che vuoi per questa notte. Basta che tu lo dica e faremo qualsiasi cosa tu voglia», sussurro contro la sua pelle e lei reprime un gemito.
I miei baci si fermano sull'orlo dei suoi jeans. Trattiene il respiro anche se non sto facendo più nulla.
Abbassa lo sguardo su me guardandomi con confusione.
«Devi solo dirmi che cosa vuoi. Non farò niente contro la tua volontà.» La guardo negli occhi ed è così bella in questo momento. Così vulnerabile e fragile.
«William...» Sospira.
So che lo vuole anche lei ma al tempo stesso vorrebbe andare via. Continuo a vedere la guerra con sé stessa dentro i suoi occhi magnetici.
«Dimmi che cosa vuoi.»
Si lecca quelle belle labbra. «Continua a toccarmi.»
Nascondo un sorriso trionfante mentre sbottono i suoi jeans e li tiro giù. Le si spezza il respiro quando la mia bocca sfiora la sua intimità da sopra le mutandine. Strattona ancora di più i miei capelli e per risposta inizio a far scorrere le mani sulle sue gambe morbide fino al sedere che stringo leggermente.
«Mi piace il tuo corpo. Ha un buon profumo» sussurro con voce roca. Sono eccitato anche io, e anche tanto.
Afferro l'estremità delle mutandine e le tiro giù. Osservo la sua bella fica con gli occhi che sicuramente mi brillano come due fottute stelle.
Sollevo lo sguardo su di lei e mi perdo dentro i suoi occhi.
Avvicino il viso tra le sue gambe e le lascio un bacio, proprio lì, mentre continuo a guardarla negli occhi. Vorrei mangiarla in solo boccone, cazzo. La sua fica ha proprio l'aria di essere divinamente buona.
Il fatto che sia sbagliato quello che stiamo facendo, mi fa eccitare di più. Ora non m'importa delle conseguenze. Nemmeno di James e del contratto. Adesso voglio solo assaggiare il suo frutto proibito.
Si morde il labbro inferiore per cercare di smorzare i gemiti mentre si regge contro le mie spalle.
«Sei così buona», sussurro. La mia lingua sbatte con più prepotenza contro il clitoride gonfio mentre con due dita accarezzo l'apertura tra le sue cosce.
Schiude leggermente le gambe e io ne approfitto per infilarle due dita dentro.
Le sue gambe iniziano a tremare furiosamente.
La reggo con l'altra mano in modo tale che non cada. Getta la testa indietro per il piacere che le sta provocando il movimento della mia lingua. Mi strattona i miei capelli con più forza facendo impazzire anche me.
La mia lingua continua a sbattere contro il suo clitoride mentre muovo le dita con più forza dentro di lei. È così bagnata che scivolano dentro con facilità.
«Ti prego. Basta», ansima. Sfilo le dita dalla sua fica provocandole un altro gemito.
I miei polpastrelli sono luci, bagnati dai suoi muori. La guardo e sorrido con malizia. «Apri la bocca.»
Schiude quelle belle labbra e io, senza dire niente, le infilo le mie dita che sanno di lei in bocca. Fino in fondo. Quasi in gola. Le sfugge un gemito mentre mi succhia le dita.
Porca troia.
Levo le dita dalla sua bocca e le porto alla mia. Le lecco sotto il suo sguardo incandescente. Le sfugge un altro gemito strozzato.
L'afferro dal sedere e la faccio sedere sulle mie gambe.
Lei mi spinge giù fino a farmi sdraiare sulla schiena.
Impaziente.
So che vorrebbe scoparmi. Lo voglio anche io. Ma nemmeno oggi mi spingerò oltre. Voglio solo giocare.
Sollevo il bacino quando lei cerca di abbassarmi i pantaloni e i boxer. L'aiuto e lei me li leva alla velocità della luce, con bramosia afferra il mio cazzo che si contorce nella sua mano.
È quasi imbarazzante il modo in cui mi eccito con un semplice tocco delle sue mani. Sembro un ragazzino alle prime armi.
Socchiudo gli occhi e dalle mie labbra esce un gemito strozzato.
«Dimmi che cosa vuoi» sussurro, facendole inarcare il bacino contro il mio uccello.
Quanto è bella, cazzo.
«Toccami anche tu» piagnucola, dondolandosi su di me alla ricerca di un po' di sollievo.
