♫ ~19.1 ɴᴏ ᴏɴᴇ ꜱɪɴɢꜱ ᴍᴇ ʟᴜʟʟᴀʙɪᴇꜱ
Cloudless everyday you fall
Upon my waking eyes
Inviting and inciting me to rise
And through the window in the wall
Come streaming in on sunlight wings
A million bright ambassadors of morning
And no one sings me lullabies
And no one makes me close my eyes
And so I throw the windows wide
Callin' you across the sky
Pink Floyd
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Bonnie è tornata nella mia vita come una cazzo di malattia infettiva da cui neanche i medici riescono a liberarti.
Il problema è che contro di lei non esiste nemmeno un vaccino.
Ha ripreso a girarmi intorno come una mosca fastidiosa e a inviarmi una valanga di messaggi.
È solo colpa mia, cazzo.
Non mi sarei mai dovuto barricare in bagno con lei e scoparmela come se fossi un animale.
Alcune volte vorrei che apparisse qualcuno dal nulla e mi amputasse il cazzo.
Così eviterei di ficcarlo nella fica che appartiene alla figlia del demonio.
Poi ci si mette anche Blue Jean. La regina delle cagacazzo.
Per tenermi impegnato – come se non avessi un disco da concludere-, l'ho obbligata a venire in palestra.
E ora siamo qui. Lei è piegata a novanta davanti a me con un paio di leggins così aderenti che le disegnano alla perfezione i contorni della fica. È una maledetta distrazione. Così come le sue lentiggini. Come i piercing che hai sui capezzoli, che spuntano da sotto il top troppo aderente.
Sto cercando in tutti i modi di non pensare a cosa sconce. Altrimenti avrò un erezione davanti a tutti quelli che si stanno allenando.
La nana svitata si solleva e si volta verso di me. Ha il viso accaldato e i capelli appiccicati alla fronte. Lentamente sembra che stiano tornando al loro colore naturale. Ormai solo le punte sono rimaste scure, il resto è quasi tutto rosso.
È cambiata molto in quest'ultimo mese. È cambiato anche il suo sguardo, quegli occhi magnetici non sono più spenti.
Diciamo che con me accanto non ha neanche un momento per deprimersi. Io sono sempre lì, pronto a romperle le palle.
Batto le mani. «Dai, fai questi cazzo di squat, inutile sacco di patate.»
Siamo qui da più di un'ora e lei è riuscita a fare solo dieci squat e qualche sollevamento pesi – dieci chili in tutto-.
Vengo distratto da una bella ragazza che si siede sull'attrezzo dove io sono appoggiato.
Decido che è arrivato il momento di beccarmi il primo vaffanculo della giornata da parte di Blue. «Vedi?» le indico la ragazza che intanto si è sdraiata sulla panca e solleva cinquanta chili. «Lei si che ha un gran bel fisico.»
Il viso di Blue si spegne, così come i suoi occhi. È grondante di sudore e con il respiro affannato. «Perché non ti fotti, mh? Ossigenato del cazzo. Coglione!» strepita, battendo il piede a terra come una bambina.
Reprimo una risata, non farei altro che peggiorare la situazione. È capace di prendere un peso e tirarmelo sulla testa. Quando è arrabbiata si trasforma in una piccola Hulk incazzosa.
«Oh, grazie», cinguetta la tipa sotto di me.
Ci manca poco che mi ritrovo con la sua faccia tra le gambe.
Gli occhi di Blue inceneriscono la ragazza. «Stai zitta tu, pensa a farti i cazzi tuoi!» sbotta.
Sgrano gli occhi per la sorpresa, ma non posso fare a meno di scoppiare a ridere. Quando si arrabbia perde completamente il senno.
Apro la bocca ma lei mi punta il dito contro con fare minaccioso. «Non dire una parola, perché ti fracasso il cranio con il manubrio!» dice tra i denti.
Per lo meno ha imparato i nomi degli attrezzi.
Alzo le mani con fare innocente. «Okay, mettici questa grinta anche nel fare gli squat.»
Mi trucida con lo sguardo. «Lo sto facendo solo per avere i biglietti del concerto dei Green Day. E ovviamente», sottolinea "ovviamente". «Ci andrò con Scarlet. Inizio a non sopportare più la tua presenza.»
