♫ ~ 22.1 ɪ ᴅᴏɴ'ᴛ ᴡᴀɴᴛ ᴛᴏ ʙᴇ ᴀ ᴅᴇᴀᴅ ᴍᴀɴ ᴡᴀʟᴋɪɴɢ

Welcome to my nightmare.
Where dreams go to disappear
Sit around in rehab. Feeling like a lab rat
Strange days are here again
And it's getting weirder
Here's to all my problems
I just want to drink the poison
Green Day
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Prendo sempre decisioni sbagliate. Faccio sempre le cose sbagliate.
Come quella che ho fatto stanotte. Sono inchiodato su questo letto con lei che dorme avvinghiata al mio corpo. 
Mi viene persino da ridere dato che prima di addormentarsi ha esplicitamente detto di non abbracciarla. E poi è stata lei a farlo. 
E ora ho tutto il suo corpo premuto contro il mio e la sua coscia posata all'altezza del mio cazzo, che ovviamente si è svegliato prima di me. 

È una sensazione strana quella che mi assale. Sono venuto qui con l'intento di dirle che mi dispiaceva per le parole che le ho detto. Di certo, non sono piombato a casa sua con l'intenzione di farmi fare una sega dentro la sua vasca da bagno. E neanche di farle un ditalino. 

Sono proprio fuori di testa. Forse anch'io ho bisogno di andare da uno bravo. 

La cosa peggiore è che neanche mi pento di quello che ho fatto. Neanche un misero briciolo di pentimento. Niente. È stato bello. Siamo venuti entrambi, ci siamo dati piacere a vicenda. 

Continuo a dire che non mi piace e poi mi ritrovo a chiederle di toccarmi ovunque. 
Una cosa però è certa: non andrò oltre. Una strizzatina di palle può bastare e avanzare. Se voglio scopare non verrò di certo da lei. 

In effetti non dovrei neanche farmi toccare, e soprattutto non dovrei godere come un pazzo quando lo fa. Solo che quando mi ha guardato con quell'aria innocente e mi ha strizzato l'uccello in modo impacciato, ho perso la testa. In quel momento sì che desideravo scoparla come si deve. E non come è abituata a essere scopata lei, da ragazzi che neanche sanno com'è fatta l'anatomia di una vagina. 

Per fortuna mantengo sempre un briciolo di ragione. 
Ed è anche strano il modo in cui riesce a farmi venire, anche se all'inizio non sapeva neanche come tenermelo in mano. Non lo capisco. Sembra innocua e poi si trasforma in un qualcosa di terribilmente sexy. Ammetto che mi sarebbe piaciuto anche farmelo succhiare.
Okay, adesso basta però.

Inspiro bruscamente quando la sua piccola mano scivola lungo il mio petto sino all'elastico dei boxer già abbastanza tesi. 

No, non farlo. Non toccarmi. Cazzo.

Riluttante le afferro la mano e la riporto verso l'alto. Lei mugugna tutto il suo disappunto e si stacca da me mettendosi su un fianco e dandomi le spalle, e anche una bella visuale del suo bel culetto. Anche se come sempre indossa delle mutandine abbastanza discutibili.

Chi è che indossa delle mutande con dei pipistrelli disegnati? Ah si, lei. Lei e il suo pessimo gusto in fatto di moda. Credo che abbia più magliette con loghi di band che vestiti normali. 

Capisco la sua passione per la musica, ma qualche volta mi piacerebbe vederla vestita in modo tale che mettesse in risalto il suo bel corpicino, che grazie a me sta diventando dannatamente attraente. 

Reprimo l'impulso che mi fa fremere la mani di dargli uno sculaccione sul sedere. 

Mi metto a sedere e sgranchisco i muscoli doloranti. Deve decisamente cambiare materasso. Forse potrebbe chiederlo come regalo per natale. 

Il suo telefono prende a vibrare sul comodino, lei si agita appena e lo afferra rapidamente. Legge chi è che la cerca e, senza neanche rendersene conto diventa rossa come un pomodoro. 

Mi ritrovo a guardarla con la fronte aggrottata. Qualcosa nel suo sguardo mi dice che si tratta di un ragazzo. 

Ebbe? A te che importa?

Scaccia via il lenzuolo che aveva aggrovigliato alle gambe e si alza in piedi portandosi con sé anche il telefono. 

