♬ ~ 13.1 ʏᴏᴜ ᴄᴀɴɴᴏᴛ ᴋɪʟʟ ᴡʜᴀᴛ ʏᴏᴜ ᴅɪᴅ ɴᴏᴛ ᴄʀᴇᴀᴛᴇ

Put me back together or separate
the skin from bone
Leave me all the pieces,
then you can leave me alone
Tell me the reality is better than the dream
But I've found out the hard way, nothing is what it seems
Slipknot
__________________________________
◄ ││ ►

Corey Taylor canta nelle mie orecchie attraverso le cuffie.
Ho sempre avuto una cotta per lui. Cioè, lui è un gran figo. Per non parlare della sua voce. Potrebbe essere il mio fidanzato ideale. Peccato che lui non sappia nemmeno della mia esistenza e che abbia letteralmente ventotto anni più di me. Oltretutto, è molto più grande di mio padre. Vabbé, che mi importa. Sognare a occhi aperti non è mica un reato.

Però giuro che potrei farmi fare di tutto da lui.
E il fatto che un po' William gli somigli... no. Non devo pensare a lui. Sono ancora arrabbiata con lui ed è da questa mattina che ignoro ogni suo messaggio e chiamata.
Non lo blocco solo perché così si stizzisce anche lui.

Oggi non ho nessuna intenzione di vedere lui né la sua chioma troppo bionda.
Sono ancora scossa per quello strano battibecco che abbiamo avuto su quegli maledetti scogli.

Quindi oggi si arrangia da solo con le prove. O chieda aiuto a qualcun altro.

Io mi sono trovata di meglio da fare.
Tipo ascoltare gli Slipknot e fare fantasie sconce sul loro cantante. Sarebbe proprio eccitante fare sesso mentre indossa quella maschera.

Oddio, qualcuno dovrebbe arrestarmi per i miei pensieri o farmi una perizia psichiatrica. Sicuro che verrei internata per sempre.

Corey a parte, per l'ennesima volta sto cercando di dare una sistemata al mio appartamento.
Però l'universo non vuole che io mi metta a pulire, infatti, ricevo l'ennesimo messaggio.
Per fortuna è Dylan, e non Jack Frost sotto l'effetto di crack.

Dylan: Buongiorno Pudding del mio cuore. Hai voglia di venire a pranzo con me e Noah? Ovviamente, lo dirò anche a Scar, così non ti sentirai il terzo incomodo.

Ridacchio come una cretina.
Be', non ho tanta voglia di uscire. Non posso dirgli di no però, non adesso che ci siamo riavvicinati.

Io: Buongiorno anche a te, bello. Sì, verrò con voi. Passi tu a prendermi?

Dylan: Si, Blue Bean, passiamo io e Noah. Tieniti pronta per mezzogiorno. E ti prego: metti qualcosa di carino.

Io: Lo sai che non ho niente di carino. :(

Oddio, sto persino iniziando ad usare le emoji come quel boomer di William.
Ormai però ho inviato il messaggio e Dylan lo ha letto.

Dylan: E queste emoji? Da quando le usi? Oddio ma che ti è successo?

Io: Lascia perdere. È la pessima influenza che ha William su di me...

Dylan: Perché non inviti anche lui?

Sgrano gli occhi. È pazzo per caso? Ma neanche morta. Neanche se fosse una questione di vita o di morte. Oggi non voglio proprio vederlo.
Intanto Corey continua ad urlarmi all'orecchio: Cut, cut, cut me up and fuck, fuck, fuck me up.

Io: Sei impazzito anche tu per caso? Perché dovrei chiedergli di venire?

Dylan: Così ce lo farai conoscere.

Io: Per quale motivo? Tranquillo, non vi perdete niente. È uno stronzo pieno di sé.

Dylan: Mh, non è che ti piace?

Io: No. Lo sai anche tu che i biondi non mi sono mai piaciuti.

Dylan: A parte Billy Idol e quell'altro.

Ecco appunto. Anche lui mi conosce bene.

Io: Esatto. Comunque, vedrò cosa posso fare per il mio abbigliamento. A più tardi.

Dylan: A dopo, Pudding.

