♫ ~19.2 ɴᴏ ᴏɴᴇ ꜱɪɴɢꜱ ᴍᴇ ʟᴜʟʟᴀʙɪᴇꜱ
🔞QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE ESPLICITE🔞
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Un'ora e mezza. Ha resistito un'ora e mezza senza aprire bocca.
È un record.
«Perché hai chiesto a me di venire?» Sbadiglia.
Anche io sono stanco morto. Non vedo l'ora di arrivare.
«Al momento sei l'essere umano che tollero di più.» Mi volto a guardarla nell'esatto momento in cui lei tira fuori la lingua per sbeffeggiarmi. Infantile.
Si ritrae subito e torna a guardare fuori dal finestrino. «Quando ammetterai che non puoi fare a meno di me, sarà troppo tardi. Sarò morta e mi sarò reincarnata in un gatto nero.»
Sbuffo una risata. «Ma che cazzo dici? Sei già sballata?» Non lo ammetterò mai che mi piace passare del tempo con lei. Anche quando non la sopporto.
«Quanto ci vuole?» piagnucola.
«Ancora non ho insegnato alla mia macchina a volare. Il tempo che ci vuole.»
Sbuffa. «Se mi addormento, non mi svegliare.»
«Sì, okay.»
Un'altra ora e mezza dopo arriviamo finalmente ad Hastings. È quasi passata la mezzanotte ormai.
Lei dorme come un ghiro con il viso spiaccicato contro il finestrino.
Con un gesto automatico, le scosto una lunga ciocca dal viso. Aggrotto la fronte per il mio stesso gesto e la scuoto per la spalla. «Sveglia Fiona, siamo arrivati.»
Piagnucola cose incomprensibili prima di schiudere gli occhi. «Voglio dormire.»
Sorrido come un cretino. «Dormire? Quanti anni hai, ottanta?»
Preme il palmo della mano sul mio viso e mi spinge via. «Lasciami in pace. Non ti sopporto più», bofonchia con la voce ancora assonnata.
Apro lo sportello e mi rendo tristemente conto che non c'è per niente caldo. Spero di avere qualcosa nel portabagagli.
Scende anche lei, lentamente, come un bradipo. Si avvicina a me e la vedo rabbrividire. «Non c'è per niente caldo, cazzo.»
«Pudding, con quale buon proposito pensavi di trovare caldo a quest'ora?» La prendo in giro.
Aggrotta la fronte. «È colpa tua. Vedi di trovare un modo. Altrimenti me ne torno a casa.» È ancora mezza addormentata sicuramente. Ed è adorabile.
«Inizia pure a incamminarti allora», rido.
Alcune volte anche io ho il privilegio di essere baciato dalla Dea bendata. Dentro il portabagagli, sepolta sotto un sacco di cose inutili, trovo una coperta. Non ricordo nemmeno per quale motivo si trovi qui. E chissà da quanto tempo.
Gliela lancio contro. «Risolto. Visto? Io risolvo sempre i tuoi problemi.»
«Sì, come no», borbotta mentre si sistema la coperta sulle spalle e si guarda intorno. «Non sono mai stata qui.»
Prendo la chitarra e chiudo il cofano. «Bene, sono l'unico che ti scarrozza da una parte all'altra. E tu, ti ostini a trattarmi di merda?»
«Non ti tratto di merda. Ti tratto come meriti di essere trattato.»
Rido. «Va bene. Andiamo.»
«Non replichi?» sembra anche stupita.
Scuoto il capo. «No, sono stanco. Ora voglio solo sdraiarmi sulla spiaggia e ascoltare il silenzio.» Mi incammino verso la spiaggia e lei mi segue.
Levo le scarpe. La sabbia è fredda e anche un po' umida. Infatti la mia accompagnatrice trova un'altra scusa per lamentarsi. Brontolo dei Sette Nani è meno caga cazzo di lei.
Si siede sulla sabbia con la coperta avvolta al corpo. A me tocca sedermi sulla sabbia bagnata. Molto gentile. Proprio propensa alla condivisione.
