♫ ~ 21.1 ᴅᴏ ʏᴏᴜ ʜᴀᴠᴇ ᴛʜᴇ ᴛɪᴍᴇ ᴛᴏ ʟɪꜱᴛᴇɴ ᴛᴏ ᴍᴇ ᴡʜɪɴᴇ?

‼️QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE ESPLICITE‼️

Sometimes I give myself the creeps
Sometimes my mind plays tricks on me
It all keeps adding up
I think I'm cracking up
Am I just paranoid or am I just stoned?
Green Day
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Mia nonna una volta mi ha detto: Puoi dire di conoscere davvero una persona quando la vedi arrabbiata. È proprio in quel momento che conosci la sua vera natura.

Aveva ragione. Questa notte ho conosciuto la vera natura di William. È una testa di cazzo. Un ragazzo privo di cuore e dall'animo insulso.

Dopo aver riportato la macchina a casa di mio padre ho camminato per svariati chilometri, da sola e al buio. Ho passato tutta la notte a fissare il soffitto del salotto, a piangere fino a che le lacrime non hanno smesso semplicemente di uscire. Ho pianto tutte le lacrime che avevo in corpo e ora mi fanno male gli occhi. Sono gonfi e irritati.

Salem dorme appallottolato sul mio cuscino con la testa che sfiora la mia. Come se volesse darmi conforto. Si sbagliava William, i gatti non sono affatto come gli ha descritti lui.

Sono così arrabbiata, cazzo. Non riesco a far uscire le sue parole dalla mia testa. Se ne stanno lì, a riecheggiare come un eco a prendersi gioco di me.
Ci sono rimasta di merda, lo ammetto. Dire il contrario non avrebbe senso. È questa la verità: le sue parole mi hanno ferita nel profondo. Mi hanno rispedita a fondo con un calcio nel culo.

È tornato anche quel senso di oppressione al petto. Sul mio mondo è calato nuovamente quel velo nero che mi impedisce di distinguere i colori che mi circondano. Mi fa incazzare che sia per colpa sua e della sua maledetta linguaccia. Ma è così.

È tornato tutto come prima. Io e lui siamo sconosciuti. Io sono ancora una volta quel guscio vuoto che brancola nel buio.
Bella merda, no?

Gli ho dato la soddisfazione di umiliarmi, cazzo.
Quella notte mi sono completamente resa vulnerabile davanti ai suoi occhi. Ho abbassato ogni difesa esponendomi totalmente a lui. Mi sono fidata ciecamente di lui.

E che ha fatto? Alla prima occasione che ha avuto l'ha usato per umiliarmi e ferirmi.

Poi c'è Sid. Si è beccato dei pugni per colpa mia. Lui ha provato a dirmi che fosse una pessima idea. Ovviamente io non gli ho dato retta.

Ed è proprio un suo messaggio che interrompe il flusso dei miei pensieri.

Sid: Blue...

Rispondo con il cuore in gola.

Io: Ehi... Mi dispiace da morire. Perdonami, ti prego.
Sid: Non è colpa tua. Non avrei dovuto farti bere così tanto. Dispiace anche a me per il modo in cui ti ha trattata Billy.
Io: Non m'interessa di lui. Voglio sapere se le cose tra noi sono ok.
Sid: È tutto okay.
Io: Sicuro?
Sid: Sicurissimo.
Blue... possiamo vederci? Ho davvero bisogno di parlarti di persona.

Sussulto leggendo il messaggio. L'ansia mi stritola lo stomaco dolorosamente.
Mi trema la mano mentre gli rispondo.

Io: Va bene... Viene a casa mia?
Sid: Inviami la posizione. A dopo.

Ora sì che me la sto facendo sotto. Non so di cosa vuole parlarmi e questo mi fa agitare di più.

Vorrei alzarmi dal letto e fumare per calmarmi, ma non riesco a muovermi. È come se avessi qualcosa di invisibile sul petto che mi impedisce di farlo.
Non mi resta altro che aspettare che Sid venga a casa mia.

