Chapter 25: La Bellezza dei Colori
Toshinori Yagi tagliò il fermo delle bende e iniziò a srotolarle delicatamente. Izuku era seduto su un basso sgabello e intorno a lui, nell'ambulatorio della clinica di Taishiro, tutti aspettavano di sapere l'esito dell'operazione avvenuta cinque giorni fa. Anche Eijiro era lì, accanto a Katsuki.
Di tanto in tanto i loro mignoli si sfioravano, loro si guardavano interrogativamente e tornavano vigili su Izuku.
«Puoi aprire gli occhi, Shonen» disse Yagi.
Izuku non obbedì. Aveva tanta paura e tutti lo compresero dal modo in cui strinse i pugni sulle cosce.
«Io... non voglio avere una brutta notizia...» gemette.
«Sei arrivato fin qui, da grande combattente. Non esitare, Shonen» sorrise Yagi, accarezzandogli i capelli.
Timidamente, timorosamente, torbidamente... Izuku aprì gli occhi e Taishiro gli passò una pila. Le iridi si restrinsero e mossero.
«Bene! Reagiscono!».
«Che cosa vedi?» domandò Yagi.
Izuku non rispose subito. Continuava a muovere le iridi verso chi gli stava sorridendo; aveva incisa sul viso un'espressione difficile da interpretare.
«Ombre...» disse perplesso. «Ma non sono nere».
«Potrai vedere i colori e i contorni nell'arco di ventiquatt'ore» aggiunse raggiante Taishiro. «Questo dimostra che l'operazione è stata un successo!».
Izuku si alzò in piedi, timidamente raggiunse Katsuki. «Hai i capelli... chiari, Kacchan?».
Il biondo si schiaffò una mano sulla bocca, felicemente incredulo.
«Ancora non capisco».
«Tempo al tempo» ricordò solenne Masaru, commosso.
«Forse io vedo» disse infine Izuku. Dopodiché scoppiò a piangere, felice e spaventato allo stesso tempo.
Eijiro catturò l'attenzione di Katsuki afferrandogli con energia una mano. Gli baciò le labbra con un movimento veloce della testa. Inutile dire che il biondo divenne paonazzo, un tutt'uno con i capelli dell'altro pronto a svenire per via di quell'improvviso coraggio.
«C-che cos'era quello?» borbottò Katsuki, si stava toccando le labbra timidamente.
«Penso...» Eijiro ingoiò a vuoto. «... un bacio?».
Katsuki sbuffò: se lo tirò verso la porta, lo schiacciò di schiena al muro e in quel corridoio scarsamente illuminato, rizzandosi in punta di piedi, lo baciò sulla bocca.
Fu un qualcosa di lungo, da togliere il fiato, incredibile e coraggioso.
«Devo insegnarti tutto io!» disse poi con disappunto. «Questo è un bacio!».
Eijiro si leccò le labbra, gli artigliò i fianchi. «Potrei non aver capito bene. Me lo potresti mostrare di nuovo?» sfidò con un sorrisetto arrogante.
«N-non se ne parla!».
Eijiro gli rapì la voce con un nuovo bacio, questa volta più dolce che mai. I loro fiati che nascondevano un gemito di piacere accarezzarono la pelle già rovente dei volti.
Il biondo gli infilò un ginocchio in mezzo alle gambe.
«E questo che cosa dovrebbe rappresentare?» gemette Eijiro.
Il biondo sogghignante gli fece scorrere la mano sul petto. «E' la mia rivincita su tutto».
Il corpo di Eijiro sembrava uno spettacolo pirotecnico di passione, un qualcosa di mai provato prima. Adocchiò una porta ignifuga in cima ad alcune scale che conducevano al terrazzo della clinica.
Portò per mano e trotterellando Katsuki.
Il cielo era meraviglioso; verso l'orizzonte ancora arancione, l'alto invece dipinto del cosmo stellato. Katsuki, solo per un istante, riuscì a godersi la città ammantata di nero per via del sole calante perché Eijiro lo ingabbiò tra le sue braccia.
«Ora ho un nome a queste sensazioni nel petto». Una lacrima scese lungo la sua guancia. «Dopotutto quello che ti ho fatto, non merito di dirti che provo dei sentimenti per te, Katsuki».