Vabbè cazzo, se fa così però mi incuriosisce ancora di più!

Senza degnarmi nemmeno di uno sguardo sparisce in corridoio, poco dopo sento la porta del bagno chiudersi a chiave. 

Addirittura? Si chiude a chiave? Che cosa cazzo sta nascondendo? 

Non dovrebbe importarmi. Eppure per qualche strana ragione voglio sapere chi è che l'ha cercata. 

Mi alzo anch'io e vado alla ricerca dei miei vestiti. Mi ricordo, solo dopo non averli trovati, che mi sono spogliato nel suo bagno. Fanculo. 

Imbocco il corridoio e busso contro la porta. «I miei vestiti sono lì», dico. 

La sua voce arriva smorzata dal fruscio dell'acqua che scorre. «Sì, tra un attimo te li do!»
«Perché ti sei chiusa a chiave?» La domanda mi esce spontanea. 

«Conosci la privacy? Perché dovresti entrare in bagno mentre mi lavo?» Replica. 

È seria? Cioè ha già rimosso quello che abbiamo fatto? L'ho vista più volte nuda io che tutti i ragazzi che si scopa occasionalmente. È proprio strana. 

«Muoviti» borbotto, prima di allontanarmi dalla porta e tornare in salotto. 

Ho fame, quindi mi metto a cercare qualcosa da mettere sotto ai denti. Apro un paio di ante e non trovo proprio un bel niente. Se non una quantità esagerata di riso basmati e qualche pacco mezzo aperto di cerali al cioccolato. 

Io le avevo detto che avrebbe dovuto fare una colazione abbondante prima di ogni allenamento. A quanto pare, quello che le dico le entra da un orecchio e le esce dall'altro. 
Afferro un pacco di cereali e lo mangio direttamente dal sacchetto, scoprendo solo una volta che ne metto una manciata in bocca, che sono secchi e mollicci. 

«Che schifo», borbotto gettandoli nella spazzatura. 

Finalmente esce dal bagno avvolta da una nuvola di vapore e da un asciugamano che le copre tutto il corpo. 
Il suo sguardo saetta prima sul mio corpo mezzo nudo, accarezza con gli occhi i miei tatuaggi, e infine mi guarda negli occhi. Le guance le si colorano di un rosa più acceso.

Arrossisce ancora? Questo non fa altro che ricordarmi che davanti agli occhi ho solo una ragazzina che gioca a comportarsi da donna matura. Di maturo al momento ha solo quelle belle tette. Per il resto, si comporta come una bambina intrappolata nel corpo di una giovane adulta.

«Con cosa cazzo ti nutri al mattino?» Sbotto, sferzando il silenzio. 
«Non faccio quasi mai colazione» borbotta, avvicinandosi a quel mobile per prendere qualcosa da vestire. 
« Io ti avevo detto di non saltare nessun pasto», la rimprovero. 

Si volta appena, guardandomi oltre la spalla ancora mezza umida. «Non ho quasi mai fame al mattino. Mi viene la nausea», dice prima di riportare la sua attenzione verso l'armadio. 

Qualcosa di peloso e viscido mi sfiora le caviglie. Abbasso lo sguardo per ritrovarmi ai piedi quel mostro dalla pelliccia nera e gli occhi gialli fluorescenti di un demonio.

Arriccio il naso e lo caccio via. «Stai lontano da me.» 
«Non trattarlo male, sei a casa sua», rimbecca la nana. 
«Non riesco ancora a capire come facciano a piacerti i gatti. Sono brutti e hanno un sacco di pulci. Non sono per niente fedeli al loro padrone. Ti usano solo per avere cibo e ricambiano facendo qualche falsa fusa.»

Lei sbuffa una risata mentre si infila un paio di mutandine con delle bare disegnate, da sotto l'asciugamano. Io non ho parole, davvero. Sono orrende quelle mutande. Dove le trova? Nel negozio degli Addams?

«Salem non ha pulci», chiarisce. « Secondo, loro non hanno un padrone ma scelgono il loro amico umano minuziosamente. Terzo, non danno affetto a chiunque. E sono molto fedeli, se ti reputano degno della loro fiducia.» Conclude infilandosi una maglietta degli Slayer prima di liberarsi dell'asciugamano. 

«Cosa sei diventata una specie di gattara?» La prendo in giro. 

