Prologo

[Eijiro Kirishima]

"Un vero uomo mantiene il sangue freddo in ogni situazione. Non si tira mai indietro, nemmeno di fronte al pericolo. Quando vuole qualcosa fa di tutto per ottenerla."

Osservai la porta che avevo davanti che in quel momento sembrava un ostacolo insormontabile. Il che era buffo poiché per entrare sarebbe bastato un comunissimo gesto. Mi apprestai a bussare, ma prima che la mia mano potesse anche solo sfiorare quella superficie in legno il coraggio mi abbandonò.

Una forza sconosciuta impedì al mio braccio di portare a termine ciò che aveva iniziato e, per quanti sforzi facessi, non riuscii ad opporle resistenza. In poco tempo questa si estese per tutto il corpo, costringendomi a fare dietrofront e tornare in salotto dove mi lasciai cadere, sconfitto, sul divano.

Credevo che sarebbe stata la volta buona e invece avevo fallito di nuovo.

-"Ehi, capelli di merda! Quand'è che ti deciderai una volta per tutte?" mi domandò Bakugo alzando gli occhi dal telefono. -"Che scusa hai stavolta?"

-"Smettila di chiamarmi così!" esclamai fingendomi offeso. In verità ero affezionato a quel soprannome che mi accompagnava fin dal liceo. -"Non è così semplice. Devo aspettare il momento giusto!"

-"Ancora con questa stronzata? È dal primo anno allo Yuuei che le sbavi dietro. Di questo passo ti dichiarerai quando sarai vecchio e con un piede nella fossa."

-"Non esagerare... Guarda che se ti comporti così non troverai mai una ragazza."

-"Eh!? Sai quanto me ne importa. Non ho tempo da sprecare con queste merdate."

Trattenni una risata di fronte alla sua reazione, era così facile mandarlo in escandescenza. Col tempo non era cambiato affatto. Al liceo, infatti, sbraitava contro tutti anche alla minima provocazione.

Gli anni allo Yuuei furono tra i migliori della mia vita e un po' ne sentivo la mancanza. Fu in quel periodo che conobbi Katsuki Bakugo, il mio migliore amico e [Nome Cognome], la ragazza di cui ero innamorato.

Con lei accadde ciò che la gente comunemente definisce "colpo di fulmine": mi bastò guardarla per avvertire dentro me una piacevole sensazione che con il tempo si fece sempre più intensa. Mi fu chiaro fin da subito cosa provassi, ma non ebbi mai il coraggio di confessarglielo. Ogni volta trovavo un pretesto per rimandare la cosa ad un'occasione migliore. Inutile dire che ce ne furono, ma mi ostinavo ad aspettare. Senza quasi rendermene conto i tre anni di scuola passarono, tutti noi ci diplomammo e diventammo eroi professionisti a tutti gli effetti.

Io, Bakugo e [Cognome] eravamo un'ottima squadra e in quel triennio avevamo stretto un legame speciale. Mi si spezzò il cuore all'idea che da quel momento in poi le nostre strade si sarebbero divise, ma fortunatamente non accadde.

Bakugo fu tra gli studenti migliori e uno dei più promettenti dell'intera scuola, il suo talento saltò fuori anche dopo il diploma. Riuscì ad aprire un'agenzia tutta sua dove volle che ci unissimo anche noi. Non ci spiegò mai il perché di questa sua decisione, ma io ero più che sicuro che lo avesse fatto perché ci voleva bene. Dietro quel carattere irascibile, molto in profondità, si celava un cuore d'oro. Non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, per cui non mi preoccupai di verificare. Tanto sapevo di avere ragione.

L'agenzia riscosse successo e così potemmo permetterci di affittare un appartamento tutti e tre insieme. Era molto carino e abbastanza grande da concedere a ciascuno di noi la propria camera.

Ero molto fortunato: condividevo la quotidianità con due delle persone più importanti della mia vita. Sarebbe stato ancora meglio se tra me e [Cognome] ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia. Questo, però, dipendeva da me.

