♬ ~12.2 ᴛᴀᴋᴇ ᴛʜᴇꜱᴇ ʙʀᴏᴋᴇɴ ᴡɪɴɢꜱ ᴀɴᴅ ʟᴇᴀʀɴ ᴛᴏ ꜰʟʏ
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«Non provarci» sibilo, puntandogli un dito contro.
Inclina leggermente la testa di lato e sorride, quel sorriso che mi fa vibrare anche l'anima. «Sarebbe un vero peccato non inaugurare il nuovo costume.»
«Non farlo, altrimenti...» la mia frase resta a metà perché lui mi sovrasta con la sua possente altezza, si piega leggermente e con una facilità impressionante, mi prende in braccio.
Come anche la scorsa volta, comincio a dimenarmi e a strillare.
Lui ride divertito.
«William, non farlo!» strillo, quando si avvicina al bordo dello scoglio.
Mi sculaccia una natica per risposta. «Non prendo ordini da una ragazzina» dice, prima di lanciarsi dentro l'acqua.
L'impatto con l'acqua gelida mi smorza il respiro. Mi rendo conto che l'acqua qui è davvero alta. Non mi sono mai spinta così lontano. Vengo colta un attimino dal panico e mi aggrappo a lui come se fosse un salvagente. Intreccio le braccia intorno al suo collo e allaccio le cosce ai suoi fianchi.
Riemergiamo dall'acqua e io non ho nessuna intenzione di staccarmi da lui. Anzi, gli sto avvinghiata come un koala.
Ho paura, cazzo. Chiudo gli occhi e mi spalmo contro il suo corpo.
Le sue mani si posano sui miei fianchi, quasi vicino al sedere. Non m'importa niente di essere così vicina a lui in questo momento. La paura supera di gran lunga l'imbarazzo.
«Hai paura?» la sua voce roca mi scivola addosso come miele fuso.
Annuisco fortemente, tenendo ancora gli occhi chiusi.
Rafforza la presa sui miei fianchi e mi avvicina ancora al suo corpo. La mia intimità è letteralmente spiaccicata contro il suo addome.
«Non ti lascio andare, tranquilla.» Il tono della sua voce diventa ancora un po' più roco.
Apro gli occhi e incontro i suoi. Come sempre, hanno il potere di lasciarmi senza fiato. Così come i suoi capelli che assumono una sfumatura di biondo più scura. Piccole goccioline d'acqua gli scivolano dal ciuffo ribelle fino a incastrarsi in quei ventagli scuri che sono le sue ciglia. Seguo il percorso di una microscopica goccia che cade dal ciuffo, scivola lungo il suo naso all'insù e va a finire sulle sue labbra.
Deglutisco a fatica e distolgo lo sguardo da quelle labbra piene e peccaminose.
Restiamo in quella posizione per un po', fino a quando non sento qualcosa di duro sfiorarmi l'interno coscia.
Sgrano gli occhi e mi allontano un po' per guardarlo in faccia.
Sorride e si morde il labbro inferiore. «È una reazione normale. Non lo controllo» dice, dando conferma a quello che già stavo pensando.
Mi stacco da lui e goffamente finisco sott'acqua. Mi acciuffa dal polso e trattiene a stento una risata. «Andiamo, non fare la santarellina, Blue» dice, avvicinando pericolosamente il suo viso al mio.
Il mio cervello va in cortocircuito. Un campanello d'allarme inizia a risuonare nella mia testa. Che sta facendo?
Vuole baciarmi?
Oddio, fallo!
Cosa? No!
Non mi muovo neanche per sbaglio. Il mio cuore martella contro il suo petto e so perfettamente che può sentirlo. Non mi muovo per non interrompere qualsiasi cosa stia per fare.
I suoi occhi sono incastrati nei miei. Hanno una strana scintilla, il suo sguardo è strano. Continua a mantenere l'espressione accigliata, ma i suoi occhi non seguono quel gesto.
Inizio a tremare sotto quello sguardo così intenso. Inumidisco le labbra e lui segue il mio gesto, soffermandosi sul mio piercing.
Non ho mai pensato, desiderato sino a questo momento di sentire la consistenza delle sue labbra. L'ho solo sognato una volta.
Oddio, non so se desidero baciarlo oppure allontanarmi da lui e rischiare di annegare.
La voce mi esce in un bisbiglio. «Perché mi guardi così?»