Mi guarda con sufficienza mentre si lega i capelli in una coda alta. «No, mi sono sempre piaciuti i gatti.»
Annuisco, anche se non mi sta guardando. «Infatti ti comporti come loro. Mostri gli artigli e graffi. Poi alla prima carezza fai le fusa.»Spero che capisca il chiaro riferimento a quello che abbiamo fatto questa notte.

Lo capisce, dato che mi guarda in cagnesco. «Perché non ti vesti e te ne torni a casa tua?» 
«Stavo pensando di andare a fare colazione», propongo. 
Si irrigidisce appena. «Non posso. Ho da fare» borbotta, spruzzandosi un po' di quel dolce profumo allo zucchero filato. 

Quel profumo mi infetta il cervello come qualcosa di super tossico. 

Mi allontano dal bancone della cucina e mi avvicino a lei. «Che hai da fare?»
Non mi guarda. «Esco. Con i miei amici.»

Sta mentendo. Ormai la conosco abbastanza bene da capire quando dice cazzate. Anche perché quando lo fa, inconsapevolmente si tormenta il piercing al labbro. 

«Okay, va bene.» Non insisto. Vado in bagno e recupero i miei vestiti. 

Torno in salotto e lei è ormai pronta. Nello sguardo sembra che abbia l'urgenza di liberarsi di me il più presto possibile. Ammetto che questo suo comportamento mi da parecchio fastidio. Ma sono solo le dieci del mattino, non ho voglia di litigare, non prima di aver ingerito la mia dose quotidiana di caffè. «Bene, io vado. Ciao.» Raggiungo la porta ed esco senza neanche sentire la sua risposta. Se vuole giocare a fare la stronza; ha trovato pane per i suoi denti. 

Torno a casa trovandola stranamente silenziosa. Non che mi dispiaccia, solo che è strano. Non ho la più pallida idea di dove si siano cacciati i miei animali domestici. Raggiungo il corridoio, pronto a chiudermi nella mia stanza e dormire un altro po', ma qualcosa cattura la mia attenzione. 

Noel e Joel stanno facendo il bagno nella piscina. Cazzo, non l'hanno cagata di striscio per tutta l'estate e se ne ricordano proprio adesso? Okay che fa ancora un caldo bestiale sino al pomeriggio. Però... 
È proprio vero che ti ricordi di avere una cosa quando la stai "perdendo". 

Apro la portafinestra ed esco in

«Oh, ma come sono carini i miei adorabili animali da compagnia», li schernisco avvicinandomi al bordo piscina. 
Entrambi mi guardano male.
«Ecco che ogni tanto ci degni della tua presenza» replica, Joel. 

Noel raggiunge il bordo della piscina e si regge con entrambe le mani guardandomi dal basso. «Per me va bene così. Alcune volte mi fa stare bene dimenticare di avere anche lui come fratello.»

Che testa di cazzo.
Allungo un piede e lo spingo dalla spalla fino a farlo entrare tutto sotto l'acqua. «La cosa è reciproca. Sei tu l'ultimo arrivato. Io sono il primo.» 
Joel si asciuga gli occhi con le dita e sospira. «Non so chi di voi due sia quello più immaturo.»
Gli rifilo un'occhiataccia. «Zitto, che ce n'è anche per te.» Allento la presa dalla spalla di Noel e lui riemerge boccheggiando in cerca di ossigeno. 

Scrolla i capelli – come fanno i cani- e mi punta addosso uno sguardo carico di rabbia. «Sei uno stronzo!»
«Peggio per te, così la smetterai di dire le tue solite cazzate nei miei confronti.» Mi allontano dal bordo piscina giusto in tempo prima che lui possa afferrarmi la caviglia. Pensa che io sia nato ieri? Sciocco ragazzino. «Io vado a dormire, non fate casino e non svegliatemi per nessuna ragione al mondo.» Mi volto e torno dentro. 

Non appena richiudo la porta della mia camera mi fiondo subito ad aprire il mio cassetto delle meraviglie. Purtroppo non riesco più a dormire senza prima stordirmi un po'. 