Salem mi sale sulla pancia smorzandomi il respiro. Lo accarezzo. «Per fortuna che ci sei tu» mormoro, con lo sguardo rivolto verso il soffitto. «Non mi vuole più nessuno, ho allontanato tutti», la voce si spezza. «Allontanerò Scar e Dylan di nuovo, sarà solo questione di poco tempo.»

Sono così patetica che riverso la mia frustrazione su di un gattino. È con me solo da un giorno e forse ha già capito che ha scelto l'essere umano peggiore a cui affidare la sua vita.

Be', per il momento a lui importa solo che io gli riempia la ciotola di pappa. Mi concede qualche leccatina, ascolta i miei disagi e poi passa tutto il tempo a dormire.

Ho il potere anche di annoiare un animale. Rendiamoci conto.

Non so quanto tempo è passato da quando ho inviato la posizione di casa a Sid. Non mi sono mossa di un millimetro dal letto. Neanche per andare in bagno a fare la pipì.

Per poco non cado giù dal letto quando qualcuno bussa contro la mia porta.
Mi alzo di scatto provocandomi anche un giramento di testa che ignoro. Vado subito ad aprire.

È Sid. Ha uno zigomo gonfio e viola. Il labbro leggermente spaccato. Mi si spezza il cuore a vederlo così perché sono io la causa di quei lividi.

Abbozza un sorriso. «Ciao.»

Il mio cuore trema un pochino. «Ciao», gli restituisco il sorriso e mi faccio da parte per farlo entrare. Ho i nervi a fior di pelle e vorrei solo che andasse dritto al punto. «Scusa il casino», raccolgo alcuni vestiti sparpagliati sul pavimento per poi buttarli in un angolo del salotto.
«Non preoccuparti», mi rassicura. Il tono della sua voce non lascia trasparire niente, io vorrei urlare invece.
«Siediti», indico il letto sfatto. Salem apre un occhio osserva Sid e poi riprende a dormire.
Raggiunge il letto e si siede. «Chi è questo bel gattino?»

Oh, almeno a lui piacciono. Un punto a favore per te Sid.
Vado a sedermi accanto a lui. «Salem, l'ho trovato... per caso», borbotto. Di certo non gli dirò come l'ho trovato davvero.

Accarezza la testa di Salem poi solleva lo sguardo su di me. Trattengo il respiro quando si inumidisce le labbra. «Blue» inizia, e io inevitabilmente mi agito. «Non mi piace fare molti giri di parole.»
«Per fortuna» , prorompo senza esitazione.

Lui ridacchia, i miei nervi si distendono un pochino. Solo un po'. Con uno sguardo lo invito a proseguire. «Innanzitutto, mi dispiace da morire per quello che è successo. Però da una parte non mi dispiace.»
Sbatto le palpebre un po' confusa. «Cosa? Non ti seguo.»

Si passa una mano tra i capelli scuri. Si morde il labbro per non ridere. «Nel senso che mi dispiace per quanto riguarda la parte di Billy e le parole che ha usato con te. Ma non mi sento neanche un po' in colpa per quello che stavamo facendo prima che arrivasse lui.»

Il mio cuore prende a battere come un pazzo contro la cassa toracica. Nemmeno a me è dispiaciuto quello che stavamo facendo. «Oh... Neanche a me...» Mormoro.
«Ora arrivo al vero motivo per cui sono qui.»

Oh mamma. Devo conficcarmi le unghie contro le cosce per non sentirmi male. Ho iniziato persino a sudando. «Sentiamo», mi sforzo in tutti i modi di sembrare calma.

Mi inchioda con quegli occhi magnetici. «Mi piaci. Mi piaci davvero tanto, in realtà» ridacchia, toccandosi la nuca. «Ed è abbastanza imbarazzante farti questa specie di dichiarazione. Non mi sono mai trovato in questa situazione...»
Sento l'arresto cardiaco dietro l'angolo. «Mi piaci anche tu...» Confesso.