Ecco, non so bene perché ho accettato l'invito. Non sono ancora pronta per fare queste cose con loro. Ormai però ho dato la mia parola. Devo smetterla di fare la stronza nei loro confronti. Loro non hanno esitato neanche un attimo a perdonarmi. Quindi, andrò a quel pranzo e cercherò di comportarmi come una persona normale.
Sto per infilare il telefono tra i calzoncini e le mutande, ma vibra di nuovo.

Non ho ancora guardato di chi si tratta, qualcosa però mi dice che è lui.
Il malessere ambulante che è entrato a far parte della mia vita da quasi un mese.
Sbuffo e leggo il messaggio.

William: Mi spieghi per quale cazzo di motivo mi stai evitando?

Alzo gli occhi al cielo e digito rapidamente una risposta.

Io: Tu mi spieghi per quale motivo mi stai importunando? Non mi va di rispondere ai tuoi messaggi, okay? Fammi causa se vuoi. Oggi non posso venire a provare con te. Devo uscire.

William: Ho fatto qualcosa di male? Sei davvero lunatica, lasciatelo dire. Che hai da fare di così importante per tirarmi un bidone?

Il bidone glielo tirerei molto volentieri: in faccia però.

Io: Vado a pranzo con i miei amici. E non devo darti nessuna spiegazione.
E quello lunatico sei tu.

William: Da quando hai degli amici?
Sentiamo, perché sarei io quello lunatico?

Perché deve sempre offendermi?
Non lo sopporto.

Io: Ho degli amici. Adesso lo sai e non sono comunque affari tuoi.

William: Quindi non ti servo più?

Io: Oddio, ma che vuoi? A cosa mi sei servito, esattamente? Sono io che sto aiutando te e non il contrario. Non hai di meglio da fare?

William: No, non ho niente da fare.

Io: Allora trova qualcun altro con cui comportarti come un malessere. Io adesso ho da fare.

William: Sei proprio una stronza.

Io: Ho imparato dal migliore. Ciao.

William: Posso venire con te?

Sbatto le palpebre per capire se ho letto bene il suo messaggio.

Sul serio, è fuori di testa?

Io: No! Che cosa ci fai con noi? Non hai degli amici?

William: Li ho. Ma Joey oggi è con sua figlia e Sid... non lo so.

Io: Da quando Joey ha una figlia?

William: Da circa tre mesi... Dai, fammi venire con te.

Io: Non lo sapevo! Cioè ha una figlia? Con chi?

William: Ma che ti importa?

Io: Sono solo... scioccata. È così giovane...

William: Non lo è. Ha trent'anni.

Io: Pure tu. Eppure non ti ho visto spingere un passeggino...

William: I bambini mi irritano. Quindi? Posso venire?

Io: No.

William: Perché?

Io: Che cosa ci fai in mezzo ai ragazzini? I miei amici hanno la mia stessa età. Lo dici anche tu che non esci con i ragazzini.

Beccati questo, stronzo Ossigenato.

William: Ho detto che NON SCOPO con le ragazzine. Non ho nessuna intenzione di scoparmi i tuoi amici, quindi...

Odio il modo in cui fa tendere le mie labbra. Perché riesce sempre a strapparmi un sorriso? Maledetto. Non lo sopporto.

Io: Se ti dico di sì, la smetterai di molestarmi?

William: Forse.

Io: Bene. A mezzogiorno passerà Dylan a prendermi. Fatti trovare per mezzogiorno e venti a Piccadilly.

William: No, passo io a prenderti.

Io: No. Perché?

William: Perché sì.

Io: Non sapevo di avere un altro padre.

William: Ah, quindi tu scrivi a tuo padre se vuole scoparti? Inquietante.

La saliva mi va di traverso e inizio a tossire. Scrollo la chat e vado subito a vedere se sta dicendo la verità oppure mi sta prendendo per il culo, come sempre.
Invece trovo quei messaggi. Vorrei sparire all'istante.
Perché non mi si seccano le dita quando scrivo tali sciocchezze?

Io: A mezzogiorno. Non fare tardi.
William: Okay, Nana Malefica. Almeno oggi vestiti carina ;)

Io: Vai al diavolo.

Ma che hanno tutti contro il mio stile? Che palle.

Scrivo a Dylan per dirgli che c'è stato un cambio di programma. Lui ovviamente non vede l'ora di conoscere William Lo Stronzo.

Scrivo anche un messaggio di SOS a Scar.