-"Dammi un consiglio, Bakugo. Cosa dovrei fare?"

-"Alza il culo e vai a parlarle." mi rispose senza peli sulla lingua.

Non potevo aspettarmi altro da lui, ma aveva ragione. Non potevo continuare ad inventare scuse e poi lamentarmi della situazione: quel comportamento non era da veri uomini. Mi alzai dal divano e mi diressi nuovamente verso la camera di [Cognome]. Prima che ogni forma di esitazione potesse fermarmi bussai, molto velocemente, alla porta.

-"Avanti!"

Feci un respiro profondo ed entrai ritrovandomi circondato da numerosi fumetti dalle copertine colorate allineati su varie mensole. [Cognome] aveva sempre amato quel genere di lettura, arrivando a collezionare tantissimi volumi e, che io sappia, li aveva letti praticamente tutti.

-"Ciao, Kirishima!" mi salutò sorridente mentre poggiava sul comodino l'ultimo numero che aveva comprato.

-"Ciao, [Cognome]. Ti disturbo?"

-"Certo che no! Vieni!" rispose facendomi spazio sul letto.

Obbedii sedendomi vicino a lei, ma evitai di guardarla negli occhi preferendo concentrarmi sulle mie dita che si intrecciavano tra loro. Una cosa che accadeva ogni volta che ero nervoso e questo mio gesto non le sfuggì.

-"Va tutto bene?" mi chiese preoccupata. -"Qualcosa non va?"

-"Ecco... Avrei bisogno di parlarti."

Era giunto il momento e doveva essere tutto perfetto. Da vero uomo avrei dovuto dichiararmi guardandola negli occhi, per cui mi feci coraggio e cercai un contatto visivo. Non appena lo trovai, le parole mi morirono in gola. Mi persi a contemplare il suo viso che avevo da sempre apprezzato e avvertii l'impulso di accarezzarle una guancia e sentire le sue labbra sulle mie. Mi sentii avvampare e sul punto di assecondare quel mio desiderio. Mi alzai nervosamente e curiosai tra i fumetti dandole le spalle.

Era una situazione imbarazzante e, per rompere il silenzio, dissi la prima cosa che mi venne in mente.

-"Cosa vuoi per cena?"

Avrei voluto picchiarmi. Non potevo aver davvero sfumato quell'occasione con una domanda simile. Qual era il mio problema!?

-"Oh, solo questo?" mi domandò senza nascondere la sorpresa. -"Non saprei... Mangerei volentieri del sushi..."

-"Ottima idea!" la interruppi. Mi voltai verso di lei sforzandomi di sorridere. -"Che ne dici se tutti e tre andassimo a cena fuori? È da tanto che non lo facciamo e credo che ci meritiamo un po' di svago una volta ogni tanto."

-"Ottima idea! Andiamo a chiederlo a Bakugo!"

Non era ciò che volevo, ma era sempre meglio di niente. Uscimmo dalla sua stanza e raggiungemmo il salotto dove il biondo era ancora sul divano ad armeggiare con il telefono.

-"Ehi, Bakugo!" lo chiamò [Cognome]. -"Vestiti, che usciamo!"

-"Eh!? Cos'è questa storia!?" domandò lui squadrando prima lei e poi me.

-"Kirishima ha proposto di andare tutti e tre a cena fuori."

A quelle parole il suo sguardo si focalizzò solo sul sottoscritto. Lo vidi scuotere la testa e mormorare qualcosa. Non si udì nulla, ma riuscii a leggere il labiale: "Che idiota!".

-"Non fare il guastafeste!" lo supplicò lei. -"Quando ti comporti così sembri un bambino capriccioso!"

-"Chi sarebbe il bambino!?" tuonò lui raggiungendola minaccioso. -"Hai così tanta voglia di morire!?"

[Cognome] non si lasciò scalfire e non retrocesse di un solo passo, abituata ai suoi sbraiti e alle sue minacce.

-"Ottimo, ti sei alzato!" esclamò come se nulla fosse. -"Vado a vestirmi, a dopo!"