I suoi occhi grigi si accendono. «Buono a sapersi. Stavo dicendo, mi piaci e vorrei non so... Uscire insieme. Non mi frega un cazzo di quello che penseranno tuo padre e Billy. Proprio un cazzo.»

È possibile che io abbia appena sentito delle campane angeliche riecheggiare da qualche parte remota del mio cervello?
Allora qualcuno in questo mondo non mi odia?

Le mie labbra si piegano automaticamente in un sorriso che non riesco a contenere. «Vuoi uscire con me?»
Annuisce. «Stiamo parlando la stessa lingua, Blue», ridacchia. «Mi piaci, io piaccio a te», alza le spalle.

Con un gesto improvviso lo abbraccio. Sembrerò una pazza, o una disperata, ma non importa. Sono felice.

Mi stringe a sua volta. «Oh be', io stavo pensando più a un bacio, ma va bene anche un abbraccio», ride.

Mi allontano appena, racchiudo il suo viso in mezzo alle mie mani e lo bacio.
Non c'è nessuna fretta, ci baciamo in modo lento, le nostre lingue danzano lentamente.

Sono io a cambiare le carte in tavola mordendogli la lingua e facendolo gemere contro la mia bocca.

Oddio, forse sono una specie di ninfomane?

Prima che il bacio diventi più focoso, lui mi scosta appena, lasciandomi ansante. «Prima però c'è una cosa che vorrei chiederti.»
«Dimmi», sbotto impaziente.
Con il dorso del pollice accarezza il mio labbro inferiore, i suoi occhi seguono il gesto e poi si posano nei miei. «Non c'è niente tra te e Billy, vero?»
Sbatto le palpebre sorpresa dalla domanda. «Sei pazzo? Che vada all'inferno quello stronzo. Non voglio neanche vederlo.»

Lui ridacchia e mi attira di nuovo a sé unendo le sue labbra con le mie.
Un bacio tira l'altro e ci ritroviamo sdraiati sul letto. Il gatto ha espresso tutto il suo disappunto soffiandoci contro quando per sbaglio Sid gli ha schiacciato la coda con il gomito.

Lo libero dalla maglietta rivelando tutti i tatuaggi scuri che gli ricoprono la pelle. Lui mi bacia il collo, infila le mani sotto la canottiera e la tira su scoprendomi il seno privo di reggiseno.

Gli sfugge un verso di apprezzamento e mi morde una tetta. Allaccio le cosce attorno ai suoi fianchi e lo attiro ancora di più a me. Le sue mani scorrono curiose lungo tutto il mio corpo provocandomi la pelle d'oca.

Una si intrufola sotto i calzoncini e sfiora il mio punto più sensibile attraverso il tessuto umido delle mutandine.

«Levami questi cazzo di calzoncini» sbotto, facendolo ridacchiare.
«Adoro la tua aggressività», mi canzona. Si tira su e reggendosi sulle ginocchia, mi libera da questa stoffa inutile. Li tira giù lentamente, gustandosi ogni lembo di pelle visibile. Accarezza le mie cosce con le mani ruvide, poi si china di nuovo per levarmi anche le mutandine. Posa un bacio sul mio basso ventre e io inarco il bacino contro il suo viso. «Che carine queste mutandine con i teschi, mi dispiace proprio levarle», sorride contro la mia pelle.

«Leva tutto», bofonchio con il respiro spezzato.

Le leva facendole scivolare piano lungo le mie gambe. Si abbassa e inizia a baciarmi l'interno coscia. Mi sfugge un verso d'apprezzamento quando i suoi baci si spostano verso la mia intimità.

Cristo Santo. Sidney Ritchie sta per leccarmi la patata. E chi lo avrebbe mai detto?

Solleva lo sguardo su di me, quegli occhi belli da mozzare il fiato che mi guardano dal basso mi fanno avvampare ancora di più. «Posso?»

Annuisco con foga. Potrebbe farmi di tutto in questo momento. Anche legarmi al letto e frustarmi con il suo pisello.
Datti una calmata!

