I'm died for you

"Le persone felici, sono felici tutte allo stesso modo.
Le persone infelici, lo sono in modi diversi, gli uni dagli altri."
~Tolstoj

FEDERICO'S POV

Blake entrò poco dopo di me in casa, seguita da mia madre e dalla sua, che bofonchiavano qualcosa tra loro, mentre Manuel aiutava papà coi bagagli della bionda.

Mi voltai, osservandola confusa, mentre si toccava le mani. I suoi occhi erano più scuri del solito, si mordeva le labbra, segno che era arrabbiata.

Era davvero bella, anche senza sforzarsi.

-Bene,- disse Priscilla, riportandomi alla realtà, dopo un po', voltandosi verso la figlia -Ci vediamo al mio ritorno.-

Lasciò la figlia ferma, congedandosi con un piccolo sorriso, prima di ringraziare ancora mia madre, per poi lasciare l'abitazione.

-Va bene...- mia madre cercò di eliminare la tensione presente nell'aria, gesticolando assurdamente -Blake, spero ti troverai bene qui, Manuel sta portando i tuoi bagagli in camera.-

-Aurora.. io..- la voce di Blake era flebile, quasi inudibile e fui certo che mia madre non l'avesse sentita.

-Spero ti troverai bene con noi, Blake.- sorrise ancora, avvicinandosi per aggiustarle una ciocca di capelli.

-Mi dispiace che mia madre...- la bionda tentò di scusarsi, ma mia madre la interruppe, sorridendole sincera. Vidi i suoi occhi illuminarsi mentre guardava Blake, segno che le voleva ancora bene.

Blake non faceva fatica a piacere alle persone, era semplicemente dolce e schifosamente gentile con tutti, era un piccolo fiore delicato, che se maltrattato, appassiva subito.

-Va tutto bene, mi fa piacere che tu starai da noi,-

-Perché proprio qui?- mi uscì, quasi come un ringhio. Manuel fece cadere la valigia, mio padre si fermò sulle scale, mia madre mi rivolse una pugnalata con lo sguardo e Blake... con le mie parole fui capace di sentire il suo cuore rompersi, ancora, ancora una volta per colpa mia.

-Manuel, fa vedere la camera a B, poi raggiungeteci per la cena, verranno anche i nonni.- mamma si schiarì la voce, sorridendo falsamente. Dischiusi le labbra per la sua patetica scenetta. Ma perché doveva fingere di essere gentile?

-Okay, vieni Blake.- Manuel le rivolse un sorriso spavaldo, prima che lei lo seguisse in silenzio su per le scale, lasciandoci da soli.

-Perché cazzo é qui?!- ringhiai, ero incazzato e... spaventato.

-Inanzitutto, calmati!- mi madre scattò, facendomi indietreggiare -E seconda cosa, Blake puó stare qui senza problemi.-

-Ma perché deve fottutamente coinvolgere noi nei suoi cazzo di problemi?!- il mio tono era velonoso, cattivo, senza una cazzo di ragione.

-Federico! Non tollero parolacce in casa mia!- mio padre si avvicinò, arrabbiato, puntandomi.

-Non é colpa sua, vorrei vedere te nella sua situazione!- mia mamma si passò le mani nei capelli, esasperata dalla situazione.

Sapevo bene che non era colpa sua, ma della madre. Ma ero dannatamente egoista, per accorgermi di esserlo.

-Ah no? E di chi allora?!- sputai acido, alzando le mani e abbassandole, ero incazzato, e non saprei per cosa. Se per il fatto che Blake fosse qui, o che non si dovesse sforzare per mandare nel fottuto coma il mio fottuo cervello.

-Della madre, Federico. Ti vorrei vedere al suo posto!- mio padre alzò ancora una volta il volume, pogiandosi con mani e gambe al divano, prima di tornare a guardarmi.

-La madre è molto cattiva con Blake..- mia madre parlò piano, prima che la interrompessi velenoso.

-E ci credo! Vi state dimenticando di cosa ha fatto?!- sapevo bene che Edoardo aveva salvato di sua spontanea volontà la figlia, ma non volevo prestar fede a questa verità. Ero dannatamente egoista.