Il biondo gliela strofinò gentilmente. «Anche io ho la mia parte di colpa. Avrei dovuto dirti subito che Kamilla in realtà non esisteva... invece...». Chinò il capo, affranto.
«Katsuki, mi dispiace per tutto quanto».
«Anche a me».
Il silenzio cadde tra di loro; Eijiro accarezzava teneramente il bel viso di Katsuki e Katsuki si occupava di raccogliere le sue lacrime.
«Mi piacerebbe tu fossi la mia Kamilla».
«Oi!».
«Intendo... vorrei tu fossi il mio ragazzo».
A quelle improvvise parole, Katsuki non rispose e con brusca forza gli si strattonò via. Un lampo di dolore accese per un momento gli occhi di Eijiro.
Lo lasciò da solo, investito dai raggi del tramonto...
***
«E quindi si è dichiarato a te?».
Alla domanda di Izuku, Katsuki sospirò. Erano ormai le due del mattino e loro due ancora resistevano al sonno. Parlavano a bassa voce, per non svegliare nessuno.
Izuku aveva delle bende sugli occhi che avrebbe rimosso verso le nove del mattino. Erano pregne di un disinfettante e un lenitivo per le ferite dell'operazione.
«E tu che cosa gli hai detto, Kacchan?».
«Niente. L'ho lasciato come un salame sul terrazzo».
Izuku si girò su di un fianco; il rumore raspante delle lenzuola risuonò nella stanza.
«Non è stato molto carino da parte tua. Chissà come ci sarà rimasto male, Eijiro-san».
Per dieci minuti, nessuno dei due parlò più. All'undicesimo, il respiro di Izuku sopraggiunse cadenzato, segno inequivocabile che finalmente era caduto preda del sonno.
Katsuki, improvvisamente, balzò seduto. Il cuore gli batteva velocissimo, aveva gli occhi lucidi e le guance rosse come pomodori maturi.
Le parole di Izuku gli avevano finalmente infranto quella porta di cristallo che sigillava ciò che non aveva mai capito. Afferrò il cellulare, sul terrazzino uscì.
La luna era bianca, enorme e magnifica. Era così vicina alla Terra che si potevano ammirare perfino i crateri.
Il cellulare di Katsuki vibrò, una chiamata era in arrivo da un numero non memorizzato. Un po' indeciso, ma ancora con il batticuore, lui rispose.
«Scusami, non riuscivo a dormire.
Avevo chiesto il tuo numero a Todoroki».
Katsuki fece un suono basso dalla gola, un "Oh!" indecifrabile.
«So che cos'è».
«Mmh. Anch'io».
Il biondo si strofinò il retro del collo. Stava sorridendo come uno stupido cretino con il cellulare premuto all'orecchio.
«Provo dei sentimenti
per te,
Capelli di Merda».
«Non avrei saputo
dirlo meglio, Katsuki.
Mi piaci e anche molto.
Io pure ne provo per te!
Ed è così virile!».
«Non ti piaceva Kamilla?».
«Mi piacciono gli uomini.
Mi piaci tu.
Mi piace che sei Kamilla».
«Sì».
«Che cosa "sì"?».
«La tua proposta. L'accetto.
Sarò il tuo ragazzo ma a
una condizione».
Dall'altro capo, Eijiro rimase in silenzio, in attesa.
«Smettila di pensare a me come Kamilla.
E se vuoi che io sia il tuo ragazzo,
sarò solo Bakugo Katsuki».
Eijiro espirò: era straordinariamente felice.
«In questo momento ti bacerei!».
«Lo farai domani, a scuola».
«Buonanotte, Katsuki.
«Notte... Eijiro»...
***
La mano di Katsuki venne improvvisamente fermata all'entrata della scuola. Lui non ebbe bisogno di dare di matto né di strattonarsi.
Eijiro gli scoccò un veloce bacio sulle labbra, così come aveva fatto nell'ambulatorio di Taishiro.
«Buongiorno, Katsuki!».
Ah! Troppa luminosità stellare di primo mattino!
Katsuki sbuffò; ne era quasi rimasto abbagliato!
«Buongiorno, Capelli di Merda!».
«Kacchan!».
I due si voltarono e raggiunsero Izuku che presenziava accanto a Masaru. Indossava degli occhiali scuri da sole.
Timidamente, dietro un albero, c'era anche Shoto che l'ammirava in segreto.