Ritornò in camera lasciando Bakugo basito. Questo schioccò la lingua infastidito e andò nella propria stanza.

-"Guarda che vengo solo perché ne ho voglia, non perché me lo hai chiesto tu!" lo sentii gridare per poi sbattere la porta.

Mi portai una mano dietro la testa, divertito dal siparietto appena avvenuto. Quella serata si prospettava già indimenticabile.

[Nome Cognome]

Una volta pronti uscimmo di casa e ci dirigemmo verso il nostro ristorante preferito. Ci eravamo andati tante volte, anche da studenti ogniqualvolta decidevamo di spezzare la monotonia. Il titolare ormai ci conosceva, ci aveva visto crescere e diventare eroi professionisti.

Ero molto felice per quell'uscita, tant'è che, presa dall'entusiasmo, presi sottobraccio i miei due accompagnatori: Kirishima sembrò gradire la cosa e mi rivolse un sorriso meraviglioso, mentre Bakugo non nascose il suo fastidio per quel mio gesto.

Era da tanto che non ci ritagliavamo del tempo solo per noi ed era bello, ogni tanto, mettere da parte il lavoro e concedersi un po' di svago. Appena arrivati, un uomo di mezz'età ci accolse con un sorriso radioso.

-"Che piacevole sorpresa: i tre clienti che preferisco di più. È una vita che non vi vedo!"

Io e Kirishima contraccambiammo il suo entusiasmo, mentre Bakugo, come al solito, rimase indifferente.

-"Come procede l'agenzia? Si lavora molto?" ci domandò il titolare del ristorante, osservandoci dalla testa ai piedi. -"Come siete cresciuti... Sembra ieri che frequentavate il liceo Yuuei!"

-"Tutto bene, la ringrazio!" risposi abbozzando un sorriso. -"L'agenzia va a gonfie vele, purtroppo il crimine non va mai in vacanza."

-"C'è un posto libero per noi?" domandò Kirishima.

-"Per voi, sempre!" rispose l'uomo con complicità. -"Vi faccio strada."

Il locale non era cambiato dall'ultima volta che ci eravamo stati: le pareti scure erano decorate con fantasie floreali e l'intero arredamento era in legno. Non era il luogo più alla moda, ma i clienti non mancavano. Anche quella sera molti tavoli erano occupati, ma fortunatamente ce ne erano di liberi. Alcune persone ci riconobbero e le sentii mormorare tra loro emozionate. Dovevo ancora abituarmi a tutto questo.

Raggiunto il nostro tavolo, Kirishima ed io ci sedemmo vicini, mentre Bakugo si accomodò al lato opposto. Ordinammo i nostri piatti preferiti e, una volta serviti, iniziammo a mangiare. La serata procedette tranquilla con buon cibo ed aneddoti divertenti sui vecchi tempi. Una volta sazi ed aver poggiato le bacchette sui piatti, ormai vuoti, un cameriere si avvicinò e porse a ciascuno di noi un biscotto della fortuna.

-"Sono felice che abbiano mantenuto questa tradizione!" esclamai entusiasta.

In quel ristorante, a fine pasto, veniva regalato ad ogni cliente uno di quei dolci. Forse era un modo per addolcire loro la pillola prima di pagare il conto.

-"Non dirmi che credi ancora a queste stupidaggini!" mi derise Bakugo. -"Lo sanno tutti che questi biglietti dicono solo cazzate." sembrava molto convinto, ma ciò non gli impedì di tirare fuori il suo e leggerne il contenuto. -"La pazienza è la tua più grande virtù."

A quelle parole sia io che Kirishima scoppiammo a ridere. Era incredibile che una frase del genere fosse capitata proprio a lui.

-"Dopo questa, possiamo dire che i biscotti della fortuna non dicono la verità!"

-"Eh!? Cosa vorresti insinuare!?

Mentre Bakugo sbraitava, attirando l' attenzione degli altri clienti, mangiai il mio biscotto e lessi il biglietto che racchiudeva: "L'amore della tua vita è seduto vicino a te."