-Federico!- mio padre balzò in piedi, completamente adirato. I suoi occhi bruciavano, paragonabili all'inferno.

-É un'assassina. Ha ucciso il padre! E la compatite?- i miei demoni parlavano al mio posto, tutto quello che vedevo era insicurezza e rabbia -Ma sapete? Avete ragione. Una persona come Blake Torri merita solo compassione, perché é una persona che non sarebbe mai dovuta nascere, si dovrebbe vergognare solo di esistere.-

Mia madre era a pochi passi da me, passi che non la fermarono per darmi uno schiaffo.

La sua mano bruciò sulla mia guancia, i suoi occhi, se avessero potuto, mi avrebbero ucciso.

-Quello che si dovrebbe vergognare di esistere, sei tu, Federico.- soffiò, così piano, che fui sicuro che neanche mio padre la sentì.

Il suono del campanello ci interruppe, e mia madre si rivestì del suo falso sorriso per andare ad accogliere chiunque fosse.

Quelle parole mi distrussero, ma, come sempre, facevo finta di niente, ignorando il fatto che soffrissi.

Era sempre così, fin da quando ero bambino.

Vidi mia nonna entrare, col suo sorriso dolce, i suoi occhi pieni di gioia, seguita da mio nonno, con il solito ghigno strambo sul volto.

-Ciao Federico,- mia nonna mi accarezzò la guancia, come faceva spesso, mentre mi sorrideva sincera.

-Ciao,- risposi appena, prima che l'attenzione della donna fosse rivolta altrove.

-Oh piccola Blake, vieni qui!- mia nonna si rivolse alla bionda, che uscì da dietro alla colonna, ma il suo sguardo sembrava spento, quasi distrutto.

-Maila- la sua voce la tradì, rompendosi, mentre pronunciava quella semplice parola.

-Oh bambina mia, che ti succede?- mia nonna l'abbracciò, mentre Blake minacciava di crollare, dal semplice sguardo infranto.

-Niente, Maila, sono solo un po'...fuori luogo.- sorrise, cercando di mascherare la tristezza.

Forse stava male per il fatto che la madre l'aveva scaricata lì, insomma non era stata una cosa carina.

-Blake fa come se questa casa, sia la tua, okay?- mia madre la rassicurò, circondandole le spalle con un braccio.

-Aurora.. ti offendi se.. se vado a letto? Ma é stata una giornata..-

-Va benissimo, vai. Buonanotte,- mia madre le sorrise ancora, mentre la bionda si avviava verso le scale, passandomi accanto e non guardandomi di striscio.

Appena fu sopra mia nonna sembrò rattristarsi, sospirando appena.

-Povera ragazza,- scosse la testa, aiutando mia madre a preparare la testa.

*****

Dopo la cena contattai i miei amici, chiedendo loro di venire. Avevo bisogno delle solite cazzate per far sparire la sensazione di vuoto totale.

-Fammi capire,- Diego si sistemò meglio sul divano in camera mia, storcendo il naso -Ora Blake abita qui?-

-Sì, zucca vuota. Ti ci vuole per arrivarci alle cose,- berciò Lorenzo, aspirando avidamente dalla sua sigraretta, comodamente appoggiato alla scrivania.

-E perché mai?- Diego chiese ancora, e roteai gli occhi per la sua stupidità, buttando fuori il fumo.

-Perché la madre l'ha parcheggiata qui, ma ti ci vuole tanto?!- Lorenzo scosse la testa, deridendo pel di carota seduto sul divano.

Mi accorsi di aver chiuso gli occhi, solo quando li riaprii.

Notai, con la coda dell'occhio, Marco spezzettare vari pezzi di carta, completamente assorto nei suoi pensieri.

-Ehi, amico, smettila di imbambolarti!- Diego lo richiamò, lanciandogli un cuscino, senza però ottenere l'effetto desiderato. Il moro continuava ad essere nel suo stato dormiente.

-Ehi ehi, principe azzurro, a che pensi?- Lorenzo gli scompiglió i capelli, ottenendo un ringhio da parte sua, per niente scherzo.

-Che vorrei castrarti,- riuscì a rispondere, cambiando il suo tono, anche se si sentiva fosse nervoso.

