Chapter 5: Il Karma
«Kacchan, buona scuola!».
L'ingresso della U.A. era riempito di studenti e il brusio, invece, assordante. Katsuki afferrò le mani di Izuku con affetto.
«Spero ti daranno buone notizie, stavolta. Voglio tutti i dettagli quando mi verrete a prendere a fine lezione, capito?».
Il verdino annuì, dopodiché timidamente gli si schiacciò con il viso al petto. Katsuki non gli rifiutò certamente l'abbraccio. D'un tratto si sentì osservato. Volse, senza neanche sapere il perché, lo sguardo corrucciato a sinistra e a un albero poco distante. Un ragazzo dai capelli metà biondi e metà bianchi li guardava, seminascosto dietro lo spesso tronco del sempreverde.
«L'oculista dove stai per andare è un luminare. Perciò non essere preoccupato, pulce!» riprese il biondo, con finta arroganza.
Che diavolo aveva da guardare Shoto Todoroki?
«Dobbiamo andare» Masaru controllò l'orologio al polso prima di aprire la portiera della berlina nera e aiutare Izuku a salire. «Verremo verso le quindici precise, figliolo. Buona giornata».
«Ciao» salutò il biondo.
Tenne la mano alzata fino a quando l'auto del genitore non svoltò a sinistra e la perse di vista. Katsuki sospirò: mancavano circa cinque minuti alla campanella.
Fece per prendere il cellulare dalla cartella blu che penzolava dalla spalla sinistra quando un'ombra gli si allungò dinanzi.
«Che vuoi?» sbottò acido. «Non ti è bastato fare lo stalker di merda, prima?».
Shoto Todoroki, quattordici anni, primino del club di Tiro con l'Arco e figlio di Enji Todoroki, il più importante ingegnere aerospaziale di tutto il Giappone. I suoi fratelli maggiori, Touya e Natsuo erano già giovani promesse nel campo della robotica. Fuyumi, sua unica sorella maggiore, era un'insegnante in una scuola elementare.
«Chi era quella ragazzina con te?» chiese con un'espressione curiosa ma neutra.
Katsuki sbuffò ma non gli rispose. Gettò una rapida occhiata al cellulare. Mancavano solo due minuti ora all'inizio della nuova giornata scolastica.
«Per favore, devo saperlo».
«Non starmi appiccicato al cazzo, Bastardo a Metà! E poi chi ti dà tutta questa confidenza?».
Shoto lo superò. Anche lui, sebbene molto meno rispetto ad Eijiro, lo sovrastava in altezza e corporatura.
«E' mio cugino» gli rispose appena. «E non è una ragazzina. Ha tredici anni».
«E' un ragazzo?» chiese incredulo il bicolore. «Sei sicuro?».
Katsuki non seppe se ridere o prenderlo a schiaffi per tale l'idiozia. Shoto sembrava sempre più avido di sapere cose decisamente private.
«Lo hai visto una volta e te ne sei innamorato?» lo schernì.
Il bicolore negò. «L'ho visto al centro commerciale l'altra mattinata, mentre mi recavo con Touya nii-san a un bar. Mi aveva molto colpito per il modo in cui sorrideva ma non pensavo fosse un ragazzo».
«Toglitelo subito dalla testa. Non ti permetterò di avvicinarti a lui. Izuku è troppo prezioso per te! Inoltre è speciale!» lo avvertì Katsuki minaccioso.
«E' cieco».
La mancanza di tatto e quel tono estremamente tranquillo fecero andare il sangue alla testa al biondo. Con ferocia lo afferrò per la cravatta e se lo portò molto vicino. Per poco Shoto non perse l'equilibrio.
«Stammi a sentire» disse con voce bassa e letale. «Non ti permettere mai più di dire quella fottuta parola perché la prossima volta ti farò assaggiare cosa significhi vivere ogni cazzo di giorno della tua vita nel buio assoluto!».
Katsuki lo guardò negli occhi etercromatici, dopodiché lo spintonò. Shoto, sconvolto, barcollò di alcuni passi indietro e non riuscì a dire più nulla.
Poté solo abbassare il capo. Quella nuvoletta verde lo aveva davvero rapito.
«Aspetta, Bakugo!» riprovò. Ma il biondo era troppo furioso, così accelerò il passo e tentò di ignorarlo. «Dimmi come si chiama, per favore!».