Provo ribrezzo per me stesso ogni volta che mi inietto quella merda nelle vene. Ma è una cosa che non posso più controllare. È lei che controlla me. Controlla la mia vita come una specie di fidanzata super gelosa e appiccicosa. Abbiamo una di quelle relazioni super tossiche. Dove uno dei due si accorge che l'altro le fa male ma continua comunque a starci insieme perché non ne può fare a meno. Dove però trovo sempre rifugio, perché lei è sempre pronta a prendermi tra le sue braccia e alleviare le mie pene. 

Siamo una di quelle coppie male assortite, ma che cascasse il mondo non si tradiranno mai. Io non la tradisco e lei non tradisce me. Mi fa stare bene. E l'ho perdonata per tutte quelle volte che ha rischiato di uccidermi. 
Siamo proprio una bellissima coppia io e l'eroina. 

Una cosa è certa: la preferisco a qualsiasi altra ragazza. Almeno lei mi fa stare bene senza pretendere troppe attenzione da me. Non è gelosa e soprattutto non parla. Agisce in totale silenzio. 

La sento scorrermi nelle vene come un pizzicore che brucia ogni singola fibra del mio corpo. 

Oggi però sembra un po' arrabbiata. Forse se l'è presa perché non ho passato la notte con lei. Infatti mi sta facendo del male. 

Il mio stomaco inizia a contrarsi in modo doloroso. La testa sta per scoppiarmi e il mio corpo diventa pesante. Mi tremano le mani e sto sudando freddo. 

No, non di nuovo. Cazzo.

Vengo colto da un conato di vomito improvviso che mi obbliga a mettermi seduto. 
Cerco di alzarmi in piedi per raggiunge il bagno ma non ci riesco. Mi cedono le gambe a cado per terra, in ginocchio. 

Mi aggrappo al copriletto e provo ad alzarmi ma non ce la faccio. 
Inevitabilmente vomito. Prima su di me, poi sul pavimento. 

Che schifo, cazzo. Faccio schifo.

Pulisco la bocca con il dorso della mano e provo a tirarmi di nuovo su aggrappandomi al letto con una mano e al comodino con l'altra. 

Non ci riesco. Il mio corpo in questo momento pesa tonnellate. I miei arti non recepiscono gli impulsi che gli sta inviando il mio cervello stordito. 
Questa forse è la volta buona che ci resto secco. Così la smetterò una volta per tutte di ridurmi in questo stato e di essere schiavo della droga. 

Con l'ultimo briciolo di forza che ho nella braccia, provo di nuovo ad alzarmi. Fallisco. Ricado a terra e anche il comodino mi segue a sua volta. Cade a terra. Tutto quello che c'era sopra si schianta sul pavimento rompendosi in mille pezzi, anche il mio Bong di vetro verde fluo. Si schianta e si disintegra. Cazzo.

Intorno a me diventa tutto sempre più confuso. Le palpebre diventano pesanti e impossibili da tenere aperte. Mi arrendo, fanculo. 

Chiudo gli occhi e lascio che l'oscurità mi avvolga in un abbraccio gelido. Questo abbraccio lo sento fin dentro le ossa. Mi congela il sangue nelle vene. Mi spedisce con un calcio in culo nel mio inferno personale. Resto inerte a terra come un guscio vuoto. 

Sono un guscio vuoto. 

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Quando riprendo conoscenza mi ritrovo davanti quattro paia di occhi che mi guardano con un misto di preoccupazione e rabbia. 
Non riesco neanche a guardarli negli occhi in questo momento. La vergogna ha già fatto capolino. Lo stomaco è già sprofondato a terra. La mia dignità al momento è impossibile da reperire.

Noel scatta in piedi in un movimento nervoso. «Basta. Io ne ho abbastanza di tutta questa merda» sbotta, passandosi una mano tra i capelli con frenesia. Si volta e mi punta addosso gli occhi. Spietati e furiosi. « Io non voglio più vivere sotto lo stesso tetto di un tossico del cazzo! Oppure svegliarmi e ritrovarti morto sul pavimento!» Sbraita. «Dobbiamo ripetere di nuovo tutta questa merda?»

Joel si alza e lo raggiunge. Con un gesto fraterno, che io non ho mai fatto, lo abbraccia. Noel strizza le palpebre per impedirsi di piangere. «Non ce la faccio più.» La sua voce adesso è ridotta a un sussurro spezzato. 
Joel gli accarezza la nuca. «Vai di là.» Scioglie  l'abbraccio e lo spinge delicatamente via. Chiude la porta e si volta verso di me, che sono sdraiato a letto e sento il braccio pizzicare. Abbasso lo sguardo per capirne il motivo. Ho ancora l'ago conficcato dentro la vena. 