Certo, come no. Bugiarda che non è altro. Ormai ho imparato a leggere i suoi occhi, a capire ogni espressione del suo viso. Per la maggior parte del tempo è sempre arrabbiata o disgustata. L'altra parte del tempo mi guarda come se volesse scoparmi di brutto.
«Io biglietto te ne ho promesso solo uno», sottolineo. Non mi sembra proprio di aver pronunciato la parola due biglietti.
Lei mi rifila un'occhiataccia fulminea. «Saranno due, se vuoi che io continui a fare questi esercizi del cazzo.»
Sì, come no.
Intanto questi esercizi del cazzo iniziano a dare i loro risultati. Per sua fortuna ha una corporatura in grado di assimilare tutti gli esercizi – tra una lamento e l'altro-.
Intanto la ragazza sulla panca si alza e si piega in avanti per sgranchirsi i muscoli. I miei occhi si posano inevitabilmente sul suo culo sodo.
Vengo colpito da un asciugamano volante che mi oscura la visuale. Lo afferro e guardo in cagnesco la nana che me lo ha lanciato.
Non mi da neanche modo di replicare perché afferra la sua borraccia d'acqua e se ne va a passo di carica. Indispettita e capricciosa come una bambina.
«La tua ragazza è proprio svitata», commenta la ragazza.
La guardo. «Non è la mia ragazza.»
Il suo sorriso si amplia di più. «Ah no? Be', allora che ne dici se ti lascio il mio numero?»
Arriccio il naso. «Mi piacerebbe, ma ho altro da fare.»
Da quando rifiuti i numeri delle ragazze e delle potenziali scopate?
Ah già. Da quando non ricordo più nemmeno come sia avere un orgasmo e da quando mi destreggio tra Blue Jean e la band. Non ho praticamente più tempo per me stesso. Arrivo completamente distrutto alla sera.
Ovviamente ci rimane male, glielo leggo nel suo sguardo offeso. Non m'importa.
Afferro la mia roba e raggiungo quella rompi coglioni.
La trovo nelle docce degli spogliatoi. Siccome sono accessibili sia alle donne che agli uomini, non può cacciarmi.
Ho un momento di esitazione quando la vedo nuda. Non è la prima volta che la vedo nuda. Adesso però è diverso. Il suo corpo è diverso. Sta mettendo su peso ed è quasi una goduria per gli occhi guardarla sbocciare come un fiore che ha resistito a ogni tempesta. Il fatto che sia anche un po' merito mio mi rende orgoglioso di me stesso.
Mi libero dei vestiti ed entro nella doccia accanto alla sua. A separarci c'è solo un muro che a me arriva fino allo stomaco. Di lei, non vedo nient'altro che la testa quasi rossa.
Schiude un occhio e mi fulmina. Alcune gocce d'acqua le si sono incagliate in quelle ciglia lunghe. «Non ci stavi provando con quella lì?»
Qualcuna è gelosa?
Sorrido. «Non ci stavo provando con nessuno. Pensa un po', ho persino rifiutato il suo numero», afferro il bagnoschiuma e inizio a insaponarmi.
«Oh, stai finalmente crescendo! Questo sì che è un scoop», mi prende in giro.
«Sei gelosa, per caso? Non dovresti.» La prendo in giro. È più forte di me, adoro farla incazzare. Vedere come il viso le diventa paonazzo e quelle lentiggini diventare più visibili.
Alcune volte mi viene voglia di mettermi lì a contarle tutte. Tracciarne il contorno con la lingua... Poi fortunatamente rinsavisco.
Alza gli occhi al cielo e nel farlo le finisce un po' d'acqua dentro gli occhi. «Merda» borbotta, strizzando le palpebre. «Ancora sei convinto di piacermi? Non fare tanto il duro, potrei sputtanarti subito. Dire che ti sei presentato a casa mia alle tre del mattino completamente fradicio. Fingi di essere un duro ma in realtà sei un orso abbraccia tutti, che al mattino si diverte a far pensare alla gente di essere un demone che si nutre di anime.»
Cos... ma che cazzo sta dicendo?
