Compere
[Nome Cognome]
Nonostante non ci fossimo mossi dall'ufficio, quel giorno lavorativo fu senza ombra di dubbio uno dei più duri della nostra breve carriera da eroi professionisti. Nessuno dei due ebbe un attimo di tregua, troppo indaffarati a stare dietro a Bakugo che, a quanto pare, non ne volle sapere di starsene tranquillo.
Non era affatto semplice prendersi cura di un bambino così piccolo che, non essendo autosufficiente, aveva bisogno di noi in tutto e per tutto. La difficoltà più grande era riuscire a capire cosa volesse, dato che non era in grado di parlare. Più di una volta, infatti, non sapemmo cosa fare di fronte alle sue grida disperate fino a che non scoprimmo che tutto ciò che voleva era essere preso in braccio, oppure avere tra le mani un oggetto sulle nostre scrivanie che lo aveva incuriosito.
Uscimmo dall'agenzia spossati, come se avessimo fatto un giro di perlustrazione in ogni singola via del distretto e sgominato almeno tre rapine. Tutto ciò che volevamo era tornare a casa e fare una bella dormita, ma questo nostro desiderio, per quanto intenso fosse, avrebbe dovuto aspettare. Avevamo un altro compito da sbrigare: andare a comprare dei vestitini per Bakugo.
E così, una volta saliti in macchina, non imboccammo la strada del ritorno, ma una che ci allontanò sempre più dal nostro appartamento nel quale, mai come quel giorno, eravamo impazienti di tornare.
Nonostante si trattasse di una spesa che poteva essere fatta un altro giorno, decidemmo di toglierci subito il pensiero. Prima o poi avremmo dovuto farla e inoltre non potevamo lasciargli indossare sempre e solo un pannolino.
Come quella mattina, la nostra destinazione sarebbe stata un negozio abbastanza lontano. Sperai di avere più fortuna questa volta e di non incontrare nessuna vecchia conoscenza.
Quando mi fermai di fronte a un semaforo rosso lanciai un'occhiata agli altri due passeggeri. Kirishima non aveva proferito parola da quando era salito a bordo, mentre Bakugo, seduto sulle gambe del rosso, era stranamente tranquillo; affascinato, probabilmente, dai colori delle macchine che ci circondavano.
-"Lo ha fatto apposta."
Fissai Kirishima confusa. Fu la prima frase che disse da quando eravamo partiti e non avevo idea di cosa stesse parlando.
-"Chi?"
-"Lui." mi rispose indicandomi Bakugo. -"Lo ha fatto apposta a farsela sotto perché si diverte a vederci sgobbare per lui."
A quanto pare non si era ancora ripreso dal cambio del pannolino durante il quale sembrò un artificiere che provava a disinnescare un ordigno esplosivo. Di tanto in tanto, infatti, si tirava indietro come se avesse paura che potesse saltare in aria. Alla fine, nonostante le difficoltà, riuscì a portare a termine il compito, ma subito dopo lo vidi recarsi in bagno e lavarsi le mani tre volte di fila con abbondante sapone.
-"Non credi di esagerare?" gli domandai cauta. -"È solo un bambino. Non credo possa trattenere i suoi bisogni come noi."
-"Dici questo perché non hai visto la sua faccia! Sembrava molto divertito dall'intera situazione!"
Fortunatamente scattò il verde per cui inserii la marcia e tornai a concentrarmi sulla guida, evitando così di portare avanti quella conversazione. Kirishima sembrava molto convinto di ciò che diceva e questo mi fece riflettere. Se avesse ragione? Possibile che Bakugo fosse in qualche modo cosciente di tutto ciò che capitava?
"Che assurdità!" pensai divertita. "A nessuno piacerebbe dover dipendere così tanto dagli altri e meno di tutti a Bakugo. Una situazione così imbarazzante non l'avrebbe certo trovata divertente."