Afferro i suoi fianchi e la faccio strusciare sul mio cazzo turgido e dolorante. Infilo una mano in mezzo a noi e le tocco la fica bagnata. Giuro che mi sto trattenendo un sacco per non affondare dentro di lei e scoparla.
Quando suoi gemiti diventano più forti, le poso una mano sulla bocca per farla stare zitta.
«Ssh», dico con voce roca. «Altrimenti ti sentiranno anche i miei fratelli nell'altra stanza.» Avrei un'altra idea per tapparle la bocca. Ma non so se posso spingermi così oltre.
Le infilo due dita dentro, di botto facendola mugolare contro il palmo della mia mano. «Vorrei che lo prendessi bocca.»
O la va o la spacca.
Spalanca gli occhi. «Cosa?»
Cazzo.
Continuo a muovere le dita dentro di lei che si regge contro il mio petto. «Un pompino.»
«So che cosa volevi dire. Ma ecco... lo sai che non l'ho mai fatto», dice con le guance arrossate.
Cioè, sta arrossendo mentre le mie dita sono conficcate in profondità dentro di lei? Poco fa mi stava trastullando l'uccello!
È proprio strana.
«Ti dico io cosa fare.» Ti prego, accetta.
Se mi fa un pompino giuro che potrei anche andare in chiesa la domenica. Ogni cazzo di domenica.
«Okay», gracchia.
Cazzo, sì!
Mi trattengo per non esultare.
Scende dalle mie gambe e si inginocchia lentamente davanti a me. Né ho viste di ragazze inginocchiarsi davanti a me. Ma lei... lei è spettacolare.
Si avvicina in mezzo alle mie gambe. Il fatto che continui a guardarmi con quell'aria innocente, non fa altro che farmi eccitare ancora di più.
Allunga una mano e me lo afferra, strappandomi un verso gutturale. L'altra, la posa sulla mia coscia.
Mi guarda sotto quelle ciglia lunghe con fare innocente. «Che devo fare?»
Mi ucciderà.
Afferro il cazzo e lo guido verso di lei. Glielo struscio su quelle belle labbra bagnandole un po' del mio liquido. «Apri la bocca.» In questo momento non riconosco neanche più la mia voce.
Schiude le labbra e cogliendomi alla sprovvista, con la lingua mi lecca la cappella. «Così?» Chiede con voce seducente.
Annuisco. «Mh, sì. Puoi succhiarlo e prenderlo tutto in bocca.»
Si lecca di nuovo le labbra e poi le avvicina al mio cazzo. Lo prende in bocca, ma non troppo. Con una mano lo strozza alla base.
Mi sfugge un ansito eccitato. «Brava. Più a fondo, se vuoi.»
Voglio sentirla succhiarmelo. Se fosse stata un'altra glielo starei già infilando in bocca sino al soffocamento. Ma non lo farò con lei.
Apre di più la bocca e cerca di accogliermi più a fondo. Si spinge oltre il limite e viene scossa da un conato.
«Ora succhia.»
Inizia a muovere la testa avanti e indietro. Afferro i suoi capelli e li attorciglio al pugno. Inarco il bacino contro la sua bocca e lei geme sul mio uccello.
Per essere inesperta se la sta cavando alla grande. Appena verrò mi ricorderò di metterle un voto per la prestazione.
Vederla inginocchiata davanti a me mi manda in estasi. Il calore della sua bocca mi inghiottisce in un vortice piacevole. Una scarica elettrica mi attraversa l'addome. Mi sento in paradiso.
La sua gola si rilassa quando mi spingo più a fondo.
La Piccola Svitata ha già capito come si fa.
Continua a succhiarmelo e io mi spingo nella sua bocca con ritmo crescente. Quando gli occhi le diventano lucidi smetto di spingermi e le lascio la libertà di ritrarsi.
«Se vuoi fermarti, dimmelo.»
Ma apprezzerei se non lo facessi.
Lei non si sposta. Alza lo sguardo su di me e riprende a succhiarmelo guardandomi dritto negli occhi.
Sorrido maliziosamente e le afferro di nuovo la coda. «Allora continuo a scoparti questa boccaccia.»
Chiudo gli occhi e mi lascio andare a questo momento così intenso. Mi sta facendo impazzire e non l'ho neanche scopata.
Il pensiero di scoparmela con forza, di affondarle dentro quella fica senza pietà, mi fa eccitare ancora di più. Sto per venire e non so quanto ancora posso spingermi oltre.