«Stai zitta», borbotto. «Muoviti, dobbiamo andare nella sala prove tra poco.» Di solito me la porto sempre dietro. È una svitata cagacazzo, ma i suoi consigli sono sempre ben accetti. E poi, Sid e Joey la trovano super simpatica. Soprattutto Sid.
Con loro assume un altro atteggiamento. Di certo non li manda a fare in culo venti volte al giorno. Con loro si trasforma in un grazioso agnellino. Con me è una bestia assetata di sangue, camuffata nel corpo grazioso di una nana di un metro e sessanta.
«No, non vengo oggi.»
Mi sporgo oltre il muretto. Lei sussulta e si nasconde subito le tette con le mani. «Come, no?»
Si schiarisce la voce. «Stai al tuo posto», squittisce. «Non verrò devo uscire... con... con un ragazzo.»
Ah. Perché qualcosa mi dice che questo ragazzo è Vincent? Giuro che se è così la lego da qualche parte. «Con chi?»
Aggrotta la fronte. «Che ti importa? Io mica ti chiedo con chi esci. Fatti un po' di cazzi tuoi, Jack Frost. Che c'è, non puoi stare senza di me?»
Serro le labbra. «Potrei fare decisamente a meno di te.»
«Sì, come no. Però intanto ti impicci dei cavoli miei», rimbecca.
Potrei dirle che è stato suo padre a chiedermi di tenerla d'occhio. Che non lo sto facendo di mia spontanea volontà. Non lo faccio però. Afferro il soffione della sua doccia e glielo punto sul viso. «Stai zitta.»
Strizza gli occhi e sputacchia acqua da tutte le parti.
È goffa, stramba, e non ha un minimo di decenza nel vestirsi.
Ma io la trovo attraente lo stesso. E odio, odio questa cosa.
Non dovrei essere attratto da lei, cazzo.
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La lascio davanti a casa sua.
Reprimo l'impulso di chiederle di nuovo con chi si deve vedere. «Mi raccomando, a cena non strafogarti di rocky road. Mangia pollo e riso.»
Lei sbuffa. «Inizio seriamente a odiare te, il riso e anche il pollo! Com'è che tu puoi mangiare quello che ti pare e io no?»
«Io mi alleno da anni, non manderò a puttane nessun allenamento. Tu ancora devi stare attenta a quello che mangi. Un'altra cosa: non saltare i pasti.» La redarguisco. Ogni tanto mi comporto come se fossi suo padre.
Solo che odio quando non mangia. L'ho vista scheletrica e non mi è piaciuto affatto. Preferisco vederla così com'è adesso. Non che prima fosse meno bella. Ora però brilla di più.
Rotea gli occhi al cielo. «D'accordo, ti invierò la foto di quello che mangerò a cena.»
Sorrido soddisfatto. «Brava, piccola svitata.»
Scende dalla macchina e si piega in avanti per mostrarmi il dito medio. «Vai a farti fottere, William», conclude con una bella linguaccia.
Non dovrei trovarla neanche adorabile. È una ragazzina insopportabile. Invece mi ritrovo a mordermi il labbro per non sorridere come un coglione.
«Non fare cazzate», aggiungo.
«Va bene papino», cinguetta. Chiude lo sportello e io non posso fare a meno di guardarle il culo. Le sta venendo proprio bello. Complimenti a me. Ho sbagliato lavoro, avrei dovuto diventare un personal trainer. Sai quanti culi avrei visto? E anche facendomi pagare!
Anche se vedrò comunque tanti culi. Le rockstar scopano sempre come conigli.
Infatti dopo il concerto, il mio profilo su Instagram ha raggiunto un milione e mezzo di follower. La maggior parte sono donne. Ogni giorno ricevo tette, fiche e tante altre belle cose in chat.
Quindi ho decisamente azzeccato carriera.
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Sono qui da nemmeno un'ora e ho già litigato almeno dieci volte con i ragazzi. In più Joey si è portato dietro Skylar che non la smette di piangere.
Sono stanco morto e vorrei solo concludere questa giornata. Invece mi ritrovo bloccato qui con loro. Non abbiamo concluso un cazzo e abbiamo anche sbagliato un sacco di volte. Prima ho fatto una steccata che mi ha fatto sanguinare le orecchie.
Siamo distrutti e non possiamo neanche prenderci una pausa. Manca sempre meno alla pubblicazione del disco. E ora più che mai, James e il suo scagnozzo ci stanno letteralmente con il fiato sul collo.