Tutto dentro di me si blocca, sento lo stomaco sprofondare mentre lui si fa sempre più vicino.
Istintivamente infilzo le sue spalle con le unghie. «William?» sussurro, non ricevendo nessuna risposta.
L'estremità del suo pollice mi sfiora il contorno inferiore del labbro. Quel minuscolo tocco mi sprigiona stilettate di fremente piacere attraverso il corpo. Devo fare del mio meglio per non leccare quel punto. Il profumo della salsedine e della sua pelle vengono trasportati dalla brezza, muovendosi su di me.
Voglio abbandonarmi a questo calore, assorbirlo.
L'intensità del suo sguardo mi pizzica la pelle. Vorrei sottrarmene, sono consapevole di quanto lui sia bravo a leggermi.
Lui si limita a sorridere, tutto disinvolto e rilassato. «Hai una lentiggine sul labbro.»
Lo osservo con circospezione. «Davvero?» Come se non conoscessi il mio corpo.
Lui annuisce. «Sì, proprio in quell'angolo.» La voce gli si abbassa mentre avvicina ancora una volta il suo viso al mio. «Hai detto che non sono il tuo tipo. Allora perché stai tremando?»
Sbatto le palpebre cercando di scacciare via la sorpresa. «Cosa... che stai dicendo?»
Un sorriso gli solletica la bocca mentre abbassa lo sguardo sulla mia.
Le sue parole si riversano su di me come del cioccolato fuso. «Se tu non fossi stata tu e io non fossi stato io, ti avrei anche potuta baciare.» Con delicatezza mi sfiora di nuovo il labbro, questo gesto io lo sento fin dentro il mio sesso. «Se non fossi io e tu non fossi tu, bacerei queste labbra perennemente imbronciate. Queste labbra sempre pronte a sputarmi veleno addosso.»
Smetto di respirare. Forse il cuore mi si ferma per qualche secondo prima di ripartire e battere all'impazzata.
Abbassa lo sguardo sui miei seni e li guarda alzarsi e abbassarsi in preda a una crescente agitazione.
È troppo. Troppo. Non ho mai provato niente di simile in tutta la mia inutile vita.
Le punte delle mie tette gli sfiorano il petto a ogni respiro che prendo. Anche lui trattiene bruscamente il fiato. Allora faccio la mia mossa. Avvicino la mia bocca al suo orecchio. Lui non si muove di un millimetro, ma lo vedo scosso da un tremito. Mi concedo di sfiorare il lobo del suo orecchio con la punta del naso, sentendolo mentre cerca di reprimere un brivido. «Purtroppo io sono io. E tu sei tu. Quindi non ti bacio, e mai lo farò.»
Si ritrae come se gli avessi tirato un pugno, le sopracciglia sollevate per la sorpresa. Il suo sguardo si scontra con il mio e poi si mette a ridere, un suono che risulta un po' troppo forzato. «Ecco brava. Vedi di farlo anche con gli altri.»
«Lo faccio solo con chi non mi piace» ribatto, facendo una gran fatica per liquidare questo momento.
Ma quando le sue mani si posano di nuovo sui miei fianchi per aiutarmi a uscire dall'acqua, mi ritrovo a chiedermi chi tra noi due sia il più bugiardo.
Ormai è più che palese che fra noi due c'è dell'elettricità. Solo che io non so che cosa sia. Lui fa semplicemente finta di non notarlo.
Prima queste scintille le notavo solo quando suonavamo insieme. Ma in questo momento non avevamo nessuna chitarra in mano. Eravamo quasi avvinghiati uno all'altra.
Mi destabilizzano queste sensazioni, sul serio.
Torno a sedermi sullo scoglio e rivolgo il mio sguardo al mare. Il sole sta per tramontare lasciando spazio ai colori mozzafiato che crea insieme alla sua adorata luna.
Lo sento sedersi accanto a me, ma non dice nulla. Con la coda dell'occhio vedo che anche lui sta guardando il cielo.
Fremo dall'impazienza di vedere i suoi magnifici occhi riempirsi di stelle. Mi guarda di soppiatto, beccandomi in pieno a fissarlo. Sorride in modo beffardo e scuote leggermente il capo. «Proprio non riesci a staccarmi gli occhi di dosso, mh?»
«Anche io ti sorprendo sempre a guardarmi», mi difendo.