Tolgo il cazzo dalla sua bocca bagnato dalla sua saliva e inizio a toccarmi. Il sangue mi ribolle nelle vene come lava incandescente. Le strofino il cazzo sulle labbra gonfie e lucide.
«Mi piacerebbe tanto riempirti la bocca con il mio sperma», le dico. Non so che cosa mi prende oggi, non sono mai stato così eccitato e nemmeno così tanto fremente di impazienza.
Lei solleva gli occhi su di me, sono così pieni di lussuria che mi fanno impazzire. Muovo la mano più velocemente sull'erezione e lascio che alcune gocce calde del mio sperma le inumidiscano le labbra e scivolino fino alla sue fantastiche tette.
Schiude le labbra e io mi spingo di nuovo nella sua bocca senza pudore. «Brava, ingoia tutto...» Lo so, sto dicendo un mucchio di cose senza senso. Ma è troppo intenso quello che sto provando. Il calore del suo respiro mi manda su un altro pianeta. L'orgasmo mi tramortisce facendomi emettere un verso strozzato. Inarco ancora di più il bacino e mi spingo ancora più a fondo nella sua bocca tenendola ferma dai capelli. I versi soffocati che emette mi fanno impazzire.
Soddisfatto da questo fantastico pompino, mi sfilo dalla sua bocca. Vedere il mio liquido colarle dalle labbra mi strappa il fiato. Un rivolo le cola fino al mento e io lo raccolgo con il dito e poi glielo porto alle labbra. Lei lo succhia senza mai distogliere quei laser letali dai miei.
Rilascio un lungo e tremante sospiro, poi le accarezzo la guancia con il dorso pollice e mi chino per darle un bacio sulla fronte. «Sei stata bravissima, ora vai a ripulirti.»
Annuisce e io l'aiuto ad alzarsi.
«Non devi dirlo a nessuno», le dico prima che entri in bagno.
Si volta nella mia direzione con una mano appoggiata contro la porta. «L'ultima volta sei stato tu a dirlo.»
«Non lo dirò a nessuno» dico, secco. Mi alzo in piedi e mi rivesto.
Ora che abbiamo finito inizio a sentire il senso di colpa attorcigliarsi alle budella.
Torna in camera e si appresta a raccogliere i suoi vestiti dal pavimento. Non mi guarda neanche in faccia. Questo mi fa capire che anche lei si sente in colpa per quello che abbiamo fatto. Anzi, che lei ha fatto a me, dato che non è nemmeno venuta.
Merda. Mi sarei dovuto trattenere.
Non ne combino una giusta.
«Vado a casa» mormora, una volta che si riveste.
È decisamente la cosa migliore da fare. «Okay», rispondo.
Annuisce e poi esce dalla stanza senza dire una parola. Sono tentato di seguirla per chiederle... non so, se sta bene. Invece resto fermo.
Poco dopo mi butto sul letto di peso.
Non riesco proprio a tenermelo nelle mutande quando c'è lei di mezzo.
Sono un idiota. Come cavolo mi è saltato in mente di farmelo succhiare da lei?
Mi è piaciuto da morire e questo è grave lo stesso! Gravissimo.
Se lei non fosse lei e io non fossi io, correrei da lei ogni qualvolta avessi bisogno di spegnere il cervello. Glielo infilerei in bocca fino a farmi risucchiare anche la mia anima corrotta e marcia. Me la scoperei fino a quando i problemi di entrambi non saranno solo un lontano ricordo.
Ma io sono io.
Lei è lei.
Devo starle lontano. Non si merita un pezzo di merda come me. Non voglio fare parte della sua lista di bastardi che se la scopano senza pietà solo per un momento di gloria.
Be', di sicuro io riuscirei a farla venire.
Ma non è questo il punto.
Devo. Starle. Lontano.
Devo comportarmi come l'amico che ho detto di essere. Non infilarle il cazzo in gola alla prima occasione.
Ora devo spegnere il cervello. Non lo sopporto più.
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Be', che dire?
Questi due non ne fanno una giusta! Sono l'incoerenza fatta a persona 🤣
Se anche questo capitolo vi è piaciuto, fatemelo sapere nei commenti o con una stellina ✨
ogni stellina ricevuta, contribuirà a comprare un sacchetto di mangime per questi due conigli😂
Scherzo dai...
A lunedì 🖤
Grazie per il supporto 🖤
~ LONG LIVE ROCK'N'ROLL~
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