Alcune volte ho paura anche di ritrovarmeli nel cesso quando vado a pisciare.
Vivo in uno stato perenne d'ansia. Sempre i nervi tesi pronti a rompersi come delle fragili corde di chitarra.
Ho bisogno di fermarmi un attimo e respirare. Ma in mezzo a tutto questo caos che sta diventando la mia vita è impossibile.
Il mio unico momento di svago è quando mi inietto quella merda nelle vene. Oppure quando passo del tempo con Blue Jean. E cascasse il mondo se permetterò di appoggiarmi a lei. Meglio mi amputo una gamba. Non mi appoggerò mai a un'altra persona. Soprattutto a lei che sta faticando a risalire in superficie.
Però è così: sto bene quando sto con lei. Il mondo fa meno schifo e tutti i miei asfissianti problemi cessano di esistere. La mia vita diventa un po' più leggera.
Alcune volte penso che Blue sia una strega che mi abbia fatto qualche specie di fattura. Altrimenti è impossibile che io mi senta così con lei.
Non mi è mai piaciuto passare del tempo con le ragazze.
Uno perché pretendono sempre troppo. Due perché tutte quelle che mi scopo non hanno un cazzo da dire e hanno il quoziente intellettivo di un criceto. Un criceto in prognosi riservata.
Lei è diversa però.
Con lei posso intrattenere una conversazione seria – anche se non l'abbiamo mai avuta-. E poi ci accomuna la musica. E per me, è già un passo avanti.
E quando suoniamo insieme? Be', lì tocco il cielo con un dito. Vado oltre. Scopro nuove galassie. Suonare con lei mi fa provare tante cose. Quella più frequente è che mi sembra sempre di suonare per la prima volta. Provo le stesse emozioni di quando ho strimpellato per la prima volta una chitarra e mi sono reso conto di saperla suonare. Provo la stessa identica cosa. Un po' me la faccio sotto. Cioè, io non sono abituato a provare queste cose. Non sono abituato a sentirmi con lo stomaco sottosopra e il cervello che smette di bisbigliare.
Con lei tutto questo è possibile. Anche oltre.
«Sì però se ti assenti per andartene nel tuo cazzo di mondo, non concluderemo niente!» sbotta Sid, riportandomi alla realtà.
«Che cazzo vuoi? Sto ascoltando», ringhio.
«Come no», getta le bacchette sul pavimento e si alza. «Io sto morendo di fame. Non riesco a concentrarmi», esce dalla sala prove e scompare in corridoio.
Joey mi fissa facendomi irritare. «Che c'è?» sbotto.
Posa il basso e si siede sul divano accanto a Skylar che finalmente ha smesso di piangere. Si è cappottata un paio di volte tra i cuscini del divano. Ancora non riesce a stare seduta da sola. «Mi dici che cosa ti prende? E non dirmi che non c'è niente che non va.»
Arriccio il naso. «Non c'è niente che non va. Sono stanco morto. Lo siamo tutti.»
«Lo so. Siamo stanchi e ancora abbiamo tanta strada da fare. Ma non possiamo mica arrenderci adesso.»
Assottiglio gli occhi. «Non ho nessuna intenzione di arrendermi. Sei pazzo? Dopo tutto quello che abbiamo dovuto fare per arrivare qui? Ho solo bisogno di ventiquattro ore di pausa. Di pace. Di silenzio.»
«Che problema c'è?» alza le spalle. «Prenditi un giorno e rilassati. Vattene un po' al mare. Spegni il telefono. Ci pensiamo noi a tenere buoni Bonnie e Clyde», ridacchia.
Solo al sentire quel nome mi viene la nausea. Storco il naso. «Potevi decisamente trovare altri nomi con cui chiamare James e Luke.»
«Sono i primi che mi sono venuti in mente», assume un espressione innocente.
Non ha tutti i torti però. Potrei prendermi almeno un giorno di pausa. E perché no, andarmene al mare.
I miei pensieri corrono subito a lei. E che cazzo. Ho detto che voglio un giorno di pace!
Non sarebbe una pessima idea chiederle di venire al mare con me, no? Magari farebbe bene anche a lei un giorno di relax.
