Lie

"E che la parola 'addio', io non riesco neanche a pensarla."
~Cit.

Sentii la campanella della quinta ora suonare e schioccai la lingua sotto il palato. Finalmente era finita. Non avevo rivolto la parola a Giulia dalla terza ora, e non gliela avrei rivolta. Ero arrabbiata e delusa dal fatto che lei non me lo avesse detto, si era davvero ridotta all'ultima settimana e se non avesse parlato la barbapapà ancora non lo avrei saputo, probabilemente.

Raccolsi tutti i libri e li misi nello zaino, presi la giacca ed ero pronta per uscire da scuola. Ma ovviamente la mia goffagine doveva caratterizzarmi anche da arrabbiata e feci cadere lo zaino e tutti i libri.
Ma ero una testa di cazzo.

Buongiorno parolacce! Mi canzonó il mio mantra, ma lo ignorai.

In classe eravamo solo io, Giulia e i quattro playboy che si facevano belli per le loro ochette. Bleah.

Mentre raccoglievo i vari libri, notai delle convers nere davanti a me, e sapevo a chi appartenevano.

-Blake..- sussurró piano, ma continuai a raccogliere i libri, ignorandola.

-Blake.- disse un po' più forte, ma continuai nella mia indifferenza.

-Cazzo Blake!- sibiló, ma io mi alzai e misi tutti i libri nello zaino.

-B!- a quella lettera pronunciata non riuscii a contenere il mio nervosismo.

-Porco cazzo Giulia, non chiamarmi B!- ringhiai, abbastanza ad alta voce da farmi sentire dai play boy.

-Non puoi fare così!- mi puntò un dito contro, ed io avevo un diavolo per capello. Sarei esplosa da lì a poco.

-Sì che posso Giulia! Io non ti ho mai nascosto nulla! Dalla più piccola stupidaggine, alla cosa più seria. Ti ho anche parlato dell'anello. Tu invece non mi hai detto nulla!- urlai e lei era sul punto di piangere.

-Non te l'ho detto perché... boh non so Blake. C'ho provato, anche ieri sera, ma non riesco a pensare di non vederti per quattro fottuti mesi!- imprecó ed io esitai appena alle sue parole.

-E ti pare logico non dirmelo, Giulia? Saresti anche partita senza dirmi che andavi ad Oxford?- le puntai un dito contro, ma la mia rabbia non riuscì a vincere le sue lacrime.

-Io sono contenta che tu ci vada- parlai più piano -non fraintendermi. Ma saperlo così, non so, mi ha fatto arrabbiare.-

-Lo so! Avrei dovuto dirtelo, e non ho scuse. Ma non sapevo come fare. Sai quest'anno sono dieci anni... ed io staró via quel giorno..- ammise ed io mi sentii il cuore in gola.

-Oddio Giulia! Sei la mia migliore amica, e cazzo! Oxford é il tuo sogno... e poi... non pensavo ti ricordassi una cosa simile..- dissi sincera.

-Blake, siamo migliori amiche da quella sera. E so quanto ti manca tuo padre, é questo che mi ha fatto esitare.- sospiró ed io sorrisi appena.

-Scusami per la reazione, non lo meritavi. Ma sta di fatto, che due migliori amiche dovrebbero dirsi tutto Giulia..- l'apostrofai e lei annuì.

-Abbiamo ancora una settimana, comunque.- continuai sorridendole.

-Ti voglio bene B.... Blake.- si corresse alla fine.

-Anche io Giulia- ammisi sporgendomi per abbracciarla.

-Smielate.- qualcuno alle nostre spalle emise un suono di disgusto.

-Lore lasciale stare- Marco.

-Oh, i playboy, andiamo?- chiesi e lei si limitó ad annuire.

-Oh Torri.- mi canzonó Federico -Oggi a che ora?-

Oh, no. Caspito!

Io il pomeriggio avevo danza! Ma a cosa pensavo?

-Ehm... boh.. cinque?- la buttai lì.