Ben presto la campanella suonò e gli studenti si affrettarono a entrare. Shoto perse di vista Katsuki e quella richiesta non ebbe alcuna risposta.
Eppure, quella mattinata appena iniziata aveva ancora in serbo un'altra sgradita sorpresa per il povero Katsuki. Infatti, Aizawa Shota, brillante professore di Storia, annunciò qualcosa di importante non appena prese posto dietro la cattedra.
«Uno studente si è appena trasferito. Cercate di farlo integrare subito» disse con la solita voce incolore. «Prego, puoi entrare».
Katsuki era già annoiato. Fissava svogliatamente il cielo che stava rabbuiandosi. All'orizzonte una contre di nubi temporalesche iniziava ad avvicinarsi sempre di più. I suoi occhi fissarono anche le cime dei sempreverdi nel cortile della scuola. Si agitavano appena.
Chissà per quale motivo decise di guardare lo studente nuovo che era appena entrato. E si pentì subito di aver ceduto alla curiosità.
«Buongiorno a tutti! Il mio nome è Eijiro Kirishima, quattordici anni! Spero che andremo tutti quanti d'accordo!» disse briosamente.
Alcune ragazze squittirono per tanta mascolina bellezza, altri invece pensarono di farlo entrare nei propri club scolastici. Per puro caso, il banco dinanzi a Katsuki, alla seconda fila era fottutamente vuoto.
«Puoi andare a sederti lì. Bakugo è uno studente brillante. Potrai chiedere a lui se non capirai qualcosa, Kirishima» indicò Shota.
Katsuki conficcò le unghie sul banco.
Che cazzo voleva il destino da lui?
Punirlo forse?
Si mordicchiò l'interno della guancia per poi tornare a fissare la finestra accanto al suo banco.
L'odore di colonia di Eijiro gli si infilò subito nel naso.
«Spero che andremo d'accordo, Baku-bro!».
Il biondo rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva. Eijiro si era già seduto e ora gli dava le spalle. Si era forse immaginata quella frase così piena di gioia? Guardò istintivamente alla sua destra e di nuovo ebbe voglia di urlare.
Shoto lo stava ancora fissando ossessivamente, al quarto banco della terza fila. Voleva ancora sapere il nome di Izuku.
-Fottuto Bastardo a Metà!- pensò con stizza.
Eijiro voltò il capo per guardarlo con la coda dell'occhio. Katsuki sollevò un sopracciglio. Ricevette uno sguardo affilato, come una sottile minaccia.
Katsuki gli fece il dito medio.
L'altro si fece ancor più ostile ma poi tornò a guardare Shota che si apprestava a iniziare la lezione.
Il biondo si appoggiò di guancia al palmo della mano. Di nuovo osservava le nuvole nel cielo. Sperava che Izuku stesse bene.
***
Masaru aiutò Izuku a scendere dalla poltrona dove si era seduto per circa quindici minuti. L'oculista, il simpaticissimo Taishiro Toyomitsu, si sedette alla scrivania per scribacchiare il suo referto.
Gli occhi socchiusi del ragazzino erano arrossati e lacrimosi.
«Bene, Toyomitsu-san... mi dica... come sta il mio nipotino?» chiese apprensivo l'uomo dai capelli castani.
«Suvvia, Masaru. Abbiamo frequentato le stesse scuole e siamo amici d'infanzia. Non usare queste formalità, che mi farai arrossire e ti ricordi che cosa succede quando arrossisco?».
Masaru non riuscì a nascondere una risatina mentre guidava Izuku sulla sedia bianca e faceva altrettanto con la sua. L'ufficio era piuttosto ampio e con tutti i più moderni strumenti per la salute degli occhi ma l'unica cosa che colpiva era il frigorifero grande alle spalle della scrivania elegante.
Ogni genere di leccornia era tenuta al sicuro lì dentro, in quella gabbia dal colore grigio metallizzato. Accanto crescevano addirittura una piantina di fragole e una di limoni, più morta che viva ormai.
«Già, probabilmente ingrasseresti come ogni volta, Taishiro-kun» fece dopo un po' e il dottore in sovrappeso se la rise un po'.