Tenni per me quella riflessione poiché ero certa che le parole di Kirishima fossero dettate dalla frustrazione che provava. Presto o tardi anche lui sarebbe giunto alla mia stessa conclusione.
Dopo qualche minuto raggiungemmo la nostra meta. Si trattava di un piccolo edificio in mattoni gialli, con due grosse vetrine dietro le quali c'erano piccoli manichini vestiti all'ultima moda.
-"Direi che siamo arrivati."
Spensi il motore e scesi dalla macchina, Kirishima mi seguì tenendo in braccio Bakugo, il quale abbracciava il rosso. Entrambi fissavano sospettosi il negozio.
-"Sicura che sia il posto giusto?"
-"Non ti nascondo che non ci sono mai stata, ma credo che faccia al caso nostro."
Prima di quel giorno non sapevo nemmeno della sua esistenza. Avevo fatto una veloce ricerca su internet e aveva catturato la mia attenzione, tra i vari risultati, per le sue numerose recensioni positive. Stando ai commenti, era un negozio in cui si poteva trovare qualsiasi capo d'abbigliamento per bambini di tutte le età e al miglior prezzo.
Il suo aspetto, così appariscente, era a mio avviso un buon segno: quei mattoni gialli trasmettevano allegria e forse furono una scelta strategica per attirare l'attenzione di genitori e, soprattutto, dei loro bambini.
Entrammo nel negozio e notai che c'erano molte mamme con i loro figli. Sia io che Kirishima non riuscivamo a distogliere lo sguardo dai vestitini esposti: erano tutti bellissimi, sia quelli per i maschietti che quelli per le femminucce.
-"Chissà come starà Bakugo con questa roba!" commentò Kirishima ridendo sotto i baffi.
In quel momento una giovane donna sorridente si avvicinò.
-"Benvenuti! Posso aiutarvi?"
-"Sì, grazie. Cercavamo qualcosa per lui." le risposi, indicandole Bakugo ancora in braccio a Kirishima.
-"Che carino! Chi è questo bel bambino?" domandò la commessa, rivolgendo un gran sorriso al biondo ed allungando una mano verso di lui.
Bakugo si strinse ancor di più a Kirishima, fulminandola con lo sguardo. Sembrava proprio che non le andasse a genio e questo particolare non sfuggì alla donna la quale si allontanò, abbandonando ogni altro tentativo di approccio.
-"È molto timido a quanto pare." commentò senza abbandonare il sorriso, ma si vedeva benissimo che era imbarazzata. -"Mi segua, signorina. Le mostro cosa abbiamo."
Non me lo feci ripetere due volte e mi lasciai guidare verso la sezione dedicata ai più piccoli.
-"È il primo figlio, giusto?"
Quella domanda mi colse di sorpresa e mi procurò un certo imbarazzo. Mi limitai ad annuire, con le guance leggermente arrossate.
-"Lo avevo capito subito." riprese tranquillamente la commessa, come se stesse parlando con un'amica. -"Avete entrambi un'aria così stanca. Eh, lo so bene... Quando sono così piccoli è dura stargli dietro per i capricci, le notti in bianco e i pannolini da cambiare; ma mi creda: quando sarà cresciuto, rimpiangerete questi momenti."
"Non direi proprio." pensai convinta.
In fin dei conti lei non poteva sapere che quel bambino così carino e timido non fosse mio figlio e che si trattasse, in realtà, di un giovane adulto rimasto vittima di un'Unicità che lo aveva fatto tornare piccolo.
-"È una donna molto fortunata." riprese lei, ignorando il mio silenzio. -"Ha un bel figlio e, se posso permettermi, anche un bel marito. Siete proprio una bella coppia, cosa vuole di più dalla vita?"
"Una cosa molto semplice: che fosse davvero mio marito." quella risposta così spontanea rischiò di uscir fuori dalle mia labbra e dovetti mordermi la lingua per impedirglielo.
-"Sono una ragazza molto fortunata..."