«Lo faccio solo perché sento i tuoi laser letali puntati su di me», obbietta.
Come no. Ha sempre una scusa o una risposta pronta lui.
Afferro la chitarra e la sistemo sulle mie gambe, mentre lui abbassa lo sguardo incuriosito su di me.
Sposto lo sguardo sulla chitarra e senza nessun timore o vergogna, pizzico le corde. Intono le note di Black Bird dei Beatles e poi inizio a cantare, sentendomi i suoi occhi addosso bruciare come dei carboni incandescenti.
Questa è una delle tante canzoni che mi ha insegnato mio padre a suonare. Passavamo davvero tantissimo tempo a strimpellare le nostre chitarre. A un certo punto, ho pensato anche che i nostri vicini ci odiassero. Ma a noi non importava, perché troppo impegnati a suonare.
Mi mancano da morire quei momenti con lui.
La mia voce si spezza all'improvviso e stono sull'ultima nota. Cerco di inghiottire il groppo che ho in gola ma non ci riesco. Mi sembra di avere un filo spinato intorno al collo.
Smetto di suonare e strizzo gli occhi per non permettere alle lacrime di uscire.
«Blackbird singing in the dead of night, takes these broken wings e learn to fly... all your life, you were only waiting for this moment to be arise.» La sua voce arriva alle mie orecchie costringendomi a sollevare lo sguardo e guardarlo negli occhi.
Ci guardiamo per qualche secondo senza dire una parola. Sento i miei occhi umidi, il cuore che batte come un pazzo nel petto.
Lui solleva una mano e con il dorso del pollice scaccia via una lacrima dalla mia guancia.
Questa è la seconda volta che mi asciuga le lacrime.
Vorrei tanto avere il super potere per leggere i suoi occhi imperscrutabili, in questo momento. Lui però non mi lascia mai entrare.
Neanche io volevo farlo entrare. Ma lui e la sua testardaggine hanno fatto in modo di entrarmi dentro, sin dentro le ossa.
Tutto questo mi spaventa da morire. Io non so nemmeno cosa siano tutte queste sensazioni.
La sua fronte si aggrotta appena, un'espressione quasi arrabbiata gli indurisce i lineamenti.
Mi guarda con troppa intensità. È troppa, e io non riesco a gestirla. Così abbasso lo sguardo ma lui me lo impedisce. Posa una mano sotto il mio mento obbligandomi a guardarlo di nuovo negli occhi.
«Non nasconderti. Non da me.» La sua voce è cupa, abbastanza inquietante.
Le sue parole mi solleticano il viso. Mi ritrovo a socchiudere gli occhi.
Tutte queste sensazioni mandano il mio cervello in corto circuito.
«Nascondermi è la cosa che so fare meglio», sussurro.
Affonda le dita contro la mia mascella, ma senza farmi male. Il punto dove mi sta toccando inizia impercettibilmente a bruciare. «Con me, non devi farlo», ripete.
«Perché... perché ti comporti così?» Mi ritrovo ad annaspare.
Che cosa sta succedendo?
Perché il suo umore cambia così rapidamente?
Continua a guardarmi come se tutti i mali del mondo fossero colpa mia. Io non riesco proprio a restituirgli lo sguardo, ma lo faccio.
Serra la mascella. «Perché voglio che tu apra questi bellissimi occhi. Che li apri davvero.»
Non capisco che cosa sta cercando di dirmi. Non ho nemmeno il coraggio di chiederglielo. Il suo sguardo mi mette a disagio, ma al tempo stesso mi fa contrarre il ventre con degli spasmi caldi e quasi dolorosi.
Inumidisco le labbra e lui segue il percorso della mia lingua con occhi svelti e avidi. «Io li ho aperti, gli occhi.»
Solleva un dito e traccia di nuovo il contorno del mio labbro inferiore. Tutto il mio corpo viene scosso come se mi avesse appena folgorato. «No, non è vero» dichiara, serio.
Per quale cazzo di motivo desidero così tanto baciarlo?
Mi ritrovo ad andargli incontro mentre lui sposta la mano sulla mia guancia.
Le sue labbra si incurvano appena e lo sguardo inquietante sparisce lasciando spazio ad un'aria quasi divertita.
Si sta prendendo gioco di me?