«Fumiamo?»
Mi volto a guardarla. Ha lo sguardo rivolto verso il mare. È un bel panorama, l'acqua che incontra la luna come se fossero segretamente innamorati. Ora però, è molto più bella lei.
«Mi stai fissando», mormora.
«Non è vero», rispondo distogliendo subito lo sguardo. Pur di non guardarla mi metto a rollare una canna. Litigo con la brezza che tenta di far volare l'erba. Meno male che dovevo rilassarmi. Sono ancora più stressato, e sto solo rollando una canna.
La passo a lei insieme all'accendino. Io mi sdraio sulla sabbia. Almeno ci sono le stelle. Un sacco di stelle.
Mia nonna diceva sempre di non contarle perché altrimenti poteva uscirti un porro. Sarà vero?
Non ci tengo a saperlo. Non voglio rovinare il mio bellissimo viso con un porro da strega.
«Tieni», la sua voce mi distoglie dai miei pensieri. Afferro la canna e ne faccio un tiro. Blue mi imita e si stende accanto a me. Sembra un involtino primavera, arrotolata dentro quella coperta. Si volta nella mia direzione. «Hai freddo?»
Oh, si è resa conto che ho la pelle d'oca? Allora un minimo di cuore ce l'ha?
«No.» Io però sono più stronzo di lei.
«Guarda che lo vedo che hai la pelle d'oca» mi fa notare, con una punta divertita nel tono della voce. «Vieni.» Solleva la coperta invitandomi ad avvicinarmi a lei.
È pazza? Ora è meglio che mi tenga distante da lei anni luce. Potrei fare cose di cui mi pentirei.
«Sto bene», sbotto.
Mi sfila la canna dalla bocca. «Come ti pare. Peggio per te.»
Dopo esserci sballati con... non ricordo, forse tre o quattro canne, non sento più freddo. Anzi mi sento bollire come l'acqua per la pasta.
Anche lei si è tolta la coperta.
Si alza in piedi. «Voglio fare un bagno.»
«Sei pazza?» mi metto a sedere.
Neanche mi ascolta e inizia a spogliarsi.
Per poco non mi viene una sincope quando vedo con quale fottuto costume si è presentata. Un filo interdentale coprirebbe di più di quel coso. Il pezzo di sopra? Talmente striminzito che sento le sue tette protestare fin da qui.
Vuole uccidermi?
Il mio amico laggiù si sveglia all'istante a mo' di soldato.
Rilassarmi. Certo...
Per rilassarmi dovrei crepare. E lei con quel costume ci è quasi riuscita.
Si avvicina a me. La sua fica quasi tocca il mio naso. Mi vuole morto.
«Dai, vieni a fare il bagno!» Si piega per afferrarmi le mani.
Ora sono le sue tette le protagoniste della mia serie tv preferita.
«No», borbotto.
Sporge il labbro inferiore in avanti mettendo il broncio. «Io sono venuta qui con te.»
Anche io vorrei venire qui con te.
No. Ma che cazzo di pensieri sono? Devo ricordarmi che è sempre lei. Una ragazzina.
Voglio tornare a casa.
«No», ripeto.
Si siede accanto a me. Troppo vicino a me. «Allora cantami qualcosa.»
Posso cantare anche per tutta la notte pur di non pensare a scoparmela. «Ok», prendo la chitarra. «Cosa vuoi che ti canto?»
Saltella sul posto e le sue tette fanno lo stesso. Lo sta facendo di proposito. O forse è troppo sballata per rendersene conto. Di solito non è così svampita.
Lo sballo a me è passato del tutto. Purtroppo devo solo accontentarmi di un po' d'erba. «Echoes. Voglio sentirla cantare da te.»
Anche io voglio sentirla cantare il mio nome.
E che cazzo. Basta!
Premo la chitarra sul cazzo in modo tale da abbassarlo. Distolgo lo sguardo da lei e inizio a suonare.
Non sono affatto concentrato e non riesco a farlo. La mia fottuta testa mi porta sempre verso pensieri sconci.
Cosa c'è che non va in me?