Senza pensarci troppo, le invio un messaggio.
Io: So che sei impegnata e bla bla bla ( non me ne frega un cazzo) metti da parte il tuo impegno con uno dei tanti che non ti chiamerà mai più. Stasera passo a prenderti e andiamo al mare.
Certo che anche io ho un tatto del cazzo. Alcune volte mi comporto davvero come un cavernicolo nei suoi confronti. Non mi stupirei se iniziassi a esprimermi in versi o grugniti.
La sua risposta arriva poco dopo.
Blue: Poi dici che riesci a vivere senza di me! Bugiardo patologico. No, non ci vengo al mare con te. Sono impegnata e di certo non metterò da parte il mio impegno per te. Perché non lo chiedi alla tipa della palestra?
Cazzo quanto è snervante. Sbuffo.
Io: Non rompere il cazzo. Sei l'unica che al momento sopporto. ( Più o meno).
Passo a prenderti appena finisco le prove. Tieniti pronta, altrimenti ti butto giù la porta.
Blue: Attento a quello che scrivi potrei far leggere questi messaggi alla polizia. HO DETTO CHE NON VENGO. Non posso. Trovati un'altra compagnia.
Ancora non ha capito che non accetto un no come risposta? Povera illusa.
Appena finisco le prove mi presenterò a casa sua. A costo di trascinarla fuori di peso.
Io: Mettiti il costume.
Blue: Muori male.
Non ci vengo. Smettila di importunarmi.
Ciao, buona serata.
«Non la sopporto», sbotto ad alta voce.
«A chi?» risponde Joey.
Giusto, era ancora qui con me.
Lo guardo. «Secondo te chi è la persona che mi fracassa i coglioni?»
Si tocca il mento. «Noel?»
«Oltre lui», sbuffo.
«Sid?» ritenta.
Scuoto il capo. «No, la figlia del nostro manager.»
Joey aggrotta leggermente la fronte. «Non dirmi che le hai proposto di venire al mare con te?»
Inarco un sopracciglio. «Sì, dov'è il problema?»
«Non c'è nessun problema», chiarisce. « È che ultimamente passate un sacco di tempo insieme.»
Alzo gli occhi al cielo. «Lo sai il perché. Smettila di fare la fidanzata gelosa», lo prendo in giro.
Lui sbuffa una risata. «Ma che dici? Sono solo preoccupato... per lei.»
«Per quale motivo? Cazzo, ancora pensi che voglia scoparmela? Non ti sei chiesto per quale motivo io non lo abbia ancora fatto? Siamo amici», sbotto. «O qualcosa che ci si avvicina. Sto solo facendo un favore a James.»
Annuisce, poco convinto. «Se lo dici tu.»
«Chi altro dovrebbe dirlo, se non io?» mi alzo in piedi e vado a sedermi accanto a Skylar che è impegnata ad afferrare tutto ciò di pericoloso che trova per poi infilarselo in bocca. L'altro giorno per poco non si strozza con un plettro che ha trovato sepolto tra i cuscini del divano.
La prendo in braccio e me la siedo sulle ginocchia. «Il tuo papà è convinto che io non sappia tenermi il cazzo nelle mutande. Fino a prova contraria, è lui che ha messo incinta una ragazza.»
Skylar ridacchia ed emette gridolini concitati.
«Non traumatizzare mia figlia», borbotta Joey.
Lo guardo. «È già traumatizzata per avere un padre come te.»
Mi spinge dalla spalla. «Stai zitto.»
Sid rientra nella stanza mangiando il gelato direttamente dalla confezione. Eccone uno più cavernicolo di me.
Si stravacca sulla poltrona e affonda il cucchiaio dentro il gelato. «Finalmente ha smesso di piangere», indica Sky con un'alzata di mento.
«Piange perché vede la tua brutta faccia», ribatto.
Lui inarca un sopracciglio. «Fino a prova contraria, sono io quello più bello e sono sempre io che rimorchio di più.»
Io e Joey alziamo gli occhi al cielo nello stesso momento.
«Potrei tranquillamente soffiarti ogni ragazza che ti accolli, se lo volessi. Ma a me non interessa rimorchiare. Inoltre, perché non chiedi in giro qual è quello più bello tra di noi?» lo stuzzico.