Si ritrae appena, come se il pensiero di essere baciato da me lo disgustasse. Piega leggermente la testa di lato e sorride. «Vuoi baciarmi, Pudding? Eppure, mi è sembrato sentirti dire che non ti piaccio.»
La vergogna si impossessa di me. Mi allontano da lui come se mi avesse appena punta sul viso.
Ho capito che lui si diverte a prendermi in giro. Io sono solo una stupida che glielo permette.
Mi alzo in piedi in preda a un'accecante rabbia. Chi cazzo si credere di essere?
Lui continua a guardarmi con quel sorrisetto del cazzo stampato su quelle dannate labbra.
«Sei uno stronzo!» strepito.
Due iridi gelide come il ghiaccio, mi fissano in maniera così intensa che temo possano ibernarmi. «Perché?»
«Me lo chiedi pure?» Mi rivolgo a lui in tono infastidito. La verità è che ci sono rimasta male. Malissimo, anzi.
Davvero pensavo che mi avrebbe baciata?
Dio, quanto sono cretina.
William se ne sta lì a osservarmi senza emozione. I suoi occhi sono troppo ipnotici e troppo profondi.
Non riesco a reggere quello sguardo gelido, quindi mi volto e mi piego leggermente per afferrare la mia maglietta da terra.
«Però così non vale», dice alle mie spalle. «Non puoi piegarti in questo modo davanti a me.»
Schiarisco la gola e raddrizzando la schiena, torno a guardarlo in faccia. «Tanto hai detto che non ti piaccio. Ti diverti solo a prendermi in giro.»
Lui non si scompone, anzi, si rivolge a me con un tono divertito. «Ah, quindi mi stai facendo capire che vorresti essere baciata da me?»
Sì. E non solo.
No, ma che dico?
Riprenditi Blue!
Ancora più stizzita afferro la mia chitarra. Giuro che vorrei tanto spaccargliela sulla testa. Se solo non fosse un regalo a cui tengo particolarmente. «Smettila. Alza quel culo e riportami a casa mia.»
Attendo in silenzio una risposta che ovviamente non tarda ad arrivare, con ancora un tono divertito. «Oh cavolo! Non dirmi che ti piaccio?» le sue labbra disegnate compiono una curva maliziosa. «Ti piaccio, Blue Jean.» Pronuncia il mio nome in modo così suadente da farmi sussultare.
Lo guardo schifata, nonostante il Biondo dalla lingua lunga e tagliente sia tutto eccetto disgustoso.
«Perché non ti fotti?» Sbotto decisa.
«O vorresti fottermi tu?» Continua a prendermi in giro. Il suo sorriso si fa ancora più pungente.
Ma che cavolo gli prende oggi?
Purtroppo me lo immagino comunque; io che mi metto a cavalcioni sulle sue gambe muscolose. Lui che cosa farebbe? Mi spingerebbe via, o mi attirerebbe più vicino con quelle bellissime mani? Il mio sesso si contrae a vuoto al pensiero di essere penetrato da quelle dita.
Ma allora sei malata di mente?
Ma non ho mai fatto sesso con una persona che per la maggior parte del tempo mi fa incazzare. Sesso bollente, rabbioso. Forse lui riuscirebbe a farmi raggiungere quel famoso orgasmo.
Sotto la stoffa del costume sento i capezzoli farsi sensibili, stringo i denti.
Mi tremano le dita mentre cerco di trovare il verso giusto della maglietta.
Ricordo che sta ancora aspettando una risposta. Tuttavia, ogni traccia di divertimento lo abbandona. Si alza in piedi e mi sovrasta con la sua altezza. Adesso sembra persino più alto del solito.
Mi inchioda con lo sguardo. «Blue, sto scherzando. Ti sei offesa?»
«Non mi offendo per queste stronzate» ribatto, dopo aver ritrovato un briciolo di sale in zucca.
«Torniamo a casa.» Si allontana da me e afferra i suoi vestiti e la chitarra.
Qualcosa nel suo sguardo mi dice che non vede l'ora di mollarmi da qualche parte.
Non lo capisco, davvero. Siamo sicuri che non sia affetto da bipolarità? Altrimenti non riesco a spiegarmi il suo cambio repentino di umore.
Lo seguo in silenzio mentre cerco di stare attenta a non rompermi l'osso del collo sugli scolli.
Lui però si ferma di botto e io vado a sbattere il naso contro la sua schiena muscolosa.