Non se lo fa ripetere due volte, si tuffa tra le mie cosce. Il suo piercing sfiora il mio punto più sensibile e io vedo le stelle attraverso le palpebre socchiuse.

Madonna santa.

Quando insinua un dito dentro di me devo stritolare le lenzuola sotto le mani per non rischiare di farmi sentire da tutto il quartiere. Sono solo le undici del mattino, cazzo.

Affondo una mano tra i suoi capelli mentre lui continua a darsi da fare con quella fantastica lingua. Per risposta mi stringe la coscia e mordicchia il punto sensibile.

Wow. Nessuno me lo aveva mai fatto.
Davvero mi sono privata di una cosa così bella?
Che sciocca.

Però in questo modo verrò subito e mi perderò la parte più bella.

«Sid» piagnucolo, dimenandomi contro la sua lingua. «Vieni qui», lo strattono dai capelli e lo obbligo a tirarsi su.

Ha le labbra gonfie e bagnate dai miei umori. È bellissimo.
Si libera velocemente dei pantaloni e si infila un preservativo.
Divarico le gambe in un modo osceno e aspetto che entri dentro di me.
Quando lo fa, mi ruba il respiro. Mi aggrappo alle sue spalle e apro le cosce fino al limite.

«Cazzo», sussurra contro il mio collo. Resta un attimo fermo e poi inizia a muoversi lentamente. Senza fretta.

Le nostre labbra si incontrano di nuovo, questa volta con più urgenza. Agguanta una mia coscia e la solleva ancora di più per permettergli di spingersi ancora più a fondo.

«Oh Sid, tu scopi divinamente.»

Mi rendo conto di averlo detto a voce alta quando lui risponde. «Grazie, Bambolina. Anche tu non sei male.»

Che figura di merda.

Prendo il suo viso tra le mani e lo bacio. La sua lingua irrompe nella mia bocca come un barbaro che invade un piccolo villaggio per saccheggiarlo. Aumenta il ritmo delle spinte talmente tanto che il mio corpo viene spinto all'indietro e le mie tette rimbalzano a ogni colpo.

Sto per venire. Spero che nessuno venga a interrompere: potrei anche commettere un omicidio.
Tiro indietro la testa. Non sono più capace di reprimere i miei gemiti. In questo momento non mi importa niente se mi sentiranno.

«Brava, piccola. Così», geme anche lui. Lo guardo. Ed è... bellissimo. Questo l'ho già detto almeno venti volte. È la verità però. I capelli sono un groviglio scompigliato e umido. La sua pelle brilla sotto i raggi del sole, una piccola goccia di sudore gli scivola dal collo fino al petto, per poi sparire chissà dove.

Allunga una mano per aggrapparsi al poggiatesta del divano che ha preso a fare rumori molesti.
Mi ruba un bacio prima che io mi sciolga completamente sotto di lui. L'orgasmo mi travolge come una valanga. Potrei anche scoppiare a piangere adesso. Invece, stringo il suo busto tra le cosce e inarco il bacino verso di lui. I suoi occhi si annacquano per il piacere e le spinte diventano sempre più disperate e scoordinate. Con un ultimo colpo viene anche lui. Si irrigidisce, impreca sottovoce e poi mi crolla addosso schiacciandomi con tutto il suo peso.

Sono costretta ad abbassare le gambe perché hanno iniziato a tremare furiosamente.

Ci prendiamo qualche momento per regolarizzare i respiri. Gli accarezzo la schiena sudata con movimenti lenti e cadenzati.

Lui posa un bacio sul mio seno nudo. «Gran bella scopata.»
Ridacchio. «Almeno questa non la dimenticherò, sono totalmente sobria.»
Si regge sui gomiti e si solleva leggermente per guardarmi negli occhi. «Davvero non ricordi niente?»
Scuoto il capo. «No, ero davvero fuori di me quella sera», sollevo una mano per levargli un ciuffo dalla fronte. «Tu lo ricordi?»
Arriccia le labbra. «Più o meno. Ricordo qualcosa ma è tutto molto confuso», si china per darmi un bacio a stampo sulle labbra. Esce da me strappandomi un gridolino. «Scusa.»