-Sì, come mai così tardi?- incalzò, ma io non risposi, feci finta di non sentire e portai Giulia fuori dalla classe.

-Hai danza oggi- osservó lei

-Ma dai?- chiesi sarcastica ed entrambe ridemmo.

********

Presi il telefono e controllai l'orario, 16.58. Ora sì che ero in ritardo, cazzo.

Mi precipitai fuori dalla scuola di danza e corsi verso casa. Federico, molto probabilmente, era già a casa mia.

Correvo per la strada, inciampando in ogni piccola buca che le mie vans incontravano e i miei capelli sembravano quelli di Rose sul Titanic, per come svolazzavano.

Le ginocchia bruciavano intensamente ed avevo un fiatone indescrivibile. Travolgevo le persone e rivolgevo loro uno scusa sentito.

Ed eccola lì, casa mia. Tirai un sospiro e ricominciai a correre. Arrivata nel piccolo viale, il mio piede sinistro si incastrò in una piccola fossa facendomi perdere l'equilibrio.

Ero già pronta al dolore che avrei sentito una volta che il mio corpo avrebbe dovuto scontrarsi col cemento.

E invece, invece del cemento che mi avrebbe lasciato segni dolorosi, sentii il mio corpo avvolto in due braccia, che riconobbi guardando l'anello alla mano sinistra.

-Federico- sussurrai prima di sentire un suo ghigno.

-Blake, sei proprio una principessa- la voce dolce, ma scherzosa.

-Oh... scusami- mi rialzai barcollando e lui rise.

-Eri a danza?- ruppe l'imbarazzante silenzio, facendomi annuire.

-Sei in ritardo- sentenzió -vergognati.-

Risi guardandolo fissare il suo polso sinistro, dove non c'era alcun orologio.

-Entriamo stupido!- risi superandolo e sentendolo sogghignare.

Aprii la porta ed entrai per prima, sentendola chiudere subito dopo dietro di me.

Due grandi braccia mi avvolsero da dietro e mi portarono al suo corpo.

-Principessa, si saluta- soffió a poca distanza dal mio orecchio ed io mi colorai di rosso fuoco in volto.

Abbassai di scatto la testa e lui ridacchió compiaciuto.

-Ti vedo arrossire, non nasconderti- rise ed io scossi la testa, pensando alla figuraccia.

Mi lasciò andare poco dopo e mi superò andando verso le scale.

-Cominciamo a studiare?- chiesi e lui annuì.

-Ma prima vado in bagno, Blake.- disse e così andò dritto verso il bagno.

Sorrisi ebete, pensando al fatto che forse neanche lui, nel suo cuore, aveva dimenticato tutto.

-Perché ridi?- mi canzonó ed io indietreggiai presa alla sprovvista.

-Sorridevo- scrollai le spalle, come fosse la cosa più logica al mondo.

-Sei strana- ghignó ed io sbuffai.

-Tanto piacere- scattai acida, facendogli aggrottare le sopracciglia.

Presi il libro e andai verso il tavolo, ma non lo sentii seguirmi.

-Ti unisci a me?- ringhiai quasi e lui mi guardava perplesso.

-Andiamo in camera tua- disse tranquillo ed io mi strozzai.

-No.- risposi secca.

-Non studio altrimenti-

-Non studi mai.-

-Touché- rise -dai!-

-D'accordo!- sbuffai seccata e lui ridacchiò soddisfatto, anche dopo un mio schiaffo.

Salimmo le scale e sentii i suoi occhi come bruciare sulla mia schiena, e ció mi mise non poco in imbarazzo.

Aprii la porta della camera e lui entrò, sdraiandosi con tranquillità sul mio letto.

-Fa pure- dissi acida e lui mi guardò.

-Fare cosa?-

-Strascicarti sul mio letto-

-Oh, ma lo faccio e basta- rise forte, riempendo la stanza.

Io scossi la testa, ignorando quel suo atteggiamento.

