Chapter 8: Zampe di Ragno


Il tramonto era meraviglioso.

Fili aranciati erano cuciti sul cielo e si specchiavano curiosi nelle vetrate urbane della città.

A Ochako, Pro Hero Uravity, era sempre piaciuto ammirare il cielo perché le ricordava bei momenti. E anche adesso che guardava, con il vento che le frusciava tra i capelli, percepiva il tiepido abrasivo muro di una cabina-motore di un ascensore. 

Ripensava a cose belle.

Alla sua amicizia con Izuku che avrebbe sempre conservato teneramente nel cuore. Chiuse gli occhi, una folata di vento nuova le cancellò due piccole lacrime.

Gli mancava il suo migliore amico che l'aveva sempre supportata e fatto il tifo per lei quando aveva trovato il coraggio di dichiararsi a Tsuyu Asui. Froppy lì per lì era arrossita e scappata ma poi si era fatta trovare fuori la porta della camera di Ochako ed aveva ricambiato.

«Izuku...» sussurrò. «Mi manchi molto, amico mio...».

«No, lo sai che non mi piace se non siamo a casa...».

All'improvvisa frase stridula, Ochako sussultò e in fretta si nascose dietro il muro giallo. Poco più in alto, sorretto alla ringhiera arrugginita, Shoto si stava lamentando - e godendo - dei baci di Yoarashi che gli strofinava il membro coperto contro le natiche.

«Non c'è nessuno, tesoro e poi lo sai che amo baciarti».

«Siamo in pattugl-ah!» Shoto aveva appena inarcato la schiena e tra le sue chiappe coperte il membro in tiro di Yoarashi sembrava pronto a rompere le stoffe per far battaglia.

Ochako si appiattì contro il muro: aveva le guance rosse. Si nascose le labbra dietro una mano nella paura di poter emetter qualunque suono.

Quando una mattina Shoto si era presentato con Yoarashi nella camera d'ospedale di Izuku dicendogli che era il suo Alpha predestinato, lei si era sentita ferita per l'amico che, invece, aveva subito dato loro la sua benedizione.

«Mi dispiace...» aveva sussurrato affranto Shoto.

«E' giusto che tu sia felice» erano state le parole del verdino. «In quanto mezzo Omega, è nella tua natura cercare un vero Alpha e perché no, avere dei cuccioli. Con me non avresti mai potuto... io sono sterile...».

Ochako si strofinò subito le lacrime. In silenzio, come una gatta, usò il suo Quirk per poter fluttuare e saltare giù dolcemente dall'alto edificio.

Sii felice, Shoto. Così come voleva Izuku...


***

Eijiro stava facendo dei push-ups quando sentì sua figlia piangere. Venne battuto sul tempo da Katsuki che era in cucina. La signorina era solo molto affamata.

L'Alpha rimase colpito dalla dolcezza dell'Omega nel sollevare la piccina per portarsela sulla spalla e farla rimbalzare. Il pianto si fece meno forte.

Percepisce sempre di più Katsuki come madre..

Eijiro si sedette sul bracciolo del divano con aria afflitta.

Non ha più neanche voluto l'orsetto di Chikao...

«Che diavolo è quella faccia?».

Il rosso inspirò a fondo dal naso per cercare di mostrare un'espressione migliore. Katsuki le passò la bimba che si agitava con forza.

«Piccola, è il pancino vuoto che ti fa piangere così tanto?» tubò affettuosamente l'Alpha.

Fu il turno di Katsuki di rimanere addolcito ed attratto dalla tenera immagine in cui il rosso che teneva Chihaya per i fianchi fingeva di farle pernacchie sulla pancia.

Lei rise e con forza afferrò una ciocca rossa, tirandola. Katsuki sbuffò una risata e non la nascose neppure! A cuor leggero, preparò immediatamente il latte.

Quando la sua pancia urtò il bordo del piano cottura si ricordò che la sua gravidanza procedeva e che dentro di lui stava crescendo il figlio di Kappei scomparso perfino dalla tv.