Ho la decenza di chiudere le gambe, almeno adesso, e di coprirmi con il lenzuolo. Quando noto che inizia a rivestirsi, il mio stomaco sprofonda a terra. «Vai via?»

Eccolo, l'ennesimo ragazzo che mi scopa e poi mi abbandona.
Me lo merito.

Mi scocca un'occhiata mentre si chiude la cerniera dei jeans. «Devo andare alle prove. Mi piacerebbe invitarti... ma...»
«Neanche sotto tortura metterò di nuovo piede a casa di William», dico tra i denti. Neanche se fossi inseguita dagli zombie e la sua fosse l'unica casa aperta. Preferirei essere sbranata da loro.

Mi raggiunge di nuovo a letto e mi stampa un bacio sulle labbra. «Ci sentiamo dopo», si gira e va via.
«Si... a dopo», sussurro contro la porta ormai chiusa.

Imparerò mai a non darla come se fosse un pezzo di pane?

Lui però ha detto che gli piaccio. È andato via perché ha da fare.
Dovrei dargli un minimo di fiducia invece di pensare subito al peggio.

Mi metto a sedere e passo una mano tra i capelli. Sposto lo sguardo sul mio telefono e la luce blu del led cattura la mia attenzione.
Lo prendo e sblocco lo schermo.
È un messaggio.

È William.

Lo stomaco mi si rivolta come un calzino. Fanculo, non gli darò più la soddisfazione di alterarmi l'umore. Ho pianto tutta la notte per colpa sua. Credo che possa bastare.

William: Non ti chiederò scusa per quello che ho fatto. Però mi dispiace per le parole che ho detto. Non te le meritavi. Ero arrabbiato e ho parlato col culo. Possiamo vederci per parlare?

Ma neanche morta! Non voglio vederlo neanche in fotografia. Anzi, dovrei cercare una di quelle che si spacciano delle streghe su Instagram e farlo maledire con qualche incantesimo.

Possiamo vederci per parlare. Questo è totalmente rincoglionito.

Io: Tutto quello che hai da dire: puoi ficcartelo su per il culo. Non mi cercare più. Cancellati il mio numero. Fingi di non conoscermi.
Eclissati. Fai il cazzo che ti pare, ma non cercarmi più.

Legge il messaggio. Compare la scritta sta scrivendo, poi sparisce. Compare di nuovo.

Gli piace così tanto creare suspense? Boomer del cazzo.

William: Puoi dirmele anche di persona queste cose. Me le merito.

Io: Muori.

William: Mi odi così tanto da augurarmi la morte?

Io: Ti odio così tanto che se ti vedessi prendere fuoco, e io avessi una bottiglia d'acqua: la berrei, piuttosto che aiutare te.

William: Mh, okay. Mi odi davvero.
Ma a me non frega un cazzo.
Passo appena finisco le prove.

Io: Non ti azzardare.

Non risponde e io lo blocco. A quanto pare è l'unico modo che ho per non farmi stressare da lui. Non voglio vederlo. Non crederò mai più a nessuna parola che gli esce da quella maledetta boccaccia.

Fingerò di non averlo mai incontrato. Fingerò di non aver mai provato tutte quelle sensazioni strane con lui. Fingerò di non essere venuta guardandolo negli occhi.

William Gilmour per me non esiste più.

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L'attività fisica che ho fatto con Sid mi ha risollevato l'umore. Ho fatto una doccia, mi sono cucinata qualcosa da mangiare. Ho guardato alcune puntate di Buffy L'Ammazza Vampiri. Ho fumato qualche canna – di troppo- e ora mi sono messa a strimpellare la chitarra.

Forse è perché sono fatta come una pera, però sto saltellando sul letto con addosso solo una canottiera e le mutandine con i pipistrelli disegnati.
Ho sentito qualcuno dei miei vicini lamentarsi del casino che sto facendo. Non me ne frega un cazzo.