Diego rise, passandosi una mano nei capelli rossicci, mentre io, ridendo soffocatamente, gli lanciai uno dei miei cuscini blu marino.

-Ora la biondina dov'é?- capelli neri tornò sull'argomento, poggiandosi con le mani alla scrivani.

Presi un'altra sigaretta dal pacchetto, accendendola e aspirando avidamente il fumo -Ha chiesto di andare a dormire,-

-Vado in bagno.- Marco scattò, alzandsi velocemente, non curandosi dei nostri occhi addosso.

-Mah, é strano ultimamente.- osservò cappelli carota, facendomi scrollare le spalle.

-E se per lui la biondina...- non lasciai che finisse la frase, irritato.

-Non ci pensare neanche.- ringhiai, ispirando nuovamente quel fumo, come fosse ossigeno.

Cercavo disperatamente una cura, pur sapendo che non era in quelle sigarette.

-Sta' calmo boss, Lorenzo scherzava!- sdrammatizzò l'altro, ridendo come un matto e guardando di sottecchi capelli neri.

Scrollai nuovamente le spalle, per niente interessato alla situazione.

-Io vado,- annunciò Diego, mezz'ora dopo, alzandosi dal divano blu.

-Vengo con te.- Lorenzo si alzò dalla sedia su cui stava girando da un quarto d'ora, come un bambino.

Marco era ancora, stranamente, in bagno ed io ero alla sesta sigaretta solo in quella sera.

-É stato un piacere, boss.- mi canzonò pel di carota, prima che entrambi mi facessero un segno, uscendo dalla porta e dirigendosi all'ingresso.

Chiusi per un attimo gli occhi, aspirando e buttando fuori quel fumo, come fosse liberatorio, ma niente lo era.

Strinsi in un pugno le coperte blu marino, prima di alzarmi, per andare a cercare quel rintronato del mio migliore amico.

Andai una via verso il bagno, trovando tutto spento e non avevo idea di dove fosse.

Trovai la risposta voltandomi, e incontrandolo lì, davanti alla camera di Blake, poggiato allo stipite della porta.

Mi avvicinai, in silenzio, per non farmi sentire.

-Che fai?- chiesi, una volta alle sue spalle, facendolo saltare.

-La guardavo,- scrollò le spalle, tornando alla sua visione.

Seguii il suo sguardo, osservando Blake, addormentata come un bellissimo angelo. Le coperte rosa cipria la ricoprivano, lasciando scoperte solo le spalle, da cui si intravedeva il pigiama viola.

I capelli erano sparsi sul morbido cuscino, le sue guance erano tremendamente rosse, le labbra arrossate per i vari morsi e le ciglia evidentemente bagnate.

-Ha pianto.- osservò Marco, poggiando la testa al legno chiaro, guardandola ancora e ancora.

Neanche io riuscivo a distogliere, sorridevamo come due idioti imbambolati.

-É bellissima.- mi scappò, e non feci in tempo a tapparmi la bocca, prima che le parole lasciassero la mia bocca.

-Perché le fai del male?- mi chiese Marco, scostando lo sguardo, per puntarlo nel mio.

-Perché.. guardala, non si sforza per mandare in puttane un intero cervello, per essere la migliore in tutto quello che fa, per piacere così com'é. É dannatamente forte, Marco.- confessai, con un sorriso ebete stampato sul volto.

-Lo é, hai ragione,- tornando a guardarla, quasi incantato.

-Sembra un piccolo angelo.- ammisi, sorridendo.

-Non dovremmo strapparle le ali per non farla volare più, allora.- disse, allontanandosi, prima di andarsene anche lui, congendandosi con un 'a domani'.

-Il problema é che io lo voglio accanto a me quest'angelo.- sussurrai, chiudendo la porta di camera sua, col cuore ancora più confuso.

Non dovevo lasciarmi ambindolare, non ero per quelle cose demenziali come l'amore, che in fondo, era solo la stupida capacità di rincoglionirsi per uno, e solamente uno, di quei sette miliardi.
Io non provavo niente per Blake.

E sì, ero un pessimo bugiardo.

******

(Due settimane dopo)

-Federico, stamani andrete a piedi a scuola, va bene?- mia madre mi avvertì, mentre mettevo i cereali nel latte, cosa che avevo preso l'abitudine di fare.