Lo strappo via e getto la siringa a terra sotto lo sguardo contrariato di Joel. Senza dire una parola si avvicina a letto, si inginocchia e raccoglie la siringa per poi gettarla nel cestino accanto alla porta. 

Le spalle gli si afflosciano. Sospira e torna a guardarmi. «Adesso è troppo. Tutto questo sta diventando insostenibile, Billy. Non ce la faccio più neanche io.» Si siede sul letto abbastanza lontano da me. «Noel non può vivere così. Nemmeno io. Neanche tu», sospira passandosi una mano tra i capelli. «Devi chiedere aiuto. Alcune volte ho paura di uscire di casa per poi ricevere una chiamata da Noel per dirmi...»Scuote la testa come per scacciare via qualche immagine brutta dalla sua testa. 

Mi dispiace. Non voglio che si preoccupino per me. Provo a mettermi seduto ma un dolore lancinante alla testa e allo stomaco mi fa cambiare idea. «Non devi preoccuparti.» Ho la voce impastata. 

Mi scocca un'occhiataccia. «Ah no? Non devo preoccuparmi per mio fratello?» Scuote il capo con amarezza. «Sei proprio un'egoista del cazzo. Quel ragazzo», indica la porta con un gesto secco della mano. «Ha solo sedici anni e ha visto fin troppa merda. Credo che possa bastare. Tu non sei come loro. Ma sei a tanto così dal diventarlo!»

Lo so. Ho sempre saputo che il mio destino fosse questo. Quello di essere tale e quale a loro. Ho provato a sfuggirgli, davvero. Ma a quanto pare ha corso più di me e mi ha preso. 

Abbasso lo sguardo, in questo momento non riesco a guardarlo negli occhi. So quello che vede e quello che sta pensando. «Dovreste trovarvi un'altra casa» dico, senza neanche pensarci. Rispondo come l'egoista di merda che sono. 
Scatta di nuovo in piedi. «Così puoi continuare ad autodistruggerti?» Sbotta alzando il tono della voce. «Non pensarci neanche. È arrivata l'ora che tu metta un po' di testa. Hai quasi trent'anni e continui a comportarti come se fossi un adolescente senza cervello. Basta, Billy. Basta. Io non ti permetterò di trascinare quel che resta della nostra famiglia a fondo con te!»

Io non voglio trascinare proprio nessuno a fondo con me. Dovrebbero semplicemente allontanarsi da me e non rivolgermi più la parola. Devono lasciarmi da solo a marcire nella mia stessa merda. È molto semplice. A quanto pare però mio fratello non la pensa allo stesso modo. 

Riesco a mettermi a sedere e vengo assalito da un altro conato di vomito. Lo sento risalire come un veleno amaro su per la gola. Che schifo. 

Joel si avvicina a me e afferrandomi dalle spalle, evita che io cada di nuovo a terra. «Puzzi da morire, cazzo.»

Giuro che se stessi bene scoppierei a ridere. È sempre divertente sentirlo dire le parolacce. Lui, che tra tutti e tre è quello con più testa e autocontrollo. Lui, che si comporta come se avesse cinquant'anni e due figli minorenni a carico. 

Gli sono davvero grato. Per tutto. Se non fosse per lui la nostra famiglia sarebbe in rovina. 
Non gli ho mai detto grazie, e forse mai lo farò. Però è così. Sono contento che anche lui faccia parte del mio mondo di merda. 

«Lo so», dico con un sospiro. «Vorrei fare una doccia ma non riesco ad alzarmi», confesso. 
«Vieni, ti aiuto io.» È più basso di me, ma riesce comunque a tirarmi su. 

Mi trascina fino al bagno della mia stanza. Mi aiuta a spogliarmi e anche a entrare dentro la vasca evitando che mi spacchi la testa. 

«Grazie», mormoro. 

Risponde con un'alzata di mento ed esce dal bagno. 
Mi sento terribilmente in colpa nei loro confronti. Sono il peggior fratello della storia. Eppure a loro continua a importagli di me. O sono dei pazzi sadici, oppure mi voglio bene davvero. 