Le corde della chitarra vibrano sotto le mie dita veloci. Canto a squarciagola le strofe di Basket Case dei Green Day e tutta la merda che cerca di soffocarmi svanisce come per magia. Ci siamo solo io e la mia chitarra che sembra incendiarsi a ogni tocco.

So di star disturbando la quiete pubblica, dato che sono ormai le undici e mezza di sera. Ma quando la musica mi travolge... Be' mi lascio semplicemente travolgere. E poi lo sto facendo anche per non pensare a Sid. Al fatto che mi ha detto che ci saremmo sentiti e invece mi ha ghostata.

Forse stanno ancora provando. Non pensare al peggio.

«Sometimes I give myself the creeps. Sometimes my mind plays tricks on me. It all keeps adding up. I think I'm cracking up. Am I just paranoid? Or am I just stoned?» canto.

Mi lancio nell'assolo di chitarra mettendoci tutta me stessa. I capelli mi finiscono sul viso mentre muovo la testa come una pazza posseduta. Dio, quanto amo i Green Day, li amo con tutto il mio inutile cuore.

Salto sul letto senza preoccuparmi che possa chiudersi come una sdraio e fare l'effetto sandwich con me in mezzo.
Non mi importa di niente.

Sono libera.
Mi sento libera.

La musica mi rende libera mi scorre nelle vene come un potente antidoto contro ogni mio malessere.
Stecco su l'ultima nota perché un rumore che proviene dalla mia finestra, cattura tutta la mia attenzione.

Soffio via una ciocca di capelli e sollevo la testa di scatto allarmandomi all'istante.

Mi pietrifico sul letto con la chitarra in mano. «Che cazzo ci fai qui?» Urlo con tutto il fiato che ho nei polmoni. Tutto il mio corpo prorompe in un tremore violento.

Lui e i suoi fottuti capelli biondo platino sono qui, davanti ai miei occhi. È entrato di nuovo dalla finestra.
Lo ha capito che non è Dawson e io non sono quella scema di Joey?

«Hai rotto il cazzo di farmi arrampicare» dice, con  tono arrabbiato.

Lui arrabbiato? Si permette di essere arrabbiato? Sul serio? Che faccia tosta.

«Esci subito di qui», indico la porta con un gesto secco della mano.

Sbuffa una risata e si siede sul letto.

Scendo dal letto e ci getto la chitarra sopra.
Mi allontano il più possibile da lui. «Non sto scherzando: vattene.»

Si guarda intorno con fare curioso. «Dov'è quella bestia di satana? Lo hai già fatto scappare?» Mi punta di nuovo gli occhi addosso. Fa scorrere lo sguardo dal mio viso alle caviglie senza perdersi mezzo centimetro del mio corpo mezzo nudo.

Mi sento di nuovo nuda, e non parlo della parte esteriore.
Come se volessi mettere una barriera invisibile tra noi, incrocio le braccia sul petto. «Non te lo ripeto più, vai via.»
Solleva una spalla. «Non ripeterlo allora. Ci sento benissimo» Crede di essere spiritoso? Non lo è affatto.

Lo caccio via a suon di calci se non alza quel culo dal mio letto. «Cosa non ti è ancora chiaro sul fatto che non voglio vederti? Con te non ci parlo.»
Inarca un sopracciglio in modo arrogante. «Cosa non ti è chiaro sul fatto che non prendo ordini da te?»

Lo guardo negli occhi e solo ora mi rendo conto che sono di nuovo spenti. Persi.
È strafatto, e non come lo sono io. Lui lo è in un modo peggiore.
Ha uno strano sguardo, sembra quasi... Triste. Stanco. Le parole mi escono da sole. «Stai bene?»

Annuisce distogliendo lo sguardo e puntandolo su qualcosa di invisibile sul mio muro. «Sono solo...» Non finisce la frase.

I miei occhi corrono allarmati subito sulle sue braccia. Quando noto dei piccoli buchi rossi sulle sue vene, le mie gambe cedono appena e lo stomaco si chiude in morsa dolorosa.