Bofonchia qualcosa con la bocca piena. Riesco a capire solo un: «... culo.»
In realtà le ragazze non hanno preferenze. Anzi potendo ci avrebbero scopati tutti e tre insieme. Cosa che abbiamo già fatto in passato.
Non so come ci siamo ritrovati in una stanza con solo una ragazza. Quello che è successo lì dentro è meglio lasciarlo nel passato. Ora siamo cresciuti. Per lo meno, non ci scopiamo la stessa ragazza in contemporanea.
Prendo di nuovo il telefono per scrivere un messaggio a Blue.
Io: Cambio di programma. Non cenare.
La sua risposta arriva più veloce di una scarica di diarrea. È una foto. Un contenitore con dentro del riso basmati e del pollo un po' bruciacchiato.
Blue: Quanto cazzo sei bipolare? Io l'ho già preparato. E ripeto: NON POSSO VENIRE.
Sempre più convinto che la Stronza debba uscire con Vincent Wright, senza esitare invio un messaggio anche a lui.
Lo so, sto rasentando la follia pura in questo momento.
Io: Devi uscire con Blue Jean? Vuoi un'altra passata di cazzotti?
«Tu stai male.»
La voce di Sid mi arriva da dietro le spalle. Alzo lo sguardo e lui non è più seduto sulla poltrona. È alle mie spalle e sta sbirciando il mio telefono. «Fatti i cazzi tuoi, altrimenti anche tu proverai l'ebrezza di assaggiare il mio pugno», sibilo.
Mi batte una mano sulla spalla. «Stai perdendo la testa, Willy Billy.»
Scrollo la spalla per levarmi la sua mano. «Sto solo impedendo a Vince di rovinare un'altra ragazzina.»
Ridacchia. «Certo, come no. Perché vuoi avere tu l'onore di rovinare la piccola Blue Jean.» Sempre fastidiosamente schietto. Senza peli sulla lingua.
«Io non devo rovinare nessuno» borbotto, abbassando lo sguardo sul mio telefono. Vince Il Coglione Wright ha appena risposto.
Wright: Ma quali problemi ti affliggono Gilmour? Hai paura che ti fotta la ragazza un'altra volta? Ah no, l'ho già fatto. Per ben due volte. Comunque, se proprio ci tieni a saperlo: no, non devo uscire con lei.
Mollami.
Tutto il mio corpo sembra tirare un sospiro di sollievo. Anche se la parte in cui dice di aversela fottuta per ben due volte, mi raschia la gola.
Adesso ho di nuovo voglia di pestarlo.
Forse prima di partire potrei fare una piccola sosta a casa sua e spaccargli le gambe.
Folletto del cazzo.
Prima o poi lo ammazzo.
Fa anche rima.
«Quindi tu e la sexy Blue Jean farete una fuga d'amore?» fa il giro e mi si piazza davanti prima di prendermi Skylar dalle braccia. Come sempre lei scoppia a piangere quando Sid la prende in braccio.
Joey sbuffa e si alza subito a consolare la sua bambina.
«Nessuna fuga d'amore», dico tra i denti. «La tengo lontano dai guai.»
Sbuffa una risata. «Cucciolotto mio, anche tu sei un guaio ambulante.»
Mi sto incazzando e non ho né voglia né le forze. Devo risparmiare un po' di energie per guidare fino a Bristol. O forse oggi cambierò meta. Vediamo.
Praticamente caccio via i miei amici appena finiamo con le prove.
In cucina ci sono i miei animali domestici che parlano tra di loro.
«Dove vai a quest'ora?» mi chiede Joel.
Mi volto a guardarlo mentre prendo una bottiglia d'acqua dal frigo. «Non pensavo che dovessi rendere conto a te di quello che faccio. Devo chiederti il permesso per uscire a quest'ora?»
Sbuffa. «Certo che no. La mia era solo una semplice domanda.»
Bevo un sorso d'acqua. «Be', tieniti pure le tue semplici domande per te. Sto uscendo e non tornerò a dormire. Fattelo bastare.»
«Non preoccuparti Jo, sta sicuramente andando a fare il pieno di sangue...» interviene Noel.
«Tu è meglio che stai zitto e continui a studiare. Per favore, non distruggete casa.» Afferro le chiavi della mia macchina ed esco dalla cucina.