Poi faccio tutto il pervertito e magari neanche riesco a venire.
Mi sta guardando con quegli occhi letali annacquati. Mi venera come se fossi un Dio.
L'ultima nota mi esce uno vero schifo e quasi mi metto a urlare per il fastidio. Per fortuna lei è su un altro pianeta e nemmeno se ne accorge.
Si sdraia sulla sabbia. Solleva le mani verso il cielo e finge di sfiorare le stelle.
«Oh, una stella cadente. È da tanto che non ne vedo una», sussurra rivolta verso il cielo.
Mi sdraio accanto a lei ma tenendo una certa distanza. «Esprimi un desiderio», la voce ridotta a un sibilo roco.
Chiude gli occhi. Le ciglia ricurve all'insù. Un respiro tremante le sfugge dalle labbra leggermente socchiuse. «Vorrei guarire da tutte quelle cose che non riesco a dire a nessuno.»
La sua frase mi provoca uno strano effetto alla bocca dello stomaco. «Puoi dirle a me.»
Scuote il capo. «Non è facile» sussurra, senza neanche guardarmi.
No, non lo è. E io la capisco.
Rivolgo lo sguardo verso il cielo. Non so che dire.
«Posso dirti una cosa?» mormora. «Anzi, due», si corregge.
«Spara.»
La sento girarsi completamente verso di me. Obbligo i miei occhi a non guardarla. A non guardare le sue tette che si incontrano tra di loro. «La prima è... è che tu...Con te sto bene.»
Anche io. Ma non te lo dirò mai.
«Ovvio che stai bene con me», ridacchio. «L'altra?»
Resta in silenzio per qualche secondo. Mi volto a guardarla pensando che si sia addormentata. Invece, sta sorridendo come una scema, anche se ha le guance arrossate. «Quindi?» la sprono.
Si lecca le labbra. I miei dannati occhi seguono quel gesto. «Mi sono masturbata.»
«Mh. Wow che notizia choc», la prendo in giro. «Benvenuta nel mondo degli esseri umani normali.»
Aggrotta la fronte. «Non mi lasci neanche il tempo di finire.» Mette nuovamente il broncio e io vorrei tanto morderle il labbro.
«Finisci, allora», sbuffo.
«Mi sono masturbata pensando a te», bisbiglia.
Quando cacchio si è avvicinata così tanto?
Aspetta. Ho sentito bene oppure sto impazzendo?
«Cosa?» chiedo chiedo con un filo di voce.
«Mi sono toccata pensando a te. Stavo per venire ma non ci sono riuscita perché poi un tuono mi ha spaventata», mormora.
È incredibile come riesca a essere terribilmente sexy ma anche innocente allo stesso tempo. E la cosa, non aiuta molto. Il mio cazzo ha appena avuto uno spasmo dentro i boxer.
«Che peccato», la voce mi esce come un rantolo strozzato.
«Già, un vero peccato», sussurra. Si mette seduta e i miei occhi scivolano lungo la sua schiena, accarezzano ogni curva e ogni suo tatuaggio. «Credo proprio che andrò a fare un bagno.»
Lo penso anche io. Devo in qualche modo mettere a dormire il mio uccello. Tutto l'ossigeno del mio corpo è intrappolato proprio lì. Non riesco a ragionare lucidamente. «Vengo anche io.»
Si volta nella mia direzione con gli occhi che brillano. «Bene», si alza in piedi regalandomi un'altra bella panoramica del suo sedere.
Impreco mentalmente e mi alzo anche io. Mi libero dei pantaloni e della maglietta e spero che lei non si accorga che ho un'erezione più grande di me.
Mi avvio a passo spedito verso l'acqua senza neanche aspettarla. Il contatto con l'acqua fredda fa ritirare le mie palle, ma lui, quel bastardo è sempre bello sveglio.
Porca troia.
Mi raggiunge dentro l'acqua. Emette un suono strozzato quando ci si immerge. Batte i denti, ma non sembra intenzionata a uscire.