Venti minuti dopo lei è a casa mia. È la prima volta che entra qui dentro e mi sento un po' a disagio. Per fortuna, sono riuscita a mettere in ordine un po' di casino.

Posa la busta sul piccolo tavolino e si guarda intorno. «Quanto paghi di affitto per questo... posto?»
«Non tanto», bofonchio.

Si siede sul letto e continua a guardarsi intorno. So che il mio appartamento non sembra neanche lontanamente una casa normale, ma è quello che posso permettermi al momento. «Perché non vieni a vivere con me?» mi chiede.
«Cosa?» mormoro.

Lei mi pianta addosso i suoi occhi e sorride. «Sì, perché non vieni a vivere a casa mia? È abbastanza grande per tutte e due. Non pagherai l'affitto perché... be' è mia, no? Ricordi che l'ho comprata... e poi, mi farebbe davvero tanto piacere. È sempre stato il mio sogno andare a convivere con la mia migliore amica.»

Sento gli occhi pizzicare e la gola gonfiarsi dolorosamente. «Io...» non so che dire.
«Non devi darmi una risposta adesso. Pensaci, okay?» mi sorride dolcemente.

Annuisco perché non so che altro dire. Poi schiarisco la voce e cambio discorso. «Allora, che hai portato?»

Scrolla le spalle e il suo volto si illumina all'istante. Ha sempre adorato il mondo della moda. Di certo ha più buon gusto della sottoscritta.
Afferra la busta e riversa il contenuto sul letto. Intravedo già molta roba colorata e non mi piace affatto.

«Io non metto quella roba» dico categorica, quando mostra un vestitino troppo corto e troppo colorato.

Alza gli occhi al cielo. «Io non capisco perché ti ostini a indossare abiti più grandi della tua taglia. Hai un bellissimo corpo, Blue.»

Certo, come no. Non più.
Rassegnata, mi siedo accanto a lei e osservo quel cumulo variopinto sul mio letto. Forse per oggi potrei fare uno sforzo e indossare qualcosa di più colorato. Così rendo felice la mia migliore amica.

Alla fine provo un vestitino troppo corto con una scollatura così ampia che si estende fino all'ombelico, per non parlare dello spacco sulla coscia da capogiro. Com'è possibile che le tette non mi escano fuori, è un mistero.

Tutto sommato però non è così malvagio, anche se ha un colore che proprio non mi piace. A detta di Scar mi rende meno pallida.

Non ho voglia di lamentarmi e di provare altri vestiti. Così decido di tenere questo. Sarà solo per un paio d'ore. Poi potrò tornare al mio solito look da scappata di casa.

Scar mi aiuta anche a truccarmi e a sistemarmi i capelli.

Mi guardo allo specchio e quasi non mi riconosco più. Quella riflessa sullo specchio è diversa. Non ha i capelli scompigliati e mosci e nemmeno le occhiaie sotto agli occhi. Invece, ha un colorito meno pallido e uno strano luccichio negli occhi.
Per qualche stramaledetta ragione la mia mente corre da lui, a che cosa dirà nel vedermi vestita in questo modo.
Perché dovrebbe importarmi del suo giudizio?
Tanto so già che si limiterà a usare quelle frecciatine di merda.

Quindi ti sei fatta carina per lui o per te?
Per me stessa, certo!

Oddio, adesso parlo anche con la voce nella mia testa.

«Ora vado, ti serve un passaggio?» afferra le sue cose e raggiunge la porta.
«No» tossisco, sentendomi le guance andare in fiamme. «William... be', verrà anche lui.»
Lei inarca un sopracciglio chiaro. «Non anche Sidney, spero!»

Scuoto il capo. «No, certo che no. Solo lui.» Perché mi sento improvvisamente così impacciata?

È solo William.

Scrolla le spalle e il sorriso le torna sulle labbra. «Bene, meglio così. A dopo allora» manda un bacio volante in mia direzione ed esce di casa.

Mi guardo di nuovo allo specchio e un sorriso da ebete mi tende leggermente le labbra messe in risalto da un lucidalabbra che ha sapore di fragola. Non mi ha truccato molto, ha solo nascosto le occhiaie e messo un filo di eyeliner e un po' di mascara.

Mi vedo carina. Mi sento carina. E cazzo, fremo nel vedere la reazione del Biondo Psycho.

