Chapter 4: Scoprire, Svelare, Soffrire
Katsuki era quasi arrivato al camerino, con i tacchi penzolanti tra due dita quando un profumo intenso di colonia gli arrivò dritto al naso. La stizza lo fece sbuffare.
«Kamilla-san!».
Perché diavolo Eijiro non lo lasciava in pace? Avevano girato la pubblicità, giusto? E allora perché mai gli stava ancora appiccicato come una cozza? Lo guardò senza mascherare il suo fastidio.
Era fottutamente abbagliante!
«Non posso più tenerlo nascosto!» Eijiro gli prese la mano sinistra tra le sue e il suo sguardo si accese di determinazione. «Non ho mai smesso di pensarti in questi lunghi undici anni e ora che ti ho potuto rivedere ho finalmente capito che sono innamorato di te! Ti prego, accetta i miei sentimenti!».
Gli si inchinò perfino davanti. Katsuki, o meglio Kamilla, non riuscì a spiccicare parola. Era stupito. Per via di quella confessione d'amore, il cuore gli stava battendo all'impazzata.
Ma lui era un ragazzo.
Per via di quel pensiero, si oscurò in volto, poggiò i tacchi in terra e si afferrò l'orlo del vestito. Avrebbe infranto il cuore di Eijiro con l'assoluta verità.
«Oi, tu hai preso un granchio e pure colossale» gli disse.
Il rosso sollevò prima il capo poi drizzò la schiena. La curiosità incisa sul suo bel visetto fece nuovamente sussultare il giovane in abito da sposa.
«Che intendi dire, Kamilla-san?».
«Sono un uomo. Non una donna».
E l'orrore scolpì una nuova espressione sulla faccia di Eijiro che, come una moviola, seguì i movimenti di Katsuki mentre si alzava completamente il vestito e mostrava le sue mutandine bianche, un po' merlettate, con un filo sottile che terminava tra le perfette natiche.
No... non era possibile.
C'era proprio un sesso maschile lì in mezzo!
«E non mi chiamo Kamilla. Il mio nome è Katsuki. Ora puoi andartene».
Dire che Eijiro ci era rimasto di sasso sarebbe stato un eufemismo. Il suo viso era bianco, gli occhi spalancati e apparentemente ancora puntati sulle parti basse di Katsuki che aveva riabbassato il vestito.
«Non è possibile...» sussurrò.
In un gesto di stizza e shock, Eijiro afferrò con così tanta forza il polso di Katsuki che tutti e due finirono in terra. Ma non perse tempo, anche se vagamente notò di essere in una posizione assolutamente compromettente.
Le mani un po' tremanti e grandi affondarono con foga sul petto del più mingherlino e sebbene palpeggiarono due perfette rotondità le percepì vuote. Scoprì che era un reggiseno imbottito push-up senza spalline e ben fissato. Allora lo tirò un po' verso il basso e ne rimase folgorato.
Non c'era seno!
Lui sopra, l'altro sotto con le gambe aperte.
«Che diavolo significa?!» esclamò furiosamente.
«Che cazzo stai facendo, pervertito? Non mi toccare!» abbaiò Katsuki.
Ma Eijiro era molto più forte di lui, così gli afferrò l'orlo delle mutandine e le abbassò. Quando vide un ciuffetto biondo sopra un piuttosto piccolo fallo maschile abbassò le spalle e allontanò le mani.
E ciò gli costò una tallonata dritta al fallo. Il rosso emise un gridolino acuto, prima di cadere su un fianco, arricciato a pallina e con le mani che tentavano probabilmente di tenere insieme i pezzi dei suoi gioielli di famiglia ormai andati.
«Sei un dannato maniaco! Porco! Pervertito di merda!» urlò furioso Katsuki.
Con foga si tolse la parrucca, con altrettanta stizza gli afferrò i baveri dello smocking per guardarlo negli occhi.