Forse anche lei sente quello che sento io. L'eccitazione che mi rende un rincoglionito. Un adolescente arrapato che sembra non aver mai visto una ragazza.
Con la coda dell'occhio vedo che nuota verso di me. Resto fermo.
Ora è davanti a me. La guardo.
«Mi chiedo che cosa si prova ad avere un orgasmo...» mormora.
No. Ti prego. Non tirare fuori questo argomento.
Posso annegarla?
Questa ragazzina mi sta mettendo duramente alla prova. E io non sono molto propenso ad affrontarla con determinazione.
Non se continua a guardarmi in questo modo. Glielo leggo negli occhi, che vorrebbe essere soddisfatta. Da me.
Schiarisco la gola diventata improvvisamente secca. «Prima o poi lo scoprirai.» Non voglio sembrare uno stronzo. Ma non riesco a controllare il tono della mia voce. O controllo il tono o controllo il cazzo. E ora, è lui che più bisogno di attenzioni.
Si avvicina ancora a me. Come se fosse la cosa più spontanea del mondo, incrocia le braccia dietro il mio collo.
Sul serio. Mi vuole morto. Oppure la ragazzina ha capito che sono arrapato da morire. O molto semplicemente, è tutto nella mia testa. Metto le mani sui suoi fianchi allontanandola un po' da me. Non voglio che senta quanto sono eccitato. Nemmeno l'acqua fredda è in grado di spegnere l'incendio che è divampato dentro il mio costume da bagno.
La cosa più buffa è che mi sto facendo mettere K.O da una ragazzina svitata.
«Perché mi allontani?» sussurra con voce suadente.
Sapessi. Cazzo. «Non ti sto allontanando.»
«Sì», ribatte indispettita.
Come se non mi stesse rendendo le cose ancora più complicate, solleva le gambe e mi cinge la vita intrappolandomi tra le sue cosce.
Non sono mai stato un tipo religioso. Ma ti prego, aiutami.
Non potrei rispondere più delle mie azioni. Voglio ancora aggrapparmi a quel piccolo pezzettino di lucidità che mi è rimasta. Non posso scoparmi la figlia di James. Non dovrei neanche essere qui con lei. Se lo venisse a sapere; addio carriera.
Le mie mani però non la pensano con me. Si posano vicine, vicinissime al suo sedere.
Lei spinge il bacino contro il mio e quando sente che tra noi due c'è qualcosa di molto duro, le sfugge un verso di apprezzamento. «Qualcuno è sveglio.»
«È solo felice di vederti», borbotto. Devo pensare a qualcosa di brutto.
La mia vita è stata una merda. Una madre e un padre di merda. Mi sono fatto carico dei miei fratelli...
No. Non funziona.
Lei si spinge verso di me, la bocca in procinto del mio orecchio. «Vorrei tanto averlo adesso, un orgasmo.»
Ore del decesso... Non so neanche che cazzo di ore sono!
Rafforzo la presa contro il suo sedere. «Attenta a quello che dici, Blue.»
Attenta perché non risponderò delle mie azioni.
Ridacchia, solleticandomi il collo. « A me piace mettermi nei guai.»
Lo so fin troppo bene. Sei un guaio che cammina.
E ora sono al limite anche io. Sto per mettermi ancora di più nella merda.
Dai, non posso essere così debole. Posso avere tutte le ragazze del mondo per scopare.
Quando inizia a strusciarsi contro il mio cazzo smetto di respirare.
Le strizzo il sedere tra le mani e lei per risposta geme contro il mio collo.
Merda. Merda. Merda.
«Fai la brava», la mia voce è roca. Ci mancava poco che sfuggisse un gemito anche a me.
Scuote la testa, solleticandomi la mascella con i capelli. «Ora non voglio essere brava», piagnucola.
Il mio uccello viene colpito da un altro spasmo più forte di quello di prima. Mi fa persino male. «Blue, non combinare altri casini. Non... non farmi commettere cose di cui entrambi ci pentiremo. Sei strafatta.» Provo a dissuaderla.