«Ma che cazzo di problemi hai?» sbotto, massaggiandomi la punta del naso contro il palmo della mano.
L'espressione sul volto rimane impassibile quando si volta a guardarmi. Si inumidisce le labbra. «Sul serio non hai mai avuto un orgasmo?»
Ma che cazzo di domanda è? È a questo che sta pensando?
Mi mordo le labbra per impedirmi a dare di matto. «Scusa?» Il fuoco mi divampa dentro e mi ritrovo a stringere i pugni lungo i fianchi.
Lui contrae la mascella e i tendini spiccano in evidenza sul suo collo muscoloso. Deglutisce in modo brusco, poi mi guarda negli occhi. «Rispondi alla domanda.»
I miei occhi si accendono di rabbia. Che cosa gli è preso oggi? Si comporta come un pazzo schizzato.
Apro e chiudo la bocca un paio di volte prima di rispondere. «Cosa te ne frega a te?»
«Dimmelo e basta» sbotta, prima di buttare fuori il fiato.
Credo che abbia bisogno di un TSO.
Ovvero, un trattamento sanitario obbligatorio.
«Te l'ho già detto: no! Non provo mai niente quando faccio sesso con qualcuno, okay?»
E che cazzo!
«Nemmeno quando ti toccano o ti tocchi da sola?» continua, ignorando completamente il fatto che io stia per sclerare male.
«William, ma cosa stracazzo hai oggi?» sbotto.
«Rispondi.»
Sono sempre più convinta del TSO. Anche alcune sedute col dottor Colvin gli farebbero bene.
«No, mai. E poi...» mi mordo il labbro. Dio, che imbarazzo. Perché stiamo parlando della mia vita sessuale?
« E poi?» dice, invitandomi a continuare la frase.
Lo guardo male. « E poi... nessuno mi ha mai toccata. Okay? Contento? Ora potresti gentilmente portarmi a casa? Altrimenti ci torno a piedi, cazzo. Poi quella pazza sarei io. Cazzo, non ti rendi conto di sembrare uno squilibrato» farfuglio, riprendo a camminare e lo oltrepasso. La verità è che sto cercando di nascondere le mie guance rosse e l'imbarazzo che provo in questo momento.
Invece ho solo acceso di più la sua curiosità. « Com'è possibile che nessuno di quelli con cui hai scopato non ti abbia toccata? Avete scopato tramite infrarossi? Fammi capire.»
Ora ho anche le orecchie incandescenti. Non mi volto, continuo a camminare a passo svelto verso la macchina. «Non dire cazzate.»
«La mia è una semplice domanda. Non hai mai fatto dei preliminari?»
Perché gli interessa?
«Ha importanza?» sbotto, voltandomi nella sua direzione. Consapevole di avere le guance in fiamme.
«Sì», risponde senza esitare.
Questa conversazione non ha senso. Non ne ha, cazzo.
«Ma perché?» strepito, spazientita. Sto seriamente per dare di matto.
«Non sai quello che ti perdi» è serio mentre lo dice.
Secondo me ha preso qualcosa di nascosto mentre non lo guardavo, altrimenti non si spiega. Oppure ha bevuto acqua del mare e in qualche modo gli è finita nel cervello e lo ha rinsecchito.
Reprimo una risata. «Okay, e quindi? Cosa devo fare?» mi volto e continuo a camminare. Solo per mettere distanza tra di noi. La sua vicinanza mi manda il cervello in tilt.
«Trovare qualcuno che ti faccia godere», dice alle mie spalle.
Sento la schiena irrigidirsi. «Bene, quando lo trovi fammi un fischio» Cristo, ho come l'impressione che la pelle sia diventata troppo stretta per la mia faccia.
Alle mie spalle lui emette un fischio.
Okay, calmiamoci tutti quanti.
Si sta solo prendendo gioco di me. Ha detto che non gli piaccio, ed era serio quando l'ha detto.
«Fammi un fischio quando trovi qualcun altro. Tu non mi piaci», mi correggo. Raggiungo la macchina e aspetto impaziente che prema quel cazzo di tasto per aprirla.
Valuto seriamente l'ipotesi di tornare a casa a piedi o al massimo con un bus. Potrei dormire anche per strada, non importa. Basta che mi allontano da lui e dal suo strano comportamento di oggi.