A quanto pare però una parte di me, quella sbagliata, non riesce ad accettare che qualcuno tenga a me. Che mi voglia bene. Tutto questo perché io non merito di avere degli amici che mi vogliono bene. Tanto meno una famiglia che nonostante tutto me ne vuole. 
Dovrebbero allontanarsi il più lontano possibile da me. Invece non lo fanno. 
Noel mi odia e questo è un dato di fatto. Però sotto sotto so che mi vuole bene. 

Apro l'acqua senza preoccuparmi che sia abbastanza calda o meno. Lascio che mi scivoli sul corpo e che lavi via un po' della merda che ho addosso e dentro. Magari anche un po' dello sballo che mi confonde ancora la testa. 

La doccia sembra avermi restituito un po' di umanità. Ho mangiato qualcosa e poi, dopo aver ricevuto un messaggio da parte di Bree che mi chiedeva gentilmente di portarle alcune casse di alcolici, ho preso la macchina e sono andato fino al Rocktail. 

Certo che ha scelto proprio la giornata peggiore per chiedermi questo favore. Non poteva chiedere a suo fratello o a Sid? 

È anche strano che nessuno dei due si sia fatto sentire oggi. Di solito mi mandano messaggi come se fossero delle fidanzatine nostalgiche. Oggi tutto tace. Sicuramente hanno sentito qualcosa nell'aria che gli ha destati a cercarmi. Magari hanno sentito che c'era qualcosa che non andava in me oggi. 

Appena entro nel locale mi basta un battito di ciglia per intercettarla. È seduta a tavolino con il suo amico dai capelli fluo e con loro c'è anche Sid. Stanno tutti e tre ridacchiando per qualcosa che ha detto lei. Ma la cosa che mi fa pulsare di rabbia è il modo in cui quel coglione di Sid tiene un braccio attorno alle spalle di Blue. Cazzo, non deve neanche toccarla, porca puttana. Non gli sono bastati i pugni che gli ho dato?

Appena notano la mia presenza il sorriso di Blue e anche quello del mio amico, si spengono immediatamente. Dylan invece mi scocca una rapida occhiata m solleva comunque una mano per salutarmi.
Ricambio con un rapido movimento del capo.

Che cosa ci fanno qui? E perché Sid è con loro? È per questo motivo che non mi ha cercato per tutto il giorno? 

Sono quasi tentato di scattargli una foto e inviarla a James. In questo modo però non ne gioverei nemmeno, tanto meno la nostra band. 
Lei invece abbozza un sorriso in mia direzione che io non ricambio. Resto immobile dove sono.
Facendo così sicuramente penseranno che io sia impazzito.

Finalmente riesco a schiodare i piedi da terra e mi avvicino al bancone da Bree. 
Mi scocca una rapida occhiata mentre è intenta a tagliare alcune fette di arancia. «Tutto okay?»
Annuisco con un colpo secco della testa. «Sì, tutto okay. Se esci fuori ti do la roba che mi hai chiesto.»
«Oh... Okay.» Fa il giro del bancone e mi raggiunge. 

Usciamo fuori e io apro il portabagagli. Prendo tutte le casse di Vodka in una sola volta e le poso a terra. 
Vorrei aiutarla a portarle dentro, ma è meglio per tutti che io non lo faccia. 

È con lui che si stava sentendo questa mattina? Non vedeva l'ora che me ne andassi per uscire con lui?

Sento la rabbia esplodermi dentro come uno sfogo bollente. 

«Grazie», dice Bree. 
«Niente», borbotto. La vedo faticare come una matta per sollevare le casse. Ma col cazzo che entrerò di nuovo nel locale.

Apro lo sportello e mi siedo in macchina pronto ad andarmene. 

Gesù, ho bisogno di uno bravo.

Avvio il motore anche se fisso il volante come se mi fossi magicamente dimenticato di come si guida.

Un colpo contro il finestrino mi fa letteralmente cagare addosso.
Mi volto e lei lì.
Sono tentato di farle il dito medio e andare via, ma non lo faccio. Sono grande per compiere azioni del genere.

Riluttante come se dall'altra parte ci fosse uno zombie pronto a sbranarmi il cervello, clicco sul pulsante e abbasso il finestrino.

Alzo appena il mento. «Che c'è?»
Si morde il labbro inferiore. «È tutto ok?»