«Sì, sono strafatta. Ma anche quando non lo sono vorrei che tu mi scopassi», continua a strusciarsi contro di me. Ogni volta che la sua fica entra in contatto con il mio cazzo smetto di respirare e di pensare.
«Non posso», dico in un momento di lucidità.
«Puoi. Lo vuoi anche tu», mi infilza le spalle con le unghie.
Lo voglio anche io? Cazzo, fosse per me la starei già sbattendo come un uovo per l'omelette.
«Ti sbagli. Non possiamo. Non voglio.» Si, okay stai zitto.
Si dimena come una bambina capricciosa contro di me. Andando sempre a toccare il mio uccello ormai offeso. «Okay, allora toccami. Per favore.»
Non ha proprio capito che, anche solo toccandola poi voglio di più. Voglio tutto. Ogni cazzo di buco che possiede e in cui riesco a entrare. Non posso permettermi neanche di toccarla.
La lampadina mezza bruciata nella mia testa, mi suggerisce un'idea. Ora bisogna vedere se la piccola assatanata di sesso è d'accordo. «Perché invece non mi fai vedere come ti sei toccata pensando a me?» Pervertito del cazzo.
La sento irrigidirsi contro di me.
Si scosta appena per guardarmi negli occhi. «Non...non l'ho mai fatto.»
Di male in peggio, porca vacca. Non solo sono stato il primo ad assistere al suo mini concerto su quella terrazza. Ora voglio essere anche il primo che la guarda perdersi in un orgasmo. È così eccitata che sono più che sicuro che verrà subito.
Devo tenere le mani al loro posto però. Posso solo guardare. Come un maniaco.
«Ti farà stare bene.» E anche a me. Tanto.
«Va bene», mormora.
La stringo più forte e torno sulla spiaggia. Penso di non essere mai uscito così veloce dall'acqua. Raggiungo la coperta stesa a terra e la sdraio sopra. Sta tremando, eppure non sembra fregargliene proprio niente.
Mi siedo accanto a lei. Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo. Sto solo cercando di capire come si sente. Non ho mai visto i suoi occhi bruciare in questo modo.
«Dimmi che cosa vuoi che faccia», sussurra.
Dio. Ho bisogno di tutto l'autocontrollo del mondo per non saltarle addosso.
Mi lecco le labbra. «Apri le gambe.»
Obbedisce senza esitare. Schiude le gambe e i miei occhi scivolano subito tra le sue cosce aperte. «Poi?»
Stai a vedere che le piace da morire essere guardata. Da me.
«Toccati», la mia voce è ridotta a un mormorio roco.
Con la mano che aveva posata sulla pancia scende lentamente verso il basso, accarezzandosi la pelle nuda costellata di punti da pelle d'oca. Si ferma sull'orlo del costume e mi guarda. Mi guarda dritto negli occhi. «Adesso?»
Stringo il pugno contro la coscia. «Voglio vederti però, devi abbassare il costume.»
Cazzo. Merito le peggiori condanne all'inferno per quello che sto facendo.
Afferra entrambi i lati del costume, solleva appena il bacino e lo abbassa. Seguo ogni suo movimento in modo maniacale. Lo abbassa fino alle ginocchia. È ancora troppo nascosta ai miei occhi. Non riesco a vedere bene.
«Apri di più le gambe.»
Si aprono davanti a me come le porte del paradiso. O dell'inferno.
Si morde il labbro inferiore e muove il bacino avanti e indietro.
Cazzo.
«Ora?» la mano ferma sul monte di venere.
Morirò. Me lo sento. «Toccati.»
Con una lentezza che quasi mi uccide, la mano scivola verso il basso fermandosi sul clitoride gonfio.
Vorrei che ci fosse più luce in questo momento. Maledizione.
Le sue dita si muovono senza fretta sul clitoride in piccoli cerchi. Le sfugge un flebile gemito che tenta di smorzare conficcando i denti nel labbro inferiore.
«Levati il pezzo di sopra», le parole mi escono di bocca senza che me ne renda neanche conto.