Sentii le guance in fiamme. Al mio fianco c'era Kirishima: si stava veramente riferendo a lui? Sarebbe stato stupendo se avesse avuto ragione. Quel ragazzo era riuscito a conquistarmi fin da subito, amavo tutto di lui: il suo sorriso, i suoi capelli e il suo animo buono e altruistico. Mi pentii molto di non averglielo mai detto, eppure di occasioni ne avevo avute; ma la paura di ricevere un rifiuto ebbe sempre la meglio. Ora che eravamo cresciuti, le cose erano diventate più complicate: rischiavo di compromettere il nostro rapporto di lavoro ed anche la nostra convivenza.

-"Cosa dice il tuo?" mi domandò Kirishima interrompendo i miei pensieri.

-"Niente di importante." mi affrettai a rispondere, riponendolo con cura in tasca. Non volevo sentirmi dire che anche il mio stesse dicendo stupidaggini. -"Il tuo, invece?"

-"L'indecisione è la peggiore decisione."

Mi limitai ad annuire mentre riflettevo sulla profondità di quella frase. Mi ci rispecchiavo in pieno.

Pagammo il conto e, una volta salutato il titolare, lasciammo il ristorante. Si stava bene fuori e avrei fatto volentieri una passeggiata, ma il giorno dopo avremmo dovuto lavorare, per cui non potevamo permetterci di fare tardi.

Eravamo a metà strada quando improvvisamente qualcuno alle mie spalle mi sorpassò dandomi involontariamente una spallata. Il colpo fu così improvviso che persi l'equilibrio e, istintivamente, mi aggrappai a Kirishima per non cadere.

-"Attenta!" esclamò lui tenendomi saldamente.

-"C-Chiedo scusa!" esclamò mortificato il responsabile.

Era un ragazzo dalla corporatura esile. Il suo viso era nascosto da uno scaldacollo che gli lasciava scoperti soltanto gli occhi. Era difficile capirne l'età.

-"Guarda dove cammini, deficiente!" gli gridò Bakugo.

-"Va tutto bene..." stavo dicendo io, ma il biondo non mi stette a sentire. Avanzò verso il malcapitato e lo afferrò per un braccio.

Vidi la paura nel suo sguardo e subito dopo un lampo accecante. La luce era così forte che dovetti tapparmi gli occhi con le mani. Ero confusa, ignara di ciò che stava accadendo. Quando abbassai le braccia, vidi quel ragazzo tremare terribilmente e subito dopo fuggire a gambe levate.

-"[Cognome]!" mi chiamò Kirishima tirandomi nervosamente per un braccio.

Il suo tono di voce era terrorizzato, era la prima volta che lo udivo così, ma non mi ci volle molto per scoprirne la causa: davanti a noi, dove poco prima c'era Bakugo, rimanevano solo i suoi vestiti.

Quello spettacolo mi lasciò sbigottita, incapace di pensare.

-"Bakugo!" fu la sola cosa che riuscii a gridare.

-"Lo ha polverizzato!" esclamò Kirishima in lacrime.

Non volevo credere a ciò che stavo vedendo. Non poteva essere davvero successo. Sentii gli occhi pizzicare, pronti a lasciare uscire fiumi di lacrime, mentre un dolore straziante mi attanagliava il petto lasciandomi senza fiato.

Improvvisamente vidi qualcosa muoversi sotto quegli indumenti.

-"Kirishima... Hai visto anche tu?"

Il rosso mi fissò con aria interrogativa senza dire una parola. Gli indicai, tremante, gli abiti sotto i quali continuavo a scorgere dei movimenti.

Ad un certo punto una testolina fece capolino guardandoci con i suoi occhi cremisi. Mi accovacciai e osservai attentamente quella creatura: i suoi capelli erano biondo cenere e appuntiti, inoltre il suo visino mi era familiare.

-"N-No... Non può essere...!" balbettai, lasciandomi cadere all'indietro per la sorpresa.

Quel bambino somigliava terribilmente a Bakugo, anzi... Era proprio lui!

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