Katsuki si appoggiò al bordo del tavolo, fissando distrattamente il biberon vuoto di Chihaya. A quante settimane era ormai? Quando chiuse gli occhi se ne ricordò.

Ventisette...

E da quanto tempo era in casa Kirishima?

Tre...

Il tempo era decisamente volato. Tra lui ed Eijiro rimaneva sempre un muro invalicabile che si crepava e concedeva di guardare oltre solo quando si avvicinavano alla bimba.

D'un tratto la bocca gli si riempì di saliva, annusò a pieni polmoni e fece capolino per vedere Eijiro che ancora stava sollevando Chihaya per distrarla dalla preparazione del biberon.

Katsuki si torturò il labbro inferiore prima con i denti e poi con le dita che fece scorrere dalla gola alla clavicola, dalla pancia fino alla sua virilità. Al tocco lieve sul suo fallo leggermente in tiro, si fermò ed annaspò come se fosse appena emerso dal mare.

Nel compiere un passo indietro urtò la sedia e sbatté di schiena contro il muro.

Eijiro si sporse un po' dal divano. «Va tutto bene, Katsuki?».

«Sì, tutto okay!».

No, al contrario! Katsuki si nascose il fallo con la mano e l'altra la metà inferiore del viso accaldato.

Non è possibile... sto entrando in calore!

Ma come? Se era incinto? Non poteva entrare in calore! Deglutì un groppo di saliva dolciastra; Katsuki con la mente annebbiata riempì il biberon.

«Puoi venire a prenderlo tu? Io voglio sedermi» disse.

Era solo in parte vero. Non sapeva che cosa gli sarebbe successo se avesse sfiorato anche solo un dito di Eijiro. Quest'ultimo obbedì e tornò in salotto; qualcosa gli disse che a Katsuki serviva del tempo per stare da solo.


***


Tutto era avvolto dal buio pesto; dalle veneziane del salotto fitrava debolmente la pallida luce della luna. Ancora meno dal finestrino della cucina.

Chihaya dormiva profondamente.

E così anche Eijiro, con le solite braccia incrociate sotto alla testa e la coperta afflosciata solo sui genitali. 

Quante volte l'aveva scorto?

Katsuki era ai piedi del letto. Deglutì, mentre la lingua scivolava sui bordi delle zannine e gli occhi si facevano sempre più come quelli di una belva.

Silenzioso, salì a quattro zampe sul letto. Eijiro si mosse appena ma non si svegliò affatto. Tirato via l'impiccio chiamato coperta si beò di ciò che vide. Il membro dell'Alpha era grosso perfino a riposo e i raggi lunari alla loro destra lo evidenziava solo in parte.

Katsuki si leccò le labbra. Si sedette leggermente sull'ammasso fallico e iniziò a strusciarsi; in breve, un rumore raspante riecheggiava nella camera da letto.

Eijiro volse il capo verso la porta ma era ancora profondamente addormentato. Katsuki sbuffò un po' di piacere: la sua entrata era già ben dilatata e gli umori iniziavano a colare. Ciò che lo copriva era solo una grossa t-shirt grigio chiaro di Eijiro.

Era nudo.

L'Omega si auto-impalò. Se aveva calcolato bene, sarebbe venuto molto presto a causa del suo pseudo-calore. E infatti, fu rapido ma anche travolgente.

Eijiro non venne di certo ma lui sì e anche copiosamente.

«Che diavolo stai facendo?».

Katsuki battè le palpebre...

... era nel suo letto, a casa di Eijiro.

«E' stato un sogno?».

Quando sollevò le coperte scoprì di avere una grossa erezione. Sbuffò ma continuò ciò che il suo bagnatissimo sogno aveva provocato. Cercò di ritardare l'orgasmo fermandosi a un passo dal venire ma alla fine il suo getto fu possente.

Silenziosamente, in piena notte, si mise a lavare le lenzuola a mano e poi le stese. Poco prima di tornare a letto, si affacciò sulla culla nella camera da letto di Eijiro che stavolta dormiva su di un fianco, con la schiena rivolta alla porta.

Che muscoli... e che dorsali!

Niente a che vedere con Kappei!

Chihaya frignò. Ma lui la prese ancor prima che avrebbe potuto esplodere a piangere.

«Shhh, Chi-chan. Ti porto a fare la pappa».

Ma la bimba non aveva intenzione di aspettare! Si avvicinò al capezzolo un po' scoperto della canotta e iniziò a poppare. Katsuki ne fu... emozionato, sconcertato, colpito e spaventato allo stesso tempo.

Gli venne da riflettere su ciò che stava indossando nel sogno e d'istinto guardò verso l'armadio. Dietro le ante era nascosta una delle magliette che di più avrebbe voluto prendere e annusare all'infinito. Quella grigio chiaro.

Tornato alla bambina, non se la sentì di staccarla, ma anzi, in silenzio si mise seduto sul bordo del letto a guardare i raggi della luna che s'infiltravano tra le veneziane.

Da un lato avrebbe voluto farsi vedere intento ad allattare la cucciola, dall'altro sperava che Eijiro sarebbe rimasto in profondo sonno...


***

Eijiro sbadigliò. Aveva proprio dormito benissimo, come un ghiro!

In cucina galleggiava un buon odore di miso e di riso già pronto, dal divano risuonava una vecchia ninna-nanna così dolce da rapirlo.

Il suo mezzo sorriso, però, svanì in un'espressione scioccata e poi ferita.

Katsuki sta allattando mia figlia?

Strinse i pugni lungo i fianchi. Era coperto solo dai boxer grigi. Fece solo caso di essere leggermente in tiro per qualche sogno vagamente erotico su... no, non ricordava affatto.

Perché sta facendo questo?

Solo Chikao, il suo dolce amore perduto, avrebbe dovuto nutrire così intimamente e naturalmente la sua piccola!

«So che non vuoi ma Chi-chan non voleva in alcun modo prendere il biberon. Non potevo lasciarla morire di fame» disse il biondo, in un fil di voce.


Chi-chan?


La rabbia e freddezza di Eijiro, però, svanirono nel momento esatto in cui scorse le occhiaie profonde e il volto bianco di Katsuki.

«Non ti ha fatto dormire Chihaya?» chiese, un po' in colpa.

Katsuki scosse il capo. «Non lei ma le mie gambe e la mia schiena. Oggi non sono affatto in forze».

«Ti aiuterò io».

Eijiro si sedette accanto a lui e senza un apparente motivo portò la testa di Katsuki sul suo petto. Lui espirò, in un misto di stupore ma anche di gratitudine.

Chihaya era tenera; un fagottino bianco che poppava più lentamente e con gli occhi chiusi.

Forse devo lasciare che
le cose vadano avanti...


Eijiro fermò la mano che voleva accarezzare i capelli biondi che gli solleticavano un po' il viso.

Non voglio dimenticare Chikao,
non voglio sostituirlo!

Sussultò al suo stesso pensiero. Non fece nulla, aspettò solo che Chihaya si addormentasse ma non calcolò che anche l'Omega sarebbe caduto preda del sonno su di lui, confortato dal suo profumo.

Chikao...

Eijiro fissava il soffitto nell'improvvisa voglia di piangere.

Non voglio innamorarmi...


Quella mattina, Eijiro aiutò Katsuki e gli divenne un supporto importante.

«Quando hai la prossima visita?».

Il biondo sussultò; aveva dimenticato il precedente appuntamento con Yurusei. Controllò subito il cellulare. Aveva ricevuto due chiamate e una mail tempo fa.

Imprecò sottovoce. Chiamò, si scusò e confermò un nuovo orario. Quando concluse poté rispondere a Eijiro che si stava occupando di stirare nel salotto.

«Domani alle sedici».

«Ti accompagnerò» disse l'Alpha, con gentilezza. «Non voglio mancare neanche alla visita di Chihaya. Devo sapere come sta crescendo la mia bimba!».

Fece una voce così buffa che Chihaya rise, tra le braccia di Katsuki. Quest'ultimo sorrise dopodiché s'incupì.

Aveva uno strano presentimento addosso...


***

La bimba godeva di ottima salute e rientrava perfettamente con peso e lunghezza.

Katsuki guardava in silenzio la macchia grigia nel monitor mentre Yurusei si occupava di svolgere l'ecografia. In cuor suo, da dieci minuti, stava egoisticamente pensando a come poter dare via quel bambino non voluto.

«Il cucciolo cresce bene, vi faccio ascoltare i battiti».

Eijiro si fece più curioso; lui teneva nella fascia porta-bebé una Chihaya profondamente addormentata. Al suono galoppante che riempì lo studio illuminato da bianchi neon, mentre fuori sembrava pronto un nubifragio, il cuore dell'Alpha strinse.

Quante volte era presenziato alle visite di Chikao e quante volte si era messo a piangere per la bimba che cresceva in salute?

La lacrima cadde sul nasino della piccina che non si svegliò, completamente immersa nel profumo del suo papà.

«Stampo l'ecografia». Yurusei fu sbrigativo anche nel compilare un nuovo referto. «Katsuki, la situazione è nettamente peggiorata. I tuoi dolori sono un campanello d'allarme che il bambino sta comprimendo i tuoi nervi molto più di quanto mi fossi aspettato. Dovremo farlo nascere in anticipo se vorremo scongiurare una paralisi definitiva».

Eijiro guardò con spavento l'Omega molto provato che si stava ancora pulendo la pancia gonfia. Lui... non ne sapeva niente! La rabbia gonfiò il suo cuore.

Sono l'Alpha! Dovrei saperlo!

Ma poi mutò espressione, in una di puro stupore.

Lui non è il mio Omega e
non è tenuto a dirmi nulla!

Strinse le mani in due pugni sul jeans grigio chiaro. Al suo fianco Katsuki sospirò pesantemente.

«Puoi aiutarmi ad alzare? Non ce la faccio» chiese cupamente ed Eijiro obbedì.

«Che cosa ne dici di usare le stampelle? Le ho già fatte prepare per questa evenienza e potrai ritirarle all'haul principale dell'ospedale, mostrando la tua cartella clinica».

A malincuore Katsuki annuì.

Di male in peggio. Ma mai quanto la sensazione di improvviso terrore che gli risalì la colonna vertebrale come le zampe di un ragno quando mise piede fuori dall'ospedale.

Qualcuno mi sta osservando?

Katsuki si guardò attentamente intorno; Eijiro era già andato a prendere l'auto parcheggiata poco distante. Per lunghi ed interminabili secondi non accadde nulla, solo lampi che squarciavano il cielo nero e folate di vento carico di pioggia.

Qualcuno mi sta osservando!

Occhi che gli erano puntati addosso. DynaMight non smise di fissare ogni singolo albero, auto e lampione fino a quando Eijiro non gli accostò dinanzi con la sua bella utilitaria rosso fuoco. Il senso d'allarme smise quando finalmente venne aiutato a prendere posto sul seggiolino anteriori.

Katsuki non disse nulla. Eijiro non aveva bisogno di preoccuparsi inutilmente.

Sussultò.

Preoccuparsi...

Lo guardò. Stava parlando di Chihaya e del fatto che avrebbe voluto comprarle dei nuovi vestitini.

... per me?

Le sue labbra s'incurvarono dolcemente in un sorriso...




Angolo di Watchie

La KiriBaku è molto dolce se si scrivono storie di questo tipo e no, non mi sto auto-elogiando. Che ve ne pare? Vi anticipo che domani avremo il penultimo capitolo. Ciao!

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