Mi aspetto un vaffanculo da parte sua. Invece inarca appena la schiena e lo slega per poi toglierselo del tutto. I piercing brillano sotto la luce della luna. Non so per quanto tempo riuscirò a trattenermi.
Perché mi vengono sempre queste idee del cazzo?
Ne ho viste di tette in passato. Toccate, baciate, leccate. Ma quelle di Blue sono le più belle, meravigliose. Sono eccitazione allo stato puro che mi entra nella pelle.
Lei si agita sulla sabbia come se non riuscisse a stare ferma.
Ansima, parla con quel tono di voce innocente. «Ti piace quello che vedi?»
Cazzo. Adoro giocare con lei. Ce l'ho così duro che mi fa male. «Sì.»
Mi piace così tanto che sto per impazzire. Ma terrò davvero le mani ferme.
Se la tocco è la fine. «Continua a toccarti.»
Con la poca luce che ho disposizione non riesco a capire se arrossisce o meno. Però le sue labbra si schiudono appena. Abbassa la mano in maniera un po' goffa e riprende a toccarsi. Ed eccola che geme di nuovo, piano. Quasi un suono inudibile ma che io sento alla perfezione.
Rimango immobile mentre inconsciamente divarica ancora di più le gambe. Dandomi una delle più belle viste panoramiche che io abbia mai visto. La morbida curva della sua piccola e tonica pancia si contrae appena. Mi ricorda un frutto, morbido e succoso.
«Voglio sentirti, Blue.» Mormoro con una voce strozzata che non sembra neanche la mia.
Si morde il labbro inferiore e mi guarda da sotto le ciglia abbassate. Mi sta uccidendo, e lo sa.
Con un gemito dolce, continua a disegnare piccoli e umidi cerchi sul clitoride.
Quanto vorrei succhiarglielo solo per farla impazzire.
«Sei fottutamente sexy, lo sai?» bisbiglio con la gola secca.
Inarca la schiena come se si stesse crogiolando nelle sensazione del suo corpo esposto, tesa ed eccitata quanto me. «Ti piace essere guardata da me?»
Si morde il labbro inferiore. «Da impazzire.»
Mi aggrappo alla sabbia come se fosse un appiglio che mi tiene aggrappato ancora un po' alla ragione. «Guarda che bei capezzoli, così duri. Fanno male?»
Ora sì che sta arrossendo, non posso vederla, ma sento il calore della sua pelle.
Quando risponde la sua voce è ridotta a un sussurro. «Sì.»
«Allora toccali per me con una mano.»
Amo il verso soffocato che le sfugge.
Esita un po', e mi chiedo se io non mi sia spinto oltre. Poi però posa una mano sul seno. Trattengo un gemito e mi rifiuto persino di sbattere le ciglia. Con delicatezza sfiora il capezzolo e lo stringe. Getta la testa all'indietro con un respiro spezzato.
La mia reazione è viscerale. Sento una calda ondata di piacere che mi gonfia il cazzo e mi costringe a premere una mano contro l'erezione per alleviare il dolore. «Continua, fallo di nuovo.»
Obbedisce. Le tramano le palpebre mentre si stringe le tette.
«Brava.»
Sfrega le cosce tra di loro, impazienti, eccitate. La guardo finché non smette. «Sei bagnata, vero?»
«Tantissimo.» Si morde un labbro per smorzare un gemito.
«Allora infilati un dito dentro e senti quanto sei bagnata.»
Sospira di getto, il suo corpo viene scosso da un fremito. «Oddio.»
Non mi guarda mentre la sua mano scivola ancora più in basso.
Chiude gli occhi, la fronte increspata come se provasse dolore. Quando infila un dito dentro quella fantastica fica emette un gemito sofferente. «Oh... sono così tanto bagnata, Billy. Tanto.»
Sono a tanto così dal perdere la testa. Per un secondo respiriamo entrambi a fatica. Blue con gli occhi chiusi e la mano fra le cosce, io con lo sguardo puntato su di lei, la vista migliore della mia vita.
«Voglio guardarti mentre ti tocchi», la mia voce si spezza sempre di più. «Voglio vedere che cosa hai fatto quando pensavi a me. Posso guardarti?»