-Okay,- sbadigliai, storcendo il naso.

Erano due settimane che Blake era con noi, e il suo atteggiamento nei miei confronti era costantemente freddo, distaccato. Era quasi novembre, dopo un paio di giorni sarebbe iniziato il ponte del primo novembre, che avrei passato, come tutti gli anni, tra le varie feste.

Un rumore di passi, mischiato a risate accese, mi fece voltare, trovandomi davanti Manuel e Blake, sorridenti.

-Tanto per la cronaca, Leonardo Di Caprio é perfetto.- la bionda rise, poggiando una mano sul fianco, mentre mio fratello si avvicinava al frigo.

-Oh andiamo, Titanic ha incassato solo per la Winslet nuda!- Manuel schiamazzò, facendo la linguaccia a Blake, mentre mio padre entrava in cucina.

-Di cosa parlate?- indagò, sedendosi accanto a me, con la tazza del caffé tra le labbra.

-Alessandro, Manuel non accetta che Titanic é magnifico!- Blake rise ancora, contagiando gli altri due.

-Avete visto Titanic, ieri sera?- sì, e avevano parlato tutto il tempo, come se fossero una dannata coppia. Ero stato con loro fino al primo bacio, stancandomi di essere ignorato, poi.

Manuel e Blake erano molto uniti, lui era sempre gentile con lei, l'accompagnava a danza, l'andava a prendere. Bleah.

-Sì,- sorrise lei, prendendo il thé dal recipiente.

-Bene, siete tutti qui.- entrò improvvisamente mia madre, sistemandosi su una sedia, parecchio contenta -Questo fine settimana andremo in montagna, quindi cancellate ogni impegno.-

-Scherzi?- feci schifato, tutto volevo, fuorché giocare all'allegra famiglia -Io ho delle feste, amici, vita sociale..-

-E una famiglia. A cui, guarda un po', dedicherai il tuo tempo.- sorrise malefica, uscendo nuovamente dalla cucina, non volendo sentire ragioni. Perfetto.

-Forse dovreste avviarvi a scuola, visto che andrete a piedi.- osservò mio padre, guardando l'orologio.

-Si..uh- Blake scese dalle nuvole, prendendo lo zaino viola dal tevolo, e mettendoselo in spalla.

-Okay,- sbuffai nervoso, prendendo il mio, prima di avviarmi verso la porta, uscendo.

Blake mi seguì, e per tutto il tragitto nessuno dei due pronunciò una parola. Mi ignoró totalmente.
Ma che diavolo aveva?!

-Blake..- la chiamai, quasi fuori scuola.

-Blake.- dissi più forte, ma lei continuava a camminare, canticchiando ogni dannata canzone che le veniva in mente.

-Blake!- scattai, prendendole fortemente il polso, costringendola a girarsi.

-Lasciami,- ringhiò tra i denti, col veleno nel tono.

Non mi mossi, anzi, avvicinai i nostri corpi, quasi lasciando le labbra sfiorarsi.

-Federico, lasciami o urlo.- mi avvertì, prima che mollassi la presa, guardandola allontanarsi, fino ad arrivare davanti scuola, sorridendo come una bambina assieme a Bea e a Delancy.

Era bella anche da fottutamente incazzata.

E io avevo bisogno di uno strizzacervelli per i miei pensieri.

*****

Lanciavo bigliettini, scocciato dalla lezione di italiano, e messaggiando.

La professoressa camminava davanti e indietro, lasciando che i suoi tacchi provacassero un rumore assai fastidioso.

-Quindi, ragazzi, da queste due settimane di lettura, cosa avete capito?- chiese retoricamente, riferendosi a quel fottuto libro, che poi non era tanto male -Guglielmi, Zilli, Talia e... Torri. Discutetene.-

Fottuta troia.

-Io credo che Tessa sia una stupida, intendo. Vergine al college? Insomma!- Miriana rise, come un'oca, mentre illustrava la sua teoria.

-Io credo che Hardin sia innamorato, solo che fatica a mostrare i suoi sentimenti.- storse il naso Carlo, aggiustandosi gli occhiali da fottuto genio.