«Come stai, pulce?».
Izuku si tolse gli occhiali. Lì per lì non disse nulla, gli occhi seguivano le sagome dinanzi a lui.
«Siete davvero carini insieme. Avete lo stesso colore degli occhi!».
Katsuki fece cadere la cartella in terra: lo abbracciò nella gioia più profonda. «C-ci vedi?».
Izuku tese il braccio anche a Eijiro e quest'ultimo timidamente accettò l'invito per quella stretta di gioia. «Sì. Non benissimo ma sta migliorando lentamente». Guardò in direzione dell'albero. «Todoroki-kun, l'invito della merenda è ancora valido?».
Il bicolore si affacciò con la stessa espressione di un gatto colto a rubare un pesce nell'acquario. Annuì con le gote imporporate.
«Non sapevo avessi un colore così unico degli occhi».
«Ci sono tante cose che voglio mostrarti a casa mia, se verrai oggi» mormorò Shoto.
Izuku guardò Masaru che acconsentì. «Starò ancora per qualche settimana, dopodiché tornerò a casa».
Katsuki, Eijiro, Masaru e Shoto si incupirono un po' ma non persero il sorriso.
«Facciamo che questa sia la settimana migliore possibile, allora!» esclamò Eijiro.
«Una festa a casa mia» propose di getto Shoto. «E ti mostrerò anche il Giardino Meditativo».
«E' passabile» sogghignò Katsuki.
Scoppiarono a ridere. Masaru osservò l'orologio; ancora due minuti e sarebbe suonata la campanella di un nuovo giorno di scuola. Ma non lo disse: era molto più importante godersi la gioia dei ragazzi, in quel momento.
«E a quell'uomo a cui avevi rubato i soldi?» domandò improvvisamente Katsuki.
Eijiro annuì con un sorriso. «Glieli ho restituiti senza farmi vedere».
«E come?».
Al konbini, il proprietario stava spazzando quando i suoi occhi caddero su un giornale osé arrotolato nel porta-ombrelli e questi ultimi. Avidamente, come un pervertito che si rispetti, lo afferrò per ammirarselo.
Quando lo aprì, un mazzetto di banconote gli scivolò ai piedi. Le raccolse, il dubbio s'incise sul viso. Per un momento si ricordò del bel ragazzo dai capelli rossi che l'aveva sfidato e che lui non aveva mai denunciato.
Sorrise.
«La smetterò di infastidire i miei futuri dipendenti» disse, ammirando il cielo azzurro.
«Vieni anche tu alla festa?» chiese Shoto.
Eijiro appassì un po'. Non si sentiva davvero di meritare tutta quella gioia. Improvvisamente Katsuki gli afferrò con decisione la mano.
«Sì! E' il mio ragazzo! Dove vado io viene anche lui!» esclamò.
Izuku se la ridacchiò e così anche lo stesso Shoto. Il biondo non lasciò andare la calda mano del giovane che gli aveva rapito il cuore fino a quando non dovettero separarsi in classe.
Poco prima di girarsi verso la lavagna, Katsuki gli riservò un sorrisetto.
«Hai firmato la tua condanna a metterti con me!».
Eijiro si sporse sul banco con uno sguardo malevolo, il mento era poggiato sulla mano e il gomito sulla formica verde del supporto scolastico. «Davvero, Kat? Sarai la mia preda, Kamilla. Perché io so il tuo segreto, Katsuki!».
Katsuki avvampò e si voltò frettolosamente. Il rosso se la rise: le orecchie della fata bionda erano come i suoi capelli!
«Kamilla... Kat... Katsuki... è uguale... Se detto da te» pronunciò flebile.
Eijiro perse per un momento il sorriso. Annuì, dopodiché gli passò la gomma.
Qualche istante dopo, Katsuki gliela restituì senza guardarlo.
Ti amo.
Ti amo anch'io, stupido.
Finalmente riuscivano a dirselo.
The End
Angolo di Watchie
E anche questa storia si dichiara ufficialmente conclusa. Al momento, purtroppo, non ho altre storie pronte, quindi fino ad allora penso che aggiornerò con qualche One o Two Shot. Grazie mille per aver seguito questa KiriBaku e poiché io non sono mai brava con i ringraziamenti da presidente, vi dico solamente...
... Alla prossima, mie amici lettori!
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