____________________________________
◄ ││ ►

Da due minuti William sta suonando il clacson mentre io lo spio da dietro la tenda. Sono agitata e non riesco a uscire di casa.

Perché devo essere sempre così complicata?

Il telefono mi vibra nella mano facendomi sussultare.
Abbasso lo sguardo. È lui.

William: Esci oppure devo venire a prenderti in braccio?

La sola idea mi fa contorcere le budella. Non in senso cattivo, ovviamente. Anzi, ogni volta che mi sfiora, sul mio corpo divampa un incendio indomabile. E questo, non va affatto bene.

Prendo un bel respiro, mi sussurro qualche parolina di incoraggiamento, e vado verso la porta. Prima di uscire spruzzo un po' di profumo.

Più mi avvicino alla sua macchina, più le mie ginocchia diventano di gelatina. Fuori c'è un sole che spacca la pietra e io mi sento tremare come se ci fossero cinque gradi.

Ho persino la gola secca.

Cerco disperatamente di essere più disinvolta possibile quando apro lo sportello e mi siedo accanto a lui.
Non lo guardo neanche in faccia. Afferro la cintura e l'allaccio.
Perché sono così tesa, cazzo.

«Che fine ha fatto la tua gemella stracciona?» la sua voce mi arriva alle spalle. Ovviamente, lo stronzo ha sempre delle battutine del cazzo a disposizione.
«È morta. E tu farai la stessa fine se parli ancora», sbotto.
«Ah no, sei sempre tu. Per un momento mi sono preso un colpo», ridacchia.

Nessun commento carino. Niente. Probabilmente non mi ha neanche guardata.
Mi sento un'idiota per aver anche solo pensato... al diavolo. Che vada a farsi fottere.
Spiaccico la testa contro il finestrino e mi maledico per avergli permesso di venire con noi. Ovviamente non avrà mai più un invito da parte mia.
Intanto dentro l'auto è calato il silenzio. Di tanto in tanto afferro qualche parola detta dallo speaker alla radio.

La mia attenzione viene catturata quando sento nominare solo due parole: Green Day e Concerto.

Porca merda.

Mi metto subito a sedere in modo composto e sollevo subito il volume, ignorando gli occhi di William puntati su di me.
Per poco non mi metto a strillare quando annuncia che faranno una tappa anche qui in Inghilterra. Il mio cuore prende a battere come un pazzo.

Mi volto raggiante verso di lui e lo trovo già con gli occhi puntati su di me.
I miei occhi scivolano rapidamente sulla sua figura. E... perché dev'essere sempre così bello? Non si vergogna? Dovrebbe vergognarsi per quanto è bello.

Indossa un paio di pantaloni scuri e porca vacca, oggi indossa una camicia grigia che non fa altro che rendere i suoi occhi ancora più chiari. Gli sta così aderente che temo – spero- che gli si strappi in stile Hulk.

Deglutisco bruscamente e sollevo lo sguardo sui suoi occhi magnetici.

«Fatta la lastra? Quando posso passare a ritirarla?» Sulle labbra, quel maledetto sorriso sghembo.

Ecco, deve sempre rovinare tutto con quella maledetta boccaccia. Deve sempre umiliarmi.

«Te l'ho già detto; non solo tu hai il pene. Ho visto ragazzi decisamente più belli di te», sbotto inviperita.
Il suo sguardo scivola pigramente dai miei occhi e si sofferma sull'ampia scollatura. Un ghigno gli tende quelle dannate labbra. «Come mai ti sei messa in tiro?»

Incrocio le braccia sul petto e mi volto dall'altra parte. «Di certo non per te», sputo acida.
« Be', non vedo perché dovresti farlo per me. Comunque, belle tette, complimenti. Anche se lo trovo troppo volgare.»

Ma che cazzo?

Mi volto di scatto. «Senti, tappati quella fottuta boccaccia altrimenti...»
Si avvicina pericolosamente a me. «Altrimenti, cosa?» il suo fiato mi accarezza il labbro superiore.

Mi tiro indietro. «Altrimenti te ne torni a casa tua» borbotto, anche se mi trema un po' la voce. «E per la cronaca; i tuoi complimenti fanno pena.»