-Io credo che Tessa sia una puttanella contesa tra tanti deficienti, e che Hardin farebbe meglio a lasciarla.- dissi la mia, mentre la professoressa si faceva rosso fuoco dalla rabbia.

-Magari Hardin é innamorato, e anche se all'inizio gioca, ci tiene a lei. Ma forse il problema é proprio Hardin, egoista e stronzo.- Blake rispose cattiva, guardandomi truce.

-Magari se Tessa non facesse sempre la perfettina, Hardin non la ferirebbe.- ribattei.

-E magari, se Hardin imparasse che le altre persone hanno un cuore, al suo contrario, non gli farebbe male.-

-Magari, se Tessa non si comportasse da fottuta antipatica, Hardin la lascerebbe stare.- dissi sarcastico, guardandola incazzata.

-E magari, ma dico magari, Hardin dovrebbe imparare ad amare!- Blake era completamente rossa, mentre ribatteva.

Sembravamo davvero i due protagonisti, che litigavano in una delle lezioni di letteratura.

-Ora basta!- la prof. ci interruppe, battendo le mani sulla cattedra, adirata -Guglielmi e Torri, fuori!-

Blake dischiuse le labbra, ancora incazzata, mentre si alzava per uscire.

-Ed ecco la fine degli Hessa, in un litigio al liceo.- commentò Lorenzo, attirando parecchi schiamazzi e una nota, mentre uscivo dalla classe.

Lasciai che la porta si chiudesse dietro di me, con un tonfo, mentre guardavo la bionda nervosa.

-Grazie tante.- le uscì, mettendosi spalle al muro.

-Sei stata tu a controbattere per prima,- mi preparai psicologicamente ad una sua risposta arrabbiata, o a qualsiasi insulto, che però non arrivò.

-E per non parlare che stai giocando alla fottuta indifferente da due cazzo di settimane.- ringhiai, alzando le mani, e abbassandole.

Non rispose, ignorandomi ancora una volta, e facendomi incazzare.

-Si può sapere che cazzo hai?!-

-Ma sapete? Avete ragione. Una persona come Blake Torri merita solo compassione, perché é una persona che non sarebbe mai dovuta nascere, si dovrebbe vergognare solo di esistere.- ripeté le mie esatte parole di due settimane prima, facendomi sbiancare in volto. La sua voce era fredda, le sue labbra distaccate, il suo cuore, rotto.

-Io...- non avevo scuse, non pensavo le avvesse sentite, o che le ricordasse così bene.

Sorrise, amara, mentre si voltava, per stare di fronte a me, guardandomi cattiva, come se davvero lo fosse.

-Dovrei vergognarmi di esistere?- rise amaramente, non distogliendo lo sguardo dai miei occhi -Vuoi che io non esista? Che non sentiate più una mia sola parola da parte mia? Che non ti rivolga più neanche lo sguardo? É questo quello che vuoi?-

Lottai per non indietreggiare, per mostrarmi forte, mentre, assieme a lei, ricordavo.

Entrai nella piccola stanza d'ospedale, assieme a mia madre, osservando la mia amica con una flebo nel braccio.
-B!- corsi, avvicinandomi al letto, e porgendole il piccolo peluche.
-Ciao Fede..- il suo sorriso era spento, stava male.
-Ti sei fatta la bua?-
-Mio papà ne ha una più grande.- la vidi piangere, la mia migliore amica piangeva.
-Mamma ha detto che non dovevo nascere, che dovevo andarmene anche io- si asciugò con una mano le piccole lacrime salmastre -Ma perché? Mio papà dove é andato, Aurora? Posso rivederlo?-
Mia madre deglutì, cercando di sorriderle, mentre lei la guardava speranzosa.
-Ma certo, tesoro.- mentì la donna, aggiustandole i capelli.
-B,- mi feci avanti, prendendole una mano -tu dovevi nascere, perché io non posso fare a meno di te.-
Lei mi sorrise, le strappai il mio sorriso, il giorno della morte del padre, in quella piccola stanza d'ospedale.

Stavo per rispondere, prima che mi interrompesse.

-É ciò che avrai. Per te sono morta, Federico.-

Il mio cuore si ruppe, ma non capii il perché.

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