Sul serio me lo sta chiedendo? Porca puttana mi si legge in faccia che sono arrabbiato come una iena che non mangia da una settimana.
Anzi, ce l'ho stampato a caratteri cubitali sulla fronte!
E lei cosa fa? Mi chiede se è tutto ok?
No, manco per un cazzo è tutto ok. Stronza!

Invece annuisco. «Sì, perché?»

Durante gli anni ho imparato a mentire così bene che mi aspetto di ricevere un oscar per la miglior recitazione. Leonardo Di Caprio scansati proprio.

«Non lo so, sei strano», mormora.

Be', fatti una cazzo di domanda e risponditi pure.
Scrollo una spalla mentre stringo con forza il volante. «Nah, sono sempre il solito. Quello che mi preme chiederti in questo momento è: cosa ci fai con Sid?»
Le sue sopracciglia si avvicinano quando aggrotta la fronte. «Sul serio devo darti una spiegazione? Sono venuta qui con Dylan, e lui era già qui!»

Puttanate.
Se pensa che io me la beva è proprio fuori strada. 

«Dopo quello che è successo tu continui a stare con lui?»
«Sì!» Sbotta. «Dovete starne fuori. Sia tu che mio padre!» Strilla inviperita. «Siamo solo amici!»

Emetto un suono che dovrebbe somigliare a una risata. Invece ha più l'aria di essere un ringhio. «Ci stavi scopando. Non è tuo amico.»
Raddrizza le spalle. «Nemmeno io e te lo siamo. Eppure...» Le guance le avvampano.

Se non fossi incazzato potrei anche trovarla adorabile. Invece mi sta sul cazzo in questo momento. 

Ghigno. «Eppure, cosa? Ah, sì. Mi hai permesso di farti venire sulle mie dita.»

Le sue spalle hanno un impercettibile tremito. «Sei uno stronzo.» Fa un passo indietro pronta ad andarsene.
«Blue?» La richiamo.
Mi guarda oltre la spalle. «Mh?»
«Sarebbe davvero l'ora che tu iniziassi a tenere le cosce chiuse. Oh, un'altra cosa: Vaffanculo.» Chiudo il finestrino e vado via. La osservo dallo specchietto retrovisore. È rimasta lì impalata.
La guardo fino a quando non sparisce completamente dalla mia vista quando svolto l'angolo.

Certo che come faccio le uscite di scena io, neanche un attore a teatro. Però mi sento leggermente meglio adesso che l'ho mandata a fanculo.

Non devo cedere alla rabbia. 
Non devo cedere alla rabbia.

È impossibile cazzo. La sento scoppiarmi dentro come un fuoco d'artificio. 

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Da un quarto d'ora sono seduto in macchina davanti al cancello di casa, cercando incanalare più aria possibile prima di entrarci. Non ci riesco però. Sono fottutamente incazzato e potrei spaccare qualsiasi cosa che mi capiti a tiro. 
Uno scatto d'ira mi obbliga a battere un pugno contro il volante. Sento le nocche scricchiolare e il dolore mi porta ad arrabbiarmi ancora di più. 
Non so neanche per quale cazzo di motivo io sia così furioso. Forse è tutto l'insieme delle cose che sono successe in questa cazzo di giornata di merda. Magari sono arrivato al limite e adesso non riesco più a trattenermi. 

Per non farmi mancare niente ho appena ricevuto un messaggio da Sid.
Se lo avessi davanti in questo momento lo picchierei a sangue, scaricherei tutta la mia rabbia su di lui. Diventerebbe il mio sacco da boxe personale.

Che cosa cazzo non capisce? Deve stare lontano da Blue Jean. Giuro che se per colpa sua perdiamo il contratto con la Blue&T Records, lo ammazzo. A costo di farmi galera lui non vedrà più il sole sorgere. 

Nel suo cazzo di messaggio mi chiede se va tutto bene. 

Tutto bene? Un cazzo va bene! 

A quanto pare non gli sono bastati i pugni che gli ho dato. Si è dimenticato di quello che gli ho detto? Be', bisognerà rinfrescargli la memoria a suon di cazzotti. 

Neanche gli rispondo al messaggio.
Premo il tasto del telecomando e aspetto che il cancello si apra. 
Avanzo lentamente con la macchina fino a fermarmi davanti a casa. Non ho nemmeno voglia di infilare l'auto dentro il garage. Spengo il motore e scendo, fingendo di non vedere neanche il graffio sulla carrozzeria perché altrimenti esploderei dalla rabbia. 