Lui ridacchia e torna a sedersi composto. Il semaforo diventa verde e parte. «Era un complimento.»
«Di merda», ribadisco. « Hai guardato solo le mie tette?» sbotto.
«No, anche le tue gambette corte. Carine, ma potrebbero diventare meglio con un po' di esercizio. Dovresti proprio venire con me in palestra.»

Ma che cazzo sta dicendo? Io... non lo capisco, sul serio.
«Venire in palestra con te?» sbuffo una risata. « È già tanto se ti sopporto mentre suoniamo.»
«Lo so che mi adori, Blue. È inutile che fai finta. Verrai con me in palestra» dichiara, assumendo quel fastidioso tono perentorio.

Lo guardo male. «Non sei mio padre, non puoi e non devi dirmi quello che devo o non devo fare.»
«Sto solo cercando di aiutarti.»
« Quando avrei chiesto il tuo aiuto? Sei tu che ti sei avvicinato a me di punto in bianco!» Vorrei prenderlo a testate, giuro.

«Vedo quanto sei dispiaciuta che io ti giri intorno. Sì, proprio dispiaciuta» il tono della sua voce è arrogante. Adesso lo picchio.

«Lo faccio solo per la tua band», borbotto.
«Se... come no», ride. «Facciamo così, se verrai in palestra con me, io ti regalerò il biglietto del concerto dei Green Day.»
«Non puoi ricattarmi in questo modo!»
«Non è un ricatto.»

Inarco un sopracciglio. «Ah no? A me sembra un ricatto invece. Non verrò in palestra con te e non voglio neanche il biglietto del concerto. Posso comprarmelo da sola.»
Alza gli occhi al cielo. «Sei proprio testarda, mh?»

Testarda perché non voglio accettare la sua proposta?
Oppure sono testarda perché non riesco ancora a capire il motivo per il quale lui si sia avvicinato a me?

Anche se continuo a pensare che mi giri intorno solo per pietà. Io non voglio fare pena a nessuno. Mi sono quasi abituata a stare da sola. Di certo, non ho bisogno della sua compagnia. Né tanto meno delle sue frecciatine irritanti.

Finalmente arriviamo a Piccadilly e io appena spegne il motore slaccio la cintura e scendo dalla macchina senza neanche aspettarlo.

Davanti al ristorante ci sono già Scarlet, Dylan e Noah. Appena mi vedono, sollevano la mano per salutarmi anche se i loro occhi sono puntati sulla figura alle mie spalle che mi sta raggiungendo.

«Ciao», saluto tutti.

William si ferma accanto a me e si presenta ai miei amici. Scar e Dylan non si risparmiano occhiatine curiose. Persino Noah.

Vorrei dirgli di smetterla di guardarlo in questo modo. Ma non perché mi da fastidio, ma perché lui nota sempre tutto e se continuano a guardarlo in questo modo non faranno altro che far crescere ancora di più il suo enorme ego.

Entriamo tutti dentro il ristorante e la cameriera ci accompagna al nostro tavolo. Per fortuna non siamo tutti ammassati come delle sardine in scatola. Il nostro tavolo è vicino alla grossa vetrata che da sulla piazza.
Io prendo posto accanto ai miei amici, mentre quello stronzo di William si siede proprio di fronte a me. Noah, si siede accanto al biondo.

Ci portano subito i menù io lo apro subito, mettendomelo aperto davanti al viso così da potermi nascondere agli occhi di William.

Oggi lo sopporto meno degli altri giorni. O forse, sono solo ancora arrabbiata con lui per avermi presa in giro in quel modo.

Odio il modo strafottente in cui si comporta. E odio anche il fatto di essermi quasi lasciata andare. Per fortuna non l'ho fatto. E cazzo, non lo farei mai! Non gliela darei mai a uno come lui. Pallone gonfiato che non è altro.

Purtroppo è giunta l'ora di abbassare il menù dato che la cameriera ha preso i nostri ordini.
Appena sollevo lo sguardo, mi ritrovo i suoi cubetti di ghiaccio puntati addosso. Odio il modo in cui mi fanno sentire quelle due stallatiti. Lo odio.

Oggi odio tutto di lui. Persino il suo profumo e quella cazzo di camicia che non fa altro che mettere ancora più in risalto i suoi muscoli.

Mannaggia a lui. Mannaggia a me che gli ho concesso di venire qui con noi.

Non poteva trovarsi un altro modo per passare la giornata?