«Io sono Katsuki Bakugo, hai capito? Se vuoi incolpare qualcuno del malinteso, prenditela con i miei cazzo di genitori e quell'arrapato regista del cazzo!».
Dopodiché lo spintonò nuovamente in terra e si rinchiuse nel camerino, sbattendo ferocemente la porta. Rimasto da solo, Eijiro si sedette con ancora il povero fallo dolorante.
La parrucca e i tacchi erano rimasti lì, dinanzi a lui.
Tristemente, prese quei finti capelli. Erano così morbidi sotto le dita che sembravano autentici. Quando li annusò, sussultò. L'odore di Kamilla, no, di Katsuki, era persistente.
Gli faceva male il cuore. Per undici anni aveva covato dei sentimenti reali per una persona inesistente. La rabbia lo fece piangere in silenzio, con la parrucca stretta al petto.
Era stato stupido. Davvero un idiota.
Improvvisamente sussultò. Eijiro guardò istintivamente la porta e senza pensarci entrò con forza nel camerino. Katsuki, che era nudo, gli diede immediatamente le spalle mentre tentava di camuffarsi il sesso con una maglietta nera.
Il rosso ebbe dritto in faccia una palette di trucchi. Le pigmentazioni blu, viola e rosso gli sporcarono il viso e parte dello smoking.
«Sei un pervertito sul serio, allora! Esci immediatamente fuori!» esclamò Katsuki, rosso in viso.
Eijiro non lo ascoltò, anzi, gli afferrò i polsi e lo spintonò con forza contro la porta del bagno. Il biondo sussultò non tanto per il dolore alla spina dorsale bensì per via di quegli occhi ampi, rabbiosi ma anche con una punta di curiosità in essi.
I faretti che incorniciavano lo specchio sulla console non riuscivano a illuminare bene Eijiro, ragion per cui crearono uno straordinario effetto ottico. Se l'intera muscolosa silhouette ne fu sfumata, il viso venne messo in ombra e gli occhi, al contrario, si illuminarono parzialmente.
Katsuki trovò tutto ciò molto ipnotico.
«Tu sei lo stesso ragazzo che mi aveva colpito con la pietra» disse Eijiro. «Mi sono appena ricordato il tuo nome».
«Ora mi hai visto, perciò sparisci!» gli ringhiò l'altro.
Era nudo! Il pensiero gli tornò in mente con prepotenza. Il senso di imbarazzo lo fece scuotere ma ottenne solo una presa più salda ai polsi che iniziavano a fargli anche male.
Eijiro che continuava ancora a squadrarlo da cima a fondo, riservò particolare attenzione per le parti intime. Katsuki - pensò a malincuore e con malinconia - era davvero bellissimo per essere un ragazzo, per non parlare del suo corpo strepitoso!
Che vita sottile...
Voglio stringerla!
Invece tracciò una linea immaginaria dalla guancia destra del più basso, sfiorando le labbra, poi il mento e ancora il collo, il petto, fino a toccare un capezzolo. Katsuki arrossì e distolse lo sguardo.
Il suo cuore era impazzito!
Le lacrime crescevano negli occhi chiusi!
Il suo corpo era in fiamme!
Eijiro fece cadere la mano sul ventre e infine sul fianco. Istintivamente spostò un ginocchio in mezzo alle gambe in modo tale da poterlo far staccare dalla porta e saggiare una natica.
Quando un singhiozzo frustrato gli arrivò all'orecchio, la trance in cui era finito scomparve. Katsuki stava piangendo per quelle cose che non voleva assolutamente.
Il rosso lo lasciò immediatamente andare. Il biondo scivolò sulle ginocchia, con le braccia avvolte intorno ad esse in un blando tentativo di camuffarsi. Sembrava disperato e furioso.
«Sarai contento, adesso! Mi hai appena umiliato!» gli disse senza guardarlo.