****

Dopo due ore con Mr intelligenza, il mio cervello era ormai partito per la tangente e lui sembrava capire meno del solito.

-Basta per oggi- istruii e lui abbassó il capo, per annuire.

-Mai stato più d'accordo con te. Chi le capisce ste funzioni.- ridacchiò.

-Tu non capisci nulla.- scattai quasi, e lui si avvicinó confuso.

-Cazzo c'é Blake? Sei strana da quando ti ho abbracciato.

-Non é vero.- mentii

-Inveve sì.- si avvicinò, a pochi centimetri dal mio viso.

-Ti ho detto di no- deglutii la bile.

-Marco..- disse passandosi una mano nel ciuffo.

-Marco cosa?- lo guardai alzando un sopracciglio.

-Ti ha detto qualcosa?- sputó acido.

-Solo che sbandieri in giro il fatto dell'anello, che altro avrebbe dovuto dirmi?- scattai.

-No.. nulla. Comunque l'ho detto solo a lui.- si difese

-Certo- annuii falsamente.

Lui non rispose, mi tirò per il polso e mi portò molto vicino a lui.

Io indietreggiai, ma andai a toccare il muro.

-Fine della via di fuga- sogghignó ed io deglutii.

E fu stranamente un attimo, le sue labbra sulle mie, un bacio dolce. Non come gli altri, desiderosi, più lento. Bacio che mandó il battito del mio cuore alle stelle, e lui poté sentirlo.

-Se non fosse per quel dannato anello, non sai dove saresti ora.- soffió sulle mie labbra, tornandomi a baciare.

-Stai giocando?- le parole capitombolarono fuori dalla mia bocca, per solo Dio sa quale motivo.

-Che?- chiese

-Stai giocando, con me?- deglutii, ormai era tardi per tornare indietro.

Lui si staccò e si passò una mano nel ciuffo, indietreggiando.
Idiota. Ed ecco il mio mantra, che non attendeva ad attaccarmi.

-Lo sapevo- dissi, con le lacrime che lottavano per uscire.

Feci qualche passo ed uscii dalla stanza, chiudendomi in bagno.

E presto sentii una persona spingere per aprire la porta.

-Va via- urlai con la voce rotta.

-No. Blake... dobbiamo parlare- disse ed io risi di gusto.

-Basta prendermi in giro, vai via.- scattai acida.

-Esci fuori, stupida.- disse ed io non risposi.

Restai chiusa un'ora in bagno e lui era ormai andato via, molto probabilmente.

Aprii la porta, ma trovai un Federico seduto di fianco ad essa che aveva la testa appoggiata alle ginocchia.

-Che ci fai tu qui?- sussurrai

-Dobbiamo parlare- ripeté ed io saltai.

-Non mi avrai davvero aspettato, vero?- sperai di sì, per un attimo.

-Tutta una fottuta ora- sospiró seccato ed io non potei che sorridere.

-Si é fatto tardi- annunciai e lui alzandosi, mi trucidó con lo sguardo.

-Okay, miss, alla prossima- si stiracchió un po' e mi lasció un lieve bacio sulla guancia, prima di prendere lo zaino ed andarsene.

Io tornai in camera e mi stesi sul letto, sospirando all'infinito.
Ti illude. Canzonava quel maledetto mantra, ma in fondo, anche io lo pensavo.

Schiusi la bocca e socchiusi gli occhi, nel silenzio dei miei pensieri, in quel silenzio che di solito caratterizzava il mare in autunno.

Una notifica mi fece tornare alla realtà e trovai un messaggio di Giulia.
"Venerdì sera festa di arrivederci, contenta?"

Scossi la testa "si" digitai velocemente e spensi la connessione.

Chiusi gli occhi e mi addormentai, sperando di sognare un angelo. Magari un angelo con dei capelli neri. Magari un angelo con un carattere particolare. Magari un angelo, anzi, l'angelo, con degli immensi ed infiniti occhi blu.

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