Ovviamente no. Perché William Gilmour è stato creato per dar fastidio a me.
Sicuramente qualcuno ha ben pensato di mettermelo tra i piedi lungo il mio cammino già insidioso. Così, giusto per rendermi la vita ancora più insopportabile.

« Allora William, parlaci un po' di te» parla Dylan, rompendo il silenzio. Come se non sapesse già quasi tutto su di lui. Sa persino il segno zodiacale. O forse, sta solo cercando di capire qual è il suo ascendente.

Il Biondo si appoggia contro la sedia, distoglie – finalmente- gli occhi da me per guardare Dylan che mi siede accanto. «Che cosa vuoi sapere?»
«Ma non so, quanti anni hai, per esempio. Che cosa fai nella vita», risponde Dylan.

Sul serio? Sa già tutte queste cose!

William si porta una mano tra i capelli in un gesto automatico. O forse, ci sta solo facendo vedere i suoi bicipiti pompati. «Ho quasi trent'anni e sono un musicista. Io e la mia band abbiamo da poco firmato un contratto con la casa discografica del padre di Blue Jean» spiega, con quel tono di voce annoiato. Anche se i suoi occhi brillano al solo nominare la musica.
«Interessante» commenta Dylan, come se già non sapesse tutte queste cose. Sicuramente ha fatto altre ricerche su di lui. Non mi stupirei se conoscesse anche la taglia che porta di mutande. Dylan è così. Come dire, un po' pettegolo. «Sei etero?» aggiunge.

Io mi strozzo con l'acqua che sto bevendo. Quanto è sfacciato, cazzo.

William però non si scompone più di tanto. «Sì, sono etero.»
«Non hai mai pensato di fare altre esperienze? Hai qualcosa contro i gay?» continua Dylan, con il suo strano interrogatorio.

Noah guarda il suo ragazzo come se avesse perso il senno. Poverino.

Il Biondo si raddrizza sulla sedia. «No, non mi interessa provare altro. E no, non ho niente contro i gay. Le persone mi stanno tutte sul cazzo a prescindere dal loro orientamento sessuale.»

Scar accanto a me nasconde una risatina portandosi il bicchiere alla bocca.

Sì, lo so Scar. È uno stronzo.

«Blue però non ti sta sul cazzo», continua Dylan.

Perché deve tirare in ballo me? Che palle. Mi volto nella sua direzione e lo guardo assottigliando gli occhi. Poi guardo William, curiosa di scoprire quale sarà la sua risposta.

Mi guarda anche lui, e sulle sue labbra spunta quel sorriso beffardo. «Be', diciamo che per il novantanove per cento del tempo che passo con lei, mi sta sul cazzo. L'un per cento è abbastanza sopportabile.»
Schiocco la lingua. «Sei tu che ti ostini a passare del tempo con me. Di certo, non te lo chiedo io.» Stronzo.

Lui inarca quel sopracciglio arrogante. «Lo so che ti piace passare del tempo con me.»
«Sei troppo sicuro di te stesso, William», sibilo.
Lui alza una spalla. «Dico solo ciò che vedo.» Conclude con uno di quei sorrisi che io inizio seriamente a odiare.

Dylan a quanto pare vuole continuare a fargli il terzo grado. Che stia diventando uno sbirro? Vuole cambiare mestiere? Non lo so. So solo che non vedo l'ora che arrivino i nostri piatti così userà quella boccaccia per mangiare.

Posa entrambi i gomiti sul tavolo e si tende leggermente in avanti. Qualcosa mi dice che sta per chiedergli qualcosa di scomodo. «Avete scopato?»

Gesù santo. Perché glielo ha chiesto, se sa benissimo che non è successo niente tra noi due?

Ho gli occhi così sgranati che non mi stupirei se mi uscissero dalle orbite.

William guarda me con uno sguardo che non riesco a interpretare in questo momento, si sfiora il labbro inferiore con il dorso del pollice. «No, ancora no.»

Ancora no? Ma che cavolo vuol dire?
Ancora no?







·¯·♩¸¸·¯· ·¯·♩¸¸·¯·♫¸¸¸¸♬·¯·♩¸¸·¯·

Come sempre, se volete supportarmi lasciate una stellina o anche un commento. In tempo di crisi si accetta tutto 😂


LONG LIVE ROCK'N'ROLL

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top