Entro a casa. Noel e Joel sono entrambi seduti sul divano a giocare con la Playstation a un gioco di calcio. 
Noel non mi degna neanche di uno sguardo. L'altro invece indugia un po' sul mio viso alla ricerca di qualcosa. Sta guardando se sono fatto.

Gli rifilo un'occhiataccia truce. «Vado a dormire.»

«Sì, comportati ancora come se noi non facessimo parte della tua vita.» La voce di Noel è un sibilo, ma io ho sentito perfettamente quello che ha detto. 
«Hai qualcosa da dire?» Lo sfido, avvicinandomi a lui. 

Non vorrai mica picchiare tuo fratello?

Si volta verso di me. Gli occhi carichi di quella che a me sembra rabbia mista a odio. «Sì. Hai rotto il cazzo di rovinarci la vita!»

Joel sussulta e gli posa una mano sulla spalla per chiedergli silenziosamente di tenere la bocca chiusa. «Noel», lo ammonisce. 
Sbuffo una risata. «Rovinarti la vita? Sentiamo, come te la starei rovinando la vita? Dandoti tutto ciò di cui hai bisogno? Comprandoti vestiti firmati e regalandoti telefoni di ultima generazione su cui poterti segare?» Lo derido. 

«Almeno io non sono un trentenne frustrato che non scopa perché nessuna ragazza sana di mente andrebbe a letto con un tossico del cazzo! Sei sicuro di non avere qualche malattia?» Sputa con cattiveria. 

Vorrei spaccargli la faccia, cazzo. Senza neanche rendermene conto gli vado vicino. I pugni chiusi lungo i fianchi. «Sei solo un ragazzino del cazzo», sibilo. 

Solleva il mento con aria di sfida. «Almeno io posso permettermi queste crisi adolescenziali. Tu invece no. Sei un uomo, ma di tale non hai proprio un cazzo.»

«Stai attento a quello che dici», lo redarguisco. 
«Basta» si intromette Joel, tirando Noel dalle spalle. 

Il ragazzino si è alzato in piedi convinto di farmi paura. 

Mi guarda con uno sguardo carico di odio. «Altrimenti? Mi picchi? Non ho paura di te. Sei solo un tossico del cazzo. Sei tale e quale a loro. Non ti interessa nient'altro che di te stesso e di quella cazzo di droga!» Serra i pugni lungo i fianchi. Trema un po' dalla rabbia. 

«Non sono come loro!» Sbotto, facendolo arretrare di un passo. 

Joel scatta in piedi pronto a difendere Noel. Sono così arrabbiato che inizio a non vederci più. Sui miei occhi cala quel maledetto velo nero. 

«Alcune volte spero che tu ci rimanga secco!» Sbraita Noel. «Così finalmente potremmo liberarci di te e di quella merda una volta per tutte!» I suoi occhi si velano di lacrime. 

Io non ci vedo più. Con tutta la rabbia che ho in corpo, piuttosto che colpire lui, tiro un pugno contro il muro facendomi un male cane alla mano. L'intonaco si sgretola sotto le mie nocche.

«Lo vorrei anche io!» Strepito, lasciandomi sovrastare dalla rabbia. «Ma pensa un po', non crepo! Perché qualcuno mi costringe a continuare a vivere in questo mondo di merda! A prendermi cura di un coglione adolescente ingrato!» Colpisco ancora una volta il muro. La mano sempre più dolorante. 

Joel si piazza davanti a Noel con fare protettivo. «Billy» mi richiama, con tono deciso. «Basta così.»
Lo guardo con sufficienza. «Vaffanculo anche tu, Joel. Andate tutti a fanculo! Tu, Noel, Sid. La mia vita del cazzo. E anche quella stronza di Blue. Dovete tutti andare a farvi fottere!»
Ho perso completamente il lume della ragione. 

L'autodistruzione è stata attivata e io non rispondo più delle mie azioni.

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Willy Billy ha perso la testa🥲
Combinerà un bel pasticcio nel prossimo capitolo🙈
Forse avrei dovuto mettere Psycho Killer dei Talking Heads come canzone del capitolo 🤣

A venerdì 🖤

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