Izuku si asciugò le lacrime. I suoi occhi erano molto umidi per via dei due colliri utilizzati per la lunga visita. Taishiro allungò verso Masaru una scatola di fazzoletti morbidi e quest'ultimo aiutò il suo adorato nipote.
«Allora, potrei autorizzare un trapianto di cornee ma ho bisogno di discuterne prima con Toshinori che mi ha telefonato in questi giorni... perché lo sai, Masaru, sono molto attento ai miei pazienti. Soprattutto a Izuku, al quale voglio già bene come se fosse mio figlio, un tenero bimbo!».
«Ho tredici anni, Toyomitsu-san» ricordò il verdino.
«Sì. Certo che lo so. Ma sei così dolce e tenero come un panino al vapore e io vado matto per quelli che mi prepara sempre mia moglie Rumi!» rispose l'altro, con un pizzico di malizia.
«A proposito, come stanno Rumi-san e tuo figlio Tamaki-kun?» domandò poi Masaru.
Taishiro continuò a scrivere ma il suo viso paffuto si era illuminato.
«Molto bene! Il mio Tamaki sta lentamente diventando meno timido. Il suo migliore amico lo sta rendendo un ragazzo virile!».
Izuku abbassò un po' il capo. Forse era un po' egoista da parte sua ma avrebbe tanto voluto far parte di quel mondo colorato e uscire dal suo regno di tenebre. Dentro di lui ci sperava davvero in quel trapianto.
E se l'esito della sua più grande battaglia fosse stato negativo, si sarebbe definitivamente arreso.
«Izuku, ti prometto che andrà tutto bene» sentì mormorare dolcemente da Masaru.
Il verdino si asciugò rapidamente le lacrime che inconsapevolmente aveva permesso di cadere. Il tocco della mano di suo zio era dolce e gli scaldava il cuore. Taishiro sospirò leggermente.
«Sei un combattente nato, Izuku. Sai, ho accennato di te a mio figlio e mia moglie e non ti nascondo che muoiono dalla voglia di conoscerti. Fermati alla U.A. qualche volta, magari verso le quindici e potrete incontrarvi!» gli disse con affetto e gioia. «Perché adesso non ci mangiamo un po' di cioccolato? Migliora l'umore, credimi!».
«Andrò a prendere Katsuki per quell'ora» disse Masaru.
Taishiro, già intento a tirar fuori una scatola di cioccolatini pregiati dal primo cassetto della sua elegante scrivania scura, sbatté incredulo gli occhi, poi si illuminò.
«Che coincidenza! Allora vi vedrete sicuramente!».
Izuku ne fu felice davvero. Taishiro gli prese la mano e gli fece cadere un paio di bon bon al cioccolato. Prima di mangiarli li annusò; amava inspirare a fondo gli odori del cibo per poterli memorizzare.
Quando li mangiò, le sue guance si colorarono di rosa per il sapore sublime. Per lo stupore di un cioccolato così tanto buono dischiuse anche le palpebre.
«E' squisito!» esclamò. «Grazie, Toyomitsu-san!».
L'uomo gli strinse la mano ma non gli rispose. Un groppo di emozioni era cresciuto nella sua gola alla sola idea che quel bambino non aveva ancora conosciuto le bellezze del mondo.
«Ci vediamo prossimamente, Izuku. Fino ad allora stammi bene!» disse, dopo qualche istante.«Anche tu, Masaru. Salutami Mitsuki, Katsuki e tua sorella Inko!».
L'altro annuì, dopodiché lasciarono l'ambulatorio privato dell'elegante clinica a circa quattro chilometri dalla U.A. Controllò l'orologio al polso; erano già l'una e trenta.
La visita aveva richiesto molto tempo ma una buona parte di esso era stato sottratto dal traffico all'andata.
«Zio Masaru» mormorò improvvisamente Izuku. «Potrò vederci?».
L'uomo fu colto alla sprovvista e così non seppe cosa rispondere. Si limitò ad accarezzargli i capelli e a prendergli la mano con immenso affetto. Il piccolo combattente non chiese altro ma non si rattristò: era fiducioso...
Angolo di Watchie
Katsuki pensava che non avrebbe più visto Eijiro, eh? Il Karma, signori! Il Karma! E così, la storia inizierà a farsi certamente movimentata. Preparatevi a vedere un Eijiro diverso dal solito!
A domani!
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