«Non vuoi toccarmi tu?» Il suo corpo trema.
Lo desidero più del vinile dei Led Zeppelin in versione limitata. «No, fallo tu.»
«William...» per metà ride, per metà mi trucida con lo sguardo. « Sei un bastardo. L'ho sempre saputo, ma ora né ho la certezza.»
Ghigno, ma il sorriso mi scivola di nuovo via dalle labbra, la voce disperata. «Fammi vedere, fammi vedere come ti piace.»
«Okay, ma anche tu devi farmi vedere.»
Un brivido di calore mi lambisce la schiena. «Vuoi che venga per te?»
Blue mi guarda con i suoi immensi occhi annebbiati dal piacere. «Sì. L'hai mai fatto? Ti sei mai masturbato di fronte a qualcuno?»
Ho sperimentato un sacco di cose nella mia vita. Alcune divertenti, altre che mi hanno fatto sentire uno schifo. Ma su questo posso rispondere onestamente. «No, nessuno me lo aveva mai chiesto.»
Di solito sono sempre le ragazze che vogliono occuparsene al posto mio. Mi fanno le seghe oppure me lo succhiano all'infinito, mentre ripetono estasiate che non possono credere di avere in bocca il cazzo di William Gilmour. Tenevo sempre la mente distaccata dalle mie "partner", ma ora non lo sono. Anzi, sono parte del momento, forse anche troppo. Pensavo che masturbarsi davanti a una donna o vederla masturbarsi davanti a me fosse un atto sessuale come un altro. Ora mi rendo conto che non è così. Ci vuole fiducia ad aprirsi e esporsi così tanto con qualcuno.
Improvvisamente mi sento il ragazzino inesperto che ero anni fa, perché a quanto pare, di vera intimità non ne so proprio un cazzo. Quello che stiamo facendo vale più di qualsiasi altro atto sessuale completo che abbia mai sperimentato.
Sento il corpo irrigidirsi. «Blue, non... se non ti va non continuare» mormoro, in un momento di lucidità. Mi sento in colpa, un pervertito. Cazzo, ho quasi trent'anni e lei è solo una ragazzina.
«Mi va», mormora. «E voglio che tu lo faccia per me.»
È molto più coraggiosa di quanto lo sia io. Ma prima che possa dirglielo, si sposta, avvicinandosi ancora più a me. La fisso, forse anche un po' troppo a lungo, a bocca aperta, come il pervertito che sono. Poi però mi riprendo e sfilo il costume insieme ai boxer. Il mio cazzo è così duro che rimane incastrato nell'elastico e mi sbatte sulla pancia quando lo libero.
Blue ridacchia, quel suono mi solletica le pelle, mi fa saltare un battito nel cuore. Rido anche io, finché non poso di nuovo lo sguardo su di lei. Il pezzo di sotto del costume le è finito alle caviglie, ogni centimetro di pelle è in bella mostra. Solo per me.
Il cervello mi si inceppa quando apre di nuovo le gambe e fa scivolare una mano in mezzo alle cosce.
«Mi piace così, piano all'inizio.» La punta del dito scivola ancora una volta sul bocciolo gonfio del suo sesso mentre con l'altra mano si sfiora un capezzolo. Muove i fianchi per cercare il suo stesso dito, e io mi ritrovo a tremare. «Di solito continuo così fino a quando non mi sento bagnata... ma ora sono così bagnata...» continua con un filo di voce.
«Cazzo», commento senza fiato. «Lo sento, sento le tue dita scivolare su quella fica bagnata.»
Trattiene il respiro, mi guarda con gli occhi accecati dal desiderio. «Dovresti farlo insieme a me.»
In tutta onestà ho paura che se provassi a toccarmi il cazzo ora, esploderebbe. Però, devo. La mano mi trema quando la sollevo verso le mie labbra, e cavolo il modo in cui mi guarda mi fa impazzire. Sgrana gli occhi quando mi vede leccare il palmo prima di prendermelo in mano. È così duro che mi fa male.