«Quello che combina sempre danni, sei tu!» mi urla dietro Noel.
Ho già smesso di ascoltarlo. Esco di casa, apro la macchina e mi siedo. Metto in moto e mi allontano da casa mia.
Odio il fatto di guidare sempre per diciannove chilometri per raggiungere Blue. Eppure eccomi qui. Io e la coerenza non siamo di certo migliori amici.
Arrivo davanti a casa sua quando ormai sono le dieci notte.
Scendo e vado a bussargli la porta. So già che dovrò trascinarla fuori casa.
Sento dei passi avvicinarsi e poi la porta si apre.
Non so se scoppiare a ridere oppure essere sollevato di averla trovata da sola.
Si acciglia. In mano tiene il contenitore di riso e quel pollo che ha passato le peggiori cose. Nell'altra tiene un rocky road.
Anche la sua coerenza fa pena.
I miei occhi scivolano lungo il suo esile corpo. Indossa un top e dei calzoncini striminziti. Porca troia, non indossa il reggiseno. Forse gliene dovrei regalare qualcuno. O forse no.
«Ti ho detto...»
Irrompo dentro casa senza farle finire la frase. «Ti avevo detto di farti trovare pronta.»
Stizzita sbatte il contenitore contro il bancone della cucina. «E io ti avevo detto che non sarei venuta. Peggio per te. E poi chi sano di mente va al mare di notte?»
«Io e te», rispondo sarcastico. «Ti do cinque minuti per mettere un costume. Sono pure troppi. Muoviti.»
Lei non si muove. Incrocia le braccia sul petto, inconsapevole di non spaventare nemmeno una lumaca. «No.»
La raggiungo con due semplici falcate, le afferro il polso e la guido verso quella sottospecie di armadio. «O lo fai tu, oppure ti spoglio e te lo metto io.»
Il modo in cui le si accendono le guance me lo fa venire inevitabilmente e prepotentemente duro.
Datti una calmata. Pensa alle cose più schifose del mondo. Tipo Sid che mangia un panino con il salame e la nutella.
No, non funziona. L'avevo anche assaggio quel panino ed era anche buono. Vabbè, non conta. Eravamo strafatti. Quando sono strafatto mangerei anche la ghiaia.
Mi sfida sollevando il mento. «Provaci.»
Più veloce di un ladro che ha paura di essere beccato, agguanto l'orlo di questo piccolo inutile pezzo di stoffa che le copre le tette. Lei strilla e si tira indietro. «Ehi, non... non indosso nulla sotto!» gracchia.
Sorrido. «Lo so, si vede», le guardo di proposito le tette. Il suo torace si alza e si abbassa rapidamente.
«I miei occhi sono qui!» strilla.
La guardo negli occhi per farla contenta. «Sì, e sono molto belli. Te l'ho già detto. Ma nemmeno questi due scherzano.»
«William!» strepita, diventando sempre più rossa.
Adorabile. «Dai, cambiati, su. Non farmi perdere tempo.»
«Non te l'ho chiesto io di venire. Smettila di obbligarmi a fare le cose», borbotta.
Annuisco. «Sì, si vede quanto ti dispiace che io sia così nei tuoi confronti», mi allontano da lei per lasciarle un minimo di privacy.
Borbotta qualcosa sotto voce e stizzita, afferra il costume prima di sparire dalla mia vista.
Poco dopo torna vestita com'era prima. «Non hai messo il costume?»
Mi fulmina con lo sguardo. «Sì che l'ho messo. Non rompere.»
«Non era intero?»
Sbatte le mani sui quei fianchi che stanno venendo su magnifici. «No, ne ho comprato uno nuovo. Okay? Ma che ti importa? Devi anche dirmi come cazzo devo vestirmi?» strepita, le guance paonazze.
Bene. Ora sono impaziente di vedere quale cazzo di costume ha indossato.
Maniaco. No, solo curioso. Guardare ma non toccare.
Infila cose a caso dentro il suo inseparabile zainetto. Poi prende una bustina d'erba ma io la fermo. «L'ho presa io. Chiaramente è più buona dello schifo che vendono in questa zona.»
Inarca un sopracciglio. «Chi ti dice che l'ho presa qui?»