Una volta arrivate, iniziò a scorrere e a mostrarmi tutti i vestitini esposti.
-"Come può ben vedere ci sono diversi completini molto comodi. Il materiale con cui sono fatti è ottimo, non si restringono in lavatrice. Sono sicura che troveremo qualcosa della sua taglia. Vediamo... Quanti anni ha detto che ha il piccolo?"
-"In realtà non l'ho detto." risposi io e ad essere sincera non ne avevo la più pallida idea.
-"Chiedo scusa?" a parlare era stata una donna che teneva tra le mani due paia di scarpe. -"Di questo modello avete solo questi due colori?"
La commessa si voltò verso di me e con gli occhi mi chiese il permesso di occuparsi della nuova cliente. Colsi al volo la sua silenziosa richiesta e mi affrettai ad acconsentire.
-"Non si preoccupi." la rassicurai sorridendo. -"Credo di potermela cavare da sola."
-"Grazie mille!" bisbigliò sollevata, per poi accompagnare la donna verso un altro punto del negozio. -"Complimenti per la scelta. Ci sono moltissimi altri colori, glieli faccio vedere..."
Finalmente sola, iniziai a scorrere con calma tutti quei completini, uno più bello dell'altro. Provai ad immaginarmi Bakugo con addosso quella roba e lo trovai a dir poco adorabile. Non conoscendo la sua nuova taglia, decisi di fare ad occhio.
"Ora che ci penso... Dove sono lui e Kirishima?"
Avevo seguito la commessa senza fiatare e solo in quel momento mi resi conto che i due non erano con me. Probabilmente mi stavano aspettando all'ingresso, impazienti di tornare a casa.
-"[Cognome]!" vidi Kirishima correre verso di me e non appena mi raggiunse mi mostrò un pezzo di stoffa. -"Guarda che bel pigiamino che ho trovato per Bakugo!"
Il suo sguardo era radioso, come se stringesse tra le mani una cosa rarissima. Effettivamente era molto carino, di un rosso acceso e con il cappuccio, sul quale erano cucite due piccole orecchie da gatto. Notai, tuttavia, che fosse leggermente più grande rispetto ai vestiti che avevo preso io.
Nonostante il suo grande entusiasmo, la mia attenzione fu presto catturata da altro: qualcosa che doveva essere con lui, ma che non vedevo da nessuna parte. Feci per parlare, ma Kirishima mi anticipò.
-"Mi rendo conto che forse è un pochino grande." disse, convinto di avermi letto nel pensiero e continuando ad agitare il pigiamino sotto il mio naso. -"Gli starà bene appena crescerà."
-"Sono sicura che a Bakugo piacerà. A proposito... Ora dov'è!?"
-"Sta bene, tranquilla! È laggiù!"
Kirishima si fece da parte e riuscii a vedere Bakugo a un paio di metri di distanza, che gattonava a tutta velocità verso l'uscita sotto gli sguardi incuriositi delle clienti. Feci uno scatto verso di lui azzerando, in un lampo, la distanza che ci separava e lo presi in braccio. Tornai poi dal rosso sconvolta.
-"Come hai potuto lasciarlo da solo?"
-"Perché ti agiti così tanto?" mi chiese confuso. -"Eravamo qui vicino."
-"È vero, ma hai visto anche tu che si stava dirigendo all'uscita." risposi cercando di mantenere la calma. -"Cosa sarebbe successo se fosse uscito?"
Notai nello sguardo di Kirishima la consapevolezza dei rischi che avrebbe potuto correre. Imbarazzatissimo si portò una mano dietro la testa ed evitò di guardarmi negli occhi.
-"Sono un vero idiota..."
Mi dispiaceva molto vederlo così. Mi avvicinai e gli afferrai la mano.
-"Non sei un idiota." dissi fermamente convinta. -"In fondo dobbiamo ancora abituarci a questa situazione."
Effettivamente non erano passate nemmeno ventiquattr'ore da quella fatidica sera.