Lo strozzo appena per alleviare il dolore. «Inizio piano ma deciso, come se mi stessi spingendo dentro una fica», mormoro.
Annuisce, mi osserva con un interesse così avido che mi eccita da morire. Le cosce si aprono un po' di più, forse neanche se ne rende conto di averlo fatto. Adesso sarebbe così facile infilarmi tra le sue cosce e scoparla. Ma mi trattengo.
Geme e ruota la testa sulla coperta. Anche lei muove le dita più in fretta, cerchi furiosi e umidi che si muovono senza pietà su di lei. Il disperato bisogno di infilarle la lingua in bocca mi spinge ad avvicinarmi. I nostri respiri si fondono mentre ansimiamo uno addosso all'altra. Mi masturbo forte e in fretta.
«Dimmi cosa stai pensando, William», mormora.
Per un secondo mi si inceppa di nuovo il cervello. Mi guarda come se fossi lo spettacolo più bello del mondo, con gli occhi gonfi di desiderio e fiducia. Guarda me. Si fida di me.
Mi lecco le labbra. «Penso a guardarmi scivolare dentro di te. Sentire tutto il tuo calore» la voce mi è diventata più roca, le palle più tirate ed eccitate. «Penso a scoparti, ad averti, cazzo. È questo ciò che penso.» Ho perso anche l'ultimo briciolo di ragione che avevo.
Blue geme schiudendo appena le labbra.
«Cazzo, vieni Blue. Vieni per me.»
E lo fa. Ed è così maledettamente bella che non riesco a parlare. Quelle labbra leggermente schiuse, il modo in cui cerca di smorzare i gemiti mordendosi il labbro, le cosce strette intorno alla sua stessa mano. Inarca la schiena e spinge le tette in alto, quelle meravigliose tette. Non riesco più a trattenermi, mi fiondo su di lei e le stringo un capezzolo tra le labbra, succhio forte, le strattono il piercing con i denti.
Lei sussulta, un gemito le muore in gola mentre si spinge contro di me per chiedermi in silenzio di averne ancora. E io succhio come se fossi affamato. Non mi rendo nemmeno conto di venire, non finché non sento un fiotto caldo bagnarmi la mano e colpirmi lo stomaco. Mi accascio su di lei, ansimante contro i suoi seni affannati. Le do una leccata prolungata che le provoca un brivido, poi rotolo sulla schiena per riprendere fiato.
Restiamo così, a riprendere fiato nel buio. Tutto torna come prima come se non fosse successo niente, come se il mio mondo non si fosse appena capovolto su se stesso. Blue si muove, si sistema il costume. Io afferro la mia maglietta e mi do una ripulita. Poi tiro su il costume.
Mi sdraio su un fianco e mi avvicino a lei. Ha lo sguardo fisso sul cielo, gli occhi pieni di stelle e di soddisfazione, i capelli arruffati.
Le mie dita percorrono i contorni del suo viso, ha la pelle calda. Mi viene vicino e si stringe a me. Odora di sesso, di qualcosa di dolce. Inspiro a fondo con gli occhi chiusi.
«William?» sussurra.
«Mh?» Gioco con una sua ciocca di capelli che mi attorciglio al dito.
«Grazie», mormora.
Vorrei ringraziarla anche io. Perché è riuscita a farmi avere un orgasmo senza neanche toccarmi.
Mi sento bene, svuotato – finalmente- , ma anche frastornato e terribilmente in colpa.
Perché Odino non mi ha fulminato?
Non riesco a levarmi dalla testa il dolce suono dei suoi gemiti. Potrei anche scrivere una miriade di canzoni che parlano dei suoi gemiti, del suo orgasmo. Potrebbero, e dico potrebbero essere appena diventanti la mia melodia preferita. Anche di più di quelle dei Pink Floyd.
No, non esageriamo.
Con ancora il suono dei suoi respiri eccitati, mi addormento. Nessuno ha mai cantato per me una ninna nanna. Lei lo ha appena fatto. Non in un modo convenzionale, ma lo ha fatto.
Ora posso concedermi un po' di riposo.
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