«Non me ne frega. L'ho portata io. Ora muovi il culo», sbuffo.
«Posso portarmi il riso? Ho fame», protesta.
«No», mi avvio verso la porta. «Prendiamo qualcosa da mangiare dopo. Te l'avevo scritto di non cenare», le rammento.
«Pensavo che ti rassegnassi!» borbotta.
«Io non mi rassegno mai. Dovresti averlo già capito.»
Sventola una mano per aria mandandomi a quel paese. Esce di casa senza nemmeno spegnere le luci e chiudere la porta. Certe volte è così distratta.
Spengo le luci, chiudo la porta e la raggiungo.
Se ne sta lì accanto allo sportello spostando il peso da un piede all'altro. «Hai freddo?» le chiedo, intanto apro la macchina.
«Un po'», apre lo sportello e si siede dentro.
Perché ha sempre freddo? Cazzo siamo solo a fine agosto. Immagino che non accetterà mai di farsi un bagno.
Questa volta è lei che solleva il volume dello stereo. Cerca la canzone che più gradisce e si appoggia soddisfatta contro il sedile.
Inizia a canticchiare le frasi di Echoes dei Pink Floyd, e per un attimo io mi perdo ad ascoltarla. La sua voce è in grado di abbracciare la mia anima gelida e di scaldarla.
Continuo a chiedermi per quale cazzo di motivo non abbia un fottuto contratto discografico tra le mani. Potrebbe tranquillamente diventare una rock star cazzuta.
I suoi capelli svolazzano intorno al suo viso come delle morbide piume. Mentre io vengo investito dal suo dolce profumo di zucchero filato.
Mi ritrovo a stritolare il volante cercando di far placare quel pervertito di cazzo che mi ritrovo tra le gambe. È che... non lo so. Forse ho talmente le palle piene per via dalla mia improvvisa incapacità di avere un orgasmo, che l'ossigeno non fluisce in modo corretto fino al cervello. Dev'essere quello.
Prima di allontanarci dalla City mi fermo a prendere qualcosa da mangiare. Per oggi, possiamo anche fare uno sgarro.
Torno in macchina con le mani piene di sacchetti.
«Quanto tempo hai intenzione di stare via?» guarda tutti i sacchetti che le metto tra le gambe.
«Fidati, non avanzerà niente», metto in moto e parto.
Lei intanto sbircia all'interno dei sacchetti. La sento ridacchiare. «Sbaglio oppure avevi detto che i rocky road fossero aboliti?»
«Ti ricordo che ti ho beccata con uno tra le mani mentre mangiavi il riso.»
Scoppia a ridere. La sua risata è come una ventata di aria fresca che mi accarezza la pelle accaldata dopo una giornata spesa sotto al sole cocente. Fa vibrare parti di me che neppure sapevo di avere. «Avevo fame, te l'ho detto. Mi hai messo a stecchetto», si lamenta.
«Ti sbagli. Non ti ho messa a stecchetto. Ti sto facendo mangiare il giusto. Quello di cui il tuo corpo ha bisogno.»
«Io mi vedo un po' ingrassata», mormora.
«Forse avresti bisogno di un oculista. Sei per.... Stai meglio così. Ti sta venendo fuori un gran bel culo.» Ehi, piano con i complimenti che poi si abitua!
«Quindi mi guardi il culo?»
Sempre. Dentro la mia testa sento anche la voce di Piton che pronuncia questa parola.
Ti guardo il culo ogni volta che mi passi accanto.
Te lo guardo anche quando ti pieghi a fare gli squat.
Sempre.
«Devo farlo, altrimenti come faccio a rendermi conto se ci sono miglioramenti?» Ma sentimi.
Lei ridacchia. «Che pessima scusa del cazzo.»
Glielo concedo, ha ragione. Sollevo il volume per farle capire che almeno per due ore non voglio sentirla parlare.
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Nuovo capitoloooooooooooooo ✨✨
Bene... come sempre fatemi sapere se vi piace. Una stellina, un commento...
A venerdì 🖤
Grazie 🙏
~ 𝐋𝐎𝐍𝐆 𝐋𝐈𝐕𝐄 𝐑𝐎𝐂𝐊'𝐍'𝐑𝐎𝐋𝐋 ~
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