-"L'importante è che non sia successo nulla di male." conclusi io, convincendolo a guardarmi negli occhi. -"Non pensiamoci più, va bene?"
Sembrò stare un pochino meglio, ma non era abbastanza. Presi allora il pigiamino che aveva scelto per Bakugo e lo misi insieme agli altri completini.
-"È veramente bello, compriamolo!"
Kirishima approvò in pieno quella mia decisione, fiero di aver fatto un'ottima scelta.
Una volta pagato il conto e caricato tutto in macchina, tornammo nel nostro appartamento. Sistemai Bakugo sul divano, mentre Kirishima posò le due buste piene di prodotti per il biondo sul tavolo.
-"Non ho molta voglia di cucinare." confessai. -"Ti va un'insalatina veloce?"
-"Ottima idea."
Andai un cucina e preparai la nostra cena. Per rendere il piatto un po' più sostanzioso lo arricchii con fagioli, pomodori e un po' di tonno in scatola. Una volta mischiato per bene il tutto, tornai in soggiorno con due piatti pieni e vidi Kirishima finire di dare un omogenizzato a Bakugo.
-"Da domani proveremo a fargli mangiare qualcos'altro." decisi mentre porgevo al rosso il suo piatto di insalata.
Mangiammo in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. Eravamo molto stanchi, era stata una giornata intensa. Una volta finito, Kirishima andò a prendere quel pigiamino rosso di cui era tanto orgoglioso.
-"Vediamo come gli sta."
Sorprendentemente Bakugo se lo lasciò infilare senza opporre resistenza, limitandosi a sbadigliare di tanto in tanto. Una volta indossato non riuscii a togliergli gli occhi di dosso.
-"Come sei carino!" esclamai incantata.
Stava veramente bene, anche se il pigiamino gli andava un pochino grande. Kirishima, invece, lo guardava divertito e gli scattò una foto con il telefono.
-"Chissà come reagirà quando, una volta tornato come prima, si vedrà vestito così."
-"Conoscendolo andrà in escandescenza e te la farà pagare per averlo immortalato."
Entrambi ridacchiammo, consapevoli che probabilmente sarebbe andata proprio in quel modo.
Una volta smesso, lo presi in braccio ed iniziai a cullarlo.
-"Andiamo, Bakugo. È il momento di fare le ninne."
-"Vuoi occupartene tu?"
-"Tu hai badato a lui ieri sera, adesso tocca a me." gli ricordai. -"Meriti una notte di riposo."
Kirishima stava per rispondermi, ma poi si bloccò.
-"Si è già addormentato!?"
Volsi lo sguardo e vidi che Bakugo aveva appoggiato la testa sulla mia spalla, i suoi occhi erano chiusi e il suo respiro regolare.
-"Come è possibile!?" riprese il rosso sorpreso. -"Con me ci ha messo delle ore!"
-"Evidentemente è stata una giornata faticosa anche per lui." dedussi io, sollevata dal fatto che stesse filando tutto liscio.
Per un attimo Kirishima continuò a fulminare il biondo con lo sguardo, ma poi sembrò accettare la cosa e mi rivolse un sorriso.
-"Sono felice per te. Spero non ti faccia passare una notte in bianco." detto ciò prese i due piatti, ormai vuoti. -"Porto questi in cucina e poi vado a letto. Lascio la porta della mia camera aperta, in caso ti servisse una mano."
-"Grazie per il pensiero. Buonanotte."
-"Sogni d'oro!"
Mentre lui andò a lavare i piatti, io mi recai in camera mia continuando a cullare, di tanto in tanto, il piccolo Bakugo.
Sola nella mia stanza, mi presi del tempo per osservarlo bene. Era molto carino e mentre dormiva sembrava proprio un angioletto. Non resistetti alla tentazione e gli diedi un bacio sulla guancia, ormai morbidissima.
-"Buonanotte, piccolo." gli sussurrai dolcemente.
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