Perché lo fa? Perché si fa del male in questo modo?

Schiarisce la voce che diventa sempre più roca. «Sono solo stanco. Non ho dormito un cazzo e volevo parlare comunque con te, cazzo» balza in piedi con un movimento nervoso, solleva una mano e noto che gli trema appena mentre se la passa tra i capelli. «Ho graffiato anche la mia cazzo di macchina» sbotta, facendomi sussultare sul posto. Si strattona ancora i capelli, più forte. «Sono stanco, okay?» La voce gli si abbassa così tanto che per un momento penso che stia per piangere.

Ovviamente non lo fa.

Non so che dire, lo guardo e non so che dire. «Il disco ti sta stremando», mormoro. «Hai bisogno di riposare.»
Sorride. Un sorriso amareggiato e stanco. «Il disco lo abbiamo finito. Se solo fosse questo il cazzo di problema.»

Solo ora mi rendo conto di quanto sia vulnerabile in questo momento. Ed è un evento catartico. Questo ragazzo non è vulnerabile nemmeno quando dorme.
«Allora qual è il problema?» Tutta la rabbia che avevo nei suoi confronti inizia a scemare sempre di più ogni volta che incontro il suo sguardo spento.

«Niente che possa riguardarti», soffia acido.
«Se non vuoi parlare allora perché sei qui?» Sbotto esasperata. Questo ragazzo mi esaspera, e il suo maledetto profumo sta infettando il mio cervello.

Scrolla le spalle assumendo di nuovo quell'espressione distaccata e quella faccia da schiaffi. Ah, giusto. L'ho schiaffeggiato davvero. «Volevo dirti di persona che mi dispiace per le parole che ho detto. Non te le meritavi, ero arrabbiato. Quando sono arrabbiato parlo a sproposito.»
«Tu parli sempre a sproposito», lo correggo.

Cala di nuovo il silenzio mentre ci guardiamo negli occhi. A smorzarlo, solo il mio respiro un po' agitato.

«Bene, ti sei scusato... a modo tuo. Ora puoi andare» dico, rompendo il silenzio.
Le sue labbra si serrano. «Mi perdoni?»
Dalle labbra mi sfugge un suono scioccato. «No. E non penso che tu abbia bisogno del mio perdono per dormire questa notte!»
Annuisce, consapevole. «Lo sapevo che non mi avresti perdonato. Sei terribilmente testarda.»

Come pretende che io lo perdoni dopo quello che ha detto? Dopo che è andato a spifferare tutto a mio padre? È proprio pazzo, se pensa che lo perdonerò.

Una volta che se ne andrà da qui io e lui chiuderemo per sempre. Non ho bisogno di una persona che si finge essermi amica e poi mi pugnala alle spalle alla prima occasione.

Tutto a un tratto si avvina a me. Per la sorpresa balzo all'indietro e vado a sbattere contro il bancone della cucina.

Non dice niente, solleva una mano e mi sfiora il collo con il polpastrello ruvido. Noto l'esatto momento in cui le sue narici si dilatano.

«Che stai facendo?» mormoro, con un filo di voce.



·¯·♩¸¸·¯· ·¯·♩¸¸·¯·♫¸¸¸¸♬·¯·♩¸¸·¯·



- Nuovo capitoloooooooooooo!
Sono riuscita a divederlo, e adesso per il continuo dovete aspettare venerdì 😌
Comunque... Blue Jean deve avere seri problemi con il SE❌O 😂
Prima fa cosacce con William, poi con Sid 🤦🏻‍♀️
Chissà quanti altri... Ho creato una ninfomane che la da come se non fosse sua 😭
Non serve che io vi chieda ad ogni capitolo di mettere una stellina se vi è piaciuto, sapete cosa fare🖤
Ci vediamo venerdì ✨
Mercoledì (forse) uscirà il capitolo di Drag Me To Hell✨-

~ LONG LIVE ROCK'N'ROLL~

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