Dentro, il rosso si sentì un vero verme. Strinse i pugni che ancora formicolavano per i tocchi alla pelle liscia e perfetta di Katsuki. Con galanteria e gentilezza, si sfilò la giaccia e gliela adagiò sulle spalle.
Non disse nulla. Si inchinò rispettosamente e se ne andò, chiudendo piano la porta.
Katsuki affondò il viso nelle braccia. Aveva bisogno di piangere molto di più per buttar fuori il risentimento e per potersi liberare di quelle terrificanti emozioni.
«Perché...?» sussurrò, mentre stringeva la giacca che profumava di Eijiro. «Perché mi ha fatto questo?».
Ma la vera domanda, quella che mai avrebbe avuto il coraggio di porsi ad alta voce, era... perché mai sentiva anche la frustrazione?
Perché avrebbe desiderato che Eijiro continuasse a sfiorarlo?
Perch, se era così sbagliato, una parte di lui desiderava andare molto più in profondità?
«Maledetto!» ringhiò a denti stretti.
Katsuki rimase in quella posizione fino a quando non si calmò e riacquistò il suo sangue freddo. Sperava che, con Izuku, sarebbe riuscito a dimenticare quello spiacevole accaduto.
***
«Oggi sei stato più silenzioso del solito, Kacchan».
Il biondo sussultò rumorosamente. Le molle del letto cigolarono.
«Non mi stavi neanche prestando attenzione...» sospirò il verdino.
Tutti e due si trovavano nella cameretta di Katsuki, sul letto a castello. Quest'ultimo sopra, Izuku sotto. La luce della luna filtrava dall'ampia vetrata e rendeva la stanza meno buia.
«Dormivo».
«Non è vero. Non hai fatto altro che sospirare o far schioccare la lingua contro i denti» lo riprese Izuku. «E quando fai queste cose vuol dire che ti è successo qualcosa di particolarmente sconvolgente».
Katsuki, sotto le coperte, con il viso puntato al muro si rannicchiò a pallina. Izuku era dannatamente perspicace e la cosa incredibile era la sua empatia. Doveva dirglielo?
«Sì, mi è successa una cosa... ma non devi dirla a nessuno, specialmente ai miei».
Izuku passò in una posizione distesa, con un braccio fuori le coperte.
«Lo sai che sono una tomba, Kacchan».
«Lo so. Per questo ho deciso di dirtelo».
E Katsuki gli raccontò quello che gli aveva fatto Eijiro, senza omettere nulla. Quando finì, Izuku non disse neppure una parola. Ciò finì per innervosire il biondo e creargli un vortice di emozioni contrastanti nel petto. Con foga si artigliò la maglietta nera del pigiama, come sua abitudine.
«Dì qualcosa...».
«Kacchan... non so che cosa dire...» ammise il verdino, con voce piccola. «Da un lato posso capire che Eijiro-san ci sia rimasto male ma dall'altro non posso fare a meno di sentirmi molto dispiaciuto per te. Penso che abbiate sbagliato entrambi».
«Ah? Guarda che l'unica vittima qui sono io!» sbottò ferocemente Katsuki.
«Però avresti dovuto dirglielo subito e non svelarglielo in quel modo discutibile... Sei stato davvero insensibile».
Katsuki scese con stizza dal letto ed accese la luce. Era davvero arrabbiato! Ma quando si avvicinò al verdino che teneva gli occhi chiusi sentì la tristezza, così optò per il solletico.
Quando le risate contagiose di Izuku esplosero nella stanza, in parte, il suo cuore divenne molto meno pesante.
«Almeno non lo rivedrò più!» sussurrò con lo sguardo addolcito...
Angolo di Watchie
Katsuki ha svelato la sua identità in un modo davvero discutibile, come ha detto Izuku. Per questo capitolo mi sono ispirata all'anime Love Stage ma ho aggiunto un po' più di movimenti. Spero vi sia piaciuto! Detto ciò, a domani!
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