Raggiunge la macchina e mi guarda con quel solito sorrisetto. «Io ti piaccio Blue. Inutile che lo neghi. Lo vedo in modo in cui reagisci in mia presenza.»
Pallone gonfiato del cazzo.
Sollevo il mento con aria di sfida. «Hai mai pensato di fare una visita oculistica? Se così non fosse, ti consiglio di farla.»
Imperturbato, continua a soppesare la mia esistenza. «Tu invece dovresti cambiarti il costume.»
«Perché?» rispondo seccata.
Inarca un sopracciglio. «Scommetto che sei bagnata fradicia. E sto solo parlando. Immagina che cosa potrei farti con le mani, o con il cazzo.»
Apro la bocca. «Tu...» non so nemmeno cosa rispondere.
«Io cosa?» continua a guardarmi con quel maledetto sopracciglio inarcato.
«Vuoi venire a letto con me, Billy?» Accidenti, così sembra che lo stia invitando a fare chissà cosa.
La mia frase non fa altro che spedirgli le sopracciglia ancora più su. «Io no. E tu?»
Mi sfugge un sospiro carico di frustrazione. «Hai finito di rompermi i coglioni?»
Lui finalmente apre la macchina, ma non prima di aver riso di me.
Apro lo sportello e mi siedo dentro questa fottuta auto.
«Comunque sono convinto che se noi due scopassimo, tu me li romperesti davvero i coglioni», ride.
«Vogliamo provare?» replico.
Qualcuno venga a tapparmi la bocca. Per favore! Anche un pugno in testa andrà bene.
L'ho detto davvero?
Non mi sento più la faccia.
C'è una pausa imbarazzante.
Le sopracciglia di William si sfiorano. «Vuoi provare?»
«L'ho chiesto prima io!» sbotto, fingendo che il sudore non mi stia colando lungo la schiena. Ma come ci siamo finiti a parlare di questo?
«Non vado a letto con le ragazzine. Né tanto meno con la figlia del mio discografico.»
Ormai è talmente immobile contro il sedile che sembra scolpito nella roccia. I suoi occhi però, sono animati da una scintilla bollente.
«E se non fossi sua figlia?» mi sporgo leggermente nella sua direzione.
Ma cosa sto facendo? Sto cercando di sedurlo?
Per un istante non dice niente. Poi però un ringhio gli fuoriesce dai denti e si lascia ricadere all'indietro contro il sedile, come se volesse mettere quanta più distanza possibile tra noi. «No, nemmeno.»
«Perché?» La mia voce sale di qualche ottava.
«Anche se non fossi sua figlia, resteresti comunque una ragazzina. E io non scopo con le ragazzine. Te l'ho già detto.»
Serro i pugni. «Allora smettila di rompermi le palle, okay? Non giocare con me se poi non fai altro che tirarti indietro.»
Le sue labbra si arricciano in un ghigno beffardo. «Lo faccio perché mi diverte farti incazzare. Almeno i tuoi occhi brillano per qualcosa.»
Malgrado i miei sforzi per restare calma, quando sbuffo mi si dilatano le narici. «Lasciami in pace.»
Mi scruta torvo. «Sei insopportabile, lo sai? Non riesci a stare agli scherzi.»
«Chiudi quel canale anale, Gilmour»
Lui scoppia a ridere. Così allegro che le mie labbra si increspano di rimando. Me le mordo con forza. «Questa era bella.»
Mi volto verso il finestrino e tento in tutti modi di non ridere. «Basta adesso, non sono il tuo giullare personale. Portami a casa, ne ho abbastanza di vederti per oggi.»
Lo sento ridacchiare. «Come desideri tu, principessa Fiona.»
«Taci, che sembri Jack Frost sotto effetto di crack» sbotto, anche se non posso fare a meno di ridere sotto i baffi.
«Jack Frost, mh?»
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Decido di tacere altrimenti se continuo a dargli corda, non ci muoveremo mai più da qui.
Nonostante tutto non riesco a dimenticare il modo in cui mi ha guardata.
Non capisco perché prima mi dice cose quasi dolci, facendomi tremare anche l'anima e un attimo dopo mi sputa addosso parole sprezzanti per ribadire che non gli piaccio.
Chi lo capisce, è bravo.
Anzi, dovrebbero fargli una statua.
Maledetto Biondo Sexy da morire e altrettanto bipolare.
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