vivere nell'ombra
Pochi giorni dopo Giuseppe era stato riportato, da una delle guardie al palazzo Reale.
Aveva delle gravi ferite al fianco, inoltre faticava a camminare e tra poco anche a respirare.
Salvatore appena saputo che era tornato era corso da lui.
I medici dicevano che aveva la febbre alta e che probabilmente aveva riscontrato qualche allergia.
"Cosa gli è successo?"
Il re in quei tempi era molto impegnato, gli toccava guadagnarsi la fiducia del popolo con dei piccoli contentini come leggi, conferenze o qualsiasi cosa calmasse le acque, perciò appena trovato un momento libero anche lui era andato da Giuseppe di fretta.
Le cose non funzionavano, in tutti i sensi.
Lo zio di Sascha continuava a mandargli messaggi di morte, o messaggi dove raccontava i cambiamenti dopo che lui sarebbe salito al trono.
Fra lui e Stefano le cose semplicemente non andavano, da quando Sascha era tornato non faceva altro che mentirgli e anche se non lo ammetteva un poco l'odiava. La verità era che lui non era riuscito a perdonarlo per suo fratello, faceva pur parte della famiglia. Stefano invece non sopportava le bugie, così i due si lanciavano sguardi di sfuggita senza mai dire niente.
E forse non faceva male a nessuno dei 2 vivere così.
In quel momento erano tutti lì, radunati intorno al lettino di Giuseppe mentre i dottori parlavano fuori.
"Dov'era?" Sussurrò Stefano sfinito.
Nessuno fra di loro si parlava da un po', il silenzio stava diventando imbarazzante.
"La guardia ha detto di averlo trovato a qualche isolato da qui"gli rispose Salvatore indicando il corpo senza sensi del più grande.
Sascha si mangiava le unghie in modo nervoso mentre continuava a battere i piedi per terra, intanto faceva finta che loro non esistessero.
In quel poco tempo Giuseppe era stato l'unico a stargli davvero accanto, insieme a Salvatore ovviamente, perciò gli sarebbe dispiaciuto un sacco se fosse successo qualcosa al 27enne, inoltre era una brava persona, non meritava quella fine.
"Maestà"Un diplomatico inglese era entrato nella stanza, cercando di far finta che Giuseppe non fosse lì.
Passò una lettera ben chiusa al Re e lo guardò con dispiacere prima di chinarsi e uscire.
Il ragazzo faceva da tramite tra il Re e i prefetti della Gran Bretagna.
Era un telegramma inviato da Carlos De Puntes, da queste parti chiamato il martello.
Poi ce n'era un'altro che peró non sembrò attirare l'attenzione di Stefano.
Posò subito lo sguardo su Sascha senza aprire il telegramma.
Glielo mise sulle gambe davanti ai suoi occhi.
"Cosa vuole tuo zio da me?"
Cercò di usare un tono tranquillo anche se in realtà tranquillo non lo era affatto.
"Io non lo so, chiedilo a lui cosa vuole"
Il tono di Sascha risultava acido.
Aveva guardato la lettera davanti a lui per pochi secondi prima di distogliere lo sguardo e guardare un punto indefinito del muro davanti a lui.
"Ragazzi non cominciate" La voce di Giuseppe svegliò il buon animo degli altri 3 solo con la sua voce, seguita da qualche colpo di tosse.
Sascha si alzò subito e gli prese la mano "oddio, stai bene?" Gli chiese stringendo la mano, aveva dipinta in faccia una smorfia di preocupazione.
Stefano a quel gesto contrasse la mascella e si girò dall'altra parte.
Fece cenno ai medici di entrare e se ne andò, non aveva intenzione di passare neanche un secondo in più a guardare Sascha stringergli la mano e accarezzargli i capelli con quello sguardo.
Lui non era masochista.
Ma forse un po' faceva male.
La testa gli diceva di lasciarlo andare.
Il cuore non riusciva a stargli distante.
Era una battaglia dentro se stesso e come la maggior parte delle volte forse avrebbe prevalso la ragione o forse sarebbe stata l'